Suolo e Salute

Category: Biologico (Mercato, Statistiche, Ricerca, Normativa, Estero)

I LIMITI DI FOSFITI DANNEGGIANO IL MERCATO ITALIANO

I LIMITI DI FOSFITI DANNEGGIANO IL MERCATO ITALIANO

Ci sono voluti anni di discussioni per arrivare a un cambiamento dei limiti di contaminazioni accidentali da fosfiti nelle produzioni biologiche.

Questi limiti, però, non sono adeguati alle normative europee.

Secondo Cia-Agricoltori Italiani il Decreto Ministeriale pubblicato poche settimane fa in Gazzetta Ufficiale, avrà forti ripercussioni su molti agricoltori onesti che si vedranno de-certificare i loro prodotti.

Qui la notizia integrale: https://www.cia.it/news/notizie/biologico-cia-nuove-norme-su-fosfiti-troppo-restrittive-rispetto-resto-ue/

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Come sono cambiati i consumi dopo il lockdown

Come sono cambiati i consumi dopo il lockdown

Con il lockdown causato dall’emergenza Covid-19, molti stakeholder hanno monitorato il mercato alimentare e assistito a un forte cambiamento delle abitudini dei consumatori. La quarantena ha portato gli italiani verso una richiesta di prodotti alimentari con maggiore sicurezza, sostenibilità e salubrità.

Il focus di Nomisma “The World after lockdown” sottoposto a 1000 italiani nella fascia d’età 18 – 65 anni ha portato a dei dati inaspettati. Durante il lockdown la popolazione italiana ha concentrato i suoi acquisti su prodotti Made in Italy e Km 0 (+22%) e la popolazione che si è avvicinata a queste categorie di prodotto è aumentata del 28%.

Riguardo al biologico  e  il basso impatto ambientale il campione  dichiara una forte propensione d’acquisto verso queste due categorie (20%), il 12% verso packaging più sostenibili e il 30% ha sperimentato i prodotti bio per la prima volta.

Ormai questi prodotti stanno prendendo sempre più spazio sugli scaffali portando a:

  • +76% di superfice agricola coltivata in biologico
  • +66% di operatori impegnati nella filiera
  • Aumento dell’export dei prodotti bio

*aumenti riferiti dal 2008 al 2018

 

Nella GDO (rispetto al 2014) i dati sono ancora più incoraggianti, grazie ad un aumento della richiesta di prodotti bio del 83%, raddoppiando così il peso del biologico nella spesa degli italiani (dati Nielsen).

Fonte: https://www.cronachemarche.it/studio-nomisma-il-lockdown-ha-cambiato-i-consumi-alimentari/

GLI ULIVI E L’AGRICOLTURA BIOLOGICA CONTRO L’INQUINAMENTO AMBIENTALE

GLI ULIVI E L’AGRICOLTURA BIOLOGICA CONTRO L’INQUINAMENTO AMBIENTALE

Ebbene si, per combattere il riscaldamento globale, l’ulivo e l’agricoltura biologica possono essere dei validi alleati.
Uno studio durato sette anni su delle coltivazioni d’olivo ha evidenziato che questa pianta riesce ad immagazzinare ben 6mila tonnellate di carbonio, che equivalgono a 22mila tonnellate di anidride carbonica.

I gas serra presenti nella nostra atmosfera sono di diversi tipi, e non tutti sono dannosi; dalla rivoluzione industriale, però, alcuni di questi gas dannosi sono sensibilmente aumentati, e inoltre si sono aggiunti numerosi elementi non presenti in natura (CFC, HFC, PFC etc..).

L’utilizzo dei combustibili fossili e il forte aumento degli allevamenti animali, sono tra le cause che hanno portato i gas serra dai 280ppm ai 415ppm. Gli scienziati sono convinti che quest’alterazione sia alla base dell’aumento della temperatura terrestre (1,2° in più nel 2019) che ha portato ai cambiamenti climatici in atto.
L’accordo di Parigi del 2015, che impegna tutti gli stati firmatari a mantenere l’aumento della temperatura sotto i 2° rispetto al periodo preindustriale, ha stilato varie ipotesi per raggiungere questo target:
• Diminuire l’utilizzo dei combustibili fossili
• Aumentare di pari passo l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili
• Miglioramento dell’efficienza produzione e consumo di energia (per ora in fase di sviluppo)
• Miglioramento degli ecosistemi e sfruttamento delle risorse naturali per la cattura dei gas serra
Proprio quest’ultimo punto, è per ora una delle strade più certe e facilmente percorribile. Basti pensare che, la creazione delle foreste, la lotta agli incendi, la conservazione della biodiversità e l’agricoltura biologica possono catturare fino a 14 miliardi di tonnellate di CO2.

