Suolo e Salute

Anno: 2017

Erba medica bio più resistente ai parassiti: lo studio sul global warming

Erba medica bio più resistente ai parassiti: lo studio sul global warming

L’erba medica bio riesce a mantenere meglio il controllo biologico, in caso di aumento delle temperature. Sono questi i risultati di un recente studio pubblicato sulla rivista Integrative and Comparative Biology.

Durante le loro indagini, i ricercatori hanno cercato di simulare un aumento di temperatura di due gradi, per capire la risposta delle piante agli attacchi dei parassiti, in caso di global warming.

La ricerca è stata condotta nel campo della coltivazione dell’erba medica, siabiochee convenzionale.

Erba medica bio: la risposta possibile all’aumento delle temperature

Gli studi condotti fino ad oggi hanno dimostrato che i campi coltivati ad agricoltura biologica favoriscono la proliferazione di antagonisti naturali, mantenendo sotto controllo la popolazione dei parassiti. Sostanzialmente, nei campi coltivati con metodi sostenibili ci sono meno insetti fitofagi rispetto a quelli coltivati seguendo tecniche convenzionali. Complice l’aumento dei predatori naturali, sicuramente, ma anche una maggiore resistenza delle piante ai danni causati dai parassiti.

I ricercatori si sono chiesti come queste condizioni potrebbero cambiare a seguito di un aumento globale delle temperature. Per rispondere a questa domanda, hanno manipolato la temperatura, simulando un aumento di due gradi in otto campi coltivati con erba medica. Quattro ad agricoltura biologica e altri quattro usando metodi convenzionali. In tutti i campi sono stati realizzati dei recinti, riforniti in un secondo momento di afidi del pisello, un particolare tipo di parassita agricolo, di coccinelle, o di entrambe le specie di insetto.

In condizioni normali, le popolazioni di afidi erano simili in entrambe le tipologie di coltivazione. All’aumento delle temperature, la popolazione di afidi era maggiore nei campi di erba medica coltivata con metodo convenzionale, rispetto a quelli coltivati con metodo biologico. Al tempo stesso, il numero dei predatori naturali tendeva a scendere nella coltivazione convenzionale, rimanendo invariata, però, in quelli bio.

La conclusione dei ricercatori è quindi che, almeno per quanto concerne le coltivazioni di erba medica, in caso di global warming il controllo biologico funzionerebbe meglio in caso di agricoltura bio e non di tecniche di coltivazione convenzionali.

FONTI:

http://www.sinab.it/bionovita/riscaldamento-globale-maggior-aumento-dei-parassiti-nell%E2%80%99agricoltura-convenzionale-meno

https://academic.oup.com/icb/article-abstract/57/1/1/3778213/Warming-Alters-Prey-Density-and-Biological-Control?redirectedFrom=fulltext

La canapa per risanare la puglia dall’inquinamento

La canapa per risanare la puglia dall’inquinamento

La Coldiretti Puglia , il 22 novembre c.a, ha lanciato una proposta per risanare il territorio sul piano sanitario, ambientale e produttivo agricolo nella provincia di Taranto a causa dell’inquinamento delle acciaierie Ilva. La proposta riguarda la coltivazione della canapa.

La canapa come risposta all’inquinamento dell’Ilva

Gianni Cantele, presidente della Coldiretti Puglia ha esordito così tracciando uno dei possibili percorsi per uscire dallo stato di crisi ambientaleTarantopuò diventare il distretto della canapa del Sud Italia, fornendo una efficace risposta ambientale all’emergenza creata dall’Ilva. Dalle attività sulla canapa ed in particolare dalla selezione di nuove varietà stanno emergendoapplicazioni in campo alimentarecosmetico e nutraceutico che verosimilmente offriranno nuove possibilità di sviluppo di impresa e l’assunzione di nuovo personale.
Può essere coltivata senza alcun impiego di diserbanti e insetticidi. Ha minime esigenze di fertilizzanti e lascia nel terreno una buona dotazione di sostanza organica, rappresentata da una gran parte dell’apparato fogliare, oltre all’abbondante e profondo apparato radicale”
.

