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MICROCAPSULE BIOATTIVE E “AUTOSTRADE FUNGINE”: NUOVE STRATEGIE PER CONTRASTARE I PATOGENI DEL SUOLO

MICROCAPSULE BIOATTIVE E “AUTOSTRADE FUNGINE”: NUOVE STRATEGIE PER CONTRASTARE I PATOGENI DEL SUOLO

Il progetto svizzero ENHANCE studia microcapsule contenenti microrganismi benefici in grado di muoversi lungo le ife fungine per combattere malattie, riducendo così l’uso di fungicidi di sintesi in orticoltura

I fungicidi di sintesi sono ampiamente utilizzati in agricoltura convenzionale per il controllo dei funghi patogeni, ma presentano limiti importanti, tra cui l’insorgenza di resistenze, effetti collaterali sull’ambiente e rischi per la salute umana. Inoltre, cresce la domanda di alimenti ottenuti senza l’utilizzo di sostanze di sintesi. Per questo, ricercatori dell’Università di Neuchâtel, di HE-Arc Ingénierie e del FiBL stanno sviluppando un’alternativa sostenibile nell’ambito del progetto ENHANCE, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (SNSF) con 1,9 milioni di franchi e attivo dal gennaio 2025 per quattro anni.

L’obiettivo iniziale è il controllo di Rhizoctonia solani, un fungo che causa il marciume basale in colture orticole come lattuga e indivia, con potenziali perdite fino al 100%. Sono previsti studi anche su altri patogeni.

Il cuore della strategia è l’impiego di microcapsule contenenti una combinazione di batteri “utili” e funghi “trasportatori”. Alcuni batteri, infatti, possono utilizzare lef ife fungine come vere e proprie “autostrade biologiche” per muoversi nel suolo e raggiungere le radici delle piante, dove esercitano un’azione protettiva.

Le microcapsule sviluppate nel progetto servono da veicolo e da protezione: una volta nel terreno, il fungo rompe la capsula, si sviluppa e crea una rete di ife attraverso cui i batteri possono raggiungere il sito d’infezione, colonizzarlo e contrastare il patogeno.

L’efficacia e la sostenibilità ambientale delle nuove formulazioni saranno valutate sia in vaso sia in campo.

Questo approccio innovativo rappresenta un passo promettente verso il controllo biologico mirato delle malattie fungine del suolo, offrendo una possibile alternativa ai fungicidi tradizionali in orticoltura e rispondendo alla crescente richiesta di metodi di produzione agricola più sostenibili.

 

Per approfondimenti:

https://www.bioecoactual.com/en/2025/01/15/an-ecological-solution-against-pathogenic-fungi/

https://www.fibl.org/en/

Agricoltura biologica e concimi naturali: se la soluzione è nei lombrichi

Combattere l’impoverimento del suolo con i lombrichi. È quello che sta succedendo in Zimbabwe, dove è stato avviato un progetto volto ad aiutare i piccoli agricoltori del Paese a migliorare la fertilità del suolo e aumentare la resa delle colture, attraverso l’uso dei lombrichi.

I lombrichi sono un punto cardine dell’agricoltura biodinamica, grazie alla loro capacità di trasformare la sostanza organica in humus. Questi invertebrati ricoprono un ruolo essenziale nel biorisanamento del terreno, sia da un punto di vista agronomico che ecologico.

La loro elevata mobilità nel suolo, infatti, li porta a esplorare grandi volumi di terreno, condizionandone le caratteristiche. La loro azione incrementa l’areazione del substrato, facilita la circolazione di aria, aumenta la permeabilità del suolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma i lombrichi, soprattutto, mangiano rifiuti organici, trasformandoli in un compost potente, l’humus, capace di migliorare il suolo e la sua fertilità.

Il progetto è stato avviato dalla Zim Earthworm Farms (ZEF), una delle più grandi aziende produttrici di biofertilizzanti presenti nello Zimbabwe. Lo scorso anno, la campagna avviata dalla ZEF nella capitale Harare ha portato alla formazione di 100 agricoltori che hanno iniziato a utilizzare i lombrichi nelle loro tecniche colturali.

Secondo gli esperti, il degrado e la sterilità del suolo hanno determinato un massiccio calo nella produzione alimentare del Paese. L’utilizzo dei lombrichi non è solo una soluzione sostenibile, ma anche economica e un’ottima opportunità di reddito per quei piccoli agricoltori che decidono di dedicarsi non solo alla produzione di fertilizzante organico ma anche all’allevamento di lombrichi.

Dopo la formazione, l’azienda fornisce agli agricoltori 60 grammi di lombrichi, aiutandoli nella rigenerazione degli anellidi terrestri, che andranno poi venduti, e del concime, che arricchirà il terreno migliorando il raccolto.

Efraim Whingiri, amministratore delegato della Zim Earthworm Farms, afferma: “L’uso dei lombrichi è economicamente redditizio, sostenibile e socialmente accettabile. Ogni famiglia ha rifiuti che provengono da animali, rifiuti alimentari e rifiuti vegetali che, se compostati e inoculato con i lombrichi, possono essere convertiti in ricco bio-fertilizzante“.

Secondo Emmanuel Chikwari, capo ad interim dell’Istituto di Ricerca di Chimica e suolo presso il Ministero dell’Agricoltura dello Zimbawe,  i lombrichi degradano i rifiuti più velocemente rispetto ai sistemi tradizionali. L’agricoltura biologica, inoltre, può contribuire a migliorare la struttura del suolo, che in questo modo non è soggetto a perdite di nutrienti. “Vi è la necessità di fornire una formazione adeguata agli agricoltori in modo che possano sapere come far crescere e gestire lombrichi” afferma Chikwari, aggiungendo che il governo deve aumentare il sostegno all’agricoltura biologica in modo che i ricercatori possano ottenere informazioni utili per gli agricoltori.

Fonti:

http://www.scidev.net/sub-saharan-africa/farming/news/earthworms-smallholders-increase-crop-yields.html

http://phys.org/news/2015-09-earthworms-smallholders-crop-yields.html