Suolo e Salute

Mese: Dicembre 2022

PIANO STRATEGICO ITALIANO, ARRIVA L’OK DA BRUXELLES

PIANO STRATEGICO ITALIANO, ARRIVA L’OK DA BRUXELLES

Dopo la bocciatura dell’anno scorso passa senza richieste di modifiche il piano strategico per l’applicazione della politica agricola comune post 2022. Ma rimangono i limiti che non favoriranno il raggiungimento del 25% di superficie agraria biologica entro il 2030

La Commissione Europea ha approvato lo scorso venerdì 2 dicembre il Piano strategico italiano (Psp), un documento importantissimo poiché definisce le scelte nazionali della politica agricola dei prossimi cinque anni (2023-2027) e quindi come saranno impiegati i 33,5 miliardi di euro assegnati all’Italia, pari a 7,3 miliardi di euro l’anno.

La visione della Commissione

«L’Italia – spiega il comunicato della Commissione – è uno dei maggiori produttori agricoli e trasformatori di alimenti dell’Ue con un settore agricolo molto diversificato». «Il piano italiano introdurrà un importo massimo per ettaro per il sostegno al reddito di base degli agricoltori. Le piccole e medie aziende agricole riceveranno un pagamento redistributivo per ottenere un sostegno finanziario più equo».

Un piano strategico che trascura l’importanza del biologico come abbiamo già scritto su queste pagine. Nonostante il parziale risarcimento da 90 milioni all’anno spostato dagli aiuti diretti all’intervento SRA29 dello Sviluppo Rurale (l’ex misura 11 in favore del bio). Un intervento che compensa solo parzialmente la decisione di sopprimere l’ecoschema dedicato nel primo pilastro anche perché molte Regioni hanno annunciato scelte differenti riguardo a questo “tesoretto” premiando maggiormente la produzione integrata. Non arriverà da qui la soluzione per raggiungere il 25% di superficie agraria bio entro il 2030.

Potenziata la gestione del rischio

«Circa 800mila agricoltori – ha osservato la Commissione Ue – riceveranno inoltre in Italia finanziamenti specifici (da una dotazione totale di quasi 3 miliardi di euro) per partecipare a strumenti di gestione del rischio, in modo da affrontare meglio il crescente impatto degli eventi climatici avversi».

Condizionalità sociale

«L’Italia sarà inoltre tra i primi paesi dell’Ue ad attuare la nuova condizionalità sociale della Pac per garantire la sicurezza sul lavoro e combattere lo sfruttamento della manodopera. Infine 1,1 miliardi di euro saranno dedicati ad aiutare i giovani agricoltori ad avviare e garantire la loro attività».

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

In occasione della Giornata Mondiale del Suolo occorre incentivare l’impegno in favore delle pratiche in grado di sostenere la fertilità e la biodiversità dei terreni. Perché un suolo agrario sano contrasta il cambiamento climatico, tutela la regimazione delle acque, fornisce nutrienti alle piante, contrasta la perdita di biodiversità

Il 5 dicembre è la Giornata Mondiale del Suolo. Un tema che per l’agricoltura biologica è un impegno quotidiano. Il metodo agricolo trova infatti il suo principio fondante proprio sulla salubrità e sulla biodiversità del terreno, predicando da sempre la necessità di favorire l’aumento della frazione organica per combattere fenomeni di desertificazione e dissesto idrogeologico.

Solide basi per la sostenibilità

Aiab Friuli Venezia Giulia, in occasione dell’evento celebrativo internazionale, ha ricordato che solo questa attenzione per il “patrimonio suolo” può consentire di risolvere il problema della sicurezza alimentare globale, uno dei più sfidanti obiettivi di sostenibilità dei millennium Goals delle Nazioni Unite, ovvero ottenere prodotti nutrienti, in quantità sufficiente per alimentare tutti gli esseri umani di oggi senza pregiudicare le risorse per i nostri discendenti di domani. Il suolo infatti ospita un quarto della biodiversità globale ed è il principale strumento con cui possiamo affrontare il cambiamento climatico con qualche speranza di successo, almeno parziale.

