Suolo e Salute

Mese: Ottobre 2021

SIMPOSIO INTERNAZIONALE: IL PUNTO SULL’ORTICOLTURA E LA FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

SIMPOSIO INTERNAZIONALE: IL PUNTO SULL’ORTICOLTURA E LA FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

In programma dal 14 al 17 Dicembre a Catania. La manifestazione si terrà per questa edizione in diretta streaming, potrà quindi essere seguita online dagli utenti registrati.

Al via il III International Organic Fruit Symposium e al I Organic Vegetable Symposium (OrgHort 2020). L’evento è organizzato dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, con l’obiettivo di condividere con gli attori e gli studiosi del settore, un focus di aggiornamento sull’ortofrutta biologica.

Il programma

Le giornate di studio (fatta eccezione per il venerdì 17, ancora da definire inizieranno alle 8,30 e termineranno alle 18,30. Saranno suddivise in sessioni composte da lezioni plenarie e presentazioni, lezioni su invito, business meeting e workshop.

Gli incontri prevedono l’approfondimento, attraverso il contributo scientifico di professionisti, dei seguenti temi:

  • Agroecologia e biodiversità orticola;
  • Genetica e studi genomici;
  • Allevamento biologico e propagazione;
  • Ecofisiologia in agricoltura biologica;
  • Gestione degli stress abiotici;
  • Lotta biologica degli artropodi infestanti e fitopatogeni;
  • Filiere orticole biologiche;
  • Strumenti per la codifica a barre dei prodotti orticoli biologici;
  • Salute e nutrizione compresi studi su sostanze volatili, aromi e composti nutraceutici;
  • Studi sul ciclo di vita, impronta, performance economica dell’agricoltura biologica.

Tra i relatori invitati: Miguel A. Altieri – Presidente della Società Scientifica di Agroecologia dell’America Latina; Gabriel Berg – Biologa, Biotecnologa e ricercatrice tedesca; Prohens Tomàs Jaime – Docente di Genetica e Coltivazione delle Piante, presso l’Università Politecnica di Valencia.

Il Simposio OrgHort2020 definirà una visione del settore, dal breve al lungo termine, al fine di migliorare concretamente l’agroecologia dell’agricoltura biologica e le catene alimentari biologiche. Stabilirà inoltre una rete internazionale attiva che coinvolgerà tutti i soggetti interessati su un tema di grande attualità.

La partecipazione di Suolo e Salute

Suolo e Salute parteciperà alla manifestazione in qualità di Sponsor.

“Siamo il primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia, con oltre 21.000 aziende certificate e 650.000 ettari di superficie bio nazionale controllata – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – Tra le realtà certificate, soprattutto al sud, sono molti gli operatori che producono orto-frutta biologica ed emerge chiaramente dalla base produttiva l’enorme bisogno di soluzioni tecniche, di innovazione e di ricerca specifica per il comparto. Quindi che ben vengano questi momenti di confronto e di scambio di esperienze tra ricercatori e per questo che siamo lieti di dare il nostro modesto contributo per l’ottima riuscita del Simposio che si terrà in Sicilia, terra di elezione per il biologico di qualità.”

QUI è possibile scaricare il programma completo e QUI effettuare la registrazione all’evento.

Ulteriori informazioni a questo LINK.

Fonte: Sinab

VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

I dati evidenziano che il tasso di conversione dei vigneti alla produzione biologica è aumentato, dal 2005 al 2019, con una media del 13% all’anno. A guidare il processo di conversione: Spagna, Francia, Italia e Austria, con la più alta incidenza di superfici nazionali votate a vigneto biologico.

 

A offrire il quadro generale sul vino biologico, all’interno del rapporto intitolato: “World Organic Vineyard, è l’OIV – Organisation internationale de la vigne et du vin, organismo intergovernativo a carattere scientifico e tecnico, guidato dal professor Luigi Moio.

Lo studio si concentra sul focus della viticoltura biologica, mettendo in luce la forte evoluzione registrata nel settore negli ultimi 15 anni.

 

Le possibili cause

Lo studio osserva, come l’impennata della crescita delle superfici, sia stata direttamente proporzionale alla propensione alla certificazione del prodotto e quindi alla sua vendita. «Un forte ritmo di crescita, – commenta l’OIV -, è in buona parte giustificato dal fatto che la viticoltura biologica è da considerarsi un fenomeno in crescita e ricco di prospettive

I numeri della crescita

I vigneti biologici diffusi attualmente nel mondo, ammontano a quasi mezzo milione di ettari. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2019, la superficie vitata a bio è aumentata in media del 13% all’anno; con una corrispondenza della diminuzione della superficie vitata non biologica, decresciuta con una media dello 0,4% all’anno.

