Suolo e Salute

Anno: 2020

Il caseificio Bio Sant’Anna presenta OLTREBIO

Il caseificio Bio Sant’Anna presenta OLTREBIO

Lo scorso 21 febbraio, a F.I.C.O – Eataly World è stato presentato OLTREBIO, il nuovo standard di gestione della filiera del Parmigiano-Reggiano, nato dalla forte volontà del caseificio biologico Bio Sant’Anna. Tale standard, oltre al biologico, rafforza l’applicazione dei principi di sostenibilità ambientale ed etica lungo l’intera filiera lattiero casearia.

Bio Sant’Anna nasce nel 1959, costruita intorno ad una grande famiglia che da tre generazioni tramanda la passione e la conoscenza degli animali allevati nel pieno rispetto del loro benessere per arrivare ad ottenere un Parmigiano Reggiano di grande qualità. La filiera –  a conduzione familiare – è dal 1997 in biologico, con tutta la filiera controllata e certificata da Suolo e Salute.

Oltrebio nasce con l’obiettivo di ottenere una filiera che vada oltre il biologico, che sia sostenibile dal punto di vista ambientale dall’allevamento al caseificio e che assicuri elevati standard di benessere animale. Il progetto, così, unisce la collaborazione con il Centro Interdipartimentale per il Packaging (CIPACK) dell’Università di Parma, che provvede a studiare l’impatto ambientale negli allevamenti e nel caseificio, valutando le emissioni di gas serra e il consumo idrico, e il Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) di Reggio Emilia, che valuta la salute degli animali e il loro stato di benessere: non è sufficiente avere delle vacche in salute, ma esse devono vivere la loro vita nelle migliori condizioni, senza stress.

Oltrebio rappresenta per noi il futuro dell’azienda verso una produzione rispettosa dell’ambiente e degli animali” è quello che afferma Davide Cremonini, uno dei soci della casearia bolognese Bio Sant’Anna.

Fonte: https://www.ruminantia.it/bio-santanna-e-oltrebio-filiera-etica-del-parmigiano-reggiano-biologico/

Allarme Coronavirus e le ripercussioni sul settore agroalimentare

Allarme Coronavirus e le ripercussioni sul settore agroalimentare

Da oltre una settimana l’Italia sta facendo i conti con il Covid-19, conosciuto anche come Coronavirus. La grande preoccupazione non è solo per la salute pubblica ma anche per l’economia, e in special modo per il made in Italy e quindi anche per l’export dell’agroalimentare.

Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, alla Conferenza Stato-Regioni, per far fronte al problema “Coronavirus”, ha promulgato il decreto ministeriale con cui si autorizzano le imprese agricole a ricevere un’anticipazione sulle somme dovute nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac per l’anno 2020.

“Le aziende agricole continuano a lavorare e ad assicurare la produzione di beni alimentari”. Ma “le difficoltà non mancano e occorre risolvere i problemi che limitano l’attività delle strutture produttive nella cosiddetta zona rossa. Venendo alla situazione dei territori soggetti a restrizioni e blocchi, segnaliamo che i problemi maggiori riguardano il lavoro, per le difficoltà di accesso e di uscita, la logistica e i trasporti”.

Cia agricoltori italiani ha dichiarato che nella zona rossa fra Lombardia e Veneto la situazione è sotto controllo, le 500 aziende agricole presenti in quella zona continuano la loro attività, ovviamente preoccupa questo allarmismo ingiustificato che rischia di danneggiare pesantemente le imprese e le vendite.

L’emergenza coronavirus ha frenato anche il mercato estero, registrando nel mese di gennaio -11,9% delle esportazioni made in Italy. Ma quello che inquieta maggiormente, spiega Coldiretti, sono le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentati made in Italy in alcuni paesi dove sono richieste certificazioni sanitarie su merci come la frutta e la verdura provenienti dall’Italia.

