AGRICOLTURA RIGENERATIVA E RISCHIO GREENWASHING

Rigenerativa: vera sostenibilità o soltanto uno slogan accattivante?



Negli ultimi tempi si parla molto di “agricoltura rigenerativa”, che qualcuno propone come frontiera più avanzata della sostenibilità.

Molti, da Nestlè a Cargill, da Bayer a Corteva, da Barilla a Illy propongono la “loro” agricoltura rigenerativa, ciascuna però diversa dalle altre, cucita su misura alle proprie esigenze e impostazioni, con non poca confusione anche tra i consumatori.

Con l’abituale lucidità ne parla nell’editoriale di Terra e Vita n. 17/2025 Paolo Bàrberi, professore di Agronomia presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove coordina il Gruppo di Ricerca in Agroecologia e ha coordinato il Dottorato Internazionale in Agrobiodiversità.

Esperto esterno per la FAO, la Commissione Europea, EFSA, Masaf e MinAMB, Bàrberi è co-fondatore e vice-presidente di Agroecology Europe e membro del Consiglio Direttivo di AIDA, Associazione Italiana di Agroecologia: al mondo è tra le persone più titolate a fare il punto sulle pratiche agricole sostenibili.

Partendo proprio dalla constatazione che “Non esiste al momento una definizione universalmente accettata di agricoltura rigenerativa, nella scienza e nella pratica, né esiste una normativa di riferimento”, Bàrberi mette in guardia sul rischio di scrivere regole per l’agricoltura rigenerativa che strizzino l’occhio al marketing più che alla vera sostenibilità.

Leggi qui l’editoriale: https://terraevita.edagricole.it/agricoltura-conservativa/lagricoltura-rigenerativa-eviti-il-rischio-greenwashing/