A parere degli studiosi dell’OIV, il movimento della crescita è variegato. Sono state registrate infatti, oscillazioni sia in ingresso che in uscita: «la conversione di un vigneto alla coltivazione biologica è spesso complessa e richiede un cambio di paradigma produttivo» commenta l’Organizzazione. «Andamenti climatici avversi predisponenti le malattie della vite, problemi strutturali o organizzativi possono scoraggiare il processo, portando i produttori ad abbandonare la certificazione della produzione biologica

La distribuzione geografica

Su un totale di 63 paesi coinvolti nel bilancio del rapporto, la superficie totale vitata bio e certificata, è stata stimata nell’anno 2019: in 454mila ettari, ovvero il 6,2% della superficie totale vitata nel mondo. Francia Italia, Austria e Spagna, le nazioni alla guida del processo di cambiamento.
Si stima che solo Spagna, Italia e Francia insieme, rappresentino il 75% dei vigneti biologici mondiali.

L’Italia afferma la sua operosità con il 15% dei vigneti bio sul totale complessivo – la maggiore incidenza registrata a livello nazionale – superiore anche a quella di Francia e Austria che raggiungono il 14% del totale.

Sul fronte extraeuropeo, si distingue il Messico con l’8% della superficie vitata certificata bio.

Fonte: Il Sole 24 ore

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

Da mesi in standby in attesa dell’approvazione definitiva, la legge sul biologico torna in campo con promessa di approdo alla Camera in novembre. Lo annuncia l’on. Pasquale Maglione, relatore della proposta di legge, che auspica uno sblocco, anche al fine di beneficiare dei 300 milioni stanziati dal Pnrr in favore di Bio-distretti e bio-filiere e raggiungere gli obiettivi prefissati dal Green Deal.

È iniziato il conto alla rovescia. La tanto agognata legge che andrà finalmente a normare l’agricoltura biologica in Italia, raggiungerà a Montecitorio ad autunno inoltrato, per l’approvazione definitiva.
A commentare la notizia è l’on. Maglione, esponente del Movimento5Stelle in Commissione Agricoltura, nonché relatore della proposta di legge: “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico.”

A sostegno del mondo agricolo italiano

«L’auspicio è che, come già avvenuto in Commissione Agricoltura ad agosto e al Senato in precedenza, le richieste del mondo produttivo italiano trovino concreta sponda in Parlamento con l’approvazione definitiva della normativa», dichiara.
La formalizzazione della legge, non potrà che aiutare la filiera agroalimentare e agevolare l’armonizzazione di tutte le misure volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni bio; produzioni che già contano oltre 2 milioni di ettari di superficie coltivata e 82mila operatori attivi sul territorio.

A consolidamento del ruolo trainante in Europa

Tra i leader europei nel settore, al fianco di Francia e Spagna, l’Italia confida nella definizione finale della legge per proseguire e sviluppare il lavoro svolto fino ad oggi. Un processo non avaro di risultati, che nell’ultimo periodo ha registrato un incremento del +5,1% delle superfici coltivate e del +11% dell’export bio Made in Italy. Permettendo così, la conquista di un ruolo da co-protagonista nella storia europea del settore del biologico.

Verso il raggiungimento delle iniziative del Green Deal UE

Attraverso una legge attualizzata alle esigenze del settore, sarà più facile raggiungere gli obiettivi prefissati in questa direzione. La normativa agevolerà dunque il lavoro, nell’ottica della strategia Farm to fork: che impegna l’Unione europea nel raggiungimento del 25% di SAU coltivata a metodo biologico entro il 2030.

«Un ulteriore impulso giungerà dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove sono dedicati esclusivamente al settore bio 300 milioni di euro del Fondo per la creazione di contratti di filiera e bio-distretti» aggiunge Maglione, entusiasta di aver festeggiato il 23 settembre, la prima Giornata europea dell’Agricoltura Biologica – appena istituita dal Commissario dell’Unione, Wojciechowsi.

 

Fonte: Terra e Vita

IL FOOD BIOLOGICO CERTIFICATO, AL B/OPEN 2021

IL FOOD BIOLOGICO CERTIFICATO, AL B/OPEN 2021

Dal 9 al 10 novembre a Verona. La manifestazione potrà essere seguita in diretta streaming come nella passata edizione.

È stato confermato qualche giorno fa, nell’ambito dell’”EU Organic Day”, il prossimo appuntamento con: B/Open, la manifestazione b2b, dedicata al cibo biologico certificato. La seconda edizione si svolgerà il 9 e 10 novembre, presso le Gallerie Mercatali di Verona; potrà essere seguita anche in diretta digitale.

