Suolo e Salute

Mese: Febbraio 2013

Disponibili on line gli estratti dall’ultimo “The World of Organic Colture”

In un articolo pubblicato di recente sul nostro sito (http://www.suoloesalute.it/?p=1067) abbiamo dato ampio risalto ai dati FiBL-IFOAM presentati all’indomani del Biofach nel corso della sessione “The World of Organic Agriculture – Statistics and Emerging Trends”. Le statistiche e i trend del settore sono stati illustrati da Markus Arbenz dell’ International Federation of Organic Agriculture Movements (IFOAM), Amarjit Sahota di Organic Monitor e, per l’Istituto di Ricerca dell’agricoltura biologica (FiBL) da Beate Huber, e Helga Willer of FiBL. Sono ora disponibili on line le prime slides della presentazione di Norimberga, suddivise il tre parti. Cliccando sui rispettivi titoli è possibile scaricare il documento in formato pdf.

 

 

Parte 1: Dati globali 2011 e scenario dell’indagine (in lingua inglese)

Parte 2: Uso del suolo e colture chiave nell’agricoltura biologica 2011 (in lingua inglese, non ancora on line)

Parte 3: L’agricoltura biologica nelle regioni 2011 (in lingua inglese)

 

Fonte: Organic World

Il pomodoro biologico? Più “stressato” e quindi più salutare

La notizia, dei giorni scorsi, getta una nuova luce sui benefici dell’agricoltura biologica e sull’effetto che il metodo organico può avere sulle coltivazioni. Ricercatori brasiliani infatti hanno messo a confronto due colture sottoposte ad analoghe condizioni colturali e climatiche, una biologica e una convenzionale. A maturazione, hanno confrontato i frutti sottoponendoli ad una serie di analisi e test sui nutrienti. E’ emerso così che i pomodori biologici hanno una concentrazione di vitamina C superiore di ben il 55% rispetto a quelli convenzionali, percentuale che sale addirittura al 139% nel caso dei fenoli totali. Superiore anche l’acidità (+29%) e la massa  della parte solida solubile (+57%), a fronte di un calo sensibile nella taglia dei frutti, più piccoli in media del 40% nel caso di quelli biologici. La ricerca è stata condotta dagli agronomi della Federal University di Ceará, in Brasile che hanno pubblicato i risultati della ricerca nello studio “The Impact of Organic Farming on Quality of Tomatoes Is Associated to Increased Oxidative Stress during Fruit Development”. Il motivo delle differenze riscontrate nella ricerca risiede nel maggiore stess ossidativo cui sono sottoposti i pomodori bio, che obbliga la pianta a rispondere attivando i propri meccanismi di difesa, mancando la difesa dei pesticidi. Si tratta di una ricerca dagli esiti molto importanti perché evidenzia non solo che l’agricoltura biologica è caratterizzata da un quantitativo minore di sostanze nocive, come ovvio, ma che al tempo stesso possiede molte sostanze benefiche in più. Un’indicazione preziosa per gli agricoltori, ma anche per i consumatori: un prodotto agroalimentare più piccolo nella taglia e magari esteticamente meno accattivante, coltivato secondo il metodo biologico, in realtà è un serbatoio di vitamine e antiossidanti ed è senza dubbio migliore da un punto di vista tradizionale.

Fonte: il Fatto Alimentare

Agricoltura europea: calano le aziende, ma crescono i biologico e le agro energie

E’ uno scenario a doppia faccia quello che emerge dall’analisi di due rapporti pubblicati di recente riguardanti il comparto agricolo europeo: Rural Development in the EU – Statistical and Economic Information Report 2012 a cura della Commissione Europea  e Agriculture, fishery and forestry statistics 2010-2011 dell’ Eurostat.  Secondo il quadro che ne emerge, nei paesi dell’Unione durante il quadriennio 2007-2010 sono diminuite numericamente le aziende agricole e, conseguentemente, si è assistito ad un sensibile calo nei posti di lavoro a tempo pieno, ridottisi di circa due milioni, ma parallelamente la dimensione media delle imprese e la produzione sono aumentate e, soprattutto, in molte si sono dedicate alla produzione biologica e alle agro energie.

Il calo numericamente più consistente ha riguardato la Germania, con una flessione record del 19,3%; numeri meno negativi ma comunque importanti anche per Francia (-2,1%) e Italia (-3,5%), ma bilanciati come detto da un significativo aumento della produzione che ha coinvolto la maggior parte dei paesi europei con picchi in Slovacchia (+285%), Repubblica ceca (+85%), Polonia (+77%) e Lettonia (+68%). A crescere soprattutto la SAU coltivata a biologico, aumentata del 42% nel periodo 2005-2010, settore questo dove il nostro paese, con circa 48000 aziende biologiche, detiene saldamente il primato di “nazione bio d’Europa”. Importante anche la produzione di agro energie, ovvero energie rinnovabili da agricoltura e foreste, che hanno raggiunto rispettivamente 17,5 e 80,8 milioni di TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio).

