Suolo e Salute

Anno: 2021

LA COP26 TENGA CONTO DELL’IMPEGNO DEL BIO NEL MITIGARE L’EFFETTO SERRA

LA COP26 TENGA CONTO DELL’IMPEGNO DEL BIO NEL MITIGARE L’EFFETTO SERRA

D’Elia (Suolo e Salute): «A Glasgow occorre premiare gli sforzi degli agricoltori biologici». «L’attenzione che pongono alla fertilità organica e alla biodiversità dei suolo consente di sequestrare fino a mezza tonnellata di carbonio ad ettaro all’anno»

«La Cop26 è l’ultima spiaggia di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta». È l’ammonimento con cui il Principe Carlo, erede al trono del Regno Unito, pioniere del biologico in Inghilterra, ha aperto i lavori della 26a Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, presieduta da Gran Bretagna e Italia, che si tiene in questi giorni a Glasgow, in Scozia. Un appello, quello di Carlo, che vuole scongiurare che anche questo appuntamento con la storia termini con un nulla di fatto.

L’assist del G20

L’ultimo accordo importante sul clima è stato infatti siglato a Parigi nel 2015. L’obiettivo era fermare il riscaldamento globale, ed è un traguardo più che mai urgente anche oggi, alla luce dei guasti causati dal climate change, prima di tutto sull’agricoltura. Il G20 di Roma presieduto dal Premier Mario Draghi ha lanciato un assist alla Cop26 fissando l’obiettivo di contenere a 1,5° l’aumento delle temperature medie nel 2050. Mezzo grado in meno rispetto a quanto fissato prima, e soprattutto un limite temporale a dimensione più umana rispetto alla fine del secolo tracciata in precedenza. Può bastare? Sicuramente no, soprattutto se “i mezzi non giustificano il fine”. Piantare mille miliardi di alberi entro il 2030, uno degli slogan lanciati dal G20, può sembrare un obiettivo concreto, ma di difficile contabilità. E nonostante la grandezza del numero, non è paragonabile all’impegno degli agricoltori di tutto il mondo nel piantare e coltivare un numero ben maggiore di piante.

La rilevanza strategica della buona agricoltura

«La Cop 26 – è l’augurio di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – deve porre l’accento sulla rilevanza strategica della buona agricoltura nelle azioni di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici».

Il comparto primario è infatti, allo stesso tempo, il settore più colpito dagli effetti dei cambiamenti climatici ma anche la possibile cura. Tra nubifragi e siccità, in Italia è salita del 60%, nel corso del 2021 l’incidenza degli eventi estremi. In estate a causa della perdurante siccità si è raggiunto il record di incendi, con più di 103 mila ettari bruciati in soli 8 mesi. Terreni che diventano fortemente esposti all’erosione innescata dai nubifragi di questi giorni. «Ma l’agricoltura – afferma D’Elia –quella biologica soprattutto, è la più importante alleata contro inquinamento ed effetto serra». Oggi l’attenzione dei decisori politici si è incentrata sul suolo, per il suo importante ruolo di “carbon sink” (pozzo di carbonio). «Il biologico lo ha capito per primo: l’attenzione a pratiche in grado di aumentare la fertilità organica e la biodiversità microbica dei suoli ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento dell’anidride carbonica, arrivando a sequestrare oltre mezza di tonnellata di carbonio equivalente ogni anno». «La Cop26 deve tenere conto di questo impegno degli agricoltori biologici».

RIVOLUZIONE BIO: L’APPUNTAMENTO DI CONFRONTO SUL FUTURO DELLA FILIERA LASCIA UNA ECO

RIVOLUZIONE BIO: L’APPUNTAMENTO DI CONFRONTO SUL FUTURO DELLA FILIERA LASCIA UNA ECO

Si è tenuto poco più di un mese fa, l’evento protagonista di SANA – Salone del biologico e del naturale. Ma i dibattiti, la sintesi dei dati e i contenuti che hanno attraversato questo appuntamento, hanno lasciato un segno che attende di essere messo a frutto.

Realizzato in collaborazione con FederBIO e AssoBIO, il sostegno di ICE e la segreteria tecnico-scientifica di Nomisma, le due giornate che hanno aperto l’appuntamento di SANA 2021, nella cornice di Rivoluzione BIO, hanno raccolto la densità che l’attesa di un nuovo appuntamento in presenza aveva accumulato.

