Suolo e Salute

Anno: 2021

ECO-SCORE EUROPEO: LA RICHIESTA DEI CITTADINI SUL TEMA DELL’ETICHETTATURA

ECO-SCORE EUROPEO: LA RICHIESTA DEI CITTADINI SUL TEMA DELL’ETICHETTATURA

Informare i consumatori sull’impatto ecologico dei differenti prodotti, attraverso un eco-score europeo. E’ questa la richiesta realizzata da un gruppo di cittadini e approdata in Commissione europea, che ha trovato ascolto e successiva registrazione lo scorso 30 giugno.

Il prossimo passo per i cittadini sarà il tentativo di raccogliere almeno un milione di firme per presentare una proposta legislativa alla Commissione. La proposta è abbinata alla questione sull’etichettatura dei prodotti che, di fatto, contribuirebbe all’immediata informazione ai consumatori al momento dell’acquisto.

L’esplicitazione dell’impatto ambientale di un prodotto – dalla produzione, all’imballaggio, fino al trasporto – rientra tra le informazioni determinanti per rendere conveniente l’acquisto in termini di sostenibilità ambientale, oltre al prezzo. 

D’interesse della Commissione è proprio la messa in luce di aspetti legati all’etichettatura del prodotto non soltanto di tipo nutrizionale ma anche riguardo all’impatto ambientale.

In tutta Europa, infatti, crescono le richieste di etichettatura di impatto ecologico, al punto che numerose aziende private si stanno adoperando per lo sviluppo di criteri di sostenibilità dei processi poi da valorizzare in etichetta come requisiti aggiuntivi. Nello specifico stanno anche aumentando le richieste di certificazioni di sostenibilità ambientale sui prodotti e sui processi.

Per quanto riguarda l’eco-score viene segnalato l’attuale mancanza di armonizzazione legale nella regolazione dei metodi di calcolo e la difficoltà della loro condivisione.

Secondo quanto richiesto a inizio 2020 dalla legge francese sull’economia circolare è iniziata la sperimentazione di assegnazione di un “punteggio ambientale” relativo ai prodotti alimentari.

Da gennaio un certo numero di app e siti web legati al cibo (segnaliamo Yuka, Open Food Facts, Marmiton) hanno introdotto un sistema di eco-score a semaforo, basato sul modello Nutri-score con i prodotti classificati da A ad E.

Il metodo di calcolo francese dovrebbe prendere veramente in considerazione l’intera catena di produzione e i conseguenti impatti ambientali di ogni singolo processo. Tale metodo si basa sul database agricolo Agribalyse dell’Ademe, dell’agenzia francese per la transizione ecologica ed è tarato su un punteggio da 1 a 100 e misura l’impatto ambientale di produzione, imballaggio e trasporto.

Ciwf Francia, Ong legata all’allevamento sostenibile, ha sollevato diversi punti critici del metodo. Infatti, l’analisi del ciclo di vita, progettata per valutare i prodotti industriali e basata solo sulla produzione ma non tiene conto dell’uso di pesticidi o antibiotici o del loro impatto sulla salute, la qualità del suolo, dell’aria o dell’acqua. Secondo la Ong, persino i benefici dell’agricoltura biologica o dell’allevamento all’aperto sulla biodiversità e il benessere degli animali, non sono inclusi tra gli indicatori. Gli impatti così calcolati non possono essere attendibili, quindi, perché incompleti.

La Ong suggerisce, al fine di compensare questa carenza, un sistema di bonus aggiuntivo, in cui i punti verrebbero sommati o sottratti dal punteggio iniziale a seconda del paese di origine di un prodotto, la stagionalità, l’esistenza di certificazioni di biologico o di qualità e la natura dell’imballaggio (riciclabile o meno).

 

Foundation Earth, Ong composta da giganti internazionali del cibo, ha annunciato il lancio di un progetto pilota, per stampare un eco-score su alcune confezioni di prodotti selezionati a partire da settembre.

Il metodo di cui si avvarrà per il calcolo, sarà sviluppato dall’Università di Oxford con il supporto del Wwf e considererà gli impatti ambientali della coltivazione, della lavorazione, dell’imballaggio e del trasporto. Questi, saranno a loro volta misurati in termini di emissioni di carbonio, quantità di acqua utilizzata, inquinamento idrico generato e impatto sulla biodiversità.

 

 

Fonte: Riso italiano

BIO E RESIDUI DI PRODOTTI FITOSANITARI: UN PROGETTO PER IL MIGLIORAMENTO DEL QUADRO GIURIDICO

BIO E RESIDUI DI PRODOTTI FITOSANITARI: UN PROGETTO PER IL MIGLIORAMENTO DEL QUADRO GIURIDICO

È di forte propositività la posizione di IFOAM in relazione ad alcuni punti deboli del nuovo regolamento UE 2018/848, sulla produzione e l’etichettatura di prodotti biologici.

