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CERTIFICAZIONE SQNBA OBBLIGATORIA DAL 2025 PER IL SOSTEGNO PAC: COSA CAMBIA PER GLI ALLEVATORI

CERTIFICAZIONE SQNBA OBBLIGATORIA DAL 2025 PER IL SOSTEGNO PAC: COSA CAMBIA PER GLI ALLEVATORI

Dal 2025, per accedere all’Ecoschema 1 Livello 2 della PAC, sarà necessario aderire al sistema qualità nazionale per il benessere animale (SQNBA). Suolo e Salute ha già ricevuto l’audit di Accredia ed è prossimo alla richiesta di autorizzazione da parte del Masaf

Dal 2025, il pagamento del Livello 2 dell’Ecoschema 1 – uno degli strumenti chiave della nuova PAC – è subordinato alla certificazione SQNBA, associata a pratiche di pascolamento o allevamento brado. Rispetto al Livello 1, questo impegno è più stringente: oltre alla gestione razionale degli antibiotici, richiede il rispetto di specifici standard certificati di benessere animale, contenuti nei disciplinari ufficiali del sistema.

 

Le novità normative del 2025: entrano in vigore i disciplinari SQNBA

Durante le campagne 2023 e 2024 era in vigore un disciplinare transitorio (DM n. 690602 del 15 dicembre 2022). Con il DM del 23 ottobre 2024, sono stati introdotti i disciplinari ufficiali SQNBA, rivolti agli allevamenti bovini e suini che adottano il pascolo o l’allevamento brado.

L’adesione al nuovo disciplinare diventa condizione obbligatoria per beneficiare del premio Livello 2, rendendo più selettivo l’accesso all’Ecoschema.

 

Come ottenere la certificazione SQNBA

Per ottenere la certificazione SQNBA, l’allevatore deve:

  • rispettare tutti i requisiti previsti dal disciplinare specifico per la specie animale;
  • presentare domanda presso un Organismo di Certificazione (OdC) accreditato UNI CEI EN ISO/IEC 17065. Suolo e Salute possiede i requisiti per certificare l’SQNBA e per tale attività è in attesa di essere autorizzato dal Masaf;

 

L’elenco ufficiale degli OdC autorizzato sarà pubblicato a breve dal MASAF.

 

Le eccezioni: chi può ottenere il premio senza certificazione

Gli allevamenti certificati biologici sono esentati dall’obbligo di aderire al SQNBA. La normativa equipara il disciplinare bio agli standard SQNBA, riconoscendo la sovrapponibilità degli impegni. La deroga è valida anche per le aziende in conversione.

 

Piccoli allevamenti bovini (fino a 20 UBA)

Un’altra deroga riguarda gli allevamenti bovini di piccole dimensioni (fino a 20 UBA). Per accedere all’esonero, è necessario che:

  • venga praticato il pascolamento;
  • la Regione competente autorizzi l’esenzione;
  • la stessa Regione effettui i controlli sostitutivi degli OdC.

 

Novità 2025: la soglia UBA è stata innalzata da 10 a 20, facilitando l’accesso agli aiuti per le aziende di montagna e marginali.

 

 

Per approfondimenti:

La certificazione Sqnba è diventata obbligatoria

Allevamenti biologici: dove ogm e antibiotici sono banditi

In questi ultimi anni si sente sempre più parlare, anche in Italia, di carne biologica e allevamenti biologici.

L’allevamento biologico è una pratica fortemente legata alla terra, esercitata nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali, secondo norme ben precise stabilite dall’Unione Europea.

All’interno di questi allevamenti, gli animali vengono alimentati con foraggi freschi o secchi o con mangimi biologici. Qui, sono banditi i farmaci e gli antibiotici a effetto preventivo di cui, soprattutto negli ultimi anni, si è fatto abuso all’interno degli allevamenti intensivi.

Così, il rispetto per l’animale, alla base della regolamentazione di un allevamento bio, si traduce inevitabilmente in benessere per l’uomo.

