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BRUXELLES VARA NUOVE REGOLE CONTRO IL GREENWASHING

BRUXELLES VARA NUOVE REGOLE CONTRO IL GREENWASHING

Stop all’abuso dei suffissi “Eco” e “Bio” in etichetta. La Commissione Ue vara una stretta con pesanti sanzioni contro le false dichiarazioni green

La Commissione europea lancia il suo piano contro il greenwashing. Le aziende europee saranno infatti chiamate a offrire prove scientifiche per garantire che le etichette “eco”, “bio” o a “ridotta impronta climatica” sui loro prodotti siano veritiere, affidabili, e comparabili in tutta l’Ue. Tutto questo è contenuto nella proposta di direttiva sulle affermazioni ambientali (“Green Claims”) presentata dall’Esecutivo comunitario a fine marzo. La proposta, inoltre, punta a proteggere i consumatori ed evitare forme di greenwashing, contribuire a creare una solida economia circolare e a stabilire parità di condizioni tra le imprese in tema di sostenibilità.

Multe deterrenti

Contro le dichiarazioni infondate gli Stati membri potranno comminare sanzioni amministrative pecuniarie deterrenti con importi stabiliti a seconda della «natura e gravità della violazione». L’obiettivo è tutelare i consumatori e gli operatori economici impegnati ad accelerare la transizione verde.

L’indagine della Commissione

Nel corso della conferenza la Commissione ha diffuso uno studio secondo cui il 53,3% delle dichiarazioni verdi sui prodotti fatte dalle aziende esaminate nell’Ue è risultato vago, fuorviante o infondato e quasi il 40% privo di fondamento. Per questo l’esecutivo Ue, per contrastare il greenwashing, si concentra sulle etichette che riportano le diciture “ecologico”, “climate neutral”, “carbon neutral”, oppure “100% CO2 compensato”, “biodegradabile”, “compostabile”, “bio-based”. Oppure, ancora: “maglietta realizzata con bottiglie di plastica riciclata”, “realizzato con compensazione di CO2”, “imballo realizzato con il 30% di plastica riciclata” o “crema solare rispettosa dell’oceano”.

Sono invece escluse le indicazioni come l’Ecolabel già coperte dalle norme Ue o il logo degli alimenti biologici. L’esecutivo Ue chiede alle aziende di fornire «prove scientifiche ampiamente riconosciute» che dimostrino la veridicità di quanto dichiarato dal punto di vista del ciclo di vita del prodotto – dall’estrazione dei materiali fino allo smaltimento.

La proliferazione dei green label

Le dichiarazioni o le etichette che utilizzano un punteggio aggregato dell’impatto ambientale complessivo del prodotto non saranno più consentite e, davanti alla continua proliferazione di etichette ambientali – Bruxelles stima che oggi ve ne siano almeno 230 -, non saranno permessi nuovi sistemi di etichettatura pubblici, a meno che non siano sviluppati a livello dell’Ue. Qualsiasi nuovo sistema privato dovrà comunque «mostrare ambizioni ambientali più elevate rispetto a quelli esistenti e ottenere una pre-approvazione per essere autorizzato».

MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

La società Sodexo lancia il menù “Buono Così” da prodotti bio, tipici e a filiera corta con la collaborazione di esperti dietisti

Arriva nella Capitale “Buono così: Gusto, Benessere, Qualità”. Si tratta di un progetto per le mense realizzato da Sodexo, azienda multinazionale di origine francese, numero uno al mondo nel campo dei servizi di ristorazione e dei servizi alle imprese.

Salute e rispetto dell’ambiente

L’iniziativa mira a garantire agli alunni delle scuole del Municipio I menu buoni e sostenibili attraverso un’accurata selezione delle migliori materie prime, e la predisposizione di menù vari ed equilibrati. «Vogliamo tener conto – afferma Sodexo in un comunicato- delle esigenze di salute e di rispetto dell’ambiente e del territorio con il ricorso a prodotti di stagione che impattino positivamente sull’ambiente, provenienti da produzioni sostenibili».