L’agricoltura biologica include molte pratiche atte a salvaguardare l’agroecosistema e a sequestrare carbonio nel suolo, come: la rotazione delle colture, la riduzione e l’intensità delle lavorazioni meccaniche del terreno, l’uso del maggese e l’utilizzo di fertilizzanti organici.
E’ stato dimostrato il forte connubio della coltivazione dell’ulivo con la pratica dell’agricoltura biologica.
In generale, un miliardo e mezzo di piante di ulivo in 10 milioni di ettari rappresentano nel mondo un fantastico alleato contro il degrado ambientale. Una coltura presente in tutto il globo, con una presenza notevole nell’area del Mediterraneo (95% della produzione mondiale di olio di oliva). In Italia vengono coltivati 180 milioni di olivi su una superficie di 1,2 milioni di ettari, di cui 80% secondo il metodo convenzionale di produzione agricola e il 20% secondo il metodo (disciplinato da uno specifico Regolamento Ue) dell’agricoltura biologica.

Uno studio, durato sette anni, ha dimostrato che il terreno coltivato ad olivo riesce ad immagazzinare circa 6mila tonnellate di carbonio in più rispetto ad uno stock iniziale. Questa quantità equivale a 22mila tonnellate di anidride carbonica. Delle 6mila tonnellate di carbonio: 4mila provengono da colture convenzionali e 2mila da coltura biologica; questo significa che un 20% della superficie totale coltivata con metodi biologici contribuisce per circa il 33% del sequestro totale di carbonio. Pertanto il carbon sink della olivicoltura nazionale può aumentare in maniera significativa se, nei prossimi anni, avverrà una crescita delle coltivazioni biologiche, come richiede la strategia Ue per la biodiversità per il 2030 e la strategia Farm to Fork.

Fonte: https://www.vglobale.it/2020/06/23/ecco-come-il-biologico-aiuta-il-clima/

Migliori risultati per la produzione biologica rispetto ai loro omologhi convenzionali

Migliori risultati per la produzione biologica rispetto ai loro omologhi convenzionali

Uno studio “Gli attori economici e l’ambiente”, appena pubblicato in Francia dall’INSEE, l’ Institut national de la statistique et des études économiques , indica, in tre settori di attività – vino, orticoltura e produzione di latte – che gli agricoltori biologici hanno la meglio sui loro omologhi convenzionali in termini di risultato delle loro aziende.

Questo punto di vista è tanto più interessante in quanto il soggetto è ancora poco trattato. La sfida consiste nel disporre di un campione sufficientemente rappresentativo per poter assicurare un’analisi corretta. L’istituto ha scelto di lavorare sui dati del 2013 e concentrarsi su tre produzioni in cui la percentuale di aziende biologiche è significativa: l’orticoltura (11%), la viticoltura (6%) e il latte vaccino (3%). Si tratta di prodotti tra i più popolari nel paniere dei consumatori: il campione scelto dall’INSEE comprende 1.800 aziende biologiche, che sono state confrontate con 28.000 aziende “convenzionali”. Tra queste aziende, i viticoltori biologici hanno un fatturato annuo medio di 17.000 euro per ettaro, il 46% in più rispetto al convenzionale. Un divario che può essere spiegato in primo luogo da una migliore valorizzazione dei vini bio, con prezzi più alti dal 10% al 40%. Ma anche da una presenza più forte di questi viticultori nelle zone di denominazione di origine protetta (DOP). E, nonostante i costi del personale di una volta e mezzo più elevati , il risultato lordo di gestione è in media di 6.400 euro per ettaro, contro i 3.700 euro del viticoltore convenzionale. In orticoltura, il giro d’affari dei produttori biologici è in media inferiore a quello dei loro omologhi convenzionali (10.900 euro, contro 12.500 euro per ettaro), ma il risultato lordo di gestione è più alto (3.300 euro contro 2.500 euro per ettaro). Il fatto di utilizzare meno fertilizzanti e pesticidi riduce i costi.  Ugualmente il minor costo dell’alimentazione  e una migliore valorizzazione del prezzo del latte (+ 18%) permettono di compensare la differenza di fatturato dei produttori di latte biologico nonostante un calo di circa un quarto della produttività. Anche gli aiuti all’agricoltura biologica calcolati per ettaro sostengono gli allevatori bio. Di conseguenza, il loro risultato lordo di gestione è, in media, superiore del 20% rispetto ai colleghi convenzionali. Un altro elemento che spiega poi la migliore performance economica delle aziende agricole ‘verdi’ è un maggiore utilizzo (90% degli orticoltori e 70% dei viticoltori biologici) della filiera corta per commercializzare i propri prodotti.