Le partnership e le aziende partecipanti

La nuova edizione dell’evento, prevede una formula che si rivolge agli operatori professionali agli stakeholder, alle istituzioni e gode di una partnership con: AIAB, Assocertbio, Bioagricert, Bios, CCPB, ICEA, Suolo e Salute, Valoritaliani. Il riscontro ricevuto dalle aziende è positivo, la manifestazione vedrà infatti la partecipazione di: Agricola Grains, Lattebusche, Sonnentor Kraeuterhandels, Naturalebio, Antico Molino Rosso, Redoro Frantoi Veneti, Terre e Tradizioni, La Selva Società Bioagricola, Biösudtirol, Regione del Veneto, Demeter Associazione Italia e molte altre.

Il programma

Questi alcuni degli argomenti in programma:

  • Le opportunità di business nei mercati esteri per il settore dei prodotti biologici in ambito normativo e contrattuale;
  • La politica nazionale ed europea in tema di biologico;
  • La sostenibilità ambientale e sociale dell’intera filiera del bio;
  • I nuovi materiali per un packaging ecosostenibile;
  • La filiera Made in Italy del biologico;
  • I numeri del biologico in Italia;
  • Il mondo del biodinamico;
  • La filiera cerealicola e quella lattiero-casearia.

Un’occasione per incrociare le opportunità di business, partecipare a convegni, dibattiti e approfondire i temi più attuali del comparto. B/Open ha inoltre previsto la presenza di delegazioni e buyer esteri, selezionati in collaborazione con Verona Fiere. I paesi di provenienza degli operatori partecipanti, sono: Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Belgio Svizzera, Austria, Balcani, Turchia, Emirati Arabi, Russia, Israele.

Gli altri appuntamenti da non perdere

  • Eco Packaging AwardsLa premiazione di aziende che sono riuscite a coniugare la qualità bio del prodotto, alla sostenibilità della confezione. Evento in collaborazione con: Bio&Consumi.
  • Area “Taste&Bio”Uno spazio dedicato alla degustazione dei prodotti delle aziende presenti all’evento; un’occasione di incontro tra buyer, produttori bio e i loro prodotti. Evento in collaborazione con: Ciberie (Pde).

La presenza di Suolo e Salute

Tra i partner di B/Open vi saremo anche noi. Il primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia. Tra i numerosi attori che hanno creduto con tenacia nel metodo biologico, oggi in crescita esponenziale nel mondo, vi è la nostra società; pioniera negli anni ’60, nella promozione del settore. Oggi attraversiamo il comparto come organismo di controllo e certificazione e non potremo mancare all’appuntamento con B/Open.

VI ASPETTIAMO!

 

Ulteriori informazioni a questo LINK.

 

Fonte: b-opentrade

L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE CREA VALORE: UN LIBRO LO RACCONTA

L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE CREA VALORE: UN LIBRO LO RACCONTA

L’agroecologia è ormai un’esperienza diffusa, capace di creare reddito, legami e collaborazioni. Per questa ragione Legambiente ha scelto di dedicare all’argomento il rapporto “Ambiente Italia 2021”: all’interno, dati e alcune storie, approfondite poi in un libro.

Se esisteva un’epoca in cui l’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente circostante, era un sogno di alcuni, ben poco raggiungibile; nella contemporaneità la situazione è cambiata. Si tratta di una realtà diffusa, di un settore in crescita e funzionante.

Le testimonianze di chi è andato fino in fondo a questo tipo di progetto, raccontano come, chi investe  in agricoltura sostenibile, riesce a mangiarci e a trasformare la qualità dei prodotti, avendo cura della natura dalla quale provengono.

L’iniziativa di Legambiente

Per questa ragione, Legambiente, ha deciso di dedicare il rapporto “Ambiente Italia 2021” proprio al tema dell’agroecologia; trasformandolo in una pubblicazione intitolata: “Agroecologia circolare – Dal campo alla tavola. Coltivare biodiversità e innovazione.

Il testo, a cura di Angelo Gentili e Giorgio Zampetti, esamina l’urgenza di una normativa che stabilizzi, a livello nazionale ed europeo, un modo di praticare l’agricoltura generatore di valore.

L’agricoltura sostenibile crea lavoro, attira giovani appassionati e qualificati e li riunisce perché accomunati da valori simili. Lo stesso vale per le aziende, i comuni, le reti e i consorzi. Si aggregano, diventando così più efficaci e potendo rivendicare un maggiore potere contrattuale. È il caso dei bio-distretti.

I contenuti del testo

Il libro analizza la realtà attuale e propone percorsi possibili. Passa in rassegna le politiche attualmente in atto nel settore e il ruolo dell’agricoltura, nell’affrontare e determinare soluzioni, nei confronti della crisi climatica.