L’aspetto che pone l’organizzazione internazionale in una posizione di reattività e intervento concreti, riguarda la gestione di residui di pesticidi all’interno dei prodotti: il quale non opererà in piena armonizzazione secondo la strategia messa in campo attraverso il nuovo decreto.

Gli approcci in merito, infatti, sembrano mostrare numerose differenze tra i diversi Stati membri; differenze che potrebbero portare a problematiche di gestione nel commercio di prodotti biologici all’interno dell’UE e tra l’UE e Paesi terzi.

 

Il nuovo regolamento, lascia però intravedere possibilità di cambiamento progettuale per il 2024/2025, entro il quale una nuova proposta di gestione relativa al tema dei residui potrebbe essere presentata.

IFOAM Organics Europe non intende perdere tempo, per questo si è attivata per realizzare una proposta soddisfacente già in vista del 2022. A tal fine ha stretto un accordo con FiBL, partner scientifico dell’iniziativa nonché principale istituto di ricerca mondiale nel campo dell’agricoltura biologica.

Il progetto avviato da IFOAM si chiamaPesticide contamination: ensuring favourable environment for organic operators through EU legislative frameworks” e ha come scopo ultimo il miglioramento della situazione attuale. Si compone di quattro pilastri: i primi due sono scientifici e basati sulla ricerca, il terzo e il quarto riguardano le attività di advocacy nei confronti delle istituzioni UE.

Attraverso il progetto, si intende provare a comprendere la dinamica legata ai residui di fitofarmaci nell’ambiente e nella filiera agroalimentare in EU.

Lo scopo è quello di armonizzare il trattamento e la gestione della problematica in ambito degli Stati Membri.

I dati raccolti e i risultati dell’iniziativa saranno presentati a Bruxelles e utilizzati da IFOAM per dare voce al settore biologico e al movimento che lo anima.

Con l’intento di rendere più agevole la raccolta dei dati è stato realizzato un questionario attraverso cui tutti gli attori che compongono il comparto potranno comunicare le loro esperienze e modalità di gestione sul tema. Emergeranno informazioni più complete rispetto al tipo di residui che più frequentemente si presentano e all’interno di quali specifici prodotti. Il questionario sarà limitato ai prodotti vegetali e funghi.

L’indagine, nelle domande e risposte del questionario, verrà gestito da FiBL in modo anonimo ed aggregato, sia nella raccolta che nella presentazione dei dati emersi e nessun dato personale verrà trasmesso a IFOAM UE o a terzi.

La partecipazione al questionario avviene unicamente in modo volontario e vi è la possibilità di ritirare il proprio consenso agli indirizzi mail seguenti: dataprotection@fibl.org oppure residue_ifoam_questionnaire@fibl.org .

Il questionario è compilabile al link:

https://survey.fibl.org/index.php/398791

Fonte: Sinab

SUOLO E SALUTE INPUTS: LA CERTIFICAZIONE VOLONTARIA DEI MEZZI TECNICI

SUOLO E SALUTE INPUTS: LA CERTIFICAZIONE VOLONTARIA DEI MEZZI TECNICI

Suolo e Salute, primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia, ha deciso di mettere a frutto la sua esperienza e conoscenza globale del settore ed elaborare lo standard “SUOLO E SALUTE INPUTS” per la certificazione dei mezzi tecnici ammessi in agricoltura biologica.

Tale certificazione, non è regolamentata, ma diventa un’assunzione di responsabilità condivisa, tra l’ente certificatore e il fabbricante, rispetto alle caratteristiche del prodotto e al possesso dei requisiti al suo utilizzo in agricoltura biologica. L’intento è di contribuire a mettere ordine riguardo agli utilizzi dei mezzi tecnici, dove l’incertezza da parte degli operatori agricoli bio rispetto alla selezione dei prodotti è piuttosto diffusa e spesso genera anche provvedimenti da parte degli Organismi di Controllo. Tutto questo viene raccontato in un’intervista ad Alessandro D’Elia, Direttore Generale di Suolo e Salute, che trovate integralmente nell’articolo al seguente Link

Per maggiori informazioni sulla certificazione “Suolo e Salute inputs”: m.staiano@suoloesalute.it

www.suoloesalute.it

Fonte: Rivista Fertilizzanti

SANA2021: UN’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SUL MERCATO DEL BIOLOGICO

SANA2021: UN’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SUL MERCATO DEL BIOLOGICO

Il 21 luglio scorso c’è stata la conferenza stampa online di SANA, arrivata alla sua 33esima edizione.