Per questo motivo, il ministro Bellanova ha sollecitato un intervento della Commissione Europea, sottolineando l’impegno “a tutti i livelli per scongiurare il blocco delle esportazioni di prodotti italiani. Una forma di pratica sleale che va condannata e che deve essere immediatamente fermata. Per questo, d’intesa con gli assessori regionali all’Agricoltura, chiediamo al presidente Conte e al ministro Speranza di sensibilizzare specificamente la Commissione europea alla Salute sollecitando un intervento per affermare che non sono legittime e tollerabili richieste di certificazione aggiuntive per i prodotti italiani, poiché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso gli alimenti e gli imballaggi”.

“So bene – ha continuato – quanto questo sia un momento delicatissimo che necessita del massimo della condivisione e dello scambio di informazioni per essere affrontato adeguatamente. Abbiamo da affrontare criticità specifiche, salvaguardando imprese e reddito dei lavoratori, e difficoltà che arrivano da alcuni paesi europei. La minaccia di blocco alle frontiere sta ad esempio spingendo la manodopera stagionale estera a rientrare nei paesi di origine, con evidente penalizzazione per il nostro settore e le nostre aziende. E così alcune catene della grande distribuzione europea che, strumentalmente, chiedono garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall’Italia per cui, a partire dall’emergenza, molti prodotti made in Italy agroalimentare sono bloccati mentre si registrano nel contempo anche speculazioni sui prezzi dei generi alimentari e delle materie prime. Per questo è necessario che le informazioni giungano corrette e tempestive: a noi per intervenire adeguatamente, ai cittadini e ai consumatori per garantire trasparenza, correttezza, sicurezza”.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2020/02/27/agricoltura-effetto-coronavirus/65976?utm_campaign=newsletter&utm_medium=email&utm_source=kANSettimanale&utm_term=710&utm_content=3649&refnlagn=title

https://www.qualivita.it/news/lexport-alimentare-e-a-rischio/

Workshop “Mensa in Bio – L’impatto sociale, sanitario e organizzativo”

Workshop “Mensa in Bio – L’impatto sociale, sanitario e organizzativo”

Quello che mangiamo da piccoli si ripercuote poi nel tempo crescendo: tra gli scopi della nutrizione pediatrica c’è quello di prevenire le malattie che potrebbero presentarsi in età adulta.

Ma l’alimentazione in età infantile è davvero controllata?

“Pesticides in the Diets of Infants and Children” è un rapporto americano del 1993 nel quale è indicato che i residui pesticidi tollerati negli alimenti erano, e lo sono ancora, calcolati in conformità a un adulto medio di 60 kg, senza considerare l’età e le caratteristiche dei bambini, che in proporzione al peso corporeo assumono molto più cibo di un adulto e sono soggetti a un maggior rischio di accumulo di contaminanti tossici.

L’UE ha stabilito che gli alimenti destinati alla dieta dei bambini devono contenere un limite di residui di tutti gli antiparassitari, circa lo 0,01 mg/kg, oltre a vietare proprio l’utilizzo di determinate sostanze nei prodotti agricoli destinati alla produzione di questi alimenti. Ma dagli ultimi dati ufficiali sui prodotti presenti sul mercato italiano, infatti, dicono che il 63,9% dei campioni di frutta, il 36,1% degli ortaggi, il 22,7% degli alimenti trasformati e il 24,1% dei prodotti di origine animale presentavano residui oltre il limite di sicurezza.

Ecco perché l’alimentazione dei bambini dovrebbe orientarsi verso i prodotti biologici, primo perché contengono eventuali residui sotto la soglia dello 0,01 mg/kg e poi per tutto quello che apportano le coltivazioni bio in termini di esternalità positive a livello ambientale e socio economico.

Nelle mense scolastiche, con il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione del 2011, è stato imposto l’obbligo di utilizzare prodotti di origine biologica almeno:

  • il 40% (in peso) di frutta, ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, trasformati del pomodoro, formaggio, latte UHT, yogurt, uova, olio extravergine;
  • il 15% in peso di carne;
  • il 20% in peso di pesce.

