Suolo e Salute

Category: Biologico (Mercato, Statistiche, Ricerca, Normativa, Estero)

Pac post 2020: più semplice, attenta ai giovani e all’innovazione

A fine ottobre, il Parlamento Europeo ha votato un rapporto di iniziativa sulla Pac post 2020: semplificazione, maggiori finanziamenti e attenzione ai giovani sono i punti chiave emersi tra le proposte degli europarlamentari.

Si tratta di una risoluzione non vincolante, “di iniziativa”, che non costituisce un vero e proprio testo legislativo ma che, se approvata, fornirà alla Commissione europea una serie di linee guida da seguire per la nuova Politica agricola comune.

Una soluzione che dia “attenzione particolare alle piccole e medie aziende agricole, il 79% delle realtà europee“, spiega Eric Andrieu, relatore del dossier nonché vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento, incentivando i giovani e la sostenibilità delle loro aziende.

Landscape with straw bales against sunset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questi i punti essenziali del rapporto:

  • Semplificazione: la nuova Pac 2020-2026 dovrà essere più semplice, non solo nella sua comprensione, ma anche in merito ai requisiti richiesti per ogni capitolo di spesa, con un occhio particolare a quelli destinati ai pagamenti diretti, che non dovranno subire aumenti per scongiurare ricadute negative sulla loro allocazione.
  • Maggiori incentivi e detrazioni fiscali: soprattutto per i più giovani, in modo da facilitare l’accesso alla terra e ai capitali. Dovranno inoltre essere messi a disposizione tutti gli strumenti previsti dalla Pac e finalizzati a semplificare l’avvio di un’attività agricola e la sua durata nel tempo.
  • Innovazione e ricerca: questi due punti devono diventare una priorità della nuova Pac post 2020. A tal proposito, fanno presente gli eurodeputati, gli Stati membri dovrebbero utilizzare anche i fondi dei programmi quadro Horizon2020 e dell’European innovation partnership (Eip).
  • Accesso alla terra: dovrebbe essere incentivato anche a favore delle realtà agricole più piccole e sperimentali.
  • Interventi dell’Ue nel mercato: più rapidi e profondi, sia in caso di crisi che per garantire la resilienza del mercato agricolo europeo, correggendo eventuali sbilanciamenti.
  • Aiuti alla filiera corta: importantissima sia per quanto riguarda i posti di lavoro che la qualità dei prodotti agricoli.

Secondo l’eurodeputato Eric Andrieu, la nuova Pac post 2020 dovrà effettuare un importante cambio di rotta. Fino ad oggi, infatti, “ha incentivato le concentrazioni produttive e le grandi aziende”. Nel futuro, invece, dovrà dare “un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese agricole, il 79% delle realtà agricole europee”.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/10/28/pac-2020-2026-giovani-innovazione-ricerca-e-semplificazione/51680

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/10/05/pac-post-2020-le-nuove-sfide/50363

 

Eurostat: il Bio Made in Italy tra i più dinamici d’Europa

L’Eurostat, l’Ufficio di Statistica dell’Unione Europea, ha certificato la dinamicità del settore dell’agricoltura biologica nel nostro Paese. L’organismo comunitario ha di recente reso note le ultime statistiche sul settore in tutta Europa, certificando una crescita sostenuta rispetto a 5 anni fa.

I dati, riferiti al 2015, parlano di una crescita di due milioni di ettari coltivati col metodo biologico, rispetto al 2010. In totale, l’anno scorso sono state registrate aree certificate bio o in via di conversione pari a 11 milioni di ettari. La superficie bio sul totale dei terreni agricoli nell’Unione Europea ha raggiunto una percentuale del 6.2%. Era al 5.2% nel 2010. Alla fine dello scorso anno, sono stati registrati 271.500 produttori bio in tutta Europa, con un incremento del 5.4% rispetto all’anno precedente e del 23.5% sul dato di 5 anni fa.

Italia, Spagna, Francia e Germania fanno registrare le performance migliori in termini di aree totali dedicate al metodo di coltivazione biologica e anche per quanto riguarda il numero di produttori nel settore. Queste 4 nazioni rappresentano infatti più della metà (il 52%) sia delle aree che dei produttori bio in Europa.

