Suolo e Salute

Tag Archives: etichettatura

BIOLOGICO, ZERO EQUIVOCI IN ETICHETTA

BIOLOGICO, ZERO EQUIVOCI IN ETICHETTA

Il decreto ministeriale 229771 del 20 maggio scorso rafforza i vincoli per l’etichettatura dei prodotti alimentari bio

È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale  il decreto ministeriale 229771 del 20 maggio e il sito Gift – Great italiana food trade ne mette in evidenza la valenza sul sistema di etichettatura del prodotti bio.

Leggi anche: Nuovo Regolamento sul bio, in Gazzetta il decreto attuativo

La tutela del nome

«Il provvedimento – si legge- sostituisce i precedenti decreti in tema di etichette e altri obblighi degli operatori nella filiera biologica innanzitutto rafforzando la tutela del suo nome».

Il biologico è infatti l’unico sistema di produzione agricola e alimentare soggetto a una disciplina uniforme e specifica radicata in un regolamento europeo. L’etichettatura e pubblicità come bio di prodotti che non risultino tali è perciò soggetta a sanzione amministrativa, salvo che il fatto non costituisca reato.

Origine e filiera corta

Altri elementi che trovano maggiore tutela nella disciplina del bio sono l’indicazione dell’origine e la filiera corta

«L’origine e/o provenienza delle materie prime agricole della generalità dei prodotti alimentari viene garantita soltanto in etichetta delle filiere bio, e Il Reg. UE 2018/848, diventato pienamente applicativo grazie al decreto, insiste nell’obiettivo di “promuovere le filiere corte e la produzione locale nelle varie zone dell’Unione”».

ECO-SCORE EUROPEO: LA RICHIESTA DEI CITTADINI SUL TEMA DELL’ETICHETTATURA

ECO-SCORE EUROPEO: LA RICHIESTA DEI CITTADINI SUL TEMA DELL’ETICHETTATURA

Informare i consumatori sull’impatto ecologico dei differenti prodotti, attraverso un eco-score europeo. E’ questa la richiesta realizzata da un gruppo di cittadini e approdata in Commissione europea, che ha trovato ascolto e successiva registrazione lo scorso 30 giugno.

Il prossimo passo per i cittadini sarà il tentativo di raccogliere almeno un milione di firme per presentare una proposta legislativa alla Commissione. La proposta è abbinata alla questione sull’etichettatura dei prodotti che, di fatto, contribuirebbe all’immediata informazione ai consumatori al momento dell’acquisto.

L’esplicitazione dell’impatto ambientale di un prodotto – dalla produzione, all’imballaggio, fino al trasporto – rientra tra le informazioni determinanti per rendere conveniente l’acquisto in termini di sostenibilità ambientale, oltre al prezzo. 

D’interesse della Commissione è proprio la messa in luce di aspetti legati all’etichettatura del prodotto non soltanto di tipo nutrizionale ma anche riguardo all’impatto ambientale.

In tutta Europa, infatti, crescono le richieste di etichettatura di impatto ecologico, al punto che numerose aziende private si stanno adoperando per lo sviluppo di criteri di sostenibilità dei processi poi da valorizzare in etichetta come requisiti aggiuntivi. Nello specifico stanno anche aumentando le richieste di certificazioni di sostenibilità ambientale sui prodotti e sui processi.

Per quanto riguarda l’eco-score viene segnalato l’attuale mancanza di armonizzazione legale nella regolazione dei metodi di calcolo e la difficoltà della loro condivisione.

Secondo quanto richiesto a inizio 2020 dalla legge francese sull’economia circolare è iniziata la sperimentazione di assegnazione di un “punteggio ambientale” relativo ai prodotti alimentari.

Da gennaio un certo numero di app e siti web legati al cibo (segnaliamo Yuka, Open Food Facts, Marmiton) hanno introdotto un sistema di eco-score a semaforo, basato sul modello Nutri-score con i prodotti classificati da A ad E.

Il metodo di calcolo francese dovrebbe prendere veramente in considerazione l’intera catena di produzione e i conseguenti impatti ambientali di ogni singolo processo. Tale metodo si basa sul database agricolo Agribalyse dell’Ademe, dell’agenzia francese per la transizione ecologica ed è tarato su un punteggio da 1 a 100 e misura l’impatto ambientale di produzione, imballaggio e trasporto.

Ciwf Francia, Ong legata all’allevamento sostenibile, ha sollevato diversi punti critici del metodo. Infatti, l’analisi del ciclo di vita, progettata per valutare i prodotti industriali e basata solo sulla produzione ma non tiene conto dell’uso di pesticidi o antibiotici o del loro impatto sulla salute, la qualità del suolo, dell’aria o dell’acqua. Secondo la Ong, persino i benefici dell’agricoltura biologica o dell’allevamento all’aperto sulla biodiversità e il benessere degli animali, non sono inclusi tra gli indicatori. Gli impatti così calcolati non possono essere attendibili, quindi, perché incompleti.

