Suolo e Salute

Mese: Novembre 2017

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#IPESTICIDIDENTRODINOI è l’hashtag utilizzato per la campagna di “Cambia la terra” promossa da FederBio partita il 15 novembre che si concluderà il 30 novembre.

Basta una ‘semplice’ analisi delle urine e una normale famiglia italiana di quattro persone scopre di essere pesantemente contaminata dai pesticidi. Per tre dei membri alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui in queste settimane l’Europa deve decidere o meno la possibilità di utilizzo nei prossimi anni. Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca – tra i tanti altri danni – particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate.

Parte la campagna #ipesticididentrodinoi, con un video che mostra il grado di contaminazione della famiglia D. – romana, con abitudini alimentari nella media – rispetto ad alcuni tra i pesticidi ed erbicidi più utilizzati in agricoltura: glifosato, clorpirifos e piretroidi. La campagna fa parte di Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate – singole personalità del mondo della ricerca.

Scopo dell’esperimento sociale è dimostrare quanto l’assunzione di pesticidi possa essere influenzata dalla dieta. Così una famiglia di 4 persone (i genitori, Marta e Giorgio assieme ai loro bambini, Stella di 9 anni e Giacomo di 7) ha accettato di fare il test sulla presenza o meno di pesticidi nelle urine e – dopo 15 giorni di dieta 100% bio, quindi totalmente priva di chimica di sintesi – ripetere le analisi per verificare la differenza tra prima e dopo. Tutta la campagna #ipesticididentrodinoi è online e tutti possono seguire giorno dopo giorno, attraverso video e post della famiglia, l’evolversi della dieta. Il 30 novembre prossimo saranno presentati i risultati finali, e si risponderà alla domanda: è possibile, con solo 15 giorni a zero pesticidi ridurre o eliminare la quantità di sostanze chimiche che assorbiamo quotidianamente attraverso gli alimenti?

Le indagini, effettuate su un campione individuale di urine, sono state eseguite dal laboratorio di analisi Medizinisches Labor di Brema certificato ISO, che ha già eseguito per le Coop Danimarca lo stesso tipo di analisi. La Famiglia D., già attenta alle proprie scelte alimentari, è comunque contaminata – in differenti percentuali a seconda del componente – da sostanze chimiche.

Dalle analisi del laboratorio tedesco risulta che il livello di glifosato – l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo, probabile cancerogeno per l’uomo secondo l’Istituto internazionale di ricerca sul cancro – nelle urine dei figli, Stella e Giacomo, è maggiore della media. Per Giorgio è particolarmente alto, più del doppio della media (116% in più).

Per quanto riguarda il clorpirifos – insetticida con effetti su sistema nervoso centrale, sistema circolatorio e respiratorio – la situazione è particolarmente preoccupante per Marta e il figlio Giacomo che presentano concentrazioni superiori a quelle trovate nel 95% della popolazione di riferimento, ma anche Giorgio e la figlia Stella hanno valori sensibilmente più alti della media.

piretroidi – pesticidi ad ampio spettro per cui sono dimostrati disturbi dell’apprendimento, danni al sistema nervoso, al fegato, al cuore, all’apparato digerente e sul sangue – sono stati distinti in due dei più frequenti metaboliti (molecole in cui si scinde un composto chimico): Cl2CA e m-PBA. Tutti e quattro i componenti della famiglia D. sono risultati positivi ai piretroidi per la presenza, in particolare, di m-PBA. Nel caso di Marta c’è un valore molto elevato per questo metabolita, tanto alto da essere superiore a quello che si riscontra  solo nel 5% della popolazione di riferimento. Nei figli sono presenti quantità sensibilmente superiori alla media non solo per  m-PBA, ma anche per Cl2CA.