I 4 super poteri

Tutto questo se manteniamo il suolo vivo e sano, quindi in grado di:

  • metabolizzare sostanza organica e trattenere il carbonio (di cui è la principale riserva a livello globale), ad esempio: un ettaro di prato sequestra 20.000 kg di carbonio all’anno;
  • trattenere l’acqua e regimentarla al meglio, cosa strategica per fronteggiare periodi siccitosi. Un esempio, Per ogni punto percentuale di aumento di sostanza organica del suolo si può arrivare a stoccare 340 ettolitri di acqua in più ad ettaro;
  • fornire nutrienti alle piante senza continuare a dipendere dai fertilizzanti di sintesi (ad esempio: le leguminose possono fissare fino a 200 kg di azoto/ha/anno);
  • mantenere la biodiversità edafica in modo che tutti i cicli metabolici possano funzionare in sincronia e fare in modo che patogeni e parassiti non prendano il sopravvento.
CARNE, IL METODO DI ALLEVAMENTO FA LA DIFFERENZA

CARNE, IL METODO DI ALLEVAMENTO FA LA DIFFERENZA

Maggiori contenuti in termini di coenzima Q10 e di acidi grassi polinsaturi nella carne da animali allevati secondo i postulati del bio. Lo testimoniano i risultati di un’approfondita metanalisi divulgata dalla Prof.ssa Renata Alleva in occasione della Festa del Bio di Bologna

Più spazio a disposizione per ogni capo allevato, più tempo per crescere, libertà di movimento e di interazione sociale, maggiore benessere animale, maggiore possibilità di scegliere di che cosa alimentarsi direttamente. Sono alcuni degli elementi che fanno la differenza tra un allevamento biologico e uno convenzionale. Elementi che hanno anche una forte incidenza sulla qualità nutrizionale sulla carne prodotta. Lo ha confermato Renata Alleva, biologa specialista in scienze dell’alimentazione e membro del comitato scientifico dell’Isde in occasione della Festa del bio che si è tenuta al Palazzo Re Enzo di Bologna lo scorso 3 dicembre.

Libertà di stile alimentare

Ognuno è infatti libero di scegliere lo stile alimentare che considera più congeniale, facendo massima attenzione però nel caso si tratti di fornire tutti i corretti nutrienti necessari alla crescita di bambini in età scolare e prescolare.

«In ottica Onehealth – ha spiegato la dott.ssa Alleva- le principali linee guida indicano che le diete più salutari e preventive sono quelle che si basano su un buon consumo di verdure e fibre alimentari, cereali integrali,  con moderato consumo di prodotti animali (dieta Dash, Dieta mediterranea, Dieta Vegetariana)».

Il ruolo del coenzima Q10

«Da una recente meta-analisi – ha continuato –, che ha tenuto in considerazione i risultati di numerose ricerche effettuate in tutto il mondo, è emerso il maggiore contenuto di composti coattivi come il coenzima Q10 nella carne bovina, suina e di pollo ottenuta da allevamenti biologici». Una molecola che ha effetti antiipertensivi e contribuisce al miglioramento della funzione cardiaca, ma non è tutto.

È quello degli acidi grassi polinsaturi

«Nella carne bio sono anche stati ritrovati contenuti più elevati di acidi grassi essenziali tra cui l’acido linoleico e l’acido α-linolenico ALA, molecole che, se assunte nelle corrette quantità, contribuiscono ad un migliore sviluppo cerebrale durante il periodo fetale, ritardo del declino della funzione cognitiva negli uomini anziani e riduzione del rischio di demenza e Alzheimer».

Vantaggi ambientali, sociali e nutritivi

Punti decisamente in favore degli allevamenti biologici che, oltre a dimostrare vantaggi in termini ambientali per la possibilità di innescare corrette strategie di economia circolare in abbinamento a sistemi colturali bio e vantaggi sociali in termini di ripopolamento delle aree interne della penisola, ora possono ribadire anche vantaggi nutritivi e salutari.