Policy maker, esperti e attori della filiera e del comparto, hanno trovato interazione diretta, attorno ai temi più caldi e attuali che animano il dibattito intorno al Biologico e alla sua gestione nazionale, nell’ottica della più ampia prospettiva europea.

La sintesi dei dati, nella restituzione di una panoramica numerica del settore, è stata il centro degli appuntamenti della prima giornata di Rivoluzione BIO.

L’Osservatorio SANA ha esposto una carrellata di numeri chiave della filiera biologica; a cui sono seguiti gli interventi di altri attori tra i quali ICE Agenzia, SINAB, ISMEA e NOMISMA.

 

Alcuni dati

  • Superficie utilizzata a biologico: 2,1 milioni di ettari, ovvero il 16,6% sul totale delle superfici coltivate in Italia;
  • Operatori bio: l’aggiornamento al 2020, indica essere circa 82mila;
  • Dimensione mercato interno: l’aggiornamento a luglio 2021, indica 4,6 miliardi di euro di vendite bio (+5% rispetto al 2020);
  • Export: indica l’Italia secondo paese esportatore al mondo, con un valore economico di 2,9 miliardi di euro;
  • Importazioni: l’aggiornamento al 2020, indica 231.716,5 le tonnellate di prodotto biologico importato dai Paesi terzi (dall’Asia la quota maggiore, quanto a provenienza);
  • Consumatori: l’89% delle famiglie italiane ha acquistato biologico almeno una volta nell’ultimo anno.

 

La seconda giornata dell’appuntamento ha trovato fulcro attorno al tema delle policy del settore.
Al centro del dibattito è emersa l’urgenza di un Piano d’azione italiano per lo sviluppo del biologico, argomento che è stato sviscerato nell’ambito di una Tavola Rotonda con istituzioni e protagonisti della filiera, tra cui Edoardo Cuoco – Direttore IFOAM Organics Europe, Dino Scanavino – Presidente CIA, Maria Grazia Mammuccini – Presidente di FederBIO e taluni altri. Azioni, percorsi, iniziative sono state individuate, al fine di stimolare una crescita del mercato interno del comparto.

 

Anche il tema del packaging ha avuto uno spazio importante, durante i due appuntamenti dedicati, dal titolo: “Food: Packaging and Bio Indagine AssoBio sul packaging sostenibile” e “Organic food, la scelta di un packaging coerente – i materiali”.

 

Ersilia Di Tullio, di Nomisma, ha esposto i dati raccolti e relativi all’argomento, al quale sono seguite riflessioni e contributi di professionisti delle realtà del settore che hanno portato la loro esperienza e animato il dibattito.

Durante la Tavola Rotonda dedicata al mondo del packaging, si sono susseguite considerazioni di rappresentanti del mondo dei materiali, tra cui: Elisabetta Bottazzoli – Direttrice Generale di Assobioplastiche, Cosimo Messina – Vice Presidente di Assoimballaggi, ma anche Jenny Campagnol – Responsabile dell’area tecnica del Consorzio italiano compostatori.

 

L’appuntamento merita di essere ripetuto l’anno prossimo, sebbene l’eco della sua terza edizione stia ancora viaggiando per cercare un canale di concretezza. C’è lo spazio di diversi mesi, per rinforzare le basi della rivoluzione (Bio).

Fonte: Nomisma

 

SISTEMA ALIMENTARE E CAMBIAMENTO CLIMATICO: IL CIRCOLO VIZIOSO CHE CERCA LA VIRTÙ

SISTEMA ALIMENTARE E CAMBIAMENTO CLIMATICO: IL CIRCOLO VIZIOSO CHE CERCA LA VIRTÙ

Un anno difficile il 2021 per l’agricoltura italiana. A evidenziarlo è il WWF, che racconta come le ripercussioni del cambiamento climatico abbiano agito sull’agricoltura italiana e il sistema alimentare.

È stato pubblicato il 16 ottobre, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, il report del WWF dal titolo: “2021 effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana”.

Il report parla chiaro, le ripercussioni della crisi climatica sul mercato dell’ortofrutta nel nostro paese, sono state importanti e si riflettono oltre che sulla tavola, nelle tasche.