 

Cambia la terra – No ai pesticidi, sì al biologico è un progetto di informazione e sensibilizzazione voluto da Federbio con Isde- Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, con un comitato di garanti composto da alcune personalità del mondo dell’associazionismo e della ricerca. La campagna #ipesticididentro di noi comincia oggi e continuerà per i prossimi 15 giorni sul web e sui social, fino al 30 novembre, giorno in cui arriveranno i risultati delle urine raccolte sempre all’interno della stessa famiglia dopo le due settimane di dieta bio.

Fonte e video

 

Il bio ha un ruolo chiave per la sostenibilità alimentare globale: lo studio

Il bio ha un ruolo chiave per la sostenibilità alimentare globale: lo studio

Entro il 2050, la popolazione sulla terra crescerà fino a raggiungere i 9 miliardi di persone. Una crescita che richiederà scelte radicali, per assicurare sostenibilità alimentare e ambientale a tutta l’umanità.

Il rischio è che il sistema di produzione agroalimentare attuale finisca per diventare vittima di se stesso, con terreni sempre più sfruttati, emissioni nocive in aumento e al contempo scorte di cibo non sufficienti per tutti.

Un nuovo studio dimostra che le alternative ci sono: l’agricoltura biologica è il tassello più importante di una serie di cambiamenti necessari per assicurare ambiente pulito e un’alimentazione equilibrata per quante più persone possibili.

Ecco i risultati della ricerca.

Sostenibilità alimentare e biologico: lo studio

La ricerca è stata pubblicata di recente su Nature Communications, rivista scientifica di rilievo internazionale. Condotta dai ricercatori del FiBl (istituto di ricerche europeo specializzato in agricoltura biologica), della FAO, dell’Università di Aberdeen, della Alpen-Adria-Universität Klagenfurt e della ETH di Zurigo, il lavoro parte dal presupposto che l’agricoltura, come la conosciamo oggi, non è più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Diverse previsioni, infatti, dimostrano che con una popolazione in crescita – arriverà a più di 9 miliardi entro il 2050 – l’impatto negativo dell’agricoltura intensiva sull’ambiente diventerà sempre più forte. Se a questo aggiungiamo un prevedibile aumento del consumo di carne – con tutto ciò che ne consegue in termini di consumo di acqua, terra ed energia – lo scenario è a tinte fosche.

I ricercatori hanno quindi provato a stabilire se la conversione all’agricoltura bio potesse essere una risposta alle sfide ambientali e umanitarie del prossimo futuro. A partire proprio dalla sostenibilità alimentare per una popolazione in crescita.

«Il nuovo studio – spiegano dal FiBL – dimostra che l’agricoltura biologica può giocare un ruolo importante per la sostenibilità della produzione alimentare, se combinata alla riduzione del consumo di prodotti animali».

Con un incremento dei terreni convertiti a bio, spiegano dall’istituto la sostenibilità alimentare “sarebbe assicurata persino con più di 9 miliardi di persone nel 2050. Un cambiamento che potrebbe inoltre portare alla riduzione delle emissioni di gas serra, così come alla diminuzione degli effetti negativi dell’eccesso di azoto e del ricorso massiccio ai pesticidi chimici. Allo stesso tempo, la superficie agricola utilizzata non aumenterebbe, se non di poco, a livello globale.

Ma l’agricoltura, da sola, non basta

Per ottenere tali importanti risultati sul fronte della sostenibilità alimentare e ambientale, non basta però ricorrere alla sola agricoltura bio. Occorre, secondo i ricercatori, prevedere una strategia complessiva, che cambi radicalmente i sistemi di produzione agroalimentare a livello globale. Anche perché, se l’agricoltura bio ha evidenti vantaggi (come abbiamo elencato), “richiede però un utilizzo di terreni maggiori”, perché generalmente si ottengono “rese minori se comparate all’agricoltura convenzionale”, spiegano dal FiBL.

Serve un cambiamento radicale anche nella produzione della carne e nell’atteggiamento dei consumatori finali.