Un appuntamento in presenza, che avrà luogo dal 9 al 12 settembre, presso Bologna Fiere e sarà occasione, dopo molto tempo, per fare un punto “ravvicinato” sul mercato del biologico, la normativa, i principali trend e le ultime tecniche di produzione.

Se fino ad ora l’Italia è stata il Paese trainante per il settore, per quanto riguarda operatori, esportazioni e superficie agricola ora sta rallentando, afferma Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, nell’ambito della conferenza stampa. Di fatto, Zanoni ha sottolineato, rispetto ai consumi pro capite, siamo retrocessi al terzo posto dopo Spagna e Francia. Argomento che merita sicuramente un approfondimento durante la prossima manifestazione.

Sana digital session e Sanatech saranno le due novità di questa 33esima edizione.

Attraverso la piattaforma online B2MATCH, tra l’1 e l’8 settembre, con Sana digital, saranno moltiplicate le occasioni di dialogo e conoscenza tra le aziende espositrici e gli attori operanti nel settore del biologico e del naturale.
Il coinvolgimento vedrà protagonisti anche i professionisti internazionali, per via della pandemia, ancora non del tutto agili nella partecipazione all’evento in presenza.

Dedicata al controllo di gestione 4.0 della filiera, è invece Sanatech: la nuova manifestazione collocata in un’area integrata all’interno del padiglione 37.

Saranno presentati demo e mockup di innovative soluzioni di Agricoltura 4.0, oltre ad eventi di aggiornamento, incontri con buyer nazionali e internazionali, conferenze.

Organizzata da BolognaFiere, con l’ausilio di FederBio Servizi e la segreteria tecnico scientifica di Avenue Media, Sanatech sarà dedicata a tutti gli anelli della catena produttiva agroalimentare, zootecnica, della selvicoltura e del benessere-cosmesi esclusivamente in modalità eco-sostenibile, così come il Green Deal esplica attraverso Farm to Fork e l’obiettivo del 25% di superficie coltivata a bio in Europa, entro il 2030.

Rivoluzione Bio, sarà infine, l’ulteriore evento da non perdere all’interno della manifestazione. Segnaliamo di rilevanza, la presentazione dei dati dell’Osservatorio Sana, in calendario giovedì 9 settembre (h: 14.30), un appuntamento a cura di Nomisma.

Venerdì 10, di particolare interesse, la tavola rotonda mattutina (h: 10.00), dedicata alle Strategie per un piano d’azione, orientato alla transizione verso un’agricoltura bio eco-sostenibile.

E se il tema del packaging è di vostro interesse, non perdete nella fascia oraria pomeridiana, l’approfondimento sulla sua declinazione “responsabile” nell’ambito del settore agroalimentare. Sempre più rilevante anche nelle scelte di consumo è infatti la tecnica di confezionamento, che non può più passare inosservata.

Per uno sguardo globale sul mercato del biologico e il complesso mondo che lo compone, non mancate a Sana2021 o connettetevi attraverso la digital session dedicata.

Tra i numerosi protagonisti della rassegna non mancherà certamente la presenza di Suolo e Salute.

Fonte: Fresh Plaza

AGROFORESTAZIONE: UNA TAPPA IMPORTANTE NEL PERCORSO ALLA “CARBON FARMING”

AGROFORESTAZIONE: UNA TAPPA IMPORTANTE NEL PERCORSO ALLA “CARBON FARMING”

Il CIB – Consorzio italiano Biogas, ha presentato alcuni giorni fa, nell’ambito dell’Eco Futuro Festival di Padova: Farming for Future, progetto per la riconversione agroecologica dell’agricoltura italiana, che consta nei suoi principali interventi d’azione di dieci buone pratiche.

Tra le dieci, a una in particolare è stato dato risalto all’interno del Festival: l’agroforestazione.

Tale pratica consiste nell’integrazione di alberi e colture agricole su una stessa superficie. Questa concentrazione, permette un incremento della cattura di CO2 dall’atmosfera molto più stabile, oltre a un maggiore stoccaggio di carbonio nel suolo che ne aumenta la fertilità.

La biodiversità del terreno, beneficia così dell’arricchimento dei nutrienti fornito in profondità dagli apparati radicali degli alberi, una vera e propria rigenerazione e una tappa tanto proficua quanto significativa, nel percorso della “Carbon farming”.

Per le aziende agricole, sottolinea CIB, adottare questa buona pratica, rappresenta una scelta fortemente innovativa, oltre che sostenibile, perché agevola e favorisce il ripristino della biodiversità, laddove i terreni possono essere stati danneggiati; limita la loro erosione e ne aiuta la conservazione, oltre ad offrire un sostanziale apporto alla mitigazione del cambiamento climatico.

