Suolo e Salute

Tag Archives: agricoltura biologica

ROCK ‘R ROLL BIO

ROCK ‘R ROLL BIO

Due agricoltori biologici alternano alla zappa chitarra e batteria

Il gruppo musicale francese “The inspector Cluzo” (il nome è ispirato all’ispettore Clouseau, protagonista del ciclo di film della Pantera Rosa e interpretato da Peter Sellers) è composto da Laurent “Malcolm” Lacrouts alla chitarra e voce e Mathieu “Phil” Jourdain alla batteria, è giunto al decimo album in studio e ha tanto di pagina wikipedia dedicata (https://en.wikipedia.org/wiki/The_Inspector_Cluzo).

L’aspetto curioso è che Laurent e Mathieu sono due agricoltori biologici che conducono un’azienda di una quindicina di ettari in Guascogna che svolge anche l’attività di fattoria didattica e di divulgazione sull’agroecologia.

L’impostazione del duo spazia dal blues-rock all’heavy metal (ma senza bassista).

Non si tratta di un gruppo amatoriale (sono stati chiamati ad aprire un concerto di Neil Young e hanno partecipato come guest star a una tournee in USA e Canada dei Clutch).

In estate hanno presentato un video (Thoreau) girato nella loro azienda e ispirato alla filosofia del naturalista statunitense D.H. Thoreau, autore di Walden, che i due agricoltori e musicisti seguono ogni giorno, sia nel lavoro in agricolo che in quello musicale.

Lo si può ascoltare, così come altri brani, su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=wygCtD8uang&list=RDwygCtD8uang&start_radio=1

IL VATICANO SPOSA IL BIOLOGICO

IL VATICANO SPOSA IL BIOLOGICO

Papa Leone XIV ha inaugurato il Borgo Laudato Si’ a Castel Gandolfo, un centro educativo dedicato all’ecologia integrale, all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale. Il biologico è protagonista del progetto

 

Dando seguito alla visione ecologica e all’impegno ambientale promosso da Papa Francesco, venerdì scorso Papa Leone XIV ha inaugurato ufficialmente il Borgo Laudato Si’, che sarà il primo centro vaticano di educazione all’ecologia integrale, all’economia circolare e generativa, alla sostenibilità ambientale.

Il progetto educativo avrà sede sui 55 ettari della residenza papale di Castel Gandolfo, prevede corsi di formazione per adulti, programmi ambientali per bambini, la produzione di olio (di “altissima qualità”, dice il comunicato del Vaticano), di un vino “piacevole”, di miele, formaggio, oli essenziali e tisane.

Dopo aver percorso i giardini, i vigneti e l’oliveto, Leone XIV ha guidato una liturgia insieme al personale che, dal 2022, lavora per mettere in pratica i principi dell’ecologia integrale.

Il fulcro del progetto è una grande serra dalla forma curva, simile al colonnato di Piazza San Pietro, posizionata davanti a un edificio che ospita dieci stanze e la sala da pranzo.

Quando sarà operativo, il centro offrirà ai visitatori la possibilità di partecipare a visite didattiche pomeridiane dedicate all’agricoltura biologica, ma anche a corsi settimanali incentrati sull’agricoltura rigenerativa.

L’interesse vaticano nei confronti della sostenibilità non si esaurisce a Castel Gandolfo: nell’agosto scorso è stato firmato un accordo con l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede che prevede la conversione in un grande parco solare di un’area di 430 ettari a nord di Roma. L’obiettivo è produrre energia sufficiente a coprire interamente il fabbisogno della Città del Vaticano e farne il primo Stato al mondo a emissioni zero.

 

La nota ufficiale del Vaticano rassicura: l’intesa prevede il mantenimento dell’attuale attività agricola e la massima limitazione dell’impatto ambientale sulla zona.

Le iniziative traggono origine dall’enciclica di Francesco del 2015 “Laudato sii’”, che ha descritto la protezione del pianeta come una questione morale urgente e fondamentale, intrinsecamente connessa alle tematiche della dignità umana e della giustizia, in particolare per i più deboli.

Per approfondimenti: https://it.euronews.com/green/2025/09/03/vaticano-ecco-il-centro-voluto-da-papa-francesco-che-produrra-vino-olio-e-formaggi-biologi

 

SPAGNA, BUONA LA FIDUCIA DEGLI OPERATORI

SPAGNA, BUONA LA FIDUCIA DEGLI OPERATORI

Il biologico in Spagna riflette ottimismo. Il 95% delle aziende segnala stabilità o crescita nel secondo trimestre 2025

In Spagna viene rilevato il termometro trimestrale dello stato del settore biologico, coinvolgendo un campione di aziende composto per il 41% da agricoltori, 39% delle aziende impegnate nella trasformazione distribuzione e il 20% nel retail e di diverse dimensioni (il 50% ha meno di 10 dipendenti, il 25% ha tra i 10 e i 50 dipendenti e il 25% sono aziende con più di 50 dipendenti).