Agli allevatori è richiesto di ridurre il consumo di mangimi concentrati da parte degli animali. L’alternativa è quella di ricorrere ai pascoli naturali. In questo modo, si ridurrà la necessità di utilizzare dei terreni agricoli per la produzione dei mangimi. Diminuendo, al contempo, le emissioni di gas serra per ogni chilogrammo di carne o latte prodotto.

I consumatori finali, invece, dovrebbero, insieme agli operatori della ristorazione, imparare a ridurre lo spreco di cibo.

«Basta che il 60% degli agricoltori – spiegano ancora i ricercatori – convertano al bio i propri terreni, che il consumo di mangimi concentrati sia ridotto del 50% e che lo spreco di cibo diminuisca della metà, per vedere un sistema di produzione alimentare con un impatto ambientale significativamente minore, con una riduzione globale delle emissioni di gas serra e un incremento appena marginale della superficie agricola globale».

Attuando i cambiamenti appena descritti, l’agricoltura biologica finirebbe per giocare un “ruolo chiave” nella sostenibilità alimentare e ambientale, sempre più necessaria per assicurare un futuro al pianeta e all’umanità intera.

FONTE:

http://www.fibl.org/en/media/media-archive/media-archive17/media-release15/article/neue-studie-belegt-bio-kann-einen-wichtigen-beitrag-zur-welternaehrung-leisten.html

Certificazione antimafia obbligatoria per accedere ai fondi PAC: rischio paralisi

Certificazione antimafia obbligatoria per accedere ai fondi PAC: rischio paralisi

Novità in tema di certificazione antimafia. Dal 19 novembre 2017, infatti, entra in vigore la legge 17 ottobre 2017, n. 161 recante‘Modifiche al codice delle leggi antimafia (dlgs 159/2011)’.

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 4 novembre, la normativa contiene all’art. 28, un comma che rischia di bloccare le concessioni dei Fondi Pac elargiti da Agea. Con effetti pesanti per l’agricoltura italiana.

Certificazione antimafia per accedere ai fondi PAC: la novità

Nello specifico, il comma all’art 28 descrive alcune disposizioni in merito all’acquisizione delle informazioni antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei. Si legge:

«L’informazione antimafia è sempre richiesta nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli demaniali che ricadono nell’ambito di regimi di sostegno previsti dalla Politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei».

La novità introdotta, dunque, è che la certificazione antimafia deve essere presentata per tutte le pratiche che richiedono la concessione di fondi europei. Per qualsiasi tipologia di terreno, acquisita a qualunque titolo.

Una disposizione che potrebbe creare non pochi problemi nella concessione dei fondi PAC. Il piano PAC 2014-2020 ha stanziato per l’Italia 52 miliardi di euro. Di questi, 41,5 vengono dall’Unione Europea e 10,5 dallo Stato.

L’Informatore Agrario: rischio blackout

Il problema è stato sollevato per primo da L’Informatore Agrarioche lancia l’allarme: “Niente certificazione, niente soldi della Pac”.

Secondo la rivista specializzata, la normativa potrebbe infatti portare allo stop di tutto il meccanismo di finanziamento di Agea, creando confusione e stalli burocratici.

Il comma, infatti, potrebbe mettere le Prefetture di fronte all’onere di dover vagliare circa 3 milioni di domande. Una mole di lavoro esagerata per una macchina burocratica di per sé già molto lenta. I pagamenti da parte di Agea e degli altri organismi pagatori, infatti, sono già in cronico ritardo.

L’unica speranza, dichiara la rivista, è l’approvazione di un emendamento al decreto fiscale, che elimini le ultime righe del comma incriminato.

D’altra parte, l’Italia si trova di fronte a una situazione paradossale. Il mancato automatismo tra confisca di suoli e sblocco dei fondi in alcuni casi consente alla malavita di continuare a percepire soldi anche dopo la perdita del terreno.

Le cooperative o le imprese sociali che, invece, ricevono in affido terreni confiscati incontrano difficoltà sempre più importanti nel ricevere aiuti comunitari.