Il boom della coltivazione della canapa (Cannabis sativa) in provincia di Taranto, con un aumento di più del doppio dei terreni coltivati rispetto all’anno scorso a scopo tessile, edile, cosmetico, è già una realtà.
La corsa a questa coltura è stata spinta dalle molteplici opportunità di mercato che offre: particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi. Senza contare il pellet di canapa per il riscaldamento, che assicura una combustione pulita.

L’agricoltura di qualità in provincia di Taranto

Un altro passaggio del discorso del presidente della Coldiretti Puglia è stato sull’importanza del rilancio del settore agricolo in provincia di Taranto. Questo perchè l’agricoltura jonica, con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Plv agricola di 470 milioni di euro anno e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione.

In pochi anni sono stati raggiunti importanti risultati: punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, l’agricoltura tarantina si è vista riconoscere l’alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6 Doc – Aleatico, Primitivo di Manduria, Lizzano, Martina Franca, Locorotondo, Colline Joniche Tarantine e due Igt – Tarantino e Valle d’Itria per i vini, la Dop Terre Tarentine per l’olio, l’Igp per le Clementine del Golfo di Taranto e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei 231 prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti ‘tradizionali‘ dal Mipaaf. Un valore esposto altissimo, che ha sofferto molto.

Dai danni alla costituzione come parte civile

Cantele, nel ripercorrere i dati sulla salute umana e sulla presenza di inquinanti talvolta rilevata nelle produzioni agricole ha poi detto: “Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate e si costituirà parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare responsabilità in ciò che è accaduto, pertutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte loro malgrado nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termine di immagine e di reddito”.

“Da anni stiamo ripetutamente chiedendo che venga verificato immediatamente l’effettivo stato di salute della catena alimentare – ha concluso Cantele – su cui a cicli alterni si gettano pesanti ombre, individuando e rimuovendo gli eventuali problemi laddove venissero riscontrati. E’ un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari.
Dovrà essere però garantita la massima chiarezza rispetto all’entità reale del problema, al fine di non generare allarmismi nei consumatori e danni irreversibili agli allevatori e agli agricoltori ed evitando che le criticità ambientali di un’area sostanzialmente circoscritta possano ledere l’immagine complessiva della produzione agroalimentare dell’intera provincia”
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fonte : http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/11/22/puglia-la-canapa-per-risanare-il-tarantino/56511

Allerta fipronil : attività straordinaria d’indagine condotta da Suolo e Salute  

Allerta fipronil : attività straordinaria d’indagine condotta da Suolo e Salute  

La scorsa estate una imponente campagna di stampa ha portato all’attenzione di tutta Europa la presenza di fipronil (p.a. non ammesso) nelle uova.

Le fonti di stampa riferivano che la problematica, oltre ad interessare la produzione di uova convenzionali, avrebbe potuto interessare anche taluni allevamenti biologici; nessuno, comunque, segnalato in Italia.

A fronte di tale allerta, Suolo e Salute ha attuato un piano straordinario di campionamento per valutare la eventuale presenza di fipronil negli allevamenti biologici di galline ovaiole assoggettate al proprio controllo.

L’attività di campionamento è stata condotta su 17 allevamenti che rappresentano le realtà più significative per numero di capi allevati. Gli stessi rappresentano il 32% del totale della aziende avicole ovaiole certificate da Suolo e Salute e sono ubicati in 7 Regioni: Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Veneto.

I campionamenti sono stati effettuati con le modalità previste dalle norme sui campionamenti ufficiali e le aliquote ottenute sono state inviate ad un laboratorio con le specifiche prove accreditate per la ricerca di fipronil e relativi metaboliti. La ricerca è stata estesa anche ai sulfamidici e all’amitraz e suoi metaboliti.

Tutte le analisi effettuate hanno dato tutte esisto negativo.

L’attività di campionamento straordinario è stata svolta a totale carico di Suolo e Salute, senza alcun aggravio di spese per le aziende sottoposte al controllo.

Considerati i risultati emersi (nessuna criticità riscontrata) la Suolo e Salute si é determinata a mantenere immutato il livello di controllo sulle aziende avicole assoggettate al proprio sistema di certificazione.