I dati riportati dall’Organizzazione, parlano di un danno sulla produzione di miele fino al 95% rispetto al 2020 e dell’olio d’oliva fino all’80%, penalizzato in particolare in alcune regioni del centro nord.

Negli ultimi 10 anni l’affacciarsi di eventi climatici estremi nel nostro paese, – come il riscaldamento: con un incremento del 20% rispetto alla temperatura media della regione mediterranea – sono costati al comparto agricolo circa 14 miliardi e questo inizia ad avere conseguenze evidenti anche per alimenti alla base della nostra dieta sostenibile, come frutta e verdura.

La frutta ha incontrato nel 2021 un calo medio del 27% della produzione, con picchi del 69% in meno, come nel caso delle pere. Un frutto su quattro è andato perduto, racconta il report; a causa delle gelate, della siccità e della grandine.

Gravi difficoltà le hanno riscontrate anche le filiere di trasformazione, che a causa del caldo torrido dell’ultima estate, hanno assistito a un’accelerazione della maturazione del pomodoro che ha generato una perdita del 20% del raccolto, data da una difficoltà nel trasporto e nella trasformazione di questo.

Il nostro sistema alimentare sta vivendo una sorta di circolo vizioso, nel quale è condizionato dal cambiamento climatico, – produzione e costi risentono del manifestarsi di calamità estreme -, ma al contempo, la sua stessa produzione, distribuzione e il consumo di cibo, lavorano come cause dirette del cambiamento climatico.

Non a caso, il 37% delle emissioni di gas serra, deriva dal sistema alimentare e un terzo di questo, è causato dallo spreco.

Ma come trasformare il circolo vizioso in virtuoso?

La FAO tratteggia alcune soluzioni e pone l’accento sul cuore della faccenda, scegliendo il tema della Trasformazione dei sistemi alimentari in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. Ma non è la sola:

«L’agricoltura biologica rappresenta una soluzione duratura non solo alla produzione sostenibile di cibo, ma anche alla riduzione della produzione di gas serra da parte del comparto agricolo: lo stoccaggio di carbonio nel suolo, indotto dalla concimazione organica, potrebbe ridurre drasticamente le emissioni dell’intero comparto» aggiunge Eva Alessi, Responsabile dell’area Sostenibilità del WWF.

«L’approccio agroecologico è un elemento imprescindibile. L’agricoltura bio può offrire a livello globale un contributo fondamentale per rafforzare il ruolo svolto dagli agricoltori nella produzione di cibo e nella tutela e salvaguardia dell’ambiente, dei suoli e della biodiversità» aggiunge Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.

Intanto, molti sono stati gli eventi in Italia e nel mondo, per celebrare e innescare piccoli grandi circoli virtuosi durante il pretesto della Giornata mondiale dell’Alimentazione. Il capoluogo dell’Emilia Romagna, non si è smentito in quanto a creatività e ingegno in chiave sostenibile, organizzando tra gli altri, eventi di Showcooking con chef impegnati in ricette rigorosamente antispreco alimentare.

Scintille diffuse a livello globale, per dipanare consapevolezza e azioni propositive, verso un sistema alimentare che intende smarcarsi dai vizi, per conquistare le virtù di una vera transizione agroecologica.

Fonte: My fruit

LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE E IL CAMBIAMENTO VERSO LA SOSTENIBILITÀ

LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE E IL CAMBIAMENTO VERSO LA SOSTENIBILITÀ

In occasione della ricorrenza che pone l’accento sull’alimentazione a livello globale, la FAO orienta l’attenzione sulle conseguenze della in-sostenibilità dell’attuale sistema alimentare e su un cambio di rotta, che coinvolge i cittadini come fondamentale parte attiva.

È appena trascorsa la giornata mondiale dell’alimentazione. Un appuntamento annuale fisso, diffuso in 150 paesi, istituito nel lontano 1979 a memoria della data di fondazione della FAO – 16 ottobre 1945 -, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

Il tema di quest’anno

Dal 1981 la giornata mondiale dell’alimentazione ha scelto di accompagnare la ricorrenza ad un tema di attualità e risonanza internazionale. Nel 2021 il tema scelto è stato quello de: La trasformazione dei sistemi agroalimentari.