Nel 2014, gli allevamenti biologici presenti in Italia hanno fatto registrare numeri importanti, sintomo di un andamento di mercato che premia chi opera in maniera sostenibile: 4.806.887 animali, tra pollame (3.490.702), ovini (757.746), bovini (222.924), 146.692 (arnie con api), caprini (92.647), suini (49.900) ed equini (12.970) – oltre altri animali (20.336) – con una crescita di circa il 15% sull’anno precedente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, spiega: “Sempre più consumatori scelgono latte, uova e carne biologica, sinonimo di benessere per gli animali e per l’uomo. Allevare con metodo biologico significa offrire agli animali spazi appropriati in stalla o all’aperto, alimentazione fresca o secca  preparata con ingredienti bio. Nel rispetto della loro natura gli animali non vengono “spinti” alla produzione esagerata. Ma non solo: il bio non prevede l’impiego di antibiotici o di farmaci a effetto preventivo e questo ha un inevitabile beneficio per il consumatore. La scelta del bio comporta sì costi più elevati, ma con benefici estremamente palesi e importanti per il benessere dell’uomo. L’auspicio è che sempre più consumatori, consapevoli e sensibilizzati, scelgano il bio come garanzia di alimentazione sana”.

Solo molto tardi, l’Unione Europea ha iniziato a far analizzare gli intestini degli avicoli al macello provenienti dagli allevamenti intensivi, trovando percentuali di batteri resistenti agli antibiotici preoccupanti. Batteri che i consumatori si ritrovano nel piatto perché le linee di macellazione non proteggono integralmente dalla contaminazione.

L’allevamento biologico, quindi, offre al consumatore la possibilità di prendersi cura di sé stesso, anche in vista dell’aumento di questi batteri, dovuto in parte proprio all’abuso che l’industria della carne fa dei medicinali all’interno degli allevamenti tradizionali.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1028

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/29/report-allarme-batteri-resistenti-agli-antibiotici-dagli-allevamenti-intensivi-arrivano-in-tavola/2778153/

Cresce la domanda di carne biologica

Consumatori sempre più orientati verso la carne biologica. L’attenzione del mercato si sposta dunque su allevamenti selezionati, controllati e che rispondono ai criteri del bio. Una domanda che, però, in Italia non riesce ancora a trovare piena risposta.

Ne è convinto Marco Guerrieri, responsabile carni Coop Italia che spiega: “La richiesta di carni bio, rosse e bianche in particolare, supera di gran lunga l’offerta. Tant’è che per soddisfare la domanda, puntiamo a sviluppare allevamenti biologici strutturati selezionando i nostri migliori produttori: sono già partiti alcuni progetti pilota».

Sono oltre un migliaio i produttori zootecnici italiani e circa 200 le aziende dedite alla trasformazione e vendita del proprio prodotto. Il settore è in crescita, ma si potrebbe far di più per aiutare gli allevamenti biologici.

Paolo Carnemolla,presidente di FederBio, afferma: “Purtroppo si è fatto poco per sviluppare la filiera. I piani di sviluppo rurale non premiano la zootecnia e persino la Pac (Politica agricola comune) ha tolto il premio “qualità” per i capi bovini bio. Adesso stiamo portando avanti un progetto in regione che mira alla produzione di carne bovina bio, commercializzata con il marchio Bioalleva“.

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Uno dei problemi più grossi che arresta l’avanzamento del settore è la mancanza di strutture idonee con terreni adibiti alla coltura di cereali biologici. È infatti proprio il costo del mangime bio a incidere maggiormente sulla quota di produzione di carne biologica.

Nonostante questo, la crescita del settore sembra in arrestabile e si può intuire dai dati suggeriti da Guerrieri al Corriere di Bologna: In Emilia-Romagna, e su scala nazionale, la richiesta di carni bio nella grande distribuzione è incrementata mediamente del 5% da ottobre-novembre 2015. Una percentuale che in due anni arriverà a sfiorare il 30%“. Secondo i dati di Coop Italia, “attualmente l’avicolo bio conta su un giro d’affari pari a 11.000.000 euro annui (il 3% dell’avicunicolo complessivo)“.

Chi acquista è sempre più interessato sulla provenienza del prodotto, vuole garanzie sulla sua bontà, tenerezza e sapidità e, in alcuni casi, preferisce alimenti confezionati con un packaging innovativo .

La scelta di carne biologica rivela dunque che i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità dei prodotti, ma anche alla propria salute.

Secondo un recente studio effettuato dall’università di Newcastle e pubblicato dal British Journal of Nutrition, i prodotti biologici hanno il 50% in più di acidi grassi omega3, ritenuti benefici per la salute, mentre il contenuto dei grassi nocivi è nettamente minore. A determinare la differenza,  il tipo di alimentazione degli animali negli allevamenti biologici.

Fonti:

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2016/11-febbraio-2016/dopo-l-allarme-oms-boom-carne-bio-24038109581.shtml

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/alimentazione/2016/02/16/in-carne-e-latte-biologici-piu-omega-3meno-grassi-cattivi_b8e1ee0d-25db-41b4-b330-d11d9a66b844.html