Suolo e Salute

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La Giusta Visione del biologico. Cinquantennale di Suolo e Salute: comunicato stampa 4 settembre

La Giusta Visione del biologico. Cinquantennale di Suolo e Salute: comunicato stampa 4 settembre

Bologna, 04 settembre 2019. Il biologico è stato la “primavera” dell’agricoltura. È stato la scintilla che ha riacceso la luce e risvegliato i campi dal lungo sonno nel quale erano caduti dopo che su di loro era sceso il buio a causa dell’utilizzo massiccio della chimica. Questo in estrema sintesi il messaggio della lettura con cui Ivano Marescotti ha inaugurato la festa per i cinquant’anni di Suolo e Salute, il primo organismo italiano di certificazione del biologico, che si è svolta oggi a Palazzo de Toschi a Bologna.

 

«Suolo e Salute nacque quando l’urbanizzazione selvaggia la faceva da padrona e nei campi la chimica imperava – ricorda il presidente dell’organismo certificatore Angelo Costaallora qualcuno immaginò un futuro diverso per l’agricoltura e sviluppò il metodo organico minerale, che negli anni è diventato biologico. Se allora chi pensò di cambiare le cose poteva sembrare un pazzo o un visionario – aggiunge Costa – oggi, dopo cinquant’anni, c’è una grande attenzione per un’alimentazione sana e per il rispetto dell’ambiente, due pilastri dell’agricoltura biologica. E finalmente anche l’Università e il mondo della ricerca hanno iniziato a prestare attenzione a questo mondo, contribuendo alla sua crescita. Oggi celebriamo con orgoglio il lungo percorso fatto finora ma continueremo a lavorare per cercare di dare garanzie ai consumatori».

 

«Il biologico si è dimostrato una scelta vincente per le aziende agricole che si trovano in zone svantaggiate, come ad esempio quelle appenniniche – sottolinea il direttore generale di Suolo e Salute Alessandro D’Eliaconsentendo loro di fare reddito, ma anche di presidiare il territorio evitando lo spopolamento e l’erosione».

 

Quanto costa davvero il cibo che mangiamo

L’evento, oltre che celebrare la ricorrenza è stato un momento per fare il punto sull’agricoltura biologica e sull’importanza che riveste per l’economia, l’ambiente e i territori dove si pratica, e la salute umana. Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam Ue, ha spiegato come un cibo convenzionale abbia un costo per la comunità mediamente doppio rispetto a uno biologico se si considerano i costi per il maggior utilizzo di energia e risorse, oltre a quelli necessari per ripristinare l’ecosistema.

Cuoco ha mostrato uno studio realizzato da Ifoam in Germania. Per bonificare le falde acquifere dai trattamenti con agrofarmaci fatti su un ettaro di patate lo Stato tedesco spende 1.298 euro l’anno, mentre per lo stesso ettaro di patate coltivato in biologico la spesa scende a 0,4 euro.

 

L’importanza del biologico per l’economia e i territori

Il biologico è fondamentale per i territori svantaggiati, quelli lontani dalle grandi infrastrutture oppure con un’orografia complicata. E l’Italia è piena di zone fragili e soggette all’abbandono, come la Val di Vara in Liguria o la Val di Castro nelle Marche, due aree dove Suolo e Salute certifica

molte aziende biologiche. «L’agricoltura biologica è stato il valore aggiunto che ci ha permesso di continuare a fare il nostro lavoro – racconta Cristina Adelmi, allevatrice della Val di Vara il cui latte biologico è certificato da Suolo e Salute – i costi di produzione sono molto alti ma grazie ai contributi comunitari riusciamo a far quadrare i conti e a popolare un territorio che altrimenti rischierebbe l’abbandono».

 

L’agricoltura biologica va sostenuta

Coltivare o allevare seguendo il metodo biologico è più costoso rispetto ai metodi convenzionali e le rese sono inferiori. Il maggior costo dei prodotti biologici non basta per coprire il gap. Ecco allora che il reddito delle aziende biologiche è sostenuto dai contributi comunitari. L’agricoltura biologica italiana riceve dall’Unione europea 240 milioni l’anno attraverso la Pac. Sono tanti o pochi? «Dipende – ha fatto notare Angelo Frascarelli, docente di Politica agroalimentare all’Università di Perugia – bisogna dare valore ai prodotti biologici costruendo filiere e sottoscrivendo contratti di filiera, utilizzando le nuove tecnologie nei campi e migliorando la logistica».

Un sondaggio condotto da Eurobarometro ha rivelato che i cittadini europei chiedono alla nuova Pac di essere attenta ad ambiente e salute: proprio quello che fa l’agricoltura biologica.