La Ong suggerisce, al fine di compensare questa carenza, un sistema di bonus aggiuntivo, in cui i punti verrebbero sommati o sottratti dal punteggio iniziale a seconda del paese di origine di un prodotto, la stagionalità, l’esistenza di certificazioni di biologico o di qualità e la natura dell’imballaggio (riciclabile o meno).

 

Foundation Earth, Ong composta da giganti internazionali del cibo, ha annunciato il lancio di un progetto pilota, per stampare un eco-score su alcune confezioni di prodotti selezionati a partire da settembre.

Il metodo di cui si avvarrà per il calcolo, sarà sviluppato dall’Università di Oxford con il supporto del Wwf e considererà gli impatti ambientali della coltivazione, della lavorazione, dell’imballaggio e del trasporto. Questi, saranno a loro volta misurati in termini di emissioni di carbonio, quantità di acqua utilizzata, inquinamento idrico generato e impatto sulla biodiversità.

 

 

Fonte: Riso italiano

Grano e riso, origine in etichetta: dopo l’Italia, si muove anche l’Ue

I decreti del governo italiano sull’origine obbligatoria in etichetta per riso e grano per la pasta hanno scatenato ampio dibattito sul tema, a livello comunitario.

FoodDrinkEurope, associazione che rappresenta gli operatori dell’industria alimentare europea, ha dichiarato l’illegittimità dei provvedimenti. Facendo poi appello alla Commissione Europea affinché agisca contro le nuove norme.

Una scossa che potrebbe portare l’Ue all’adozione di regolamenti simili. Ecco le ultime novità.

Origine obbligatoria: le proteste di FoodDrinkEurope

Secondo l’associazione, i decreti sull’origine obbligatoria metterebbero a rischio il mercato unico europeo. I provvedimenti, lo ricordiamo, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale ad agosto e diventeranno definitivamente operativi a fine febbraio.

I due decreti riguardano le nuove regole per l’etichettatura del riso e della pasta, con particolare riferimento al grano utilizzato per produrla. Entrambi prevedono che siano indicati con chiarezza i Paesi di coltivazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti.

L’intervento si era reso necessario a causa della crisi attraversata dai due settori, provocata presumibilmente dalle eccessive quantità di prodotto importate dai paesi extra-Ue a dazio zero. Non solo. Il governo italiano sottolinea come esista da tempo un regolamento UE sul tema, mai attuato. Si tratta del 1169/2011, che prevede appunto l’inserimento obbligatorio dell’origine in etichetta. Una norma disattesa: per l’applicazione si attendono ancora gli atti di esecuzione della Commissione Europea.

Ragioni che hanno spinto i ministri Maurizio Martina (agricoltura) e Carlo Calenda (Sviluppo Economico) a forzare la mano. I due decreti, approvati a maggio, infatti, attendevano ancora l’ok di Bruxelles, che sarebbe arrivato entro tre mesi dall’invio alle autorità europee. Timing che il governo italiano ha deciso di ignorare. Martina e Calenda hanno quindi firmato i provvedimenti, rendendo probabile una procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia.

Tempi e modalità che non sono piaciuti a FoodDrkinkEurope:

«Al di là del fatto che sono state ignorate le procedure dell’Ue, [i decreti] avranno un effetto negativo sulla competitività del settore food, minando il funzionamento regolare del mercato unico e ostacolando il commercio internazionale e tra Paesi Ue», ha dichiarato un portavoce dell’associazione.

Origine in etichetta, Martina: “Pronti ad affrontare la Commissione”

Il ministro Martina ha rincarato la dose. I due decreti, dice, sono stati adottati per “spronare la Commissione a dare piena attuazione al regolamento Ue”:

«Siamo pronti ad affrontare la Commissione, come è già noto a Bruxelles. Ma, per essere chiari, è stata una scelta dell’Ue non procedere tempestivamente con la piena attuazione del regolamento 1169 sull’etichettatura. Per troppo tempo, Bruxelles ha evitato di scegliere su questo punto strategico. Rispettiamo le scelte europee e siamo pronti a dare il nostro contributo utile, ma non abbiamo intenzione di farci fermare ulteriormente».

Un atteggiamento che, pare, abbia in qualche modo spronato la Commissione Europea ad agire. Secondo un portavoce dell’istituzione, infatti, “le regole di implementazione saranno adottate dalla Commissione nella seconda metà del 2017”.

Sulla scelta dell’Italia di adottare i decreti, il portavoce di Bruxelles ha inoltre affermato:

«I servizi della Commissione stanno raccogliendo tutti i fatti e le informazioni rilevanti dalle autorità italiane riguardo l’adozione della legislazione nazionale».

Una volta acquisiti tutti gli elementi, le autorità europee decideranno “i prossimi step.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3440

https://www.euractiv.com/section/agriculture-food/news/food-industry-upset-with-rome-over-obligatory-labelling-of-origin-of-pasta-and-rice/

http://www.suoloesalute.it/pasta-riso-origine-obbligatoria-etichetta-ai-produttori-6-mesi-adeguarsi/