I sistemi silvoarabili ovvero l’impianto di alberi in filari consociati con colture agrarie, fanno parte della progettazione dell’agroforestazione e riducono le problematiche ambientali, massimizzando il sequestro di carbonio nei suoli.

La presenza degli alberi
, riduce inoltre l’evapotraspirazione; migliora la difesa delle falde e preserva la tutela del paesaggio.

Vantaggiose per il pianeta e per gli agricoltori, le pratiche agroforestali risultano competitive, poiché riescono ad immagazzinare maggiore quantità di carbonio rispetto alle pratiche convenzionali, magari meno complesse da gestire, ma certamente non altrettanto proficue e salutari nel lungo periodo.

 

Fonte: Green report

CONSUMO RESPONSABILE: LA SVOLTA DELLA GENERAZIONE Z, SECONDO EUTOPIA

CONSUMO RESPONSABILE: LA SVOLTA DELLA GENERAZIONE Z, SECONDO EUTOPIA

Eutopia, fondo di venture capital focalizzato nel finanziamento di start up e nuove imprese dall’impronta sostenibile, ha rilevato attraverso la conduzione di un sondaggio, quanto: il consumo responsabile e la consapevolezza nella selezione dei prodotti, sia un fattore determinante sulle scelte legate all’acquisto.

Ma cosa si intende per consapevolezza nel consumo o consumo responsabile?

Si intende la conoscenza di tutti quei fattori non evidenti al momento dell’acquisto: talvolta riconoscibili attraverso le informazioni riportate sull’etichetta (è il caso del 22% dei prodotti oggi in commercio); altre legate all’esperienza pregressa del marchio e ad un approfondimento del background etico, che l’azienda che vi è dietro esercita nel modo di organizzare il lavoro.

Il rispetto dei diritti dei contadini e dei lavoratori che operano all’interno dell’impresa; la cura e tutela delle ricadute sull’ambiente; il benessere degli animali e la loro salvaguardia: questi elementi, sono tutti fattori invisibili al momento dell’acquisto del prodotto, ma che secondo il sondaggio riportato da Eutopia, diventano sempre più determinanti per le nuove generazioni di acquirenti.

In Italia, la conoscenza di tali aspetti, non solo ha registrato una crescita continuativa, ma ha generato un aumento del fatturato nel 2020 del 7,6%, corrispondente al valore di 10 miliardi di euro.

La pandemia da Covid-19 ha certamente svolto un ruolo centrale nelle cause dell’incremento. Secondo un rapporto Coop, durante il periodo dei lockdown, i consumatori eco-friendly sono cresciuti in Italia del 27%. Gli acquirenti francesi e quelli spagnoli, non sono stati da meno.

Eutopia ha infatti deciso di avviare lo stesso processo anche in Francia, dove il fenomeno di modifica del trend è similare. Ha incaricato OpinionWay (ente francese specializzato in sondaggi di politica e consumo), di monitorare i comportamenti degli acquirenti proprio in termini di consapevolezza e responsabilità rispetto all’acquisto; classificandoli per fascia d’età.

Nel porre alcuni quesiti, il primo tra questi verteva sulla richiesta di preferenza tra marchi nuovi e consolidati. È emerso che nel settore alimentare, la preferenza del marchio consolidato raggiunge il 61% (versus il 35% per quelli di nuovo inizio); nei prodotti per l’igiene personale e cosmetica, il 60% (versus il 35% dei nuovi marchi); per l’abbigliamento il 54% (contro il 42%) e nei prodotti per la casa il 55% (contro il 41%).

Il sondaggio rileva non solo un’attenzione senza precedenti verso la sostenibilità delle produzioni, ma anche un riguardo particolare nell’attitudine a una spesa sostenibile, da parte di una fascia d’età inconsueta: i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, la cosiddetta Generazione Z.

Il 72% di questi infatti, passa in rassegna la composizione dei prodotti acquistati, che siano alimentari, igienici o cosmetici. Nel resto della popolazione quest’accuratezza è esercitata solo dal 64% delle persone;

Il 69% di loro si preoccupa di utilizzare mezzi di trasporto il meno possibile inquinanti;

Sempre il 64% pone attenzione nel limitare il consumo di proteine animali, preoccupazione che sorge nelle altre fasce di età, solo nel 51% della popolazione;

Sempre il 64% predilige oggetti di seconda mano a quelli nuovi di zecca;

E infine il 56% ha fatto esperienza di autoproduzione di cosmetici, capi d’abbigliamento e bijoux home made.

Se il consumo responsabile è quindi un traino per le vendite, l’intervento trainante in questo momento storico, sembra essere svolto da chi forse, meno ci aspettavamo: giovani adulti adolescenti.

 

Fonte: Great italian food trade