L’andamento nel secondo trimestre 2025 si riassume:

  • Vendite: il 60% degli intervistati indica di aver registrato un aumento, il 28% riporta stabilità e un altro 12% menziona un calo.
  • Occupazione: il 23% delle aziende ha aumentato il numero di dipendenti, il 60% ha mantenuto la propria forza lavoro e solo il 10% l’ha ridotta.
  • Prezzi: il 62% delle aziende ha mantenuto i propri prezzi, il 28% li ha aumentati moderatamente e solo il 10% li ha ridotti.
  • Investimenti: il 45% delle aziende ha aumentato i propri investimenti, il 48% li ha mantenuti costanti e il 7% li ha ridotti.
  • Scorte: in termini di magazzino, il 50% delle aziende ha mantenuto livelli simili a quelli dei periodi precedenti, il 38% li ha aumentati e il 12% li ha ridotti.
  • Esportazioni: il settore ribadisce la sua natura orientata all’esportazione, con il 69% delle aziende che mantengono i livelli precedenti, il 16% che li aumenta e il 15% che li diminuisce.

Chiamati a confrontare il trimestre con lo stesso periodo dell’anno scorso, il 95% ritiene che la situazione sia migliorata o sia rimasta stabile (rispettivamente 45% e 50%), il 5% percepisce un deterioramento del settore nel suo complesso.

In termini di proiezioni future, il termometro riflette ottimismo, con il 40% che crede che la situazione della propria azienda migliorerà nel prossimo trimestre, la stessa percentuale che si aspetta che rimanga invariata, con un 20% che esprime dubbi o prevede un calo, dato che il terzo trimestre include i mesi estivi, con vacanze e cambiamenti nelle abitudini e nelle priorità dei consumatori.

Per quanto riguarda come evolverà il settore nel suo complesso, il 38% delle aziende è fiducioso in un miglioramento, il 42% ritiene che rimarrà invariato e un 17% di pessimisti pensa che peggiorerà o esprime incertezza sullo sviluppo.

Fonte: https://greenplanet.net/spagna-il-95-delle-aziende-segnala-stabilita-o-crescita-nel-q2-2025-secondo-il-termometro-trimestrale-del-bio/

IL LOGO BIO: AGGIORNATO IL MANUALE

IL LOGO BIO: AGGIORNATO IL MANUALE

La Commissione Europea ha aggiornato il manuale con le indicazioni grafiche per l’utilizzo corretto del logo biologico

A fine luglio la Commissione Europea ha aggiornato il manuale con le indicazioni grafiche per l’utilizzo corretto del logo biologico UE, fornendo una guida per la maggiore uniformità (e soprattutto per la conformità) alle etichette dei prodotti biologici.

La Commissione fornisce il modello del logo in numerosi formati grafici (JPG, PDF, GIF, EPS, AI) e nel manuale, che è disponibile in tutte le lingue della UE, dà le istruzioni dettagliate sulle modalità di inserimento sulle confezioni, con ogni possibile variante (dimensioni, colori, contorni).

Fonte: https://agriculture.ec.europa.eu/farming/organic-farming/organic-logo_en

50 ANNI DI PROVE SU IMPATTO AMBIENTALE E RESE DEL BIOLOGICO

50 ANNI DI PROVE SU IMPATTO AMBIENTALE E RESE DEL BIOLOGICO

Dallo studio, condotto da FiBl e Agroscope, si evince chiaramente la sostenibilità e la produttività dell’agricoltura biologica. Alla base della ricerca ci sono oltre 150 pubblicazioni scientifiche che hanno analizzato la resa, la fertilità del suolo e l’impatto climatico

Con il sostegno economico dell’Ufficio federale elvetico dell’agricoltura UFAG l’istituto di ricerca FiBl e

Agroscope conducono dal 1978 esperimento a lungo termine DOK che confronta coltivazioni biologiche, biodinamiche e convenzionali su 96 parcelle sperimentali omogenee su cui studiano le conseguenze in termini di resa, qualità del suolo e impatto climatico dei metodi di coltivazione.

L’esperimento continua a dare risposte, ma anche a proporre nuovi quesiti nell’ambito della ricerca agraria e ambientale che sono state oggetto di quasi 150 pubblicazioni scientifiche e tesi di dottorato.

 

I due sistemi biologici sono confrontati con due sistemi convenzionali (il primo con fertilizzazione organica e il secondo con concimazione minerale); tutti seguono con la stessa rotazione di sette anni (ormai si sono raggiunti i sei cicli), che comprende trifoglio.