Difficoltà che arrivano anche nell’ambito del PSR, il programma di sviluppo rurale, a sostegno della PAC. In particolare, in questo caso, il problema maggiore è non poter dare a garanzia suolo pubblico per ottenere finanziamenti. Un ostacolo significativo, perché i terreni confiscati alla mafia appartengono al demanio che, non potendo venderli, li può dare al massimo in comodato d’uso alle cooperative.

FONTI:

http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2017/2017-11-16/2017111637555341.pdf

http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2017/2017-11-15/2017111537537528.pdf

http://www.repubblica.it/economia/2017/10/01/news/il_paradosso_dei_fondi_per_l_agricoltura_che_rischiano_di_andare_alla_mafia_e_non_agli_agricoltori-176658036/

 

Agricoltura sostenibile e biodistretti: appuntamento a Padova

Agricoltura sostenibile e biodistretti: appuntamento a Padova

Appuntamento a Padova con un’idea diversa di coltivazione. Il 25 novembre si terrà un convegno dal titolo “Biodistretti ed agricoltura sostenibile”.

Organizzato da ISDE (International Society of Doctors for the Environment – Medici per l’ambiente), si terrà presso la Sala Polivalente Diego Valeri del Comune di Padova, in via Valeri 17.

L’appuntamento è stato organizzato in collaborazione con S.Ve.M.G., Scuola Veneta di Medicina Generale. Il convegno sarà l’occasione per fare il punto sull’agricoltura biologica in Veneto e sull’utilizzo dei pesticidi da parte degli agricoltori, nonché degli effetti di tali sostanze sull’organismo.

Ecco tutte le informazioni sull’evento.

Veneto, regione contraddittoria

Nel presentare l’appuntamento, gli organizzatori provano a delineare il quadro del comparto agroalimentare in Veneto. Sottolineandone alcune contraddizioni:

«Il Veneto– leggiamo sul sito ufficiale della Svmeg– è la Regione italiana con il più alto consumo di pesticidi ed è contemporaneamente una delle regioni con il più alto numero di aziende biologiche; è la Regione con un fatturato agricolo fra i più alti e nello stesso tempo quella in cui le “manifestazioni popolari” si susseguono sempre più numerose reclamando la messa al bando dell’uso dei pesticidi».

Contraddizioni che si esprimono anche a livello produttivo. Se le aziende biologiche locali sono molto attive nella sperimentazione e nella ricerca, “ancora troppe coltivazioni [sono] destinate alla produzione di biomasse economicamente appetibili solo grazie agli incentivi governativi”. Il Veneto è infine una delle regioni “dove il consumo di prodotti biologici è fra i più elevati”.

La voglia di dare una svolta sostenibile al mondo agricolo è tanta. Ma c’è ancora strada da fare. Ecco il perché dell’appuntamento di sabato 25 novembre:

«L’incontro vuole essere occasione per conoscere il punto di vista degli agricoltori biologici sullo stretto rapporto fra agricoltura, salute dell’ambiente, alimentazione e salute umana e le scelte oggi più sostenibili e praticabili.Verranno presentati i dati relativi al consumo dei pesticidi e si affronterà il rischio connesso alla loro esposizione; si analizzerà inoltre il danno epigenetico legato al consumo di cibi contaminati dai pesticidi con le possibili minacce sulla salute delle future generazioni».

Durante l’appuntamento saranno infine presentati una nuova metodologia per misurare la qualità dei cibi – chiamata Risonanza Magnetica, consente di tracciare il vero biologico – e un’attività di monitoraggio sulla salute dell’ambiente e della popolazione locale. Attività promossa da ISDE e FNOMCeO, che sarà implementata “attraverso la creazione e lo sviluppo della rete italiana dei medici sentinella dell’ambiente (RIMSA)”.