I numeri

Le scuole interessate dal progetto sono 43, i bambini serviti ogni giorno 8.000. Il 77% dei prodotti utilizzati per creare i menu sono Bio, Dop, Igp, Equo Solidali, a Filiera Corta, provenienti da agricoltura sociale o da territori terremotati.

«Con il nuovo concept “Buono Così”- afferma Piero Pini, direttore regionale scuole, sanità e senior del Centro Sud Italia di Sodexo- ci impegniamo a intensificare ulteriormente il rapporto con i nostri fornitori e produttori, per poter offrire un servizio di qualità attraverso una rete qualificata di operatori». Sodexi si avvale della collaborazione di team di esperti come la “Food Intelligence”, composta da nutrizionisti e tecnologi alimentari, per la progettazione di menu equilibrati e sani, affiancati dall’equipe di dietisti che valorizza e divulga il valore della corretta alimentazione.

NUOVA PAC, PARZIALE RISARCIMENTO PER IL BIO

NUOVA PAC, PARZIALE RISARCIMENTO PER IL BIO

Secondo le indiscrezioni sulla bozza del Piano strategico nazionale che deve essere consegnato a Bruxelles entro fine anno, il ministro Stefano Patuanelli punta a un prelievo da 90 milioni all’anno da spostare dagli aiuti diretti allo Sviluppo Rurale in favore del bio. Una misura che compensa solo parzialmente la decisione di sopprimere l’ecoschema dedicato

Entro il 1 gennaio l’Italia dovrà presentare a Bruxelles la proposta di Psn (Piano Strategico Nazionale per l’attuazione della nuova politica agricola comunitaria 2023-2027). Il tempo stringe e le prime indiscrezioni sulla bozza uscita dal confronto del tavolo nazionale tra Mipaaf, Regioni e stakeholder conferma purtroppo la paventata soppressione dell’ecoschema dedicato all’agricoltura biologica (ne avevamo parlato qui).

Ecoschemi indispensabili

Secondo le indiscrezioni sulle bozze del Psn gli ecoschemi saranno infatti cinque, dedicati a:

  • zootecnia (riduzione antibiotici e pascolo-allevamento semibrado);
  • inerbimento delle colture pluriennali;
  • olivi di rilevanza paesaggistica;
  • sistemi foraggeri estensivi;
  • colture a perdere di interesse mellifero.

Risorse che complessivamente riguardano il 25% della dotazione riservata agli aiuti diretti (3,63 miliardi di euro all’anno per l’Italia) e che saranno indispensabili per gli agricoltori per ottenere un’entità di sostegno paragonabile all’attuale.

Un taglio del 50% degli aiuti diretti

Secondo i calcoli di Confagricoltura Piemonte i titoli non verranno soppressi dal 2023 ma riassegnati anche sulla base di un meccanismo di convergenza interna, ma rispetto all’attuale ammontare del complesso titoli+greening la riduzione sarà superiore al 50%.

E questo anche per l’effetto dei prelievi dal primo al secondo pilastro.

Il bio nello Sviluppo rurale

Oltre infatti ai 36,2 milioni di euro (1% dei 3,63 miliardi annui totali) per il sostegno ai giovani agricoltori, il ministro Stefano Patuanelli intende applicare un prelievo di 90 milioni di euro (meno di 500 milioni se si considera tutto il quinquennio 2023-2027, circa il 2,5% della dotazione), dal massimale dei pagamenti diretti per incentivare l’agricoltura biologica, spostandolo appunto alla dotazione dello sviluppo rurale.

Una sorta di parziale compensazione per il biologico, che però non bilancia completamente la penalizzazione, anche simbolica, della soppressione dell’ecoschema.

I prelievi verso lo Sviluppo rurale danno infatti più forza alle Regioni, risultando però condizionati dalle scelte locali e dai sempre possibili errori di programmazione e rischi di disimpegno.

