Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2014

USA : gli agricoltori biologici in tribunale per cercare protezione da Monsanto

Quasi tre anni fa la OSGATA, l’Associazione di produttori e commercianti di sementi biologiche, insieme ad altri soggetti della società civile e del mondo agricolo hanno deciso di intentare una causa legale nei confronti della Monsanto, nota multinazionale OGM. Obiettivo dell’azione legale quello di impedire alla stessa Monsanto di rivendicare violazioni di brevetto da parte dei membri dell’associazione nel caso di contaminazioni involontarie di OGM. Un paradosso (oltre alla contaminazione, anche la pretesa richiesta di risarcimento) rispetto alla quale mai fino ad ora alcun tribunale americano aveva riconosciuto all’associazione l’effettivo danno subit, né concesso che la cosa costituisse una vera e propria minaccia alla sopravvivenza stessa degli agricoltori, costretti a confrontarsi con un colosso di tali dimensioni. Una situazione ben descritta da uno dei produttori di sementi coinvolti nella causa legale: “Immaginate che il vostro vicino, avendo deciso di dipingere di viola la propria abitazione, abbia spruzzato gocce di vernice sulla vostra porta bianca. Come reagireste se, anziché pagarvi il danno, vi citasse per appropriazione della sua vernice? Non ha assolutamente alcun senso”. La vicenda riporta al centro non solo il grave rischio cui gli agricoltori in ogni parte del mondo sono sottoposti a causa dell’aggressività delle multinazionali OGM, ma anche l’arroganza di queste aziende, disposte a far valere tutto il loro peso politico ed economico in casi come questo. Per fortuna, la OSGATA non è sola nella sua battaglia, visto che già oltre 300.000 persone, 4.500 agricoltori e molte associazioni ambientaliste e di consumatori americane hanno deciso di sostenere l’Associazione nella sua battaglia. Il pronunciamento del tribunale è atteso per i prossimi mesi dell’anno.

Fonte: Oneco

Taiwan punta sul biologico

Secondo quanto previsto dal Consiglio per l’Agricoltura d Taiwan, la superficie agricola destinata al biologico potrebbe triplicare entro il 2020, passando a 15.00 ettari complessivi. Il Consiglio ha prodotto infatti un rapporto in merito ai risultati conseguiti nello sviluppo del settore biologico a Taiwan, compresa una serie di programmi di formazione e servizi tecnici che hanno conentito all’agricoltura biologica Taiwanese di crescere fino all’attuale estensione di quasi 6.000 ettari (5.930 ettari, per la precisione), contro i soli 2.356 ettari del 2008. Il Consiglio ha incentivato concretamente il bio attraverso l’individuazione di 14 cosiddetre “aree designate”, 12 villaggi agricoli, 17 mercati, 120 sportelli di servizio e 140 negozi on-line dedicati al biologico. Grazie agli sforzi governativi, oggi 346,000 studenti delle scule elementari, medie e superiori di New Taipei hanno a disposizione almeno un pasto a settimana che comprende verdure biologiche, secondo quanto riportato dal documento del Consiglio. Lo stesso Consiglio ha sottolineato che gli sforzi compiuti sono parte di una politica di più ampio respiro della durata prevista di 10 anni volta a promuovere e ampliare la filiera degli alimenti biologici. “Vorremmo fare Taiwan un’isola biologica sana, felice e sostenibile”, hanno dichiarato rappresentanti dell’organismo taiwanese.

Fonte: Oneco

Mipaaf, dieci seminari dedicati ai giovani imprenditori in agricoltura

Dal prossimo mese di febbraio prenderà il via una serie di seminari dedicati ai giovani imprenditori agricoli a cura del Mipaaf – Promozione dell’Imprenditorialità Giovanile in Agricoltura (l’Ex Oiga, Osservatorio per l’Imprenditorialità Giovanile in Agricoltura, soppresso dalla L.135 del 07/08/2012). “Giovani Imprenditori in Agricoltura: il panorama delle opportunità”, è un’iniziativa articolata in 10 incontri che il Ministero organizza in collaborazione con ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), SGFA (Società di Gestione Fondi per l’agroalimentare) e le Regioni. Gli incontri si svolgeranno a partire dal mese di febbraio e fino a maggio. Il calendario di dettaglio è il seguente: 12/02,  La Spezia; 26/02, Ancona; 12/03, Bologna; 19/03, Matera; 26/03, Campobasso; 09/04, L’Aquila; 16/04, Napoli; 30/04, Mantova; 07/05, Lamezia Terme; 14/05, Viterbo. Ulteriori informazioni a questo link

