Suolo e Salute

Anno: 2021

I DATI SULLA RIDUZIONE DELL’IMPIEGO DI AGROFARMACI IN EUROPA SONO AFFIDABILI?

I DATI SULLA RIDUZIONE DELL’IMPIEGO DI AGROFARMACI IN EUROPA SONO AFFIDABILI?

Il Farm to Fork ha imposto il dimezzamento dell’agrochimica entro il 2030, ma le organizzazioni ambientaliste europee chiedono un’azione per affrontare i “punti ciechi” nella rilevazione dei consumi di agrofarmaci

Ventotto organizzazioni ambientali e sanitarie europee hanno inviato a Bruxelles una lettera aperta per contestare il modo con cui vengono rilevati in Europa i dati che riguardano l’agrochimica.

Le associazioni firmatarie hanno chiesto un’azione sui “punti ciechi” che minano gli obiettivi verdi stabiliti dal Green Deal. Nella missiva si afferma, a causa della mancanza di un organismo di supervisione, i dati forniti dai Paesi membri sull’uso dei pesticidi a Eurostat sono incompleti.

La riforma delle statistiche agricole

L’intervento avviene nel contesto della riforma Ue delle statistiche agricole. «Una riforma di grande importanza» secondo i firmatari della lettera.

 

«Garantire che ci siano dati pertinenti, affidabili e pubblici è cruciale per monitorare i progressi verso l’obiettivo della riduzione del 50% dell’utilizzo di agrofarmaci entro il 2030 definito dalla strategia Farm To Fork».

Vaghi set di dati aggregati

Attualmente l’ufficio statistico di Eurostat riceve, secondo la denuncia delle associazioni green, solo vaghi set di dati aggregati sulle vendite e l’uso di agrofarmaci dagli Stati membri a causa dell’attuale debolezza del quadro giuridico.

 

«In mancanza di precision sarà impossibile misurare l’evoluzione dell’efficienza dell’attuazione delle politiche e rimarremo ciechi di fronte alla reale situazione sul campo». «L’Europa – denunciano le associazioni -è in grave ritardo su questi punti».

 

Rispondendo alla lettera, Croplife Europe, che rappresenta l’industria europea della protezione delle colture, ha affermato che disporre di informazioni più precise su ciò che viene utilizzato e dove consentirà una «migliore comprensione della situazione sul campo e di come vengono realmente applicati i principi della difesa integrata».

GRANO BIOLOGICO ITALIANO, VIA A UN NUOVO PROGETTO DI FILIERA

GRANO BIOLOGICO ITALIANO, VIA A UN NUOVO PROGETTO DI FILIERA

Un’iniziativa di Cia-Agricoltori italiani insieme ad Alleanza Cooperative e a Italmopa

Al via il progetto di “Filiera del grano biologico italiano” per iniziativa di Cia-Agricoltori Italiani con Alleanza delle Cooperative e Italmopa.

Origine italiana interamente tracciata

L’impegno delle associazioni dei produttori e di quella dei trasformatori è quella di garantire l’approvvigionamento delle materie prime italiane e la loro tracciabilità a tutela dei cittadini-consumatori, consentendo loro di risalire alle diverse fasi della filiera produttiva, dalla coltivazione alla prima trasformazione del prodotto finale per la sua commercializzazione.

Contratti triennali

Numerosi i punti sul tavolo del confronto che sono alla base del progetto in fase di sviluppo. Le tre associazioni sono infatti concordi sulla necessità di sottoscrivere veri contratti di filiera con almeno durata triennale e contenenti gli strumenti e le modalità per determinare il prezzo, la programmazione delle semine e la definizione degli standard di qualità dei prodotti e, inoltre, di intervenire sui prezzi per una giusta remunerazione dei produttori agricoli e fidelizzare i clienti.

I sostegni del Pnrr

Strategico all’intesa anche il riconoscimento nel PNRR del sostegno in favore dei patti di filiera, riconosciuto dalle organizzazioni uno strumento utile a elevare gli standard qualitativi del frumento biologico. Il progetto, avviato da Cia con Alleanza Cooperative e Italmopa, è aperto al coinvolgimento anche di altri partner interessati a valorizzare le produzioni destinate alla mangimistica e agli oli vegetali.

(ANSA).

CRESCE UN BIO-ORTO SULLA TERRAZZA DELLA FAO

CRESCE UN BIO-ORTO SULLA TERRAZZA DELLA FAO

Le specie selezionate provengono dai campi catalogo della Fondazione Seminare il Futuro e si prefiggono di studiare sistemi pensili adatti a garantire la sicurezza alimentare di popolazioni di alta quota.