Nei sistemi biologici è risultato un minor utilizzo di fitofarmaci (-92%) e di azoto minerale (-75%); l’efficienza nell’uso dell’azoto, che tiene conto anche della fissazione biologica è stata superiore all’85% per tutti i sistemi.

Per quanto riguarda le rese, nonostante la drastica riduzione degli input, quelle dei sistemi biologici hanno raggiunto l’85% di quelle dei sistemi convenzionali, dimostrando a livello di campo un minor impatto sul clima e una maggiore biodiversità in situ, in parallelo a un terreno fertile per lo sviluppo di una produzione agricola sostenibile anche futura.

 

Nella rivista scientifica «Scientific Reports» è stato recentemente pubblicato un articolo in cui i ricercatori di Agroscope, FiBL e Politecnico Federale di Zurigo si concentrano sui nutrienti e sulla selezione delle colture.

Nelle parcelle a coltivazione biologica sono stati trovati livelli di humus più alti del 16% e un’attività degli organismi del suolo superiore fino all’83%, con un effetto positivo sulla struttura che aiuta a immagazzinare acqua e ridurre le perdite da erosione.

In tutti i sistemi, il letame si è dimostrato fondamentale per la buona fertilità del suolo; se applicato in quantità sufficiente, preferibilmente sotto forma di compost, il contenuto dell’humus rimane stabile o aumenta. Al contrario, quando il fertilizzante è composto esclusivamente da concimi minerali sintetici, il contenuto di humus diminuisce.

Sull’altro piatto della bilancia, i livelli di fosforo diminuiscono più sensibilmente nei suoli biologici rispetto a quelli convenzionali, a causa della riduzione della fertilizzazione; per evitare carenze a lungo termine è necessario integrarlo, in particolate per colture come cereali e patate.

Secondo Jochen Mayer, responsabile dello studio, per recuperare elementi fondamentali come fosforo e azoto va valutato il riciclo di rifiuti alimentari o acque reflue.

I ricercatori ritengono che il futuro dell’agricoltura biologica dipende in larga misura proprio dalla chiusura dei cicli dei nutrienti tra le aziende agricole e dai progressi nella selezione vegetale.

Lo studio raccomanda di adottare strategie di diversificazione colturale, come le colture miste, intercalari, o a strisce, preferibilmente con specie pluriennali.

 

L’articolo “Organic cropping systems balance environmental impacts and agricultural production” si può scaricare gratuitamente qui: https://www.nature.com/articles/s41598-024-76776-1

 

 

IL BIOLOGICO E’ IL MODO MIGLIORE PER EVITARE RESIDUI DI FITOFARMACI

IL BIOLOGICO E’ IL MODO MIGLIORE PER EVITARE RESIDUI DI FITOFARMACI

Uno studio dell’Università di Tolosa conferma: consumare alimenti biologici è il modo più efficace per ridurre l’esposizione ai fitofarmaci

La rivista scientifica Cahiers de Nutrition et de Diététique pubblica l’articolo “Pesticides dans l’alimentation : comment limiter l’exposition des consommateurs” curato dai ricercatori del Research Centre in Food Toxicology dell’Università di Tolosa.

L’abstract non lascia molto spazio a dubbi: “I fitofarmaci utilizzati nell’agricoltura convenzionale sono presenti nella frutta e nella verdura in dosi non tossiche, ma in miscela. La loro distribuzione nella frutta e nella verdura dipende dalla loro struttura chimica, dalla loro solubilità in acqua o nei lipidi, dalla loro azione (sistemica o da contatto) e dal tipo di pianta. Anche i prodotti a base di frutta trasformata contengono fitofarmaci, in particolare le bevande analcoliche a base di succo di frutta. I fitofarmaci sono composti biologicamente attivi che possono agire su bersagli diversi da quelli per cui sono stati progettati. Studi epidemiologici mostrano una forte presunzione di un legame tra l’esposizione professionale ai pesticidi e lo sviluppo di diverse patologie. Nei consumatori, un profilo di esposizione a determinati fitofarmaci è correlato al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Inoltre, studi preclinici hanno dimostrato che l’esposizione alimentare a cocktail di fitofarmaci, ciascuno presente in dosi non tossiche, induce lo sviluppo di disturbi metabolici. È quindi essenziale ridurre l’esposizione ai fitofarmaci. Diverse tecniche, come la sbucciatura, l’immersione in acqua pulita o acidificata e le alte temperature, possono ridurre i livelli di fitofarmaci nella frutta e nella verdura. Ma il modo più affidabile per ridurre l’esposizione dei consumatori ai fitofarmaci rimane il consumo di alimenti coltivati con metodi biologici”.

Il testo in francese, con riassunto in inglese, si può scaricare gratuitamente qui: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0007996024001354)