Suolo e Salute

Mese: Dicembre 2021

LIFE GREEN GRAPES, COME RIDURRE IL RAME NELLA DIFESA DELLA VITE

Antagonisti in vivaio, Dss e induttori di resistenza. I risultati di un progetto di ricerca coordinato dal Crea Viticoltura e Enologia mostrano come rispettare il vincolo dei 28 kg di rame ad ettaro per 7 anni

Il primo passo è la scelta di materiale vivaistico di qualità e quindi esente da malattie e vigoroso. Magari in vivai che si impegnino in pratiche agronomiche che prevedano l’impiego di microrganismi in grado di contrastare l’azione di fitopatogeni sulle giovani piantine in vivaio innestate. In particolare risulta interessante l’azione antagonista di Trichoderma contro possibili parassiti fungini e l’impiego di prodotti a base di micorrize per favorire l’assorbimento di acqua e nutrienti da parte dell’apparato radicale.

Sistemi di supporto alle decisioni

In vigneto occorre poi proseguire con un’accorta gestione agronomica e allestire strategie di difesa che facciano riferimento a Dss (sistemi di supporto alle decisioni) e induttori di resistenza. In questo modo è possibile adottare strategie di difesa razionali della vite che consentano di rispettare lo stringente vincolo di 28 kg/ha di rame metallo in 7 anni, che dal 2019 vale non solo per il bio ma anche per la viticoltura integrata

La presentazione dei risultati

Sono queste le conclusioni del progetto  Life Green Grapes, guidato dal Crea Viticoltura ed Enologia con la partnership dei centri Crea Agricoltura e Ambiente e Difesa e Certificazione, l’Università degli Studi di Firenze, Cyprus University of Technology, la Società Agricola F.lli Tagliente, il Consorzio Vititalia, la Società Agricola Beringer Blass Italia (titolare dell’azienda Castello di Gabbiano nel Chianti Classico) e l’Azienda Vivai F.lli Moroni.

Sono questi alcuni dei risultati del progetto di ricerca finanziato dai fondi Life dell’Unione europea presentati di recente a Firenze alla presenza dei rappresentanti dell’Unione europea e dei Ministeri delle Politiche Agricole e della Transizione Ecologica.

UN PROGETTO SUL BIOCONTROLLO CHE COINVOLGE CENTO IMPRESE AGRICOLE

UN PROGETTO SUL BIOCONTROLLO CHE COINVOLGE CENTO IMPRESE AGRICOLE

Transizione ecologica e digitale delle strategie di difesa fitosanitaria: Cia e Ibma Italia rafforzano una collaborazione con un progetto che mira alla diffusione delle strategie bio

Favorire la transizione ecologica e digitale della difesa. È questo l’obiettivo di un progetto lanciato da Cia-Agricoltori Italiani e Ibma Italia, l’associazione dei produttori di mezzi tecnici bio.

A Roma, in una conferenza congiunta, Dino Scanavino di Cia e Giacomo De Maio di Ibma, hanno rinnovato un progetto che, nel triennio dal 2022 al 2024, coinvolgerà 11 regioni (Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Campania, Calabria, Sicilia), 50 tecnici e 100 imprese agricole per la formazione attiva e l’attuazione in campo di innovative strategie di biocontrollo, spingendo allo stesso tempo sulla digitalizzazione dei processi produttivi.

Un sito web dedicato

Per trasferire al più ampio target possibile di utilizzatori la conoscenza delle tecniche di biocontrollo Cia e Ibma Italia hanno creato un sito web dedicato (https://biocontrollo.cia.it/). Uno strumento di trasferimento del know-how, di confronto, di scambio di esperienze, suddiviso in due sezioni: una parte pubblica, accessibile a tutti, con le informazioni e gli eventi sul tema; una parte privata, accessibile agli agricoltori e ai tecnici, con i materiali di supporto ai training (presentazioni, video lezioni, risposte a quesiti).

