Suolo e Salute

Mese: Ottobre 2013

A Berlino la quinta Conferenza sulla Cosmesi Naturale

Per la quinta volta, Naturkosmetik Branchenkongress, la Conferenza sulla Cosmesi Naturale ha riunito esperti internazionali del settore, che si sono dati appuntamento a Berlino a fine settembre per fare il punto sullo sviluppo dei mercati, le strategie di marketing e le novità più significative del settore. Una due giorni in cui è stato possibile analizzare gli ultimi dati relativi al mercato tedesco della cosmesi naturale e ad alcuni dei mercati internazionali più importanti, grazie anche all’incontro, tenutosi la prima giornata di lavori, tra circa 150 partecipanti provenienti da undici paesi, che si sono dati appuntamento all’Hotel Ellington di Berlino. Grande soddisfazione per l’esito della conferenza è stato espresso dalla presidente Elfriede Dambacher, secondo la quale “riunire esperti del settore significa produrre idee stimolanti che possono indicare la strada per lo sviluppo dell’industria della cosmesi naturale”. Secondo Dambacher le sfide principali per la cosmesi naturale sono rappresentate dal cambiamento di valori nella società, sempre più attenta a tutto ciò che è “green” e conseguentemente più informata, e la crescente concorrenza, alle quali il mercato dovrà rispondere fornendo concetti innovativi e ulteriore credibilità. Per quanto riguarda il mercato, il dato saliente è la crescita di oltre il 10% della cosmesi naturale nel primo semestre 2013: se il dato sarà confermato per la seconda metà dell’anno, è lecito attendersi un valore complessivo del mercato pari a circa 950 milioni di euro, a testimonianza di un interesse del consumatore ogni giorno più evidente. Ciononostante, secondo gli esperti si farà sentire sempre di più la competizione da parte della cosmesi classica, che sta puntando con sempre maggiore decisione verso una “cosmesi green” rispetto alla quale il settore della cosmesi naturale dovrà molto lavorare sui temi dell’autenticità, della credibilità e della comunicazione. Compito dei produttori quindi lavorare sui concetti di sostenibilità e di naturale, anche se si tratta di termini di cui il mercato si sta sempre più appropriando e che quindi richiedono nuovi, innovativi approcci di marketing per rappresentare effettivamente un vero valore aggiunto. I prossimi importanti appuntamenti per gli addetti ai lavori sono previsti dal 12 al 15 Febbraio prossimi a Norimberga con Vivaness e il 7 e 8 ottobre 2014 con la prossima edizione di Naturkosmetik Branchenkongress.

Fonte: Oneco – Organic News Community

 

Dal 31 ottobre al 2 novembre BioFach Japan

Si svolgerà a Tokyo dal 31 ottobre al 2 novembre 2013 BioFach Japan Organic Expo, la più grande fiera giapponese dedicata ai prodotti biologici. A renderlo noto la sede nipponica dell’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

Claim dell’edizione di quest’anno sarà “Organic is our future” (“Il biologico è il nostro futuro”) e vedrà in particolare un ampio spazio dedicato ai prodotti biologici destinati all’infanzia.

La fiera si svolge in uno dei paesi più strutturati per quanto riguarda la certificazione biologica: sono infatti oltre 60 le organizzazioni e gli enti che certificano il biologico in Giappone, la più importante delle quali è la Jona (Japan Organic & Natural Foods Association), che ha celebrato proprio quest’anno il suo 20° anniversario. Ulteriori informazioni sulla fiera giapponese possono essere tratte dal sito della manifestazione http://www.biofach-japan.com/

Fonte: FederBio

Clima: uno studio FiBL premia il bio

Sono stati pubblicati recentemente i risultati di uno studio comparativo realizzato dall’Istituto di Ricerca dell’Agricoltura Biologica (FiBL, acronimo per Forschungsinstitut für biologischen Landbau) riguardo l’emissione di gas serra da terreni agricoli. L’Istituto, che ha sedi in Svizzera, Germania e Austria, si occupa di ricerca applicata e si avvale della professionalità di numerosi esperti in diversi campi dell’agricoltura biologica. Per lo studio in questione, l’Istituto ha lavorato insieme all’Università di Hohnheim (Stoccarda), comparando ed elaborando i dati di 19 studi diversi effettuati sull’argomento in tutto il mondo.