Biodistretti e agricoltura sostenibile: il programma

L’appuntamento, lo ricordiamo è per sabato 25 novembre, presso la Sala Polivalente “Diego Valeri” del Comune di Padova, in via Valeri 17. I lavori cominceranno alle 8:30 con la registrazione dei partecipanti, e proseguiranno con la presentazione della giornata e il saluto delle Autorità.

Si entra nel vivo alle ore 9:30. Primo intervento: “La Salute e l’Agricoltura biologica: il Biodistretto e le buone pratiche in Agricoltura”, del dottor Giancarlo Roccuzzo.

Dalle 10, conferenza del dottor Daniele Degl’Innocenti: “Come misurare la qualità del cibo: il ruolo della Risonanza Magnetica”.

Alle 10:30 sarà la volta della dottoressa Renata Alleva, con un intervento su “Alimentazione convenzionale e Alimentazione biologica in gravidanza”.

Dopo il coffee break, alle 11:45 interviene il dottor Giovanni Beghini, che relazionerà su “Il consumo dei pesticidi nel Veneto e i Regolamenti di Polizia Rurale”.

Dalle 12:10, la dottoressa Fiorella Belpoggi introdurrà il tema “Glifosate e Pesticidi: impatto sulla salute”. Seguirà una seconda tavola rotonda.

A partire dalle 13:10 il dottor Francesco Cavasin presenta “La Rete Italiana dei Medici Sentinella dell’Ambiente (RIMSA)”.

Sintesi e conclusioni saranno affidate al dottor Vincenzo Cordiano. Concluderanno la giornata una verifica di apprendimento finale ECOM e un buffet a cura di “Le mani in pasta”.

Biodistretti e agricoltura sostenibile: come partecipare

La partecipazione all’evento è gratuita, ma è necessario iscriversi, entro il 22 novembre 2017, sul sito ufficiale della Svemg, a questo link: http://svemg.celeroecm.it/Svemg/dettaglioEvento.public?id=564&page=1&rowsPerPage=30

Il numero massimo di partecipanti è 100, per ragioni di sicurezza: oltre tale numero non verranno accettate ulteriori iscrizioni.

L’evento è stato accreditato dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua con Obiettivo Formativo: Sicurezza ambientale e/o patologie correlate per la Figura Professionale Medico Chirurgo. Si potranno quindi ottenere 4 crediti formativi, se si partecipa alla totalità dei lavori scientifici e si supera la prova di apprendimento con almeno il 75% delle risposte corrette.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1249

http://www.isde.padova.it/2017/11/09/25-novembre-evento-biodistretti-ed-agricoltura-sostenibile/

http://www.isde.padova.it/wp-trucchetto/uploads/2017/11/Biodistretti_ISDE_25_11_2017_Rev01.pdf

https://www.svemg.it/biodistretti-ed-agricoltura-sostenibile/

Organic in Europe, FiBL: conferenza a Bruxelles per fare il punto sul bioeuropeo

Organic in Europe, FiBL: conferenza a Bruxelles per fare il punto sul bioeuropeo

FiBL, istituto di ricerche specializzato in agricoltura biologica, insieme a IFOAM UE lancia il report Organic in Europe: Prospects and Developments 2017.

Appuntamento a Bruxelles con una conferenza stampa a tema, per il 21 novembre.

Ecco tutti i dettagli sull’appuntamento e come partecipare.

Organic in Europe: appuntamento a Bruxelles

Organic in Europe: Prospects and Developments 2017”, ovvero biologico in Europa, prospettive e sviluppi nel 2017. Si intitola così l’appuntamento organizzato da FiBL (ResearchInstitute of OrganicAgriculture Europe) e da IFOAM UE, la Federazione Internazionale dei movimenti per l’agricoltura bio (branca europea).

L’appuntamento è per martedì 21 novembre, a partire dalle 11. La sede: l’ambasciata estone a Bruxelles, in Rue Guimard11/13. L’appuntamento dovrebbe chiudersi alle 14:30.