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L’Italia è in ottima posizione anche in termini di quota bio sul totale delle superfici agricole coltivate: con i suoi 1,5 milioni di ettari, la percentuale arriva al 12%. Fanno meglio l’Austria, prima in Europa con oltre il 20% sul totale, la Svezia, l’Estonia, la Repubblica Ceca e la Lettonia.

L’Italia ha inoltre fatto registrare un incremento delle superfici coltivate a bio: +34% rispetto al 2010. Un aumento generalizzato a tutti gli stati europei, che vede rare eccezioni nel Regno Unito (-29.1%), in Norvegia (-16.7%) e in Olanda (-4%).

Il nostro Paese, infine, ha fatto registrare ottimi risultati anche in termini di aziende trasformatrici di alimenti bio, dominando insieme alla Francia la classifica per numero di operatori.

L’agricoltura biologica”, si legge nella nota Eurostat che presenta i dati, “combina le migliori pratiche di tutela ambientale, alti livelli di biodiversità, la preservazione delle risorse naturali ed elevati standard produttivi, basati su sostanze e processi naturali. Essa rifornisce un mercato specifico, rispondendo a una specifica domanda dei consumatori, e allo stesso tempo contribuisce alla creazione di benefici pubblici in termini di protezione ambientale, benessere animale e sviluppo rurale”.

FONTI:

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Organic_farming_statistics#Potential_for_growth

http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/7709498/5-25102016-BP-EN.pdf/cee89f9e-023b-4470-ba23-61a9893d34c8

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/10/25/agricolturabiologico-in-crescitaitalia-tra-piu-dinamici-ue_78695b17-0edb-4998-bfc8-8fd92b0461d8.html

India: l’agricoltura bio ‘conquista’ le zone aride e contrasta il global warming

L’India punta sull’agricoltura biologica. Alcuni dei progetti avviati nel subcontinente sono modelli d’ispirazione per tutto il settore. Come il Sikkim, regione nel nord-est del Paese che ha raggiunto il 100% di agricoltura bio, nel corso di 12 anni. O come il villaggio di Kedia, dove gli agricoltori locali stanno mescolando sapientemente tecniche agricole tradizionali, insieme alle nuove strategie di coltivazione bio.

Oggi scopriamo il villaggio di Dantiwara, nella regione del Rajasthan, dove alcune aree desertiche prendono vita grazie all’agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici.

Il progetto è stato condotto dai produttori locali, insieme al CAZRI (Central Arid Zone Research Centre), un centro di ricerca specializzato nella riqualificazione delle zone aride nell’India centrale. Il World Food Security Day, tenutosi il 16 ottobre, è stata l’occasione per presentare l’iniziativa.

Durante gli ultimi 8 anni di intensa ricerca”, spiega lo scienziato Arum Kumar Sharma del CAZRI, “siamo arrivati all’inequivocabile conclusione che l’agricoltura biologica sia la panacea di tutti i mali causati dall’uso di fertilizzanti e pesticidi biologici”. Non solo. Questo tipo di coltivazione aiuta anche ad “incrementare la salute del suolo, così come la resistenza del raccolto”.

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Sharma ha aggiunto che le vaste distese desertiche presenti nella regione, offrono le condizioni ideali per la promozione dell’agricoltura biologica. L’idea è che queste terre sono completamente ‘vergini’, sono state cioè protette dall’impatto degli agenti chimici. È possibile inoltre adattarle rapidamente alle nuove pratiche di coltivazione naturali. Ad oggi, a Dantiwara i terreni che hanno effettuato una conversione completa al bio sono pari a 400 bigha (unità di misura locale: ogni bigha è pari a circa 1.600 mq). L’obiettivo è di arrivare al 100% il prima possibile, rendendo il villaggio un modello per tutta la regione e per l’India intera.

All’appuntamento è intervenuto anche Tulcha Ram, responsabile regionale per il bio di Bharatuya Kisan Sangh, organizzazione non governativa che raccoglie agricoltori e allevatori locali. Ram ha raccontato la crescita dell’interesse delle aziende agricole locali verso le nuove tecniche di agricoltura biologica, anche nelle zone aride, che rappresentano oggi il 60% del territorio. E ha ricordato che “l’uso prolungato di agenti chimici sotto forma di fertilizzanti e pesticidi non ha solo ridotto il potenziale del suolo in maniera considerevole. Ha avuto anche dei costi elevati in termini sanitari ed economici” per gli agricoltori locali.