Gli alimenti biologici sono un valore importantissimo per i consumatori – ha sottolineato Rosario Trefiletti, presidente di Indagini 3, centro studi su consumi e ambiente – ma oggi le famiglie italiane hanno un problema di potere d’acquisto e quindi il biologico non è accessibile a tutti. Poi c’è un problema di suddivisione della distribuzione valore lungo la filiera: bisognerebbe riequilibrare le cose e remunerare di più i produttori».

 

La comunicazione del biologico

I consumatori sono sempre più diffidenti e allo stesso tempo più attenti ed esigenti nei confronti del cibo. Per questo cercano sempre più informazioni sugli alimenti che acquistano. Ecco perché c’è bisogno di una comunicazione adeguata di tutto quello che riguarda la produzione agroalimentare e in particolare del biologico.

«Al biologico manca una “confindustria” che ne difenda gli interessi e faccia massa critica anche a livello comunicativo – ha detto Massimiliano Borgia, giornalista e presidente dell’associazione “Pensare il cibo”. Oggi tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione del cibo è molto importante nelle redazioni di giornali e tv, non è più confinata a una piccola sezione come un tempo. Però a fare notizia sono sempre gli scandali e le truffe, mentre bisognerebbe comunicare di più il reale valore del biologico e quanto sia controllato. I “furbi” siano una ristrettissima minoranza rispetto a chi lavora in modo onesto».

 

L’importanza dei controlli

Sono 4.200 le ispezioni eseguite dall’Ispettorato repressione frodi del Mipaaft nel 2018 e nei primi sei mesi di quest’anno c’è stato un incremento del 18%.

«L’attività di controllo e certificazione è una garanzia di trasparenza e autenticità per il prodotto biologico, quindi contribuisce a dare valore a un prodotto biologico – ha spiegato il dirigente dell’Icqrf per Lombardia, Emilia Romagna e Marche Antonio Iaderosa – in questo modo si crea un rapporto di fiducia con il consumatore, dato che il biologico valorizza origine e tradizione degli alimenti».

 

Il cibo come cura e filosofia di vita

«Esiste una medicina che cura e una che previene. Ci sono malattie che si contraggono da acqua, cibo, aria e dai luoghi che si frequentano». Con queste parole di Ippocrate il filosofo Umberto Galimberti ha iniziato la sua lectio magistralis che ha chiuso la manifestazione dedicata ai 50 anni di Suolo e Salute. E dunque, quante malattie potremmo evitare se mettessimo in pratica il consiglio di Ippocrate?

«Nel corso dei secoli, ma in particolare negli ultimi decenni è cambiata la percezione della natura – ha fatto notare Galimberti – l’abbiamo piegata alla tecnica e al sistema industriale assoggettandola al profitto, così è successo anche all’agricoltura: cibi transgenici e agricoltura superintensiva che fa largo uso della chimica». Facile supporre che se vivesse oggi Ippocrate sarebbe un fan dell’agricoltura biologica.

 

Suolo e Salute: i numeri

Con 19.000 operatori certificati (il 26% del totale), corrispondenti a quasi 600.000 ettari (28% della superficie agricola biologica italiana), Suolo e Salute è il primo organismo certificatore del biologico in Italia. Sono 18 gli uffici sul territorio, dove lavorano oltre 130 impiegati e consulenti. Il 70% di loro è laureato e il 55% sono donne. Ben 270 sono i tecnici ispettori che eseguono 27.500 controlli l’anno. Negli ultimi anni Suolo e Salute è cresciuta molto; dal 2009 al 2018 le aziende di produzione vegetale certificate sono cresciute dell’80%, quelle di trasformazione del 66% mentre la superficie agricola certificata bio è aumentata del 96%.

 

 

Ufficio stampa:

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Tel: +39 347.8443169

L’EFSA pubblica i risultati sui residui degli antiparassitari nelle derrate alimentari. L’agricoltura biologica si conferma il metodo di produzione più sicuro.

L’EFSA pubblica i risultati sui residui degli antiparassitari nelle derrate alimentari. L’agricoltura biologica si conferma il metodo di produzione più sicuro.

L’EFSA, European Food Safety Autorithy, ha pubblicato i risultati dei controlli effettuati in Europa nel 2017, sui residui degli antiparassitari negli alimenti.

I controlli effettuati nel 2017 hanno riguardato 28 paesi europei e in totale 88247 campioni. Tali controlli sono indispensabili per verificare l’attendibilità dei criteri di valutazione della sicurezza alimentare degli agrofarmaci e per esaminare il rispetto delle norme.