 

A cura di Alessandro D’Elia – direttore tecnico Suolo e Salute

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#IPESTICIDIDENTRODINOI è l’hashtag utilizzato per la campagna di “Cambia la terra” promossa da FederBio partita il 15 novembre che si concluderà il 30 novembre.

Basta una ‘semplice’ analisi delle urine e una normale famiglia italiana di quattro persone scopre di essere pesantemente contaminata dai pesticidi. Per tre dei membri alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui in queste settimane l’Europa deve decidere o meno la possibilità di utilizzo nei prossimi anni. Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca – tra i tanti altri danni – particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate.

Parte la campagna #ipesticididentrodinoi, con un video che mostra il grado di contaminazione della famiglia D. – romana, con abitudini alimentari nella media – rispetto ad alcuni tra i pesticidi ed erbicidi più utilizzati in agricoltura: glifosato, clorpirifos e piretroidi. La campagna fa parte di Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate – singole personalità del mondo della ricerca.

Scopo dell’esperimento sociale è dimostrare quanto l’assunzione di pesticidi possa essere influenzata dalla dieta. Così una famiglia di 4 persone (i genitori, Marta e Giorgio assieme ai loro bambini, Stella di 9 anni e Giacomo di 7) ha accettato di fare il test sulla presenza o meno di pesticidi nelle urine e – dopo 15 giorni di dieta 100% bio, quindi totalmente priva di chimica di sintesi – ripetere le analisi per verificare la differenza tra prima e dopo. Tutta la campagna #ipesticididentrodinoi è online e tutti possono seguire giorno dopo giorno, attraverso video e post della famiglia, l’evolversi della dieta. Il 30 novembre prossimo saranno presentati i risultati finali, e si risponderà alla domanda: è possibile, con solo 15 giorni a zero pesticidi ridurre o eliminare la quantità di sostanze chimiche che assorbiamo quotidianamente attraverso gli alimenti?

Le indagini, effettuate su un campione individuale di urine, sono state eseguite dal laboratorio di analisi Medizinisches Labor di Brema certificato ISO, che ha già eseguito per le Coop Danimarca lo stesso tipo di analisi. La Famiglia D., già attenta alle proprie scelte alimentari, è comunque contaminata – in differenti percentuali a seconda del componente – da sostanze chimiche.

Dalle analisi del laboratorio tedesco risulta che il livello di glifosato – l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo, probabile cancerogeno per l’uomo secondo l’Istituto internazionale di ricerca sul cancro – nelle urine dei figli, Stella e Giacomo, è maggiore della media. Per Giorgio è particolarmente alto, più del doppio della media (116% in più).

Per quanto riguarda il clorpirifos – insetticida con effetti su sistema nervoso centrale, sistema circolatorio e respiratorio – la situazione è particolarmente preoccupante per Marta e il figlio Giacomo che presentano concentrazioni superiori a quelle trovate nel 95% della popolazione di riferimento, ma anche Giorgio e la figlia Stella hanno valori sensibilmente più alti della media.

piretroidi – pesticidi ad ampio spettro per cui sono dimostrati disturbi dell’apprendimento, danni al sistema nervoso, al fegato, al cuore, all’apparato digerente e sul sangue – sono stati distinti in due dei più frequenti metaboliti (molecole in cui si scinde un composto chimico): Cl2CA e m-PBA. Tutti e quattro i componenti della famiglia D. sono risultati positivi ai piretroidi per la presenza, in particolare, di m-PBA. Nel caso di Marta c’è un valore molto elevato per questo metabolita, tanto alto da essere superiore a quello che si riscontra  solo nel 5% della popolazione di riferimento. Nei figli sono presenti quantità sensibilmente superiori alla media non solo per  m-PBA, ma anche per Cl2CA.

 

Cambia la terra – No ai pesticidi, sì al biologico è un progetto di informazione e sensibilizzazione voluto da Federbio con Isde- Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, con un comitato di garanti composto da alcune personalità del mondo dell’associazionismo e della ricerca. La campagna #ipesticididentro di noi comincia oggi e continuerà per i prossimi 15 giorni sul web e sui social, fino al 30 novembre, giorno in cui arriveranno i risultati delle urine raccolte sempre all’interno della stessa famiglia dopo le due settimane di dieta bio.