Al Piano d’azione del 2011, si aggiunge il decreto legge 24 aprile 2017 n.50 che vuole “promuovere il consumo di prodotti biologici e sostenibili per l’ambiente”, istituendo il Fondo per le mense scolastiche biologiche e mette a disposizione 10 mila euro annui (5 milioni per quest’anno) per chi utilizza prodotti biologici:

  • Almeno il 70% di frutta, ortaggi, legumi, trasformati di origine vegetale, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farine, cereali e derivati, olio extravergine;
  • Il 100% di uova, yogurt e succhi di frutta;
  • Almeno il 30% degli altri prodotti lattiero-caseari, della carne e del pesce da acquacoltura.

Nel 2018, aderendo al bando del decreto legge 2017, hanno ottenuto contribuiti i comuni dell’Emilia-Romagna con circa 3,6 milioni di euro, la Toscana con 1,4 milioni di euro e la Lombardia con 1,3 milioni di euro.

Per approfondire il discorso del biologico nelle mense scolastiche, il consorzio European Organic Partner ha organizzato il workshop “Mensa in Bio – L’impatto sociale, sanitario e organizzativo”. Si terrà il 28 febbraio a Bologna, presso FICO. L’evento è rivolto in particolare ad amministrazioni pubbliche, aziende sanitarie locali, comitati mensa, imprese del food service, tecnologi alimentari, dietisti, operatori della sanità, imprese e organi d’informazione.

Fonte: https://ilfattoalimentare.it/mense-biologiche-workshop.html

Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani

Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani

Lo scorso 14 febbraio, il Comitato Promotore ha presentato, presso l’Orto Botanico dell’Università di Roma di Tor Vergata, il progetto di creare un Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani.

All’evento erano presenti i rappresentanti delle amministrazioni locali, dei produttori, dei consumatori e delle maggiori associazioni regionali, nazionali e internazionali, Legambiente e Federconsumatori, Federbio, Aiab, WWF, Isde, Biodinamici, Wigwam, Ifoam, Inner, Navdanya International, Cerealia che hanno confermato la propria partecipazione per fare assistenza tecnica al percorso costitutivo.

Un progetto avviato dopo la pubblicazione della legge regionale che promuove e disciplina i biodistretti, che potrebbe fare del Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani un punto di riferimento per il movimento nazionale e internazionale. In Italia si contano già 34 Biodistretti, nel nostro territorio è conosciuta l’esperienza dei Mercati Contadini di Roma, Castelli Romani e Città metropolitana, capace di coinvolgere negli anni migliaia di consumatori e centinaia di produttori, creando un volano per uno sviluppo alternativo, sostenibile ed ecocompatibile e valorizzando al contempo le risorse del territorio. Il prossimo passo sarà continuare, sotto la regia degli enti d’area vasta (Parco dei Castelli Romani e Comunità Montana), con iniziative a livello territoriale per l’allargamento del Comitato promotore a tutte le amministrazioni comunali interessate.

Una delle prime iniziative del gruppo di lavoro per il Comitato Promotore sarà dedicata alla sensibilizzazione di produttori e consumatori attraverso la diffusione del Manifesto “Food for Health”, pubblicato da Terra Nuova media partner dell’iniziativa, nel quale si affrontano le questioni produttive a proposito della qualità dell’ambiente e alla salute umana.

Fonte: https://www.castellinotizie.it/2020/02/20/al-via-il-percorso-per-la-creazione-del-biodistretto-delle-colline-e-dei-castelli-romani/

BIOFACH 2020: QUALE SCENARIO PER IL BIOLOGICO MONDIALE

BIOFACH 2020: QUALE SCENARIO PER IL BIOLOGICO MONDIALE

Suolo e Salute, tra gli espositori storici della manifestazione.

Sabato scorso si è conclusa a Norimberga l’edizione 2020 di Biofach, la fiera del biologico più importante del mondo. Su quasi 3800 espositori nella lista ufficiale della fiera, oltre 550 quelli italiani appartenenti a diversi settori produttivi. La presenza dell’Italia, anche quest’anno, è stata tra quelle più rappresentative; e nel contesto non poteva mancare Suolo e Salute, da sempre espositore della manifestazione. L’organismo di certificazione, oltre ad incontrare numerosi operatori, ha partecipato a diversi meeting e convegni su tematiche diverse. E’ stato anche sponsor del “Policy Day”, organizzato da Ifoam EU, avente come focus l’impatto e le opportunità del nuovo Regolamento comunitario 848/2018, presto in vigore.