Al centro dell’evento ci sarà una conferenza stampa per illustrare gli ultimi dati presenti in Organic in Europe, pubblicazione regolare del FiBL, in cui l’istituto fotografa il comparto bio nel Vecchio Continente. A seguire, saranno illustrati un case study sul settore biologico dell’Estonia e un’analisi, operata da IFOAM EU, sugli ultimi trend nel comparto agroalimentare bio, che andranno così a completare i dati snocciolati dal FiBL.

Gli interventi degli esperti saranno seguiti da un dibattito sulla PAC, la Politica Agricola Comune, sulle cui modifiche si dibatte ormai da tempo in Europa. Durante il confronto, saranno poste al centro altre possibili linee di azione politica per portare a uno sviluppo ancora più significativo del settore agroalimentare bio nel continente.

Per partecipare alla conferenza, è necessario compilare l’apposito form online di registrazione, presente sul sito di IFOAM UE al link: http://my.ifoam-eu.org/civicrm/event/register?id=135&reset=1

Per ulteriori informazioni sull’appuntamento è invece possibile inviare una email all’indirizzo triin.viilvere@ifoam-eu.org.

FiBL e il report “Organic in Europe”

Per chi non lo conoscesse, il FiBL è un istituto di ricerche specializzato in agricoltura biologica. La sezione europea dell’ente, con sede proprio a Bruxelles, raccoglie i vari distaccamenti nazionali presenti in Svizzera, Germania, Austria, Ungheria e Francia, considerati centri di competenza leader nella ricerca e nella consulenza del comparto.

«L’accento – spiegano dall’istituto – è postonon solo sulla ricerca applicata bensì anche sul trasferimento delle conoscenze alla pratica attraverso la consulenza e la divulgazione, corsi, rapporti nonché diversi metodi moderni di documentazione (riviste, schede tecniche, libri di consultazione, internet). Da diversi anni il FiBL si impegna per promuovere l’agricoltura biologica a livello internazionale».

Da tempo, il FiBL realizza un report sul settore in Europa, intitolato appunto Organic in Europe: Prospects and Developments, che fornisce una panoramica sul bio, dal punto di vista delle politiche di sostegno pubblico e della crescita del mercato. Generalmente, il report è suddiviso in 3 sezioni: una prima parte che indaga gli ultimi sviluppi del mondo bio, sia dal punto di vista del food che della produzione agricola; in secondo luogo, c’è un’analisi delle politiche pubbliche di sostegno al settore, sia nell’ambito dell’Unione Europea che di altri paesi europei; terzo, una relazione che tiene conto degli ultimi trend di mercato e una fotografia dettagliata del settore nelle diverse nazioni europee.

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2017/11/08/organic-europe-prospects-and-developments-2017

https://shop.fibl.org/chde/1634-organic-europe.html

http://www.fibl.org/it/sito-internet.html

Export agroalimentare: il Made in Italy supera i 40 miliardi

Export agroalimentare: il Made in Italy supera i 40 miliardi

+ 16%: è questo il dato sulla crescita del valore aggiunto della filiera del food in Italia. Una crescita guidata sia dal consolidamento della ripresa dei consumi alimentari interni che dall’export agroalimentare.

Gli ultimi dati, infatti, parlano di un comparto in ottima salute, anche in questo 2017. Nei primi 9 mesi dell’anno, le vendite alimentari in Italia sono incrementate dell’1,1% rispetto al 2016. Le esportazioni fanno segnare un risultato positivo ancora più consistente.

Complessivamente, dal 2008, anno della crisi finanziaria globale, a oggi la filiera agroalimentare italiana ha visto appunto una crescita del 16%. Visti i risultati del manifatturiero – + 1% – e dell’economia italiana nel suo complesso – +2% –, si conferma ancora una volta centrale il ruolo del comparto food.

Ecco gli ultimi dati, con un focus sulle esportazioni.