Fonte Sinab

Biologico ecco il nuovo regolamento dalla UE

Biologico ecco il nuovo regolamento dalla UE

La Commissione agricoltura del Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento Ue sul biologico.  Le nuove regole, che prevedono controlli su tutta la filiera, certificazione di gruppo per le piccole aziende e banche dati per aumentare l’offerta di semi bio, saranno applicabili dal 2021. Il prossimo passo sarà l’approvazione della plenaria del Parlamento e del Consiglio dei ministri dell’agricoltura. Terminato questo iter si aprirà un percorso legislativo che si prevede si concluderà non prima del 2020.

Matteo Bartolini  Vice Presidente di Federbio con delega ai rapporti con l’UE dichiara: “Riconosciamo lo sforzo compiuto dalle Istituzioni per migliorare il testo iniziale della Commissione, anche prendendo in considerazione alcune  richieste dei produttori biologici come ad esempio la certificazione di gruppo e la protezione del valore produttivo europeo nei confronti di importazioni da Paesi extra UE con garanzie e quindi costi spesso inferiori.

Il settore biologico continua a crescere in Italia e nel resto dell’Unione europea e quindi siamo impegnati a tutelare con forza la fiducia che in esso ripone il cittadino. Chiediamo pertanto un forte impegno da parte delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri a lavorare insieme per affrontare immediatamente le rilevanti debolezze che ancora esistono nel testo attuale, in particolare per quanto riguarda le soglie di contaminazione accidentale da pesticidi non ammessi. Confidiamo che nei prossimi giorni il Senato della Repubblica approvi il testo di legge “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura effettuate con metodo biologico” e che il Governo approvi rapidamente la riforma del sistema di certificazione nazionale anche per dare un segnale forte in Europa dell’impegno dell’Italia per lo sviluppo dell’agricoltura biologica.”

fonte http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1253

fonte http://www.ansa.it/europa/notizie/agri_ue/biologico/2017/11/22/bio-ok-da-eurodeputati-a-nuovo-regolamento-ue_31625229-fb3c-4f83-b425-49428219070c.html

Mercato bio globale: il mercato vale quasi 90 miliardi di dollari

Mercato bio globale: il mercato vale quasi 90 miliardi di dollari

Cresce il mercato bio in tutto il mondo: il fatturato sfiora ormai i 90 miliardi di dollari e la superficie agricola dedicata alla coltivazione senza prodotti chimici è in crescita quasi ovunque.

Ottime le performance registrate in Nord America, ma importante anche la crescita nei Paesi europei: i dati più interessanti negli ultimi anni arrivano da Francia e Svezia, ma mercati consolidati da decenni come Austria e Germania fanno registrare ancora numeri in crescita. E l’Italia? Si conferma tra le realtà più dinamiche.

La fotografia del settore arriva da un report di BIOFACH, il Salone degli Alimenti Biologici, la cui prossima edizione è prevista per il 14-17 febbraio 2017, a Norimberga, in Germania.

Ecco tutti i dati più interessanti forniti dagli organizzatori.

Mercato bio a livello globale: fatturato a 90 miliardi

Previsioni splendide per il futuro”, così Biofach definisce il futuro del mercato bio a livello globale. Un comparto che sta per toccare i 90 miliardi di dollari di fatturato. I tassi di crescita più alti sono stati registrati, al 2016, nel Nord America e nei Paesi dell’Europa settentrionale. Solo negli Stati Uniti, il fatturato è arrivato lo scorso anno a 43 miliardi di dollari (dati Ota – OrganicTradeAssociation) e il bio conquista una quota del 5% nel mercato agroalimentare.

Mercati in crescita anche in Europa. I comparti con i trend incrementali più forti in Germania, con una crescita di quasi il 10% nel 2016, e in Francia, con un plus di oltre il 20%. Buone notizie anche dal Regno Unito: + 7 per cento nello scorso anno. Con riferimento al 2015, invece, le nazioni che hanno registrato gli incrementi superiori (20% e più) sono stati Spagna, Irlanda e Svezia.

Cresce anche la SAU dedicata al biologico:

«Stando ai nostri calcoli – spiegano Helga Willer, Julia Lernoud e UrsNiggili del FiBL, Istituto svizzero di ricerche in agricoltura bio – nel 2016 la superficie biologica è aumentata in tutto il mondo di pressoché 5 milioni di ettari, cosa che si può considerare un risultato molto positivo».