BIO ESTROMESSO DAL PRIMO PILASTRO

BIO ESTROMESSO DAL PRIMO PILASTRO

Salta l’ecoschema riservato all’agricoltura biologica. Lo ha annunciato il Ministro Stefano Patuanelli nel corso dell’audizione congiunta alla Commissione Agricoltura di Camera e Senato su Pnrr e Pns. «Il settore del biologico – è l’impegno del Ministro – avrà però a disposizione un miliardo di cofinanziamento in più nello Sviluppo Rurale per raggiungere non il 25% ma il 30% di superficie entro il 2030»

Brutto segnale per l’agricoltura biologica. Gli ecoschemi della prossima Pac 2023-2027 saranno 5 e non 6 (ne avevamo parlato qui) e ad essere sacrificato è proprio quello per il bio. Lo ha annunciato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, nel corso dell’audizione congiunta alle Commissioni Agricoltura della Camera dei Deputati e del Senato che si è tenuta il 14 dicembre.

Audizione congiunta

Il Ministro era chiamato, in vista delle importanti scadenze di fine anno, a descrivere a Deputati e Senatori il doppio percorso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e di definizione del Piano strategico nazionale (Psn) nell’ambito della nuova Politica agricola comune (Pac).

«Stiamo lavorando – ha raccontato Patuanelli – per definire un documento equilibrato da consegnare alla Commissione entro la scadenza di fine anno (ma al fotofinish saranno forse concessi due mesi in più). La vera sfida è quella di accompagnare il nostro sistema produttivo, che è di valore, verso un percorso di transizione ecologica e digitale senza abbandonare nessuna componente. Perché al made in Italy agroalimentare servono le grandi aziende ma anche il micro agricoltore che fa prodotti a km 0 sul suo territorio e difende la particolarità del territorio».

L’eredità della mancata convergenza

Una discussione, quella sul Piano strategico nazionale per la prossima Pac, su cui ha pesato sicuramente la pesante eredità della mancata convergenza. Il nostro Paese è infatti l’ultimo in Europa in cui permangono smaccate differenze nell’entità dei premi Pac corrisposti nelle diverse aree sulle diverse colture. Un riequilibrio che deve essere necessariamente attuato entro la fine della prossima Pac e Patuanelli ha annunciato in aula che la convergenza si farà e che sarà fissata al 2026 all’85%, con lo stop loss al 30% e un titolo massimo a 2.000 euro. «Questo è l’equilibrio che proporremo al tavolo di partenariato che faremo fra qualche giorno».

Una decisione che ha pesato indirettamente sulla composizione degli ecoschemi del primo pilastro perché ci saranno quattro settori particolarmente incisi dal taglio dei pagamenti di base e dalla dinamica di convergenza: la zootecnia, l’olio oliva, il riso e il grano, settori che nelle intenzioni del Ministro dovranno essere in qualche modo compensati da attenzioni particolari nella definizione degli ecoschemo degli aiuti accoppiati.

Doppio ecoschema per la zootecnia

Tanto che la zootecnia potrà godere di un ecoschema ad hoc su due livelli che avrà un’incidenza pari al 40% dell’importo complessivo. «Riguarderà – ha illustrato il Ministro – da un lato l’utilizzo del sistema Classyfarm per il benessere animale e dall’altro l’allevamento al pascolo con un incentivo a capo e non a ettaro».

Un incentivo forte, fino 200-250 euro/uba, che potrà interessare indirettamente la zootecnia biologica, più legata al pascolo. Ma nel primo pilastro non ci sarà niente di più per il bio.

Tradito l’impegno iniziale

«È vero – ha ammesso Patuanelli – che dobbiamo arrivare al 25% di superficie biologica ed al momento siamo al 16%, ma questo significa che dobbiamo incentivare sia il mantenimento che le nuove conversioni». «Siccome – ha proseguito – non è possibile utilizzare strumenti diversi per sostenere le stesse progettualità, avevamo dapprima pensato di separare nettamente il supporto al bio tra il primo pilastro e il secondo pilastro inserendo nell’eco schema soltanto la conversione e mettendo invece il mantenimento della disponibilità dei fondi per lo sviluppo rurale».