È stato inaugurato recentemente a Roma, sul tetto della Fao, un bio-orto. L’obiettivo è quello di  esplorare la possibilità di replicare giardini pensili biologici dove il suolo è scarso o poco produttivo per alleviare la carenza di cibo nei sistemi più fragili come le montagne e le zone urbane.

Varietà autoctone

«La terrazza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura- informa una nota- ospita antiche varietà biologiche, tra cui – per citarne alcune relative a questa stagione invernale-: il peperoncino Papecchia, il cavolfiore violetto catanese, la cicoria catalogna di Brindisi, il sedano nostrale di Francavilla Fontana e il peperone Sweet Julie».

I partner del progetto

Le specie di piante selezionate per la coltivazione provengono dai campi catalogo della Fondazione Seminare il Futuro, da anni impegnata in ricerca e selezione di varietà specifiche per l’agricoltura biologica. L’orto biologico, accreditato come primo nel suo genere su un edificio delle Nazioni Unite, è realizzato da NaturaSì con l’Università La Sapienza – Orto botanico di Roma, dalla startup Ecobubble e da Slow Food in qualità di membri della Mountain Partnership, alleanza delle Nazioni Unite che si prefigge di migliorare la vita delle popolazioni di montagna e proteggere gli ambienti montani, salvaguardando la biodiversità e l’agricoltura di alta quota.

Tra tre anni il trasloco all’orto botanico

Il Bio-Orto potrà essere oggetto di visite guidate e tra tre anni verrà restituito a NaturaSì per la sua istallazione presso l’Orto Botanico di Roma. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del direttore generale della Fao Qu Dongyu e del vicedirettore Maurizio Martina.

(ADN Kronos).

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

Il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni annuncia che si sta predisponendo una campagna in favore del consumo di cibi biologici e biodinamici

«Stiamo lavorando ad una campagna di promozione nazionale che punti a sensibilizzare i cittadini al consumo di prodotti biologici».

L’apertura del tavolo sul bio

Lo ha riferito il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Battistoni, all’apertura del tavolo sul biologico coordinato dal ministero.

«Il biologico ed il biodinamico – ha continuato – sono segmenti produttivi sempre più presenti sul mercato agroalimentare italiano e mondiale».

«Abbiamo la necessità di stimolare le persone al mangiar sano e rendere la superficie agricola fertile e produttiva. Da questo punto di vista il biologico offre le migliori garanzie salutari».

La necessità di garantire l’equilibrio di mercato

L’intervento del ministero segue la raccomandazione, in vista dell’aumento della superficie produttiva biologica italiana indicata dalla strategia Farm To Fork, di garantire l’equilibrio tra domanda e offerta di prodotti ottenuti con questo virtuoso modello produttivo.

(Ansa)

B/OPEN, UN’IDEA CORAGGIOSA CHE MERITA PIÙ FIDUCIA

B/OPEN, UN’IDEA CORAGGIOSA CHE MERITA PIÙ FIDUCIA

Si è conclusa a Verona la seconda edizione dell’unica fiera riservata esclusivamente agli operatori professionali del biologico, la prima in presenza. Un appuntamento che ha risentito dello strascico degli effetti della pandemia sulla limitazione degli spostamenti e delle presenze. D’Elia (Suolo e Salute): «Siamo in momento chiave per ribadire il ruolo del biologico nelle sfide della transizione ecologica e della neutralità climatica. Ringraziamo VeronaFiere per l’impegno e siamo disponibili, in ambito Assocertbio, a studiare insieme nuove formule che favoriscano un maggiore coinvolgimento di operatori e consumatori»

Verona 10 novembre 2021

«Biologico vuol dire fiducia, e la certificazione da enti terzi è una componente fondamentale di questa fiducia».

«Bene ha fatto quindi la Fiera di Verona a stringere un patto di collaborazione con Assocertbio per la seconda edizione della Fiera B/OPEN per portare e rappresentare nella rassegna veronese la voce degli Enti di controllo e certificazione del biologico.  Per garantire e rafforzare la fiducia dei consumatori è importante che i prodotti biologici siano certificati e sottoposti a controlli rigorosi lungo tutta la filiera in applicazione della normativa di settore, che dall’anno prossimo sarà del tutto rinnovata con l’entrata in vigore del Reg. UE 848/2018». Così si è espresso Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute alla chiusura della due giorni della kermesse veronese. «Quindi è imprescindibile – continua D’Elia –  il valore della certificazione, anche se è sempre utile ricordare che la tutela del consumatore passa non solo dall’attività degli enti di certificazione ma dalla virtuosa sinergia tra: il controllo (e certificazione), l’attività della pubblica vigilanza e la correttezza degli operatori e del mercato».