Le ragioni della scelta tematica
Oltre 3 miliardi di persone, cioè il 40% della popolazione mondiale, non possono permettersi un’alimentazione sana. Questo dipende dal sistema alimentare ora in atto che non risponde a caratteristiche di sostenibilità.

 

«Un sistema agroalimentare, – sottolinea la FAO -, è sostenibile quando vi è disponibilità di una gran varietà di alimenti nutrienti, con prezzi accessibili a tutti. I sistemi agroalimentari sostenibili garantiscono la sicurezza alimentare e la nutrizione per tutti, senza compromettere le basi sociali, economiche e ambientali per le generazioni future. Favoriscono quindi una migliore produzione e nutrizione, un ambiente e una vita migliori.»

 

Sotto i riflettori

La ricorrenza nasce per promuovere consapevolezza e azione a livello mondiale, rispetto all’importanza dell’alimentazione. L’occasione annuale pone sotto i riflettori la rilevanza dei sistemi agroalimentari, nel fornire lavoro a circa un miliardo di persone in tutto il mondo. Nelle modalità di produzione e consumo, che sottopongono l’ambiente a stress notevoli; nelle disuguaglianze che generano, ancora più evidenti dopo la pandemia da Covid-19.

Le urgenze

A causa della crescente povertà, sempre più cittadini ricorrono alle banche alimentari per nutrirsi; gli agricoltori faticano nella vendita dei prodotti raccolti, già svantaggiati dagli eventi climatici sempre più violenti. L’urgenza di una trasformazione dei sistemi alimentari si è fatta stringente.

 

L’approccio e gli obiettivi

Fao sottolinea che, sebbene il termine “sistema alimentare”, risulti complesso e sembri distante da noi, in realtà fa parte della realtà di tutti i giorni. Tutte le volte che scegliamo di cosa nutrirci e poi lo mangiamo, diventiamo un anello importantissimo di questo sistema.

I governi devono certamente cambiare rotta, adottare nuove strategie in linea con la sostenibilità.

Le parole chiave a direzione del nuovo approccio dovrebbero essere: uguaglianza, salute, protezione sociale, formazione, finanziamenti. E i target di riferimento della nuova linea d’azione, dovrebbero coinvolgere nello specifico: il settore privato, la società civile, gli agricoltori, i ricercatori e il mondo accademico.

Sono infatti necessari sistemi agroalimentari in grado di nutrire 10 miliardi di persone entro il 2050.


Ma anche Noi
, cittadini e consumatori, siamo chiamati ad essere parte attiva del nuovo approccio: se aumentiamo la domanda di cibi nutrienti prodotti in modo sostenibile e facciamo maggiore attenzione alla riduzione dello spreco alimentare; se passiamo parola rispetto a qualche buona accortezza nel relazionarci al cibo e agli acquisti, contribuiremo alla creazione di un movimento alimentare a sostegno del cambiamento verso la sostenibilità.

Fonte: Fao

LA SALUTE DEL SUOLO: COLTIVAZIONI A CONFRONTO IN UNA RICERCA STATUNITENSE

LA SALUTE DEL SUOLO: COLTIVAZIONI A CONFRONTO IN UNA RICERCA STATUNITENSE

Differenti suoli, valutati in relazione alla presenza di sostanza organica. Questo il criterio principale utilizzato per analizzare diversi tipi di coltivazioni e comprendere la loro incidenza sul tasso di fertilità dei terreni.

La metodologia di coltivazione scelta, incide fortemente sulla qualità del terreno e la sua salute a lungo termine. A confermarlo è stato uno studio statunitense.

 

La ricerca condotta è divenuta nota attraverso la pubblicazione sull’Agrosystems, Geosciences and Environment, giornale dell’American Society of Agronomy e dal Crop Science Society of America.

 

La ricerca

Terreni agricoli coltivati a monocoltura – a mais e a soia, nello specifico – ed ecosistemi di graminacee perenni, sono stati presi in esame e confrontati secondo precisi criteri e caratteristiche. Difatti, poiché la salute del suolo è fortemente connessa alla sostanza organica presente al suo interno, ad essere valutata è stata la popolazione batterica e fungina e degli enzimi prodotti dai microbi correlati ai cicli di carbonio, azoto, fosforo e zolfo del suolo (Cnps)

 

 

I risultati

I dati emersi dalla ricerca hanno confermato che: i suoli destinati a monocoltura sono più poveri di sostanza organica, batteri e funghi, rispetto ai terreni con la presenza di graminacee. Questi ultimi registrano una diversità microbica e una presenza di funghi micorrizici, otto volte più elevata dei terreni lavorati con la monocoltura intensiva.