Stando agli esiti del lavoro, l’agricoltura biologica emette per unità di superficie meno ossido di azoto rispetto a terreni coltivati ad agricoltura convenzionale, ed assorbe un quantitativo leggermente superiore di metano atmosferico. Secondo il coordinatore dello studio, Andreas Gattinger di FiBL, i risultati premiano la scelta dell’agricoltura biologica: “Il fatto che terreni coltivati in biologico emettano quantità inferiori di ossido d’azoto sembra essere dovuto soprattutto alla qualità del suolo. Al contrario, le maggiori emissioni di ossido d’azoto in convenzionale sembrano dipendere in primo luogo dalla quantità di fertilizzanti azotati utilizzati”. Si tratta di uno primo passo e senza dubbio saranno necessari ulteriori studi che riguardino terreni e aree diverse, confrontando sistemi di coltivazione diversi, ma di certo la ricerca porta ulteriore acqua al mulino del biologico.

Oltre ad essere impegnato nel settore della ricerca pura legata all’agricoltura biologica,  il FiBL lavora anche a livello internazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica (International Federation of Organic Agriculture Movements IFOAM, International Organic Accreditation Service IOAS, International Society of Organic Agriculture Research ISOFAR etc.). Numerosi progetti e collaborazioni del FiBL si occupano in particolare dello sviluppo per la ricerca scientifica, della consulenza e dei servizi di certificazione biologica in Europa dell’Est, India, America Latina e Africa. L’Istituto inoltre è attivamente impegnato nella divulgazione delle conoscenze legate al biologico, offrendo consulenze, formazione e informazione sui temi legati al biologico. Per maggiori informazioni sull’attività dell’Istituto, è possibile consultare il sito internet http://www.fibl.org/ disponibile anche in lingua italiana

Fonte: Sinab, FiBL

OGM, Coldiretti: gli italiani nettamente contrari

Sulla scia delle polemiche innescate dalla vicenda dei campi OGM Friulani, la Coldiretti interviene con un comunicato in cui ribadisce la sostanziale e netta contrarietà degli italiani agli organismi geneticamente modificati: “quasi otto italiani su dieci (76%), con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno, sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura per difendere il territorio dalle contaminazioni”. I dati provengono da un recente sondaggio Ipr Marketing reso pubblico proprio in occasione dell’annuncio della raccolta di mais transgenico nel campo di Vivaro (Pordenone). Raccolta fatta, prosegue la nota Coldiretti, “nonostante il decreto interministeriale che vieta nel territorio nazionale, a salvaguardia della diversità biologica, la coltivazione di varietà di mais Mon810″. La Coldiretti sottolinea che il caso friulano non pone solo seri quesiti riguardo l’osservanza delle leggi vigenti, ma mette in discussione alcuni capisaldi dell’agricoltura italiana: “la contaminazione biotech delle campagne e’ un attentato alla biodiversità del territorio; gli OGM in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività’ e del Made in Italy”. Il comunicato si conclude con una riflessione sulla diffusione marginale degli OGM nei territori dell’Unione, a testimonianza del fatto che, a monte, sono state compiute precise scelte strategiche: riferendosi ai dati dell’ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications) “nell’Unione Europea sono rimasti solo cinque su ventisette paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare OGM, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001% della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa”.