Una formula mista

La seconda edizione di B/OPEN, manifestazione esclusivamente b2b dedicata al food biologico certificato che si è tenuta il 9 e il 10 novembre nel padiglione 12 delle Gallerie Mercatali di Verona, patrimonio storico di architettura industriale, adiacente Veronafiere, è stata la prima in presenza, confermando al contempo anche la formula digitale che ha caratterizzato la B/Open Digital Edition del 2020.

Una formula mista che ha rafforzato uno schema basato sulle sinergie tra eventi e convegni diffusi anche in diretta streaming e spazi espositivi in presenza. Suolo e Salute ha sostenuto l’iniziativa partecipando con un suo proprio stand visitato da operatori e buyers internazionali. Non molti, a dire il vero, quelli presenti nel corso della rassegna veronese.

«Quella affrontata da VeronaFiere – ha commentato D’Elia – è stata una sfida coraggiosa, che ha voluto lanciare un forte segnale di ripartenza con incontri business riservati rigorosamente a buyer e operatori commerciali per contribuire ad una maggiore valorizzazione e promozione del bio Made in Italy sui mercati esteri nel periodo post pandemia».

«Nel forzato lockdown dei mesi scorsi – ha aggiunto- gli operatori hanno però imparato a fare ricorso a nuovi mezzi di comunicazione da remoto per ottimizzare il proprio tempo di lavoro, limitando gli spostamenti, e questo ha finito per condizionare la formula scelta per B/OPEN».

«Siamo disponibili, in ambito Assocertbio, a individuare, assieme a VeronaFiere, nuove formule che portino ad un maggiore coinvolgimento di operatori e consumatori».

Il ruolo leader di Suolo e Salute

A Verona Suolo e Salute ha potuto ribadire il suo ruolo leader di primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia. «Crediamo con tenacia nel metodo biologico fin dal principio, siamo stati pionieri della sua promozione fin dagli anni ’60 e oggi attraversiamo il comparto come organismo di controllo e certificazione e sentiamo la responsabilità di portare la nostra testimonianza e il nostro ottimismo in appuntamenti come quello con B/Open».

Webinar e convegni

L’evento è stato preceduto da una serie di webinar organizzati anche con il contributo decisivo di Assocertbio, l’associazione di riferimento per gli organismi di certificazione del biologico, dedicati a:

  • Operatori e superfici: i trend del biologico italiano. Le sfide del presente e le opportunità del futuro.
  • Il nuovo regolamento europeo sul bio in applicazione dal 2022: novità e opportunità per gli operatori
  • Lo scenario e-commerce: modelli e fattori critici per competere, ecc

Nella due giorni di rassegna si sono svolti alcuni convegni particolarmente seguiti incentrati su:

  • “PNRR, e biologico: politiche e strategie di sviluppo»,
  • La nuova Gamma di prodotti certificabili bio,
  • Gdo e biologico tra prezzo e qualità, ecc

Il ruolo del bio in scelte chiave per il futuro

«Il comparto del biologico e dell’agricoltura sostenibile – conclude D’Elia – vive un periodo chiave con le decisioni su Ddl bio, sulla nuova legge europea sul settore e le programmazioni strategiche del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e Psn (Piano strategico nazionale per la prossima Pac)». «Conviene quindi incrementare l’attenzione pubblica verso eventi come B/OPEN per ribadire il ruolo chiave dell’agricoltura biologica negli obiettivi di transizione ecologica e neutralità climatica fissati dal Green Deal dell’Unione Europea».

 

 

SI CHIUDE LA COP26 CON ACCORDI AL RIBASSO SULLE AZIONI DI CONTRASTO AL CLIMATE CHANGE

SI CHIUDE LA COP26 CON ACCORDI AL RIBASSO SULLE AZIONI DI CONTRASTO AL CLIMATE CHANGE

Nella conferenza di Glasgow il ruolo dell’agricoltura rimane in secondo piano. «Ci auguriamo – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – che le preoccupazioni unanimi sui cambiamenti climatici spingano ad azioni concrete almeno nell’attuazione della Pac, favorendo modelli produttivi resilienti come quelli biologici»

Va in archivio anche la 26a edizione della Conferenza globale sul clima delle Nazioni Unite. Mentre per le strade di Glasgow il movimento di Greta Thunberg e dei Friday4Climate gridava la sua sfiducia per la cattiva gestione della crisi climatica, dentro lo Scottish Event Center, dove si è tenuta la Cop26, i leader del mondo hanno chiuso un accordo decisamente al ribasso sulla limitazione del ricorso ai combustibili fossili.

