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CBM Italia Onlus: “Con l’agricoltura bio aiutiamo 12mila disabili in India”

Seicento villaggi coinvolti, quasi 12mila persone con disabilità tirate fuori dall’esclusione sociale e messe al lavoro: sono questi i numeri straordinari che raccontano una realtà di solidarietà e sviluppo imperniata esclusivamente sulla filiera agroalimentare biologica.

I dati e i racconti di questa realtà sono forniti da CBM Italia, Onlus da decenni impegnata nell’assistenza e nell’inclusione di persone con disabilità, in particolare non vedenti e ipovedenti.

Il progetto è stato avviato nel 2014 nel Madya Pradesh, regione con il più alto tasso di povertà in India. E ha puntato tutto sulla creazione di una filiera biologica, dalla coltivazione al confezionamento, coinvolgendo cooperative e gruppi locali.

CBM Italia e India, i numeri di un successo

I dati sono stati snocciolati sul sito ufficiale di CBM Italia. Il progetto “Inclusive Livelihood Initiative Ujjwal”, partito 3 anni fa, ha dato lavoro a 11.625 persone con disabilità. Il 66% di loro sono uomini, il 34% donne. In totale, sono stati 602 i villaggi coinvolti, coprendo 5 distretti e coinvolgendo in tutto 36mila membri delle comunità rurali locali.

I numeri sono un dato importante, ma da soli non bastano a spiegare l’importanza di un’iniziativa di questo tipo. Basti pensare, infatti, che nella rigida organizzazione sociale indiana, i disabili occupano spesso gli ultimi gradini. Queste persone inoltre vivono nel Madya Pradesh, in comunità già emarginate ed estremamente povere.

Il 97% di loro ha poi un livello di istruzione molto basso. Più della metà (il 54%) ha meno di 40 anni. Come abbiamo accennato CBM Italia si rivolge in particolar modo a persone con disabilità. Nel progetto indiano, sono state coinvolte quindi persone ipovedenti, autistiche, con problemi visivi e uditivi, o disabilità motorie/intellettive.

Come si è riusciti a ottenere risultati tanto importanti in una situazione così complessa? Grazie alle tecniche di agricoltura biologica, applicate su vasta scala. Nel progetto sono state coinvolte cooperative locali, come la Naman Seva Samiti, e gruppi di auto-aiuto.

La produzione messa in atto ha riguardato soprattutto due alimenti, centrali nella cucina indiana: le spezie e i legumi, in particolare i ceci. Le comunità locali sono state coinvolte in ogni aspetto della produzione: dalla semina, alla coltivazione, passando dalla raccolta, fino al confezionamento.

Grazie alla capacità produttiva raggiunta dalle cooperative, e alla qualità degli alimenti prodotti, il progetto ha attirato l’attenzione di organizzazioni e aziende biologiche locali e non solo. Al punto che CBM Italia sta valutando la possibilità di distribuire i prodotti del Madya Pradesh anche nel nostro Paese.

Storie di riscatto

«Abbiamo visto tante belle storie – spiega Dinesh Rana, CBM India, in un’intervista con AdnKronos – perché da ormai 5 anni lavoriamo con le persone con disabilità, grazie ai programmi sui mezzi di sostentamento, per l’educazione e per la salute. Abbiamo assistito a tanti cambiamenti nelle loro vite, nella loro società».

È la storia di Bangesh, per esempio, e di sua moglie Sima: colpiti entrambi da poliomelite, come racconta il Corriere, oggi possono sostenersi rivendendo le spezie prodotte nei villaggi. O di Darmen che, senza il braccio sinistro, perso durante un lavoro precedente, oggi può coltivare i campi. È soprattutto la storia di persone come Mungilal: donna, musulmana, a causa di un problema genetico, i suoi figli sono nati tutti con un ritardo mentale. Fino a pochi anni fa non aveva il coraggio di uscire di casa: era per lei una vergogna questa sua condizione. Oggi gestisce una sartoria, direttamente dalla propria abitazione.

Ma sono tante le storie di riscatto nate grazie ai progetti di agricoltura bio di CBM Italia. Progetti che hanno radicalmente rivoluzionato il modo di lavorare degli agricoltori locali:

«Quando abbiamo iniziato il progetto – spiega Shirshir Kumar, presidente della Cooperativa Naman Seva Samiti – i contadini erano dipendenti dai prodotti chimici. Oggi invece conservano le risorse idriche, proteggono la terra, conservano i semi tradizionali, non prendono più soldi in prestito e sono molto felici».

FONTI:

http://sociale.corriere.it/india-nella-terra-del-riscatto-dove-12mila-disabili-producono-e-vendono-spezie-bio/

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2017/09/18/spezie-legumi-sapore-del-riscatto-sociale_jQxnONrUaQJKD5T8ptgjwK_amp.html

https://www.cbmitalia.org/i-nostri-progetti/progetti-di-educazione-e-formazione/india-inclusive-livelihood-betul/