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MARCHE, DOPO LA PERONOSPORA I VITICOLTORI BIO CHIEDONO SOSTEGNI STRAORDINARI

MARCHE, DOPO LA PERONOSPORA I VITICOLTORI BIO CHIEDONO SOSTEGNI STRAORDINARI

Richiesta congiunta di Imt, consorzio vini piceni e Confagricoltura Marche all’assessore regionale all’agricoltura  Alberto Maria Antonini

Aumentare, anche solo per quest’anno, la dotazione finanziaria per le coltivazioni viticole biologiche. È la richiesta congiunta di Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Consorzio Vini Piceni e Confagricoltura Marche inviata all’assessore regionale all’agricoltura, Alberto Maria Antonini.

L’impatto delle malattie fungine

«I viticoltori biologici – testimoniano i tre enti- sono quelli che sono stati maggiormente danneggiati dalle avversità atmosferiche e dall’insorgere della peronospora».

Dai presidenti dei due Consorzi, rispettivamente Michele Bernetti e Giorgio Savini, e dal presidente dell’associazione agricola regionale Federico Castellucci vengono riconosciute le azioni già intraprese da Antonini a sostegno del settore vitivinicolo: dalla concessione aggiuntiva di carburante agricolo per trattamenti fitosanitari per le uve da vino e da tavola, al farsi capofila tra tutti gli assessori all’agricoltura regionali per la questione della peronospora.

Un investimento sul futuro

«In un momento così pesante –sottolineano i tre – e difficile i viticoltori bioi vedono, senza loro colpa, compromesso gravemente il risultato del lavoro di tutta una annata».

«Il supporto dell’assessorato sarebbe un segnale di conforto e un incentivo alla collaborazione tra imprese e pubblica amministrazione».

La richiesta punta quindi ad aumentare per le coltivazioni viticole biologiche, anche se solo per questa climaticamente disastrosa annualità, l’ammontare dei contributi previsti sui Bandi Misura 11, sottomisura 11.1 e 11.2 del Psr giunto a fine programmazione per quanti adottano o mantengono pratiche e metodi di produzione biologica».

La Regione Marche, ricordano Bernetti, Savini e Castellucci porta come fiore all’occhiello il fatto di essere leader sulle coltivazioni bio, specie nel settore vitivinicolo, ragione per la quale uno sforzo in tale settore appare pienamente giustificato: «Non è una spesa – viene ribadito – è un investimento sul futuro».

UE: Bloccare l’import dal Sud Africa per evitare il rischio black spot degli agrumi

Non si può ancora aspettare. Il pericolo di ingresso in Europa della malattia del “Black Spot” che colpisce gli agrumi è troppo elevato. Bisogna agire tempestivamente per proteggere la nostra produzione agrumicola, bloccando le importazioni dal Sud Africa. Lo afferma Dino Scanavino, coordinatore nazionale di Agrinsieme, spiegando che finora le misure messe in campo si sono dimostrate deboli e inefficaci e il rischio, se non si prendono provvedimenti, è quello di innescare una “seconda Xylella”.

Non si può sottovalutare il pericolo d’ingresso di questa malattia, che genererebbe conseguenze drammatiche: come l’olio, anche l’agrumicoltura è molto importante per la tenuta dell’agricoltura comunitaria: il comparto -ricorda Scanavino- in Europa conta 500 mila ettari coltivati e 5 milioni di tonnellate di produzione annue. Solo in Italia il settore coinvolge circa 78 mila aziende agrumicole e vale 1,4 miliardi di euro. Incidendo per quasi un terzo sul valore complessivo della frutticoltura.

arancia-Black-spotAd oggi non esistono prodotti fitosanitari in grado di combattere il “Black Spot”. E le notizie che arrivano suscitano molte preoccupazioni -avverte il responsabile nazionale del coordinamento di Cia, Confagricoltura, Alleanza delle cooperative agroalimentari e Copagri-. La normativa europea prevedrebbe, di fatto, il blocco dell’import dopo 5 intercettazioni. A settembre 2015 le intercettazioni sono state 11 per quanto riguarda i prodotti importati dal Sudafrica e 10 su prodotti provenienti dall’Argentina. Ma la Ue non è intervenuta in alcun modo. Nonostante già nel 2013 le intercettazioni dal Sud Africa fossero state 35 e nel 2014 25.

Per questo Agrinsieme, unendosi alle sollecitazioni del Copa-Cogeca che ha chiesto un intervento immediato da parte della Commissione europea, ribadisce la necessità di un blocco dell’import dal Sud Africa e di un attento monitoraggio dell’import dall’Argentina.

Tra l’altro -aggiunge Scanavino- proprio in queste settimane è in corso a livello europeo la discussione sulla revisione della normativa dei controlli alle importazioni. Quanto sta accadendo con il “Black Spot” dimostra la necessità di spingere su una veloce modifica delle norme a tutela delle nostre produzioni europee.

fonte: http://organic-market.info/news-in-brief-and-reports-article/organic-and-near-zero-green-house-gas-emissions-tea-from-sri-lanka.html