Export agroalimentare: vola il Made in Italy

La fotografia è stata scattata da Nomisma Agrifood Monitor. Che certifica come l’export agroalimentare italiano crescerà, in questo 2017, di più del 6% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, le vendite all’estero dei prodotti food Made in Italy arriveranno a 40 miliardi di euro.

Sono i prodotti ‘classici’ dell’eccellenza italiana, ancora una volta, a spingere le esportazioni: vino, salumi e formaggi, infatti, chiuderanno l’anno con una crescita compresa tra il 7 e il 9% sulle vendite sui mercati stranieri.

A trainare la crescita ci sono soprattutto Russia e Cina, se consideriamo i mercati di destinazione. E più in generale i Paesi extra-Ue. Nel dettaglio, le nazioni guidate da Putin e XiJinping hanno acquistato più prodotti agroalimentari italiani, facendo registrare una crescita a doppia cifra, che arriverà a oltre il 20% rispetto al 2016. La forte crescita non deve però ingannare: in termini assoluti,Nord America e Paesi Ue rappresentano ancora i principali mercati di destinazione dell’export agroalimentare italiano. I Paesi extra-Ue, infatti, registrano ad oggi meno del 35% del totale delle esportazioni del comparto. In particolare Cina e Russia assommano a meno del 2% del totale.

Complessivamente, la filiera dell’agroalimentare italiano – dalla produzione agricola al dettaglio – vale oggi più di 130 miliardi di euro di valore aggiunto, il 9% del Pil nazionale. Sono 3,2 milioni gli occupati nel settore, il 13% del totale, per 1,3 milioni di imprese (il 25% delle aziende attive oggi iscritte alle Camere di Commercio).

A commentare i risultati del comparto, Denis Pantini, responsabile dell’Area agroalimentare di Nomisma:

«L’aumento dell’export, unito a un consolidamento della ripresa dei consumi alimentari sul mercato nazionale (+1,1% le vendite alimentari nei primi 9 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2016) prefigurano un 2017 all’insegna della crescita economica per le imprese della filiera agroalimentare».

Export agroalimentare italiano: le 4 regioni più forti (e un punto debole)

Sono 4 le regioni italiane che si accaparrano più del 60% dell’export agroalimentare. E sono tutte al nord: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. La ragione del successo si spiega con la presenza di imprese più dimensionate, che operano grazie a infrastrutture maggiormente sviluppate. Le produzioni alimentari in queste 4 aree sono inoltre maggiormente “market oriented”. Il Sud resta invece al palo: oggi incide per meno del 20% sul totale delle esportazioni nel settore, malgrado le tante eccellenze.

«Un differenziale – spiegano da Nomisma – che rischia di allargarsi ulteriormente anche in quest’anno di trend favorevole ai nostri prodotti. Nel primo semestre 2017, infatti, mentre le regioni del Nord hanno messo a segno una crescita di oltre il 7% nelle vendite oltre frontiera, quelle del Mezzogiorno non sono riuscite a raggiungere il +2%».

I risultati dell’agroalimentare italiano sono risultati positivi malgrado un endemico punto debole: la frammentazione dell’offerta. Secondo il report, infatti, le imprese del settore con almeno 50 addetti sono appena il 2% del totale. Competitor diretti, come la Germania, vedono la quota salire invece al 10%.

Questo dato giustifica il fatto che l’export agroalimentare di prodotti italiani sia ancora indietro rispetto ai nostri ‘vicini’ europei: in Francia, il fatturato arriva a 59 miliardi di euro, mentre in Germania a 73 miliardi. Secondo l’indagine, infine, la propensione all’export delle aziende italiane nel comparto è ferma al 23%, contro il 33% delle imprese teutoniche.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3574

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-13/boom-dell-export-agroalimentare-oltre-40-mld-euro-2017-105021.shtml?uuid=AES20GAD

http://www.askanews.it/cronaca/2017/11/13/export-agroalimentare-italiano-oltre-i-40-miliardi-nel-2017-pn_20171113_00062/