Fonte: Fa.re.na.it – Lamiaterravale.it

Progetto BioTerr, l’impegno di Suolo e Salute per il rilancio dei territori marginali tramite il biologico

 

L’esperienza della Val di Vara, la “Valle del biologico”, come modello da replicare in altri territori vocati all’agricoltura di qualità. E’ questo lo scopo principale del progetto BioTerr, che Suolo e Salute si sta impegnando a promuovere in diverse realtà della penisola. Un’iniziativa che intende utilizzare la sostenibilità e l’agricoltura biologica come motori dello sviluppo di territori considerati altrimenti marginali. Proprio questo modello è stato al centro della missione di una delegazione di docenti provenienti dall’Università giapponese di Kagoshima, alla quale abbiamo dedicato uno specifico approfondimento.

Del progetto BioTerr ha parlato diffusamente nei giorni scorsi Alessandro D’Elia, responsabile Marketing e Sviluppo di Suolo e Salute, intervistato ai microfoni d Greenplanet durante il recente Biofach di Norimberga. L’intervista completa è consultabile al seguente link.

Fonte: Suolo e Salute, Greenplanet

 

Docenti giapponesi presso la sede ligure di Suolo e Salute per studiare l’esperienza della Val di Vara

Un gruppo di docenti dell’università giapponese di Kagoshima (http://www.kagoshima-u.ac.jp/) ha fatto visita nei giorni scorsi alla sede di Suolo e Salute di Varese Ligure (SP), nell’ambito di uno studio che l’ateneo nipponico sta compiendo riguardo ad alcune realtà rurali dell’Unione Europea particolarmente interessanti quale modello di sviluppo compatibile con l’ambiente e la tutela del territorio. In particolare gli scienziati giapponesi erano interessati a comprendere meglio i meccanismi di gestione delle risorse, utilizzo degli aiuti economici comunitari e di promozione delle politiche legate all’agricoltura biologica. Pur non trattandosi di una missione con dichiarate finalità politiche, non di meno l’esperienza riportata dagli accademici potrà servire alle autorità giapponesi come spunto per indirizzare al meglio successive scelte politiche e di governance su scala regionale o nazionale. In particolare, la missione giapponese si riprometteva di raccogliere elementi utili allo sviluppo delle comunità rurali del Sol Levante grazie ad un confronto e ad uno scambio di esperienze e informazioni. La Val di Vara è diventata pertanto meta del viaggio di studi degli accademici di Kagoshima grazie al report elaborato recentemente da Jetro (http://www.jetro.go.jp/italy/), un ente semi-governativo giapponese per la promozione del commercio e degli investimenti che aveva concentrato la propria attenzione proprio sulla realtà di Varese Ligure. Nell’ambito della visita, oltre alla Val di Vara la delegazione ha visitato anche la vicina Garfagnana. Della specifica realtà di  Varese Ligure ha particolarmente colpito i visitatori il fatto che la scelta del biologico abbia riguardato un intero comparto territoriale, tant’è che nel comune di Varese Ligure la SAU coltivata a bio è superiore a quella destinata a colture convenzionali, unitamente al fatto che l’iniziativa fosse derivata dall’azione delle autorità locali (nella fattispecie, il compianto sindaco Caranza) e non dall’iniziativa privata. Proprio la lungimiranza di Mauro Caranza, ex Sindaco del comune ligure, ha colpito i docenti giapponesi, unitamente alla sua perseveranza nel perseguire il suo obiettivo, che ha dato frutti di cui ancor oggi  beneficia l’intero comprensorio. Oltre all’investimento sul biologico e alla rivalutazione e rivitalizzazione del centro storico, ottenute grazie ai contributi dei Piani Organici di Intervento, la delegazione è stata favorevolmente impressionata  dalla scelta delle energie rinnovabili, grazie alla quale attualmente nel territorio di Varese Ligure viene prodotta più energia di quanta ne venga consumata).

Per quanto riguarda la specifica esperienza di Suolo e Salute, che da molti anni certifica la stragrande maggioranza delle aziende biologiche della Valle, i sei docenti hanno avuto modo di parlare in particolare con Antonio Spinelli, direttore della sede Piemonte e Liguria della società, per meglio comprendere le modalità di controllo delle aziende agricole e della filiera e per approfondire alcuni dati statistici relativi alle aziende bio certificate da Suolo e Salute. La delegazione ha inoltre incontrato l’attuale sindaco di Varese Ligure Michela Marcone che ha raccontato la storia del progetto Valle del Biologico e le attuali prospettive per il territorio, e Sergio Traverso, direttore della Cooperativa Casearia Val di Vara e direttore di ARS Food, importante stabilimento di yogurt bio insediato nella valle e più volte premiato con diversi riconoscimenti nazionali ed europei per la qualità dei propri prodotti. Tra le personalità incontrate nel corso della visita, anche il Fulvio Gotelli, presidente della Coop. Carni S. Pietro Vara.