I leader del bio europei a Siviglia: “Sostenete lo sviluppo nel settore”

siviglia-congresso-2017 Lo sviluppo del settore biologico dipende anche dalle istituzioni europee. È questo il messaggio che traspare dalla quarta conferenza sulla trasformazione dei prodotti biologici tenutasi a Siviglia, alla fine di Novembre. All’appuntamento, organizzato da IFOAM EU ed Ecovalia, hanno partecipato 140 persone provenienti da 18 Paesi del mondo; era presente anche Suolo e Salute, sponsor di Ifoam UE, con il Presidente Angelo Costa e il Direttore Tecnico Alessandro D’Elia.

A conclusione dell’evento, gli organizzatori hanno lanciato un messaggio alle istituzioni europee: “Sostenete lo sviluppo dell’agroalimentare bio”.

Cambiare le regole per sostenere lo sviluppo in atto

Il Tasso di crescita annuo composto del settore degli alimenti e delle bevande bio in Europa è stato previsto al 7% circa, da qui al 2020. Si tratta di un volano di sviluppo imprescindibile ormai, per rimettere in carreggiata un continente in crisi endemica.

Lo sanno bene gli organizzatori dell’appuntamento spagnolo che infatti lanciano un appello alle istituzioni comunitarie.

Ogni anno i consumatori dimostrano che desiderano acquistare prodotti alimentari ecofriendly”, dichiara Bavo van den Idsert membro del board di IFOAM EU. “Una crescita del mercato che ha bisogno di essere sostenuta e protetta attraverso una migliore regolazione del settore”.

Tra le proposte avanzate durante la conferenza, c’è una nuova gestione dei livelli di residui chimici sui prodotti agroalimentari:

Una regolazione che dovrebbe seguire il principio del ‘Chi inquina paga’. Ciò implica anche che le aziende agricole bio non possono essere punite con la decertificazione se vengono rinvenuti contaminanti chimici sui propri prodotti a causa dei coltivatori vicini o del livello generale di inquinamento ambientale. Ed è proprio ciò che il Parlamento Europeo ha proposto: la Commissione dovrebbe accogliere tale provvedimento, in modo tale da migliorare la coordinazione e lo scambio di informazioni in tutto il continente”.

In questo modo, spiega ancora van den Idsert, “la nuova regolamentazione potrebbe sviluppare lo sviluppo del bio in Europa, sollevando gli operatori di settore dal peso dell’incertezza”.

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               Gli esponenti di Suolo e Salute a Siviglia: il Presidente Costa e il Direttore dello Tecnico D’Elia

Sviluppo sostenibile: coinvolgere tutti gli operatori e ridurre la burocrazia

Secondo Alexander Beck, presidente del Gruppo dei Trasformatori di IFOAM UE, le performance ambientali e l’integrità della catena distributiva dei prodotti bio dovrebbero interessare tutti gli attori del comparto. Eppure, “molti dei front-runner sono coltivatori e allevatori. Questo deve cambiare: anche le aziende di trasformazione e i responsabili della distribuzione dovrebbero essere coinvolti nel processo”.

Da qui nasce la necessità di una nuova regolamentazione europea, per costringere anche questi elementi fondamentali ad abbassare il proprio impatto ambientale. “La normativa vigente sull’argomento è scarsa e non è chiaro se questa direzione verrà mai intrapresa dalla nuova legislazione”.

Eppure si tratta di un passaggio essenziale: “Per sostenere ulteriormente lo sviluppo del settore biologico, una nuova regolamentazione comunitaria dovrebbe contenere specifici requisiti anche per le aziende di trasformazione e distribuzione, con l’obiettivo di evitare però ulteriori oneri burocratici”.

Sull’efficienza dell’apparato burocratico, interviene anche Eduardo Cuoco, direttore di IFOAM UE, che a margine dell’evento di Siviglia ha dichiarato:

Il sistema di controllo e certificazione è fondamentale per il funzionamento di tutti gli elementi del comparto bio. Già dal 2012 nelle istituzioni europee è in atto una revisione di tale sistema, allo scopo di renderlo più efficiente. Le proposte che sono attualmente sul tavolo, però, non rispecchiano le necessità reali del comparto e non offrono soluzioni convincenti”.