FONTI:

http://timesofindia.indiatimes.com/city/jodhpur/Organic-farming-to-curb-global-warning/articleshow/54876002.cms

http://www.cazri.res.in/

http://www.bharatiyakisansangh.org/

http://www.suoloesalute.it/dai-pesticidi-fertilizzanti-chimici-allagricoltura-biologica-miracolo-indiano-kedia/

http://www.suoloesalute.it/indiano-primo-paese-100-biologico/

Nasce OK-Net Arable: piattaforma di informazioni e consigli utili per agricoltori bio

Il 3 Ottobre è stata lanciata una piattaforma web, OK-Net Arable, che ha l’obiettivo di migliorare gli scambi informativi tra gli agricoltori europei. Le tecniche di coltivazione biologica hanno numerosi vantaggi, che conosciamo bene. Possono essere  peròanche molto complesse: i coltivatori hanno bisogno di un livello piuttosto elevato di conoscenze e capacità. Ecco perché può essere utile migliorare lo scambio di informazioni tra gli operatori del settore, per condividere esperienze, tecniche e consigli pratici.

“Lavorando insieme con agricoltori e associazioni del settore, OK-Net Arable renderà accessibili soluzioni pratiche per la coltivazione biologica”, spiega Bram Moeskops, coordinatore del progetto. “Allo stesso tempo, offriremo loro gli strumenti tecnologici per discutere come funzionano tali tecniche sul campo, nelle loro specifiche condizioni geografiche e climatiche. Questo dovrebbe spingere gli agricoltori al miglioramento delle soluzioni e, in definitiva, ad aumentare la produttività e la qualità dei raccolti biologici in tutta Europa”.

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La piattaforma OK-Net Arable è parte di un progetto omonimo, coordinato da IFOAM EU, che ha ricevuto un finanziamento dal programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europea, Orizzonte 2020. Il sito è disponibile in italiano, in inglese e in altre 8 lingue europee.

Allan Leck Jensen, ricercatore senior presso il Dipartimento di Ingegneria della Aarhus University e sviluppatore del progetto OK-Net Arable, ha spiegato le diverse fasi di realizzazione della piattaforma.

I bisogni dei coltivatori sono stati presi in considerazione a ogni passaggio dello sviluppo, per rendere la piattaforma semplice da utilizzare. Il sito web è disponibile in 10 lingue e le soluzioni sono state divise secondo i principali temi dell’agricoltura biologica: Qualità del suolo e fertilità, Gestione dei Nutrienti, Controllo dei parassiti e delle malattie, Piante infestanti e Soluzioni per specifiche coltivazioni. Agricoltori ed esperti del settore possono trovare soluzioni e interagire tra loro, ma possono anche proporre a loro volta soluzioni e tecniche”.

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/10/03/press-release-new-platform-farmers-find-organic-solutions-and-exchange-knowledge

http://farmknowledge.org/

L’Agricoltura Biologica spopola in Emilia Romagna: boom a Ferrara

Il settore dell’agricoltura biologica sta vivendo un periodo di fioritura importante in tutta Italia, in modo particolare in Regioni come Calabria, Puglia e Sicilia, dove grazie allo strumento dei Psr e ai fondi europei, sono presenti le maggiori superfici agricole investite nel biologico (dati 2014).

Uno sviluppo importante nel settore ha investito, però, anche il centro-nord. È il caso dell’Emilia Romagna che, secondo l’ultimo rapporto sul biologico presentato dal Centro Studi di Confagricoltura, ha visto una variazione del +9,9% tra il 2013 e il 2014, passando dagli 80.924 ettari originari agli 88.899 dell’ultima rilevazione. In particolare, a stupire è la performance della provincia di Ferrara, con i suoi 12mila ettari di terreno coltivati con metodi green. Un sistema che sta riscontrando molto successo, soprattutto sul fronte delle esportazioni: “Il settore biologico sta dimostrando grande vivacità oltre ad essere proiettato verso i mercati esteri” ha spiegato di recente Pier Carlo Scaramagli, presidente di Confagricoltura Ferrara. Scaramagli tenta anche di spronare le istituzioni per un impegno maggiore nel settore:“Oltre a consolidare l’aggregazione dell’offerta dei produttori, è necessario aumentare la ricerca: il biologico, infatti, potrebbe rappresentare un investimento tecnologico per il futuro oltre ad una concreta possibilità soprattutto del seminativo e della frutticoltura”. Servono, quindi, maggiori investimenti nel campo dell’innovazione: il piano strategico nazionale per l’agricoltura biologica, appena approvato, va in questa giusta direzione.