Un’opzione che tuttavia sembra tramontata di fronte alla forte opposizione del fronte delle Regioni. «Abbiamo cambiato idea, mantenendo un forte impegno sul bio sullo sviluppo rurale, trasferendo risorse dal primo al secondo pilastro che vanno cofinanziate per un importo complessivo di oltre 1 miliardo per la conversione».

Le obiezioni del Parlamento

Un’impostazione che ha sollevato alcune obiezioni, ma di fronte alle domande sollevate in audizione Patuanelli ha rimarcato che l’obiettivo di crescita del biologico sollecitato dalla strategia farm to fork non sarà assolutamente disatteso. «Sul bio – ha ripetuto – ci mettiamo un miliardo in più di cofinanziamento».

«Credo che questo sia il modo migliore per dire che abbiamo una strategia sul biologico. E credo che con quelle risorse possiamo ambire al 30% di superficie e non al 25% richiesto da Bruxelles». «Anche perché partiamo già da alcune zone del paese, in particolare dal meridione (Sicilia, Calabria, Campania e Basilicata) che hanno grandi superfici agricole utilizzate a bio».

«Il vero problema – è stata l’analisi finale del Ministro – è la penetrazione di mercato dei prodotti bio, perché abbiamo il 16% della Sau e solo il 4% degli scaffali. C’è una voglia evidente nel consumatore di prodotto sano e di qualità ma bisogna capire come sostenere il mercato del bio perché altrimenti avremo tanta produzione e poco mercato bio».

ECCO ANAPROBIO, L’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI BIOLOGICI DI COPAGRI

ECCO ANAPROBIO, L’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI BIOLOGICI DI COPAGRI

Una nuova associazione nazionale che nasce «per tutelare la redditività degli agricoltori favorendo lo sviluppo di filiere e biodistretti».

Promuovere l’agricoltura biologica e tutelare gli interessi dei produttori, andando al contempo a individuare azioni volte ad assicurarne uno sviluppo sostenibile, in linea con i più recenti orientamenti comunitari, e a mettere in campo iniziative divulgative e promozionali e campagne di comunicazione che abbiano le medesime finalità.

Sono alcuni degli obiettivi che guideranno l’operato della neonata Anaprobio, l’associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri, che al momento riunisce oltre 6.000 aziende biologiche aderenti alla Confederazione Produttori Agricoli.

Anaprobio è stata costituita nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale della Copagri, durante il quale si è svolta la prima assemblea dell’associazione biologica, che ha eletto Ignazio Cirronis presidente e Nicola Minichino vicepresidente.

Il ruolo delle Op

«In una fase in cui l’Europa si pone l’ambizioso obiettivo di destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2030, come si evince dalle disposizioni della ‘Farm to Fork’ e in particolare dai contenuti del Piano d’azione per l’agricoltura biologica comunitaria varato dall’Esecutivo Ue nel marzo 2021, riteniamo fondamentale intervenire per promuovere l’aggregazione dei produttori biologici in forma di Op e rafforzare il concentramento dell’offerta produttiva, così da dare più peso all’immissione sul mercato delle produzioni degli associati, andando a ridurre i costi di produzione e ad accorciare la filiera produttiva biologica sono le priorità che guideranno il mio mandato», ha spiegato Cirronis dopo l’elezione.

La redditività al centro

Il neopresidente, che attualmente guida la Copagri Sardegna, e che in passato ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di Aiab e responsabile della sezione produttori di Federbio, ha assicurato massimo impegno per lavorare anche sul versante della redditività, obiettivo da perseguire rafforzando le attività di aggregazione, che passano necessariamente dalla creazione e lo sviluppo di filiere produttive e di biodistretti, anche interprofessionali.

LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

Il concorso organizzato dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige ha visto la partecipazione di 56 aziende. Tra i vincitori la maggior parte è certificata bio

Grande partecipazione alla Fondazione Mach per il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione della prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da varietà resistenti alle malattie fungine.

L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international, si proponeva di promuovere la conoscenza delle nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).

Cinque categorie

A questa prima rassegna nazionale hanno partecipato 56 aziende con 95 vini, che sono  stati attentamente valutati il 18 novembre da una commissione composta da qualificati esperti. I 30 commissari hanno attribuito un punteggio ma anche ai parametri descrittivi ai vini presenti in ognuna delle cinque categorie previste: rossi, bianchi, orange, frizzanti, spumanti.

I Piwi, varietà ottenute attraversi incroci ricorrenti per trasferire geni di resistenza a peronospora, oidio e altre malattie alla Vitis vinifera, sono strumenti che, nelle Regioni dove queste risorse sono già autorizzate (Triveneto, Lombardia, Emilia-Romagna) sono utilizzati soprattutto da aziende vitivinicole biologiche e biodinamiche.

Una tendenza che è emersa anche a San Michele all’Adige dove, tra le cantine vincitrici che si sono aggiudicate 15 premi e 13 menzioni d’onore, spicca il ruolo di quelle bio.

I vincitori bio

Tra queste:

  • Cantina Pizzolato premiata nella categoria vini frizzanti con Hoppa 2020 e con Novello 2021tra i rossi:
  • Sartori Organic Farm con Diadema 2020 tra i vini frizzanti;
  • Lieselehof (Brut 2017 tra gli spumanti, Vino del Passo 2020 tra i bianchi e Julian Orange 2019 vincitore nella categoria vini orange);
  • Tenuta Crodarossa con il Derù 2020, bio e vegano, tra gli spumanti;
  • Cantina Le Carezze (Iris 2020 tra gli spumanti, Urano 2019 tra i rossi);
  • Le Carline, vincitrice con Resiliens della categoria degli spumanti;
  • Il Brolo Società Agricola (con il vino bianco I Cavalieri della seta);
  • Villa Persani (Aromatta 2019 tra i bianchi);
  • Azienda Agricola Doladino (Sbreg 2020 tra gli orange);
  • Casa Vinicola la Torre (Vagabondo Bianco le Anfore 2018);
  • Azienda St. Quirinus (Planties Amphora 2017).
ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

L’associazione degli enti di certificazione del bio italiani invia una lettera ai Capigruppo di maggioranza della Camera per sbloccare l’iter del DDl bio

Asso.cert.bio chiede la rapida approvazione della legge sul biologico. La richiesta è stata inviata ai Capigruppo di maggioranza della Camera ed è stata seguita nei giorni successivi da iniziative analoghe da parte delle altre associazioni del bio e anche di altre organizzazioni come Coldiretti, Alleanza delle Cooperative, Cia-Agricoltori Italiani, Legambiente, Wwf.

Una norma necessaria per un Paese leader del bio

«La norma di settore – ricorda Asso.cert.bio – dopo essere stata approvata praticamente all’unanimità sia alla Camera che al Senato, attende ancora da mesi l’approvazione definitiva alla Camera».

L’Italia con oltre 80 mila operatori, è tra i Paesi leader per la produzione biologica ed è il primo Paese in Europa, secondo al mondo, nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,9 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale.

Ma nonostante ciò il Disegno di Legge 988 che contiene disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico non è ancora stato approvato.

Troppi ostacoli

Considerando i numerosi tentativi per ostacolare il Disegno di Legge, Asso.Cert.Bio  si dichiara preoccupata sul destino di un provvedimento necessario alla luce della realizzazione della transizione ecologica postulata da Green Deal e Next Generation Eu plan. «Da qui l’appello a tutti i gruppi politici- spiega l’Associazione -, dai quali attendiamo risposta, affinché la norma venga iscritta all’ordine del giorno e approvata definitivamente dopo oltre 15 anni di attesa».

(ANSA).