Fonte: Agrapress, Coldiretti

OGM, si inasprisce la polemica. Duro intervento di Carnemolla (FederBio)

Ha scatenato come previsto un putiferio la notizia che in Friuli verrà avviata a prima trebbiatura di mais OGM. Secondo Coldiretti, che in proposito ha diffuso un comunicato recentemente, “la contaminazione biotech delle campagne e’ un attentato alla biodiversità del territorio e al Made in Italy, che fonda il suo successo proprio sulla distintività e sulla qualità”, afferma la Coldiretti. La confederazione “chiede alle autorità responsabili di intervenire per mettere in sicurezza il territorio”. “Oltre all’avvenuta commercializzazione del materiale vegetale frutto dell’attività’ non consentita di coltivazione, nuove preoccupazioni sono riferite alle notizie sulla contaminazione di campi e colture confinanti all’area interessata segnalate dal corpo forestale dello stato incaricato del monitoraggio ambientale”, conclude il comunicato. Parole altrettanto nette quelle di Paolo Carnemolla, presidente FederBio, secondo il quale “il momento richiede dalle istituzioni il massimo impegno per tutelare il Made in Italy alimentare e i primati di eccellenza delle nostre produzioni tipiche e biologiche certificate in Europa e nel mondo, anche per favorire la ripresa economica e gli ottimi andamenti delle esportazioni”.  “Assistiamo, invece – ha proseguito il presidente FederBio – alla tragicomica farsa di un decreto interministeriale che vieta la coltivazione di OGM che nemmeno i ministri firmatari (Politiche Agricole, Salute e Ambiente) hanno il coraggio di far rispettare”. Carnemolla pone l’accento in particolare sul rimpallo di responsabilità tra le istituzioni che, a suo dire, sta facendo in pieno il gioco di chi è interessato ad una maggiore diffusione degli Organismi Geneticamente Modificati: “il penoso scarica barile fra governo e Regione Friuli – ha continuato Carnemolla – sta facendo dichiarare ai sostenitori degli OGM che già la prossima primavera procederanno a semine di mais geneticamente modificato in tutta Italia che potranno avviarci alla contaminazione irreversibile dell’intera produzione nazionale”.  “Se in queste ore non ci saranno impegni precisi al posto dei fumosi rimandi a una nuova normativa che tuteli l’agricoltura italiana e il suo territorio da ulteriori costi per una coesistenza comunque impossibile e dalla definitiva perdita di identità e distintività’,  FederBio – chiederà le dimissioni dei ministri responsabili della situazione e avvierà la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare”.

Fonte: Agrapress

On line il Registro nazionale delle varietà di viti

Il Cra, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ha messo on line il Registro nazionale delle varietà di viti. Si tratta di uno strumento istituito nel 1969 con apposito Decreto (D.P.R. 24.12.1969 n.1164) per dare seguito alla Direttiva comunitaria 68/193/CEE del 1968, che obbligava ogni Stato membro a dotarsi di un Registro delle varietà di viti ammesse ufficialmente alla certificazione. La gestione del registro fu affidata al’Istituto Sperimentale per la Viticoltura, oggi CRA-VIT, Centro di ricerca per la Viticoltura. Il Registro è suddiviso in cinque sezioni, varietà da vino, varietà da tavola, portinnesti, varietà a destinazione particolare e varietà per la moltiplicazione. L’intero catalogo, consultabile all’indirizzo http://catalogoviti.politicheagricole.it/home.php, può essere scaricato anche in formato Excel e riporta un ampio ed esaustivo quadro di riferimento normativo. Attualmente, sono iscritte 469 varietà ad uve da vino con 1.140 cloni, 120 ad uve da tavola con 98 cloni, 2 varietà a destinazione particolare, 39 per portinnesto con 162 cloni e 7 destinate alla produzione di materiale di moltiplicazione con 10 cloni. Il Registro è stato realizzato dal Servizio Nazionale Certificazione Vite (SNCV) del CRA-VIT, che ne cura anche l’aggiornamento. Oltre all’elenco delle varietà, un’ampia iconografia di oltre 9.000 immagini consente una rapida consultazione ed un utile confronto per il riconoscimento delle varietà. Inoltre, il catalogo on line mette a disposizioni dati riguardanti la classificazione delle varietà di viti e il loro utilizzo in DO e IG, oltre a schede descrittive dei cloni e dati statistici sulla produzione di barbatelle (viti posizionate su portainnesti americani, resistenti alla filossera a differenza di quelli europei) dal 1989 al 2012.

Fonte: AIOL