Agricoltura comprimaria

Timide anche le decisioni che riguardano l’agricoltura, alla quale la Cop26 non ha nemmeno riservato una giornata dedicata (come è successo per le foreste, le finanze e i trasporti), relegandola a comprimaria della “Giornata della natura e del suolo” di sabato 6 novembre.

In questa occasione i 45 governi rappresentati a Glasgow, guidati dal Regno Unito, si sono impegnati ad investire complessivamente 4 miliardi di dollari in azioni per proteggere la natura e passare a sistemi agricoli più sostenibili. «Circa il 25% delle emissioni mondiali di gas serra – si legge nel comunicato finale della giornata – viene dall’agricoltura e dall’allevamento e questo comporta la necessità di un cambiamento nel modo in cui si coltiva e si consuma il cibo, per fronteggiare il cambiamento climatico».

Deforestazione ed emissione di gas serra

Le questioni più impattanti riguardo alla deforestazione e all’emissione dei gas serra come il metano sono state quindi affrontate nei giorni precedenti (anche qui con impegni molto labili) mentre nella giornata della natura e del suolo è stato in parte rivisto l’accordo KJWA. A partire dal 2017 (Cop23), le questioni relative all’agricoltura, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), sono infatti discusse nel Koronivia Joint Work on Agriculture (KJWA).

La gestione del suolo e dei nutrienti

L’aggiornamento di questo piano (clicca per accedere al testo in inglese) ha portato a riconoscere  la necessità di una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e resilienti, tenendo in considerazione la vulnerabilità dell’agricoltura agli impatti dei cambiamenti climatici. Per realizzare questa transizione, viene riconosciuto il ruolo chiave di:

  • pratiche sostenibili di gestione del suolo e dell’uso ottimale dei nutrienti, compresi i fertilizzanti organici e il letame;
  • gestione sostenibile degli allevamenti per tutelare il benessere animale;
  • l’aumento delle risorse per ottenere sistemi agricoli inclusivi, sostenibili e resilienti al clima.

Sementi resistenti

I 4 miliardi di dollari investimenti pubblici che gli Stati si impegnano a mobilitare nell’innovazione agricola saranno spesi anche nello sviluppo di sementi resistenti al cambiamento climatico e in soluzioni per migliorare la salute del suolo, rendendo disponibili queste innovazioni agli agricoltori di tutto il mondo. Sedici Paesi hanno lanciato una “Policy Action Agenda” che coinvolge anche l’agricoltura e più di 160 soggetti fra Stati e Organizzazioni pubbliche hanno aderito alla “Global Agenda for Innovation in Agriculture” in favore  di un settore agroalimentare più resistente e sostenibile. Al termine della giornata della natura e del suolo il presidente della Cop26, il britannico Alok Sharma, ha annunciato che sono saliti a 134 i Paesi che hanno aderito al piano contro la deforestazione da quasi 20 miliardi di dollari, annunciato nei giorni precedenti a Glasgow.

Energie rinnovabili

Sul tema della riduzione del ricorso alle fonti energetiche fossili che ha chiuso la Conferenza di Glasgow, la resistenza di India e Cina ha ridotto la portata degli impegni contro il ricorso al carbone, mentre è stata ribadita la funzione fondamentale delle energie rinnovabili, sena però espliciti riferimenti al ruolo delle aziende agricole nella produzione di biogas, biometano e agrisolare.

Per Suolo e Salute la portata della Cop26 è stata quindi decisamente sotto le attese. «A voler vedere per forza il bicchiere mezzo pieno – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – si può mettere in evidenza l’accordo unanime dei Paesi che hanno partecipato alla Conferenza riguardo ai problemi da affrontare e la circostanza che nessuno abbia avanzato le ipotesi di rivedere al ribasso, come accaduto nelle precedenti riunioni, gli accordi per il contrasto al climate change raggiunti a Parigi nel 2015». «I mezzi proposti per contrastare questi problemi sono però decisamente insufficienti, la nostra attenzione si sposta quindi ora verso le importanti decisioni che l’Unione europea dovrà prendere mesi sulla politica agricola comunitaria. Ci aspettiamo che siano coerenti con le preoccupazioni della Cop26, dando seguito all’impegno a favorire un modello di agricoltura resiliente al clima come quella biologica».