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D’altronde è ormai assodato che se l’intero comparto agricolo vuole crescere a livello nazionale, deve seguire le orme delle aziende più green. Le imprese che hanno scelto, in Italia, l’agricoltura biologica hanno superato le 55mila, facendo marcare un +6% ogni anno a partire dal 2011. La coltivazione sostenibile rappresenta più del 10% dell’intera superficie agricola nazionale (circa un milione e mezzo di ettari).

L’agricoltura biologica nostrana ha una vocazione soprattutto per l’export: secondo i dati Confagricoltura, oltre il 74% delle imprese italiane del settore è presente sui mercati internazionali da più di 5 anni, con sbocchi soprattutto nel Nord Europa (Germania e Francia su tutte). Il primo Paese extraeuropeo per importazione del Made in Italy sono gli Stati Uniti. Tra i prodotti privilegiati dai mercati esteri ci sono frutta e verdura (20%) e i sostituti del latte (16%) come le bevande vegetali e la soia.

FONTI:

http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/07/24/news/agricoltura-biologica-in-marcia-1.13867217?refresh_ce

http://www.confagricoltura.it/ita/press-room_anno-2016/giugno-2/convegno-confagricoltura-biologico-comparto-in-crescita-sul-mercato-interno-ed-internazionale-pero-le-regioni-devono-crederci.php

https://argav.files.wordpress.com/2016/06/agricoltura_biologica_italiana.pdf

L’agricoltura biologica come volano di sviluppo per l’economia locale

Una nuova ricerca effettuata per l’Organic Trade Association (OTA) da Edward Jaenicke, economista agrario e professore associato presso la Penn State University, suggerisce che l’agricoltura biologica può avere un impatto positivo sull’economia delle aree in cui è praticata.

All’interno del rapporto, redatto da Jaenicke e intitolato “U.S. Organic Hotspots and their Benefit to Local Economies“, sono state identificate e analizzate 225 contee presenti negli Stati Uniti con alti livelli di attività agricola biologica. Per ognuna di queste contee è stata valutata l’influenza del metodo biologico su reddito medio delle famiglie e tasso di povertà della contea.

L’OTA ha anche creato una mappa interattiva all’interno della quale gli utenti possono inserire un codice postale per verificare se una determinata zona è oppure no ad alto interesse biologico.

Secondo i risultati della ricerca, le contee con livelli più elevati di attività biologica hanno visto aumentare il reddito medio familiare di 2mila dollari e ridurre la povertà di circa l’1,3 per cento.

Rod Sullivan, supervisore dello studio, ha spiegato che questo avviene perché comprare e mangiare a km 0 consente al denaro di circolare, fungendo da stimolo allo sviluppo dell’economia locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa ricerca indaga sistematicamente gli impatti economici dell’agricoltura biologica“, ha affermato il dottor Edward Jaenicke, facendo notare come  “il crescente interesse del mercato nei confronti dell’agricoltura biologica può essere sfruttato all’interno di una politica efficace per lo sviluppo economico.”

L’economista ha iniziato a interessarsi al biologico perché era curioso di conoscere l’effetto che le scelte dei consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità e alla sicurezza degli alimenti, possonono avere sulle economie locali.

L’agricoltura biologica ha già ampiamente dimostrato di apportare benefici alla salute e all’ambiente. Questa ricerca dimostra che il metodo biologico può anche garantire un maggiore benessere finanziario delle famiglie che abitano nelle aree in cui è praticata.

I responsabili politici hanno ora una ragione in più, quella economica, per decidere di sostenere l’agricoltura biologica.

L’Organic Trade Association (OTA) è la voce più autorevole all’interno del settore biologico negli Stati Uniti, e rappresenta oltre 8.500 aziende presenti in tutti e 50 gli Stati.

Fonti:

http://www.farms.com/ag-industry-news/study-suggests-organic-agriculture-improves-local-economies-027.aspx

http://ota.com/sites/default/files/indexed_files/OTA-HotSpotsWhitePaper-OnlineVersion.pdf

http://www.press-citizen.com/story/news/2016/05/26/study-johnson-county-iowa-organic-food-hot-spot/84998026/