Il biologico continua la sua irrefrenabile crescita. E’ il quadro che emerge dai dati presentati da Fibl e Ifoam nella giornata inaugurale, il 12 febbraio. Infatti il rapporto ‘The World of organic agriculture’ conferma un aumento di SAU in biologico di due milioni di ettari in un solo anno e un mercato mondiale del bio oltre la soglia dei 100 miliardi di dollari in ben 186 Paesi. Il mercato più importante rimane quello degli USA con oltre il 40% del totale (40,6 miliardi di euro), poi la Germania con 10,9 miliardi di euro e la Francia con 9,1 miliardi di euro. Quest’ultima è la nazionale al mondo in cui il biologico, nel 2018, ha registrato l’incremento maggiore delle vendite (+15%) ma sono molti i Paesi che hanno registrato una crescita a doppia cifra. I consumi pro-capite più alti sono invece stati registrati in Danimarca e Svizzera (312 euro di spesa biologica per abitante nel 2018). Se si considera il totale dei consumi alimentari di ogni singolo Paese, la Danimarca è poi la nazione in cui la percentuale delle vendite è la più alta con l’11,5% del valore totale del settore food.

“Il nostro Paese rimane tra quelli più attivi e protagonisti del biologico mondiale. Siamo i primi per qualità delle produzioni e per numero di referenze bio prodotte e riconosciute a livello mondiale. L’Italia è tra i paesi UE che più hanno creduto nel biologico, oggi, però, rischia di perdere quote di mercato e opportunità di sviluppo a favore in particolare di Spagna e Francia. Da qualche anno abbiamo perso il primato per superfici bio nella UE, sottratto degli spagnoli e adesso siamo terzi dietro ai francesi. Questi due Paesi stanno occupando spazi importanti del mercato globale del bio e ciò rischia di ridurre sempre di più la crescita delle nostre imprese. Per tale motivo servono nuovi paradigmi di sviluppo per le nostre filiere e politiche nazionali e locali, anche sul piano legislativo, che dovranno aumentare la competitività delle aziende bio italiane. Nell’immediato serve l’approvazione della legge sull’agricoltura biologica, già approvato dalla Camera e una revisione seria ed equilibrata del Decreto Legislativo 20 sui controlli. Inoltre servono per il futuro scelte legislative armonizzate a livello UE e non sperequative a danno degli operatori italiani” ha dichiarato Alessandro D’Elia, Direttore Generale di Suolo e Salute.

Gli agricoltori biologici sono nel mondo 2,8 milioni, con tre Paesi dinanzi a tutti: l’India (con un milione 149 mila), l’Uganda (con 210 mila) e l’Etiopia (con 204 mila). Gli ettari coltivati a bio nel mondo sono 71,5 milioni con una crescita di due milioni di ettari sul 2017. I Paesi con il maggior numero di ettari sono l’Australia, l’Argentina e la Cina.

Tra i continenti è però l’Europa, alle spalle dell’Oceania, ad avere una vasta area coltivata a bio (15,6 milioni di ettari). I margini di crescita delle superfici sono ancora notevoli per non dire enormi, dati i trend in atto e la domanda del mercato. Oggi, infatti, solo 1,5% dei terreni coltivati nel mondo sono certificati biologici.

L’Italia è il quinto mercato mondiale per consumi per un valore di 3,5 miliardi di euro a fine 2018 e l’ottavo Paese per superfici coltivate a bio con poco meno di 2 milioni di ettari. C’è ancora molto spazio. Infatti la quota di mercato del bio è solo al 4%, mentre la spesa pro capite è inferiore ai 100 euro, lontana dai 136 della Francia e dai 132 della Germania.

The World of Organic Agriculture – 2019

The World of Organic Agriculture – 2019

Gli ultimi dati globali sull’agricoltura biologica in tutto il mondo, l’annuario statistico “The World of Organic Agriculture – 2019” è stato presentato dall’Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (FiBL) e IFOAM – Organics International a BIOFACH, la principale fiera mondiale per alimenti biologici, a Norimberga, in Germania.