Anche l’attività dei Cnps, unita alla presenza di sostanza organica prodotta dal suolo, risulta 2/3 volte più elevata negli ecosistemi di graminacee perenni.

 

Le variabili

La ricerca denota che componenti come la frequenza dell’aratura del campo, siano rilevanti e vadano considerate in relazione diretta con la presenza di funghi e batteri nel suolo. Nei sistemi monocolturali infatti, l’aratura si verifica ogni anno, dopo il raccolto. Questa lavorazione può peggiorare la qualità del terreno, danneggiando le connessioni fungine, che tra le varie funzioni esercitano quella di stabilizzatori.

 

Le lavorazioni frequenti dell’agricoltura intensiva, utilizzano un alto apporto di fertilizzanti, che annienta la quantità complessiva di funghi, aumentando quella di batteri all’interno del terreno.

 

Più le attività di coltivazione preservano la coltura viva all’interno della terra, – limitando gli elementi di disturbo -, maggiore è la probabilità di avere un terreno biologicamente sano.

 

Una migliore salute biologica del suolo porterà ad aziende agricole più redditizie e sostenibiliaggiunge Lori Phillips, parte dell’equipe di ricercatori dello studio americano.

 

Studio, che giunge in concomitanza con la chiusura della Compagnia del Suolo, la campagna di Cambia la Terra che ha percorso la nazione per identificare la presenza di pesticidi nei terreni italiani. E che tra gli obiettivi alla base, contemplava la diffusione del messaggio che gli studiosi americani sembrano comprovare: «il suolo è una risorsa preziosa, che finora non abbiamo protetto abbastanza.»

 Fonte: Cambia la terra

CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il ruolo del settore agricolo all’interno della lotta al fenomeno del Climate change, è sempre più riconosciuto. Ma affinché il suo contributo risulti determinante è necessario un adeguato sistema di monitoraggio e quantificazione dei risultati ottenuti.

La Carbon Farming rientrerà tra gli strumenti in grado di raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050. Uno dei nuovi traguardi enunciati per realizzare concretamente il Green Deal europeo, sarà infatti, il sequestro di 310 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.

Ma andiamo per gradi: il Carbon farming, ovvero il sequestro di carbonio nel suolo o nella biomassa vegetale, include tutte quelle pratiche finalizzate al contrasto del cambiamento climatico che rientrano nell’ambito del settore agricolo.

L’agricoltura possiede infatti la doppia caratteristica, di emettere e sequestrare CO2; peculiarità che permette agli imprenditori agricoli di agire direttamente contro le avversità dei cambiamenti climatici. Possono così operare per il sequestro di carbonio attraverso tecniche come: la non lavorazione, gli avvicendamenti colturali complessi, l’utilizzo di cover crops, l’interramento dei residui colturali, la fertilizzazione organica e l’agroforestazione.

Questo potenziale fa sì che il comparto agricolo possa assumere un ruolo attivo per la mitigazione del Climate change, ma anche che si inneschi un vero e proprio business green, legato ai benefici che gli imprenditori agricoli guadagneranno in termini di sequestro del carbonio.
Tali benefici, individuati come crediti di carbonio – rappresentano una tonnellata di CO2 stoccata o non emessa -, potranno così essere scambiati sul mercato.

Per le ragioni elencate, la strategia Farm to Fork e il nuovo Piano d’azione per l’Economia circolare, hanno annunciato due importanti novità:

  • un’iniziativa formalizzata di Carbon farming verrà presentata entro la fine dell’anno in corso;
  • verrà sviluppato un quadro normativo adeguato, per la certificazione degli assorbimenti di carbonio.

Nel frattempo, come introduzione al tema, è stato redatto un testo dal titolo: “Manuale di orientamento tecnico, creazione e implementazione di meccanismi di Carbon farming basati sui risultati per l’Ue”.