Un’esperienza, quella del distretto del biologico della Val di Vara,  che i sei delegati giapponesi sperano di poter replicare anche in madrepatria, dove al momento non esistono esperienze paragonabili. Il Giappone da questo punto di vista è sicuramente un territorio che si può prestare a replicare l’esperienza di Varese Ligure, anche se l’estrema frammentazione della proprietà agricola costituisce un indubbio ostacolo al sorgere di progetti analoghi.  Un frazionamento eccessivo che crea non poche difficoltà alle aziende di produzione zootecnica interessate ad avvicinarsi al bio. Sette anni fa, nel 2006, è stata introdotta dal Governo di Tokio una normativa nazionale concepita per incentivare il settore del biologico, ma si tratta a detta dei docenti di un provvedimento in cui alcune lacune particolarmente evidenti rendono ancora poco “attraente” questo tipo di coltivazione. Anche a livello di contributi, la realtà giapponese è assai diversa da quelle europee, dal momento che i contributi si limitano a supportare la sola fase di transizione dal convenzionale al biologico, terminata la quale non sono previsti ulteriori finanziamenti. Né esistono situazioni assimilabili al concetto di Distretto Rurale Bio come accade invece in realtà quale quella di Varese Ligure. Ferrei invece i controlli, con ben 60 Organismi di Controllo muniti, come in Italia, di un Comitato di Certificazione che valuta le pratiche delle singole aziende agricole.

Fonte: Suolo e Salute

A Nairobi il Consiglio dellUnep e il Forum dei Ministri dell’Ambiente. Ban Ki-moon: sono maturi i tempi per progredire nella direzione della sostenibilità

E’ in corso a Nairobi da lunedì scorso 18 febbraio e fino a domani, venerdì 22) il Consiglio direttivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). L’incontro ha la duplice valenza di costituire una sessione ordinaria del Consiglio Unep e di svolgere anche la funzione di Forum ministeriale mondiale sull’ambiente. Un’occasione importantissima per fare il punto sul post-Rio +20, la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile svoltasi nel giugno dell’anno scorso in Brasile, nel corso della quale è stato deciso un rafforzamento del Programma Unep, l’introduzione dell’adesione universale e le valutazioni sul contributo dell’Unep al processo di realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile decisi a Rio.

Uno degli obiettivi del Consiglio è proprio quello di rafforzare il ruolo dell’Unep, in maniera tale da poter costituire effettivamente uno strumento di supporto fondamentale nella direzione della sostenibilità dello sviluppo.

«Nel trovare la formula ottimale per un rafforzato e aggiornato Unep – ha dichiarato in apertura dei lavori Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep – abbiamo anche bisogno di riflettere e concordare un impegno maggiore dei grandi gruppi e delle parti interessate che hanno concluso una pre-riunione ieri. Abbiamo bisogno della creatività e la visione di molti settori della società compresa la società civile, gli scienziati e le imprese, se l’obiettivo di Unep è quello di raggiungere il suo pieno potenziale di cambiamento».

«Oggi e per i prossimi quattro giorni la città di Nairobi può essere definita la “capitale ambientale del Mondo“- ha proseguito Steiner – Le decisioni dei Capi di Stato e dei governi prese a Rio+20, inclusa la partecipazione universale ad Unep, segna un nuovo punto di partenza per le nazioni in tutto il mondo rispetto alla cooperazione internazionale in materia ambientale. Oggi ci sono molti volti nuovi che partecipano al Consiglio direttivo per la prima volta insieme a quelli familiari. A questo proposito stiamo collettivamente facendo una piccolo ma significativo pezzo di “storia” a sostegno del futuro che vogliamo».

Steiener ha anche ricordato la nuova campagna delle Nazioni Unite “Think-Eat-Save: Reduce Your Foodprint“, nata con l’intento di riunire intorno al tema dell’”impronta alimentare” agricoltori, consumatori, e distributori di tutto il Pianeta.

Nell’’ambito dei lavori dell’Unep è intervenuto anche il generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che nel celebrare  il 40° anniversario della nascita dell’Unep ha dichiarato che «il momento è maturo per far avanzare l’agenda dello sviluppo sostenibile» soffermandosi in particolare sui temi della green economy e del quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, all’interno del quale ha esortato i ministri dell’ambiente a lavorare allo scopo di aumentare la loro influenza a livello decisionale nella prospettiva di cogliere appieno le grandi opportunità offerte dalla sostenibilità. «Trovare soluzioni a lungo termine per i nostri problemi economici, sociali e ambientali non è un compito facile – ha dichiarato il Segretario –  Collegare i vari aspetti tra acqua, cibo, la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, l’urbanizzazione, la povertà, la disuguaglianza e l’emancipazione delle donne di tutto il mondo significa avere coraggio e risoluta volontà da parte di tutti i settori della società».

Fonte: Greenreport