In particolare, dal FiBL sottolineano il ruolo che sta avendo l’Australia nel settore: agli enormi pascoli estensivi già presenti nella nazione, si sono aggiunte negli ultimi mesi nuove aziende orientate al bio.

Il mercato bio in Europa

Sul fronte delle superfici agricole convertite al bio, troviamo forti incrementi nei Paesi europei in via di sviluppo: la Bulgaria incrementa del 35% la propria SAU biologica; segue la Croazia con un +23% e Cipro, +18%. Crescite più contenute, ma comunque importanti, sono state registrate in Francia, con i suoi 210mila ettari aggiuntivi, in Germania, 75.650 ettari, e in Spagna, +50mila ettari. Nel complesso, la superficie a bio in Europa cresce, malgrado la diminuzione registrata in Grecia, Polonia e Romania: 130mila gli ettari in meno nei 3 Paesi.

Austria e Germania: due mercati consolidati

Il report Biofach si concentra poi su alcune realtà europee particolarmente interessanti per delineare lo stato di salute del mercato bio nel Vecchio Continente. Innanzitutto, la Germania.

Il mercato del bio tedesco, che ha già una tradizione consolidata, ha visto una crescita del 9,9% lo scorso anno, arrivando a un fatturato di 9,48 miliardi di euro. Nel 2017, dovrebbe arrivare il superamento del traguardo dei 10 miliardi. Crescono soprattutto le vendite nei supermercati: +14,6% e 5,45 miliardi di euro di fatturato. I negozi specializzati raccolgono invece 2,85 miliardi, per una crescita del 5%.

Da più di vent’anni leader del settore, l’Austria si conferma particolarmente attiva in termini di produzione e consumo di biologico. Cresce ancora la quota del bio sul totale del fatturato alimentare: nel primo semestre 2017 è all’8,6% (era al 6,7 nel 2013). Nel dettaglio, vanno particolarmente forti le uova (20% la quota di mercato sul totale), il latte fresco (18%), le patate (16%) e verdura fresca (14%). In totale, il comparto registra un fatturato da 1,6 miliardi di euro, così suddiviso: 75% al commercio convenzionale, 19% ai negozi specializzati, 6% alla ristorazione. Restano al palo invece le aziende bio: nel 2015 erano 20.779, pressoché la stessa cifra registrata nella metà degli anni ’90.

Francia e Svezia: crescita impetuosa

Il report Biofach si sofferma anche su Francia e Svezia.

Oltralpe, i dati di vendita parlano di un mercato bio in crescita nel 2016 di 1,2 miliardi di euro rispetto all’anno precedente: +21,7% l’incremento in termini percentuali. Nel suo complesso, la nazione ha quindi raggiungo 6,7 miliardi di euro di fatturato. E il dato si riferisce ai soli canali del commercio convenzionale e della vendita diretta. A questi vanno ad aggiungersi i 411 milioni della ristorazione bio. Frutta e verdura i comparti che hanno registrato maggior successo: +33%. Buona la performance del secco, al +24%.

Continua inoltre la corsa della Svezia: dal 2014 a oggi, i tassi di crescita registrati dal comparto sono stabilmente tra il 30 e il 40%. Nel triennio considerato, le vendite sono raddoppiate, raggiungendo i 2,6 miliardi di euro. Nel primo semestre 2017, la crescita ha visto un certo rallentamento: le stime parlano di un 7-8% in più. Cresce anche la quota di bio nel mercato agroalimentare, ora al 9,3%.

Il mercato bio in Italia

Anche il nostro Paese, come da più parti annunciato, vede consolidarsi il mercato dei prodotti agroalimentari biologici. Aumenti vengono registrati sia sul fronte della superficie coltivata che nel numero di aziende. A fine 2016, sono stati 300mila gli ettari di SAU in conversione al bio, per un totale di 1,8 milioni di ettari e il 14,5% del totale della superficie agricola italiana. Crescono in particolare le aree coltivate a verdure (+49%), a cereali (+32) e oliveti e vigne (+23%). Le migliori performance vengono registrate nelle regioni del sud: Sicilia, Puglia e Calabria al top per superfici.

Sono 72.154 le aziende nel comparto, di cui quasi 56mila sono di agricoltori bio. Sul fronte delle vendite, il fatturato ha raggiunto i 3 miliardi di euro complessivi, con un incremento del 14%, con il commercio convenzionale in crescita al di sopra della media (+16%), mentre i negozi bio hanno registrato il +3,5%.

FONTI:

http://www.sinab.it/bionovita/biofach-ancora-trend-positivo-il-comparto-biologico

http://www.sinab.it/sites/default/files/share/Internationaler%20Marktbericht%20%20BIOFACH_it.pdf