Questi i risultati:

  1. il 95,9% dei campioni è risultato regolare, con il residuo inferiore o uguale al massimo ammesso;
  2. sono aumentati i campioni che superano limite massimo ammesso, infatti sono stati il 4,1% i campioni superiori al limite, lo 0,3% in più rispetto al 2016 (3,8%);
  3. la maggior parte dei campioni irregolari proviene da Paesi fuori dalla UE: Malesia, Pakistan, Sri Lanka, Vietnam, Madagascar, Repubblica Dominicana, Suriname, India, Cina, Tailandia, Etiopia, Giordania, Colombia e Kenya sono tutti al di sopra del 10% di campioni con sforamento dei limiti. In Europa abbiamo Cipro, Grecia e Francia, con sforamenti superiori al 4% dei campioni;
  4. le derrate non trasformate risultate con percentuale di sforamenti dei residui superiore al 10% sono risultate le seguenti: crescione acquatico, cherimoyas, foglie di coriandolo, basilico e fiori commestibili, foglie di vite e specie simili, melograno, peperoncini, pitahaya (frutto del drago), frutti della passione, basilico, menta, tè, prezzemolo, foglie di sedano, papaia, gombo, foglie di barbabietola, erba cipollina, cavoli cinesi, manioca e infusi di erbe essiccate, foglie di vite (e specie simili), frutta e noci, pomodori, funghi selvatici, peperoni, riso, latte vaccino, semi di zucca e uva da tavola;
  5. la principale sostanza che va oltre i limiti consentiti è il clorato, trovato nel 6,4% dei campioni. Le altre sostanze percepite oltre i limiti sono: antrachinone, carbendazim, propargite, acefate e profenofos;
  6. Il glifosato rimane un sorvegliato speciale, con alcuni sforamenti nel miele, asparago, segale, pere, miglio e riso;
  7. l’agricoltura biologica si conferma il metodo di produzione più sicuro. In % sono pochissimi i campioni che vanno oltre il limite di determinazione analitica. Tra le sostanze rinvenute come residuo ci sono i clorati e il rame.

Per saperne di più: https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.2903/j.efsa.2019.5743

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2019/07/04/cosa-c-e-nel-mio-piatto-i-residui-degli-antiparassitari-negli-alimenti/63628

Gli Stati Generali del BIO al SANA 2019

Gli Stati Generali del BIO al SANA 2019

Dal 6 al 9 settembre 2019 a Bologna si terrà la 31esima edizione di SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.

La manifestazione riunirà i protagonisti del biologico italiano e internazionale, con incontri, workshop, seminari, laboratori ed eventi B2B provenienti da diverse parti del mondo.

“La nostra Società ha sviluppato un know-how che ci posiziona ai primissimi posti su scala internazionale e ci connota come destinazione e partner privilegiato per il business fieristico. Anche il Salone del biologico e del naturale è dimostrazione di questa specificità che si esplicita in un costante trend di crescita in termini di espositori e operatori e in un confronto sempre più incisivo con i buyer internazionali. Le novità dell’edizione 2019 rafforzeranno ulteriormente SANA come piattaforma di confronto per il biologico e per la discussione di temi fondamentali per il futuro, in termini economici e ambientali”, ha sottolineato Gianpiero Calcolari, presidente di BolognaFiere.

“Dalla Rivoluzione verde alla Rivoluzione Bio” è l’iniziativa promossa dagli Stati Generali del BIO che si svolgeranno il 5 e il 6 Settembre a Bologna. Durante l’iniziativa saranno delineare le strategie per guidare il settore agricolo verso la sostenibilità, il rispetto dell’ambiente e il corretto utilizzo delle risorse, con particolare focus sui concetti di biodiversità, cambiamento climatico e protezione delle acque.

 

Fonte: https://www.greenstyle.it/sana-2019-stati-generali-del-bio-dal-5-al-6-settembre-302205.html

Maria Grazia Mammuccini alla guida di FederBio

Maria Grazia Mammuccini alla guida di FederBio

Il nuovo presidente di FederBio è Maria Grazia Mammuccini, che sarà alla guida della Federazione per il prossimo triennio 2020-2022.

Il presidente uscente, Paolo Carnemolla, assume la carica di segretario generale, mentre sono stati confermati i vice presidenti Matteo Bartolini, Andrea Bertoldi e Carlo Triarico. Nel consiglio direttivo sono entrati anche Rossella Bartolozzi, Claudia Bastia, Michele Monetta, Enrico Casarotti, il presidente di Bioland Italia Toni Riegel e il presidente di AIAB Emilia Romagna Antonio Lofiego.