Fonte e video

 

Il bio ha un ruolo chiave per la sostenibilità alimentare globale: lo studio

Il bio ha un ruolo chiave per la sostenibilità alimentare globale: lo studio

Entro il 2050, la popolazione sulla terra crescerà fino a raggiungere i 9 miliardi di persone. Una crescita che richiederà scelte radicali, per assicurare sostenibilità alimentare e ambientale a tutta l’umanità.

Il rischio è che il sistema di produzione agroalimentare attuale finisca per diventare vittima di se stesso, con terreni sempre più sfruttati, emissioni nocive in aumento e al contempo scorte di cibo non sufficienti per tutti.

Un nuovo studio dimostra che le alternative ci sono: l’agricoltura biologica è il tassello più importante di una serie di cambiamenti necessari per assicurare ambiente pulito e un’alimentazione equilibrata per quante più persone possibili.

Ecco i risultati della ricerca.

Sostenibilità alimentare e biologico: lo studio

La ricerca è stata pubblicata di recente su Nature Communications, rivista scientifica di rilievo internazionale. Condotta dai ricercatori del FiBl (istituto di ricerche europeo specializzato in agricoltura biologica), della FAO, dell’Università di Aberdeen, della Alpen-Adria-Universität Klagenfurt e della ETH di Zurigo, il lavoro parte dal presupposto che l’agricoltura, come la conosciamo oggi, non è più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Diverse previsioni, infatti, dimostrano che con una popolazione in crescita – arriverà a più di 9 miliardi entro il 2050 – l’impatto negativo dell’agricoltura intensiva sull’ambiente diventerà sempre più forte. Se a questo aggiungiamo un prevedibile aumento del consumo di carne – con tutto ciò che ne consegue in termini di consumo di acqua, terra ed energia – lo scenario è a tinte fosche.

I ricercatori hanno quindi provato a stabilire se la conversione all’agricoltura bio potesse essere una risposta alle sfide ambientali e umanitarie del prossimo futuro. A partire proprio dalla sostenibilità alimentare per una popolazione in crescita.

«Il nuovo studio – spiegano dal FiBL – dimostra che l’agricoltura biologica può giocare un ruolo importante per la sostenibilità della produzione alimentare, se combinata alla riduzione del consumo di prodotti animali».

Con un incremento dei terreni convertiti a bio, spiegano dall’istituto la sostenibilità alimentare “sarebbe assicurata persino con più di 9 miliardi di persone nel 2050. Un cambiamento che potrebbe inoltre portare alla riduzione delle emissioni di gas serra, così come alla diminuzione degli effetti negativi dell’eccesso di azoto e del ricorso massiccio ai pesticidi chimici. Allo stesso tempo, la superficie agricola utilizzata non aumenterebbe, se non di poco, a livello globale.

Ma l’agricoltura, da sola, non basta

Per ottenere tali importanti risultati sul fronte della sostenibilità alimentare e ambientale, non basta però ricorrere alla sola agricoltura bio. Occorre, secondo i ricercatori, prevedere una strategia complessiva, che cambi radicalmente i sistemi di produzione agroalimentare a livello globale. Anche perché, se l’agricoltura bio ha evidenti vantaggi (come abbiamo elencato), “richiede però un utilizzo di terreni maggiori”, perché generalmente si ottengono “rese minori se comparate all’agricoltura convenzionale”, spiegano dal FiBL.

Serve un cambiamento radicale anche nella produzione della carne e nell’atteggiamento dei consumatori finali.

Agli allevatori è richiesto di ridurre il consumo di mangimi concentrati da parte degli animali. L’alternativa è quella di ricorrere ai pascoli naturali. In questo modo, si ridurrà la necessità di utilizzare dei terreni agricoli per la produzione dei mangimi. Diminuendo, al contempo, le emissioni di gas serra per ogni chilogrammo di carne o latte prodotto.

I consumatori finali, invece, dovrebbero, insieme agli operatori della ristorazione, imparare a ridurre lo spreco di cibo.