Cuoco prosegue sostenendo che “le ispezioni annuali sui campi vanno mantenuto, dal momento che offrono al consumatore la fiducia necessaria. Non solo: il contatto tra l’operatore e gli ispettori migliora la comprensione e l’aderenza delle aziende agricole ai requisiti legali necessari”.

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/11/25/press-release-organic-leaders-call-regulation-supports-development

http://www.ifoam-eu.org/en/events/4th-organic-processing-conference

http://www.technavio.com/report/europe-non-alcoholic-beverages-organic-food-and-beverages-market-europe-2016-2020

Il biologico invade l’Emilia-Romagna: è la prima regione per numero di imprese di trasformazione

Il bio invade l’Emilia Romagna. Questo quanto emerso dagli ultimi dati snocciolati da Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura, durante il Salone internazionale del Biologico che si è tenuto dal 12 al 15 settembre a Bologna.

Complice un mercato in crescita dal 2006 e una maggiore attenzione da parte dei consumatori alla qualità degli alimenti consumati, sono sempre di più gli agricoltori che decidono di convertire le proprie aziende in realtà biologiche.

Così, nel giro di pochi anni, l’Emilia-Romagna si è trovata a essere la prima regione per numero di imprese di trasformazione e/o vendita di prodotti biologici: delle 3.876 imprese biologiche dell’Emilia-Romagna, ben 867 sono di trasformazione, una porzione che rappresenta il 4,1% delle aziende emiliano-romagnole che operano su 85.000 ettari, pari all’8% della superficie coltivata regionale. La Regione si aggiudica invece il quinto posto per quantità di imprese agricole dedite a questo genere di produzione.

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Durante la presentazione, Caselli ha spiegato che si tratta di un settore, quello della trasformazione, cui la Regione guarda con interesse e su cui si vuol investire dato che “se ci sono imprese di trasformazione si favorisce la creazione di una filiera“.

Lo sanno bene i diversi protagonisti del settore che hanno partecipato al SANA: produttori locali che fanno biologico da anni e oggi sono diventati colossi del settore, ma anche aziende piccole che hanno iniziato da poco, introducendosi all’interno di un mercato che sembra non sentire la crisi. Sebbene, infatti, i consumi alimentari italiani si siano ridotti dello 0,2%, il consumo del biologico non si è invece arrestato, tanto che il valore della sua spesa è cresciuto in Italia dell’11%. Mentre in regione, rispetto al 2013, la produzione lorda vendibile è aumentata del 14%.

E chi decide di passare al biologico può ricorrere ai diversi incentivi messi a disposizione per il settore. Secondo i dati di marzo 2015 diffusi dalla Regione, infatti, circa il 30% dei contributi concessi dal Programma di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna 2007-2013 sono andati ad imprese biologiche per un totale di 268 milioni assegnati alle sole aziende agricole.

Come spiega Caselli: “Nel nuovo piano prevediamo altri 100 milioni da destinare a chi fa bio ma sarebbe bello riuscire a fare ancora di più, come raddoppiare la superficie dedicata al settore, anche se siamo già la prima regione con più ettari destinati a questo tipo di produzione“.

Per poter sostenere questo mercato in crescita però, spiega l’assessore, è necessario attuare una semplificazione normativa del settore: “Come Emilia-Romagna stiamo cercando di proporre una certificazione di qualità dei prodotti di gruppo per le imprese più piccole, coprendone i costi per cinque anni. Resta inoltre la necessità di riorganizzare l’intera filiera, dalla produzione primaria fino al rapporto con la distribuzione e i consumatori“.

Fonti:

http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/madeiner/2015/09/08/e-r-prima-per-aziende-bio-trasformazione_87da121a-4cf9-4f3c-ae7b-117bba870e38.html

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2015/22-settembre-2015/biologico-boom-regione-2301953734341.shtml