Scorrendo le pagine inoltre, scopriamo il susseguirsi di storie: di chi ha investito e continua a farlocon aziende piccole o grandi -, nell’agricoltura biologica e sostenibile.

Vi è la vicenda di Valentina Capone, apicultrice originaria di Amatrice. Quella dell’azienda Canetti, nella provincia di Ferrara, dove crescono rigogliose le barbabietole. Vi è il racconto dell’olio dei fratelli Franci, in Val d’Orcia e quello dei melograni della Kore, in Sicilia, unito a tantissimi altri.

Numerose e differenti sono le realtà che hanno dato fiducia a questa modalità di produzione e che, a parer nostro, hanno fatto bene.

 

Fonte: Repubblica

FILIERA LATTIERO CASEARIA: UN PROGETTO PER LA RIDUZIONE DI EMISSIONI

FILIERA LATTIERO CASEARIA: UN PROGETTO PER LA RIDUZIONE DI EMISSIONI

Verrà discussa alla COP26 di novembre, l’iniziativa collettiva per lo sviluppo di basi scientifiche e metodologie, utili contro il cambiamento climatico e plausibilmente estendibili ad ogni sistema di produzione.

Via a “Pathways to Dairy Net Zero” l’iniziativa per accelerare l’azione contro il cambiamento climatico, presentata il 22 settembre 2021, nell’ambito della Climate Week.

Quaranta le organizzazioni coinvolte nel progetto, di cui il 30% responsabili della produzione mondiale di latte. L’obiettivo? Ridurre le emissioni di gas a effetto serra, conservando costante la produzione di alimenti nutrienti e di qualità, per sei miliardi di persone.

Sei i principi alla base dell’iniziativa

1 Mitigazione. Migliorare l’efficienza dei processi per ridurre le emissioni di gas serra.
2 Rimozione di gas serra. Perfezionare le pratiche di produzione che proteggono serbatoi di carbonio, come suolo, foreste, ecc.
3 Miglioramento delle pratiche di gestione. Dell’energia, del letame, dei fertilizzanti ecc.
4 Inset e Offset. Implementare opzioni di riduzione alternative.
5 Misurazione e monitoraggio. Delle emissioni di gas serra, al fine di una pianificazione strategica.
6 Promozione dell’iniziativa a livello globale. Per evidenziare l’iniziativa e il traino del settore lattiero caseario.

Partnership a sostegno del progetto

Alla base dello studio che ha dato avvio alla ricerca, un gruppo di organizzazioni multi-stakeholder unito a rappresentanti della comunità scientifica. Tra questi il: il Rural College scozzese e il New Zeland Agricultural Greenhouse Gas Research Center (entrambi parte della Global Research Alliance on Agricultural Greenhouse Gases); accompagnati dal prezioso sostegno – fornito attraverso dati e analisi -, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Rilevazioni delle analisi e percorsi plausibili

Da una ricerca iniziale effettuata, emerge come il settore lattiero caseario, disponga già – fino al 40% in alcuni sistemi – dei mezzi sufficienti a ridurre una significativa parte delle emissioni. Come abbiamo già visto, uno degli intenti del progetto è proprio quello di ottimizzare l’uso delle risorse, conservandone la produttività. Ma l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha aggiunto all’interno di un rapporto redatto, che la principale sfida per la mitigazione dei gas serra, risiede nella riduzione di anidride carbonica che rimane nell’atmosfera per moltissimo tempo a seguire.

Il rapporto rivela la possibilità da parte dei ricercatori, di concentrarsi sul gas metano: un inquinante certo potente, ma che rispetto ad altri, resta propagato nell’atmosfera per dodici anni. Potrebbe quindi rappresentare una buona opportunità per agire tempestivamente sul cambiamento climatico.

Tra le quaranta organizzazioni a supporto di “Pathways to Dairy Net Zero” vi sono realtà come: Nestle, Danone, Agropur Dairy Cooperative, Arla Foods, La Vida Lactea e moltissime altre.

Il progetto accelererà gli sforzi per il clima già in corso [. . .] per ridurre le emissioni dei prodotti lattiero caseari nei prossimi decenni. Questo settore, ha molto da offrire per guidare questa transizione” ha commentato l’amministratore delegato di Royal FrieslandCampina, Hein Schumacher; anche Presidente della Global Dairy Platform.

Noi riteniamo sia importante, lo slancio dimostrato da parte del settore. Slancio che, se unito a un cambio di paradigma nella modalità di produzione agricola e in particolare nell’investimento al biologico, porterebbe una vera, efficace rivoluzione, per la lotta al cambiamento climatico.

Fonte: Ruminantia