UN MILIONE DI OLIVI BIO ENTRO 2030

UN MILIONE DI OLIVI BIO ENTRO 2030

Monini prosegue nell’impegno di fare nascere un polmone verde capace di sequestrare fino a 50 mila tonnellate di anidride carbonica in 10 anni Oltre 650 mila già piantumati tra Umbria e Toscana

Un milione di nuovi olivi nel cuore dell’Italia entro il 2030, di cui oltre 650 mila già piantumati tra Umbria e Toscana e coltivati al 100% in regime biologico.

In occasione della Giornata mondiale dell’olivo, istituita il 26 novembre di ogni anno dall’Unesco, Monini ha presentato i primi risultati del progetto Bosco Monini, avviato due anni fa.

L’impegno ambientale

L’azienda sottolinea attraverso una nota che il nuovo “polmone verde”, realizzato prevalentemente su terreni abbandonati e riqualificati, «ha un forte impatto ambientale: le nuove piante proteggono la salute del terreno e lo preservano da rischi di erosione, tutelano la ricchezza dell’olivicoltura italiana e delle sue cultivar e instaurano un sistema virtuoso di salvaguardia della biodiversità».

100% carbon neutral

Gli alberi consentiranno di sequestrare fino a 50 mila tonnellate di anidride carbonica in 10 anni. Un dato che si somma al progetto “100% carbon neutral”, dedicato a Monini classico e a quello Delicato. «Con questo progetto – spiega Zefferino Monini, presidente e ad dell’azienda – vogliamo contribuire a promuovere un’olivicoltura di qualità che sia italiana fin dall’origine e che sia sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico. L’olivo rappresenta per la nostra famiglia la vita da oltre tre generazioni e con questo progetto vogliamo difendere il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi».

NASCE IL NUOVO BIODISTRETTO DEL PROSECCO

NASCE IL NUOVO BIODISTRETTO DEL PROSECCO

Promosso dal Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Docg assieme ad altri 9 soci, interessa 15 Comuni, 150 soci di cui 52 aziende vitivinicole. Salgono così a sei i biodistretti attivi nel Veneto

«Le priorità del sistema Prosecco è la certificazione ambientale, il biologico ed essere apripista di buone pratiche agricole».

Lo ha detto il Presidente del Veneto Luca Zaia al Castello di San Salvatore a Susegana (Treviso), a margine dell’evento di celebrazione del sessantesimo anniversario del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg.

Il progetto di sostenibilità del Consorzio

Consorzio che, come spiega il direttore Diego Tomasi sulle pagine di VVQ, Vigne, Vini & Qualità di dicembre è attivamente impegnato nella nascita del nuovo biodistretto, un progetto che interessa i 15 Comuni dell’area del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene per l’intera superficie, più larga rispetto alla Docg. I soci fondatori sono 150 (integralmente bio), di cui 52 aziende del vino, sia produttori che trasformatori, oltre 100 aziende agricole tra i comparti di ortofrutta, cereali, caseifici, piante aromatiche, zootecnia e selvicoltura. I soci promotori, tra cui il Consorzio, sono una decina.

Una quota bio oltre al 7%

Il progetto del Biodistretto ha subito una battuta d’arresto con la pandemia, ma adesso è in dirittura d’arrivo. L’area del Conegliano Valdobbiadene vanta una superficie biologica certificata pari al 7,2% dell’intera superficie agricola; in Veneto la media Bio è di 4,9%. Sono in fase di presentazione i documenti di richiesta (statuto, atto costitutivo, modulo adesione) e in tre mesi la Regione può approvarlo. Il Pnrr metterà a disposizione ai bio-distretti 24 milioni di euro. Spesso i progetti Ue, nazionali e regionali privilegiano i bio-distretti.

I biodistretti veneti

Lo scopo principale è di promuovere la cultura del biologico, la sostenibilità, la ricerca, lo sviluppo e l’informazione. Il nuovo Biodistretto del Prosecco si aggiunge agli altri già attivi in Veneto:

  • BioVenezia;
  • Biodistretto Colli Euganei;
  • BioAltopiano;
  • BioVerona;
  • Biodistretto pedemontano vicentino.