L’anno 2017 è stato un altro anno record per l’agricoltura biologica globale. Secondo l’ultimo sondaggio FiBL sull’agricoltura biologica in tutto il mondo, i terreni agricoli biologici sono aumentati in modo sostanziale e anche il numero di produttori biologici e le vendite al dettaglio biologiche hanno continuato a crescere, raggiungendo un altro massimo storico, come mostrato dai dati di 181 paesi (dati come della fine del 2017). La ventesima edizione dello studio “Il mondo dell’agricoltura biologica”, pubblicato da FiBL e IFOAM – Organics International, mostra una continuazione del trend positivo registrato negli anni passati. L’indagine annuale sull’agricoltura biologica in tutto il mondo è supportata dal Segretariato di Stato dell’economia svizzera (SECO), dall’International Trade Center (ITC), dal Fondo di sostenibilità di Coop Svizzera e da NürnbergMesse, gli organizzatori della fiera BIOFACH.

La società di ricerche di mercato Ecovia Intelligence stima che il mercato globale degli alimenti biologici abbia raggiunto 97 miliardi di dollari nel 2017 (circa 90 miliardi di euro). Gli Stati Uniti sono il mercato leader con 40 miliardi di euro, seguiti da Germania (10 miliardi di euro), Francia (7,9 miliardi di euro) e Cina (7,6 miliardi di euro). Nel 2017, molti mercati principali hanno continuato a mostrare tassi di crescita a due cifre e il mercato biologico francese è cresciuto del 18%. Gli svizzeri hanno speso di più in alimenti biologici (288 euro pro capite nel 2017). La Danimarca aveva la quota di mercato biologica più elevata (13,3 per cento del mercato alimentare totale).

 

  • Quasi tre milioni di produttori in tutto il mondo.

Nel 2017 sono stati segnalati 2,9 milioni di produttori biologici, il 5% in più rispetto al 2016. L’India continua a essere il paese con il maggior numero di produttori (835.200), seguito dall’Uganda (210.352) e dal Messico (210.000).

  • Crescita record dei terreni agricoli biologici: aumento del 20%

Alla fine del 2017 sono stati gestiti organicamente 69,8 milioni di ettari, con una crescita del 20 percento o 11,7 milioni di ettari rispetto al 2016, la crescita più grande mai registrata. L’Australia ha la più grande area agricola biologica (35,6 milioni di ettari), seguita dall’Argentina (3,4 milioni di ettari) e dalla Cina (3 milioni di ettari). A causa dell’aumento della vasta area in Australia, la metà della terra agricola biologica globale è ora in Oceania (35,9 milioni di ettari). L’Europa ha la seconda area più estesa (21 percento; 14,6 milioni di ettari), seguita dall’America Latina (11,5 percento; 8 milioni di ettari). L’area organica è aumentata in tutti i continenti.

  • Il dieci percento o più del terreno agricolo è organico in quattordici paesi

A livello globale, l’1,4 per cento dei terreni agricoli è organico. Tuttavia, molti paesi hanno quote molto più elevate. I paesi con la maggiore quota biologica del loro terreno agricolo totale sono Liechtenstein (37,9 per cento), Samoa (37,6 per cento) e Austria (24 per cento). In quattordici paesi, il 10 percento o più di tutti i terreni agricoli è organico.

  • Le statistiche organiche globali mostrano il contributo dell’agricoltura biologica agli obiettivi di sviluppo sostenibile

“Questa pubblicazione mostra il nostro costante impegno nei confronti della trasparenza nel settore biologico” affermano il professor Urs Niggli, direttore della FiBL, e Louise Luttikholt, IFOAM – Direttore esecutivo internazionale di Organics. E aggiungono “Questa pubblicazione dimostra anche il contributo dell’agricoltura biologica agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Nel complesso, l’annuario mostra che il potenziale agricoltura biologica deve contribuire a un futuro sostenibile! ”

Consulta l’annuario “Il mondo dell’agricoltura biologica

Fonte: http://www.sinab.it/pubblicazioni/world-organic-agriculture-2019