Fonte: AIOL, Mipaaf

Etichettatura carni: il PE si oppone alla proposta della Commissione Europea

Il Parlamento Europeo si esprime in merito alle modifiche proposte dalla Commissione Europea riguardanti l’etichettatura di carni fresche e surgelate. La Commissione infatti aveva avanzato la proposta di riportare in etichetta unicamente l’indicazione dei Paesi in cui gli animali erano stati allevati e macellati, con l’eventualità che le carni suine fossero etichettate come allevate in un determinato Stato membro con una permanenza di soli 4 mesi, che scendevano ad uno solo nel caso del pollame. Escludendo l’etichettatura obbligatoria che riportasse anche il luogo di nascita dell’animale. I parlamentari europei  hanno giudicato insufficienti queste misure a tutela dei consumatori, già allarmati dai numerosi scandali recenti nel settore, ritenendo fondamentale la presenza di regolamenti più restrittivi in materia di tracciabilità dei prodotti. “Vogliamo un’etichettatura obbligatoria per il luogo di nascita, d’allevamento e di macellazione per ogni tipo di carne, come già avviene per i bovini. Ciò permetterà ai consumatori di sapere quanto l’animale avrà viaggiato e se avrà sostato in Paesi che mantengono buoni standard per il benessere animale” – ha dichiarato Glenis Willmott, responsabile della stesura della risoluzione,  adottata con 34 voti a favore, 21 contrari e 3 astensioni. La risoluzione richiede alla Commissione Europea il ritiro del regolamento e la riformulazione dello stesso con l’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni (suina, ovina e pollame) dalla nascita dell’animale fino alla macellazione, come già adottato nel caso della carne bovina. LA risoluzione sarà votata durante la prossima sessione plenaria a Strasburgo, prevista dal 3 al 6 febbraio.

Fonte: Greenbiz

Bioreport 2013: l’Italia è sempre più bio

Interessanti aggiornamenti rispetto al quadro del biologico italiano, quelli forniti dal volume Bioreport 2013, realizzato realizzato nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale 2007-2013 dall’INEA in collaborazione con il MIPAAF, l’ISMEA e il SINAB IAM.B. Nella penisola, ben il 61,7% dei comuni ospita sul proprio territorio almeno un’azienda biologica, con una concentrazione prevalente nell’Italia centro-meridionale. Tra gli 8.077 comuni in cui è suddiviso il territorio nazionale, spiccano Noto (SR), con ben 446 aziende, Corigliano Calabro (CS), con 242, e Poggio Moiano (RI), con 241. Nella maggior parte dei casi le aziende agricole bio sono situate nella media collina (il 61% del totale) o addirittura in aree montane (il 21%), anche in virtù delle caratteristiche del territorio, meno vocato all’agricoltura estensiva e, per condizioni pedo-climatiche, più adatto ad una produzione orientata sulla qualità certificata più che sulla quantità. In genere le aziende censite sono molto più estese delle omologhe convenzionali (27,7 ettari di SAU contro i 7,9 del totale aziende), e nell’insieme contribuiscono a fare dell’Italia uno dei dieci paesi al mondo con la maggiore superficie impiegata a biologico. Nel nostro paese infatti ben 1.167.362 ettari sono coltivati secondo il metodo bio (con una crescita del 6,4% rispetto al 2011) e, secondo i dati Sinab, l’agricoltura italiana resta ai vertici di questa speciale classifica anche per numero di aziende biologiche (40.146) e per percentuale di SAU bio sul totale (superiore al 9%). Crescono anche gli operatori, che sfiorano quota 50.000 (49.09, l’81% dei quali produttori esclusivi, con un incremento del 3% rispetto al 2011), per un mercato che attualmente muove un giro d’affari di 1,7 miliardi di euro in costante crescita a dun tasso inferiore solo a Croazia, Olanda e Danimarca. Note positive anche per quanto riguarda l’acquisto di prodotti biologici confezionati nella GDO, aumentati del 7,3% nel corso del 2012, pur in presenza di una situazione di stasi della spesa alimentare, anche a causa della congiuntura economica negativa. Il bio, insomma, continua a crescere malgrado tutto, premiato dalla scelta dei consumatori anche in un periodo di crisi come questo.

Fonte: Sinab, Ismea, Agenparl

Dimissioni De Girolamo, l’ennesimo cambio al vertice per l’agricoltura italiana

Non c’è pace al dicastero dell’Agricoltura: 5 ministri dal 2010. Mentre il mondo agricolo italiano si sforza di chiedere solidità e programmazione per il futuro del settore e delle aziende agricole italiane, specialmente in questo momento cruciale con l’applicazione della Nuova PAC è alle porte, al Ministero delle Politiche agricole è in corso un via vai di ministri. Infatti, dal 16 aprile 2010 da quando il ministro leghista Luca Zaia tornò alla guida della Regione Veneto, ad oggi – con le dimissioni della De Girolamo – ben cinque ministri (con loro due) si sono succeduti alla poltrona del dicastero. A Luca Zaia è succeduto Giancarlo Galan (dal 16.04.2010) fino al 23 marzo 2011; poi Francesco Saverio Romano fino al 16 novembre 2011; poi ancora è stata la volta di Mario Catania fino al 28 aprile del 2013 quando ha lasciato il posto, con il governo Letta, a Nunzia De Girolamo, che oggi, dopo nove mesi lascia il Ministero delle Politiche Agricole. Chi sarà il prossimo? E con quale Governo? E’ inutile dire quanto danno al settore ha fatto (e continua a fare) questa instabilità politica. L’agricoltura, con tutti i suoi problemi ma anche con le sue grandi potenzialità, come sempre (o quasi) proverà a fare da sola facendo leva sul sistema delle imprese, sulla bravura dei propri produttori e sull’export in aumento, soprattutto per i vini e i prodotti agroalimentari di qualità. Con una politica forte si poteva fare molto di più, ma pazienza…