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LE FUGHE IN AVANTI NORMATIVE PENALIZZANO IL BIOLOGICO ITALIANO

La nuova legge italiana dei controlli sul bio ci penalizza rispetto ai partner europei. Dal Biofach le considerazioni di Alessandro d D’Elia (Direttore generale di Suolo e Salute): «Serve un’armonizzazione delle norme di settore»

L’Italia è battistrada del biologico in Europa, ma le fughe in avanti normative possono compromettere quanto di buono è stato fatto finora sulla strada della sostenibilità della produzione agricola. Una riflessione che è emersa con chiarezza anche dall’ultima edizione di Biofach a Norimberga (Germania), dove Assocertbio ha organizzato un incontro sul tema della certificazione.

Legge sui controlli nel mirino

Un’assise da cui sono emerse numerose critiche riguardo alla nuova legge sui controlli nel bio (D. Lgs. N° 148 del 6.10.2023). Una legge che danneggia il settore perché, come avevamo già scritto qui: esaspera i giri di carte, ad esempio per le notifiche, introduce meccanismi perversi come quello del rating delle aziende e interviene su tariffe e sanzioni nonostante i dati mettano in luce che il settore sia in realtà tra i più virtuosi.

L’intervento di D’Elia

Al margine dell’iniziativa di Assocertbio Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute ha rilasciato a Elena Consonni le considerazioni pubblicate dal sito Geenplanet.net.

«Per sostenere il biologico italiano – afferma D’Elia – serve una completa armonizzazione delle norme». «Quando si fanno le leggi nazionali – continua – bisogna sempre conoscere come gli altri Stati europei gestiscono i medesimi aspetti, per non creare sperequazioni tra i nostri agricoltori bio e quelli di altri Paesi Ue».

Le fughe in avanti sono infatti controproducenti. «Se le nostre leggi sono più restrittive, si rischia di mantenere i produttori italiani un passo indietro agli altri, di far perdere loro delle opportunità. La nostra proposta è che ci sia una armonizzazione vera delle norme dei singoli Paesi, al là dei Regolamenti comunitari».

 

Anche perché, come certifica il Report sui controlli dell’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (Icqrf): «Il biologico dà garanzie importanti, ma deve essere messo nelle condizione di lavorare con serenità». «Nell’attuale situazione di mercato – sostiene D’Elia – non si possono disseminare paletti normativi ingiustificati che complicano la vita a enti certificatori e aziende». L’inasprimento del quadro sanzionatorio rischia infatti solo di allontanare i piccoli agricoltori dalla produzione bio. «Invece è proprio sul biologico e sulle produzioni di qualità che il nostro Paese dovrebbe puntare, perché non possiamo competere sui grandi numeri che riescono a fare altri Paesi europei».

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