“Siamo in una fase decisiva per il biologico e la priorità fondamentale che abbiamo di fronte è dare più forza ai produttori agricoli per far crescere la produzione nazionale e costruire solide filiere di Made in Italy bio. È questa la prima condizione per difendere il “vero biologico” italiano. In questa fase di crescita del bio dobbiamo lavorare per affermare il principio del “giusto prezzo” per i prodotti agricoli e per costruire la “Casa comune del biologico e biodinamico italiano”, con una governance di donne e uomini capaci di misurarsi con i tanti aspetti che il biologico deve affrontare, quello ambientale, climatico, della salute oltre a quello economico e sociale”, ha dichiarato il nuovo presidente.

 

Fonte: https://www.foodweb.it/2019/07/maria-grazia-mammuccini-e-la-nuova-presidente-di-federbio/

“La svolta verde” parte dai Comuni

“La svolta verde” parte dai Comuni

I numeri parlano chiaro: il biologico sta registrando un’importante crescita, che è stata definita dall’ultimo rapporto Istat “La svolta verde”.

“La Superficie Agricola Utilizzata coltivata in biologico rappresenta il 15,4% della superficie agricola nazionale, cioè si estendono su quasi 2 milioni ettari, e contano su più di 75 mila imprese. Negli ultimi sette anni si è registrato un incremento di superficie del 71%. E il fatturato annuo ha superato i 5 miliardi di euro, di cui 3,5 nel mercato domestico e 2,1 nell’export, con un incremento annuo che da tempo viaggia a due cifre. È un andamento che si sta via via rafforzando”, dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, durante l’incontro “Liberi dai pesticidi, l’Italia riparte dai Comuni”, organizzato da Cambia la Terra, la campagna di FederBio, Legambiente, WWF, Lipu e Medici per l’Ambiente.

Questo succede anche grazie alla volontà di 66 Comuni che hanno scelto di ridurre l’uso degli agrofarmaci di sintesi e promuovere, nel proprio territorio, un’agricoltura a basso impatto ambientale.

“Siamo di fronte a una vera e propria trasformazione del modo di produrre e consumare cibo in cui un numero crescente di consumatori chiede prodotti che difendano la salute, l’equilibrio dei campi e i principi dell’equità sociale. Da questo punto di vista l’Italia ha un ruolo di leadership: abbiamo scelto la strada della qualità e dei prodotti identitari legati al territorio. Ora bisogna sostenere queste scelte con politiche coraggiose e decise per allargare le potenzialità di un cambiamento che sta già emergendo in modo autonomo. A cominciare dal futuro della PAC, la Politica Agricola Comunitaria e dall’approvazione del nuovo Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (Pan): il precedente ha dato priorità all’ agricoltura integrata, che fa grande uso di agrofarmaci di sintesi chimica a partire dal glifosato. Il nuovo Pan, che dovrebbe già essere alla consultazione pubblica e invece è bloccato ai Ministeri competenti, Agricoltura, Ambiente e Salute, dovrebbe prendere in considerazione le nostre proposte più urgenti e coerenti con il lavoro fatto dai  Comuni: 40% di superficie agricola dedicato al bio entro il 2030; distanze minime di sicurezza da case, luoghi pubblici  e coltivazioni biologiche rispetto ai campi in cui si usano i agrofarmaci di sintesi; informazione ai vicini sui tempi e sulle modalità di trattamento da parte di chi usa agrofarmaci e divieto di utilizzo di questi nelle aree protette a seguito delle direttive Ue”, conclude Mari Grazia Mammuccini.

 

Fonte: https://www.lastampa.it/tuttogreen/2019/06/25/news/la-svolta-verde-la-sta-facendo-il-biologico-a-partire-dai-comuni-1.36543906?refresh_ce

Il Grano duro “Bio” siciliano torna alla semina biennale

Il Grano duro “Bio” siciliano torna alla semina biennale

La Sicilia ha chiesto e ottenuto la deroga al decreto che limitava la possibilità di coltivare grano duro biologico solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato alle leguminose.

Il via libera dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo ha scongiurato, di fatto, che gli agricoltori siciliani producano grano duro uno sola volta per triennio.

Dopo il parere favorevole accordato all’assessore regionale per l’agricoltura Edy Bandiera; è stato emanato un decreto supportato da dati tecnico scientifici dei Dipartimenti di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli studi di Catania e Palermo.

Nel documento si applica la seguente deroga: “In Sicilia si consente l’adozione di rotazioni quadriennali all’interno delle quali siano previste non meno di tre specie principali differenti, almeno una delle quali leguminosa”.
Con questo emendamento si torna pertanto alla tradizionale semina nìbiennale del grano duro, che vanta una tradizione secolare.

Fonte:

https://www.ilsicilia.it/grano-duro-bio-deroga-per-la-sicilia-si-torna-alla-semina-biennale/