«Basta che il 60% degli agricoltori – spiegano ancora i ricercatori – convertano al bio i propri terreni, che il consumo di mangimi concentrati sia ridotto del 50% e che lo spreco di cibo diminuisca della metà, per vedere un sistema di produzione alimentare con un impatto ambientale significativamente minore, con una riduzione globale delle emissioni di gas serra e un incremento appena marginale della superficie agricola globale».

Attuando i cambiamenti appena descritti, l’agricoltura biologica finirebbe per giocare un “ruolo chiave” nella sostenibilità alimentare e ambientale, sempre più necessaria per assicurare un futuro al pianeta e all’umanità intera.

FONTE:

http://www.fibl.org/en/media/media-archive/media-archive17/media-release15/article/neue-studie-belegt-bio-kann-einen-wichtigen-beitrag-zur-welternaehrung-leisten.html

Certificazione antimafia obbligatoria per accedere ai fondi PAC: rischio paralisi

Certificazione antimafia obbligatoria per accedere ai fondi PAC: rischio paralisi

Novità in tema di certificazione antimafia. Dal 19 novembre 2017, infatti, entra in vigore la legge 17 ottobre 2017, n. 161 recante‘Modifiche al codice delle leggi antimafia (dlgs 159/2011)’.

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 4 novembre, la normativa contiene all’art. 28, un comma che rischia di bloccare le concessioni dei Fondi Pac elargiti da Agea. Con effetti pesanti per l’agricoltura italiana.

Certificazione antimafia per accedere ai fondi PAC: la novità

Nello specifico, il comma all’art 28 descrive alcune disposizioni in merito all’acquisizione delle informazioni antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei. Si legge:

«L’informazione antimafia è sempre richiesta nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli demaniali che ricadono nell’ambito di regimi di sostegno previsti dalla Politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei».

La novità introdotta, dunque, è che la certificazione antimafia deve essere presentata per tutte le pratiche che richiedono la concessione di fondi europei. Per qualsiasi tipologia di terreno, acquisita a qualunque titolo.

Una disposizione che potrebbe creare non pochi problemi nella concessione dei fondi PAC. Il piano PAC 2014-2020 ha stanziato per l’Italia 52 miliardi di euro. Di questi, 41,5 vengono dall’Unione Europea e 10,5 dallo Stato.

L’Informatore Agrario: rischio blackout

Il problema è stato sollevato per primo da L’Informatore Agrarioche lancia l’allarme: “Niente certificazione, niente soldi della Pac”.

Secondo la rivista specializzata, la normativa potrebbe infatti portare allo stop di tutto il meccanismo di finanziamento di Agea, creando confusione e stalli burocratici.

Il comma, infatti, potrebbe mettere le Prefetture di fronte all’onere di dover vagliare circa 3 milioni di domande. Una mole di lavoro esagerata per una macchina burocratica di per sé già molto lenta. I pagamenti da parte di Agea e degli altri organismi pagatori, infatti, sono già in cronico ritardo.

L’unica speranza, dichiara la rivista, è l’approvazione di un emendamento al decreto fiscale, che elimini le ultime righe del comma incriminato.

D’altra parte, l’Italia si trova di fronte a una situazione paradossale. Il mancato automatismo tra confisca di suoli e sblocco dei fondi in alcuni casi consente alla malavita di continuare a percepire soldi anche dopo la perdita del terreno.

Le cooperative o le imprese sociali che, invece, ricevono in affido terreni confiscati incontrano difficoltà sempre più importanti nel ricevere aiuti comunitari.

Difficoltà che arrivano anche nell’ambito del PSR, il programma di sviluppo rurale, a sostegno della PAC. In particolare, in questo caso, il problema maggiore è non poter dare a garanzia suolo pubblico per ottenere finanziamenti. Un ostacolo significativo, perché i terreni confiscati alla mafia appartengono al demanio che, non potendo venderli, li può dare al massimo in comodato d’uso alle cooperative.

FONTI:

http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2017/2017-11-16/2017111637555341.pdf

http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2017/2017-11-15/2017111537537528.pdf

http://www.repubblica.it/economia/2017/10/01/news/il_paradosso_dei_fondi_per_l_agricoltura_che_rischiano_di_andare_alla_mafia_e_non_agli_agricoltori-176658036/