Ma se l’obiettivo principale è: certificare gli assorbenti di carbonio, in vista del mercato; vi è la necessità di strumenti che riescano a quantificare la CO2 sequestrata grazie alle pratiche di Carbon farming.
Un processo finalizzato in tal senso esiste già e si chiama Monitoraggio.
Fa parte di una fase che in ogni schema prende il nome di Mrv: monitoraggio, rendicontazione e verifica.

Con il termine Monitoraggio si intende: il controllo della riduzione e dello stoccaggio dei gas serra; la Rendicontazione è invece la trasmissione dei risultati alle autorità di competenza e la Verifica infine, consiste nella revisione dell’accuratezza e dell’affidabilità dell’intero processo.

È quindi una sfida non scontata, quella di quantificare e attribuire un valore numerico ai risultati ottenuti dalle pratiche di adozione della Carbon farming, al fine di generare dei crediti da vendere sul mercato.

Vediamo perché:

  • richiede un sistema di Mrv estremamente accurato che spesso ha un costo direttamente proporzionale alla precisione introdotta dallo strumento;
  • non tutti i sistemi di monitoraggio sono adatti per la stessa tipologia di pratiche, ecco perché ne esistono di diversi.

La Misurazione Diretta

È un sistema di monitoraggio che consiste di visite in loco per rilevare campioni di suolo o biomassa con il fine di un’analisi in laboratorio.
Questo sistema garantisce risultati accurati ed è spesso usata per la calibrazione di modelli. Tuttavia: è una tecnica impegnativa in termini di tempo e costosa per le procedure di analisi e raccolta dei campioni che prevede, richiede un elevato numero di campioni al fine di garantire risultati affidabili e i cm di profondità del suolo, derivante dal campionamento, è un’altra delle questioni da considerare.

 

La Modellizzazione

La modellizzazione consiste nell’utilizzo di strumenti basati su applicazioni informatiche, “modelli” che a partire dai dati inseriti in input, possono stimare i risultati ottenuti dall’adozione del carbon farming.

Riduce i costi e permette di misurare anche i co-benefici derivanti dall’adozione della pratica, come per esempio il miglioramento del rendimento economico delle aziende agricole.
Tuttavia: vi è un certo rischio di incertezza nei risultati, trattandosi di una stima. Necessitano quindi di una convalida continua, con misurazioni dirette; richiedono dati specifici che devono essere immessi nel modello (la disponibilità dei dati è abbastanza decisiva nella scelta del modello da utilizzare) e alcuni dati da inserire nella fase di calibrazione sono specifici del sito di applicazione (si consiglia quindi l’utilizzo, solo quando il modello è stato convalidato a livello locale).

Gli Strumenti di Monitoraggio

Tra gli strumenti di misurazione troviamo il Proximal sensing e il Remote sensing.
Consentono più vantaggi insieme, poiché non richiedono campionamento e permettono tempi di misura veloci e direttamente in loco, senza costi eccessivamente impegnativi.

Il Proximal consente di misurare on the go il contenuto di carbonio, fornendo contemporaneamente elevate densità di campionamento in grado di rappresentare la variabilità presente.
La prima metodologia ad introdurre ufficialmente l’utilizzo del rilevamento prossimale per misurare il carbonio organico nel suolo, è di provenienza australiana.

Il Remote
invece, utilizza diversi sensori a distanza, ad esempio droni o satelliti, ed è utilizzato per le stime della biomassa su larga scala ma anche nella mappatura del carbonio organico nel suolo.
Tuttavia: le criticità sono legate ai costi dei sensori e alla loro selezione, che può determinare un’incertezza dei risultati. Anche l’elaborazione dei dati e le variabili legate alle interferenze atmosferiche generano elementi di incertezza, che rendono necessaria un’ulteriore fase di sperimentazione.

L’Unione europea ha compreso l’importanza della sfida legata alla Carbon farming e le prospettive che questa può ampliare; sta quindi iniziando a concentrare le azioni di investimento, in tecnica e strumentazione, al fine di individuare tecnologie che restituiscano un compromesso tra costi e benefici. Un esempio è il programma Copernicus Sentinel, facilitante nel reperimento di dati di telerilevamento.

Ma affinché l’agricoltura possa davvero sviluppare il ruolo attivo che sta tentando di assumere all’interno della lotta al Climate Change, è determinante che l’investimento non si fermi qui, ma continui e si espanda in costruzione. Solo così i risultati arriveranno.

Fonte: Terra e Vita