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BUCATINI- CANNUCCE PER SALVARE LA VITA NEI MARI

BUCATINI- CANNUCCE PER SALVARE LA VITA NEI MARI

Sostituire la plastica con la pasta gluten free. È l’ambizione di Canù, la cannuccia di design lanciata dalla cooperativa Campo di Fossombrone (PU) premiata al Biofach 2022 e ai World Beverage Innovation Awards

Spaghetti, penne, fusilli, tortiglioni e… cannucce. Cannucce vere, da bibita o da cocktail, ma ecosostenibili perché prodotte con pasta biologica gluten free. È l’idea rivoluzionaria della cooperativa Campo, storica realtà biologica certificata da Suolo e Salute con sede a Fossombrone (PU), nell’entroterra marchigiano.

Idee semplici ma efficaci

Una piccola cooperativa attiva da 44 anni, basata su idee semplici ma efficaci. Come coltivare senza usare sostanze dannose per la salute e per l’ambiente. «Era il 1978 – racconta Erika Conti Battistelli, motivata sales manager della cooperativa – quando i nostri soci fondatori hanno deciso di percorrere la strada opposta rispetto all’agricoltura intensiva, tutta meccanica pesante e input chimici, imperante in quegli anni».  «Da allora è iniziato il nostro fare biologico, perché esiste un solo modo di stare sui campi: in pace con la terra».

La scelta di offrire alimenti di base per l’uso quotidiano come pasta, legumi, passata di pomodoro, olio d’oliva extravergine risale da allora. «È la dieta mediterranea – continua Erika – servita però in versione biologica: oggi questo metodo di produzione c’è anche grazie a noi, ai nostri soci e ai nostri partner commerciali».

Partner fedeli, conquistati dalla semplice proposta di costruire un futuro insieme. «Siamo piccoli – ammette Erika – ma nonostante ciò siamo perfettamente attrezzati per attraversare gli oceani con successo». Gli alimenti bio affidati alla distribuzione di coop Campo sbarcano infatti in Asia, Australia, Medio Oriente e Giappone.

È la dimostrazione che la semplicità del messaggio di sostenibilità del biologico, se ben comunicato, travalica non solo le barriere doganali, ma anche quelle culturali e linguistiche.

Abbasso la plastica

Una semplicità che in cooperativa Campo fa rima con genialità. «Tre anni fa – ricorda Erika – abbiamo lanciato Canù, una cannuccia biologica, di pasta senza glutine, non ogm. Capace di sostituire non solo le cannucce di pura plastica, ma anche quelle di plastica pseudo ecologica, di carta ricoperta di plastica, di vetro, di acciaio ecc». Una soluzione che secondo la giovane manager è: «semplice, essenziale, resistente, utile, colorata, bella».

Tutto è nato con un unico scopo: limitare il consumo della plastica. «A darci l’idea è stato un ristoratore di Bristol che in un’intervista alla Bbc spiegava di aver smesso di usare le cannucce di plastica e di essere in cerca di una alternativa valida». «La nostra cooperativa da sempre produce pasta, un prodotto flessibile e facile da modellare: da qui l’idea di usare una pasta forata per farne cannucce».

Dal food al no food, dalla gastronomia al design. In questi tre anni Canù ha sollevato una grande attenzione, riscuotendo numerosi premi.

Eco design

«Tutto ha avuto inizio nel 2020 quando Adi (Associazione per il Disegno Industriale) ci ha contattati e invitati a partecipare alle selezioni per l’Adi Design Index 2020». Un indice che rappresenta la selezione annuale del miglior design italiano.  «L’esito delle procedure di selezione è stato positivo e abbiamo avuto l’onore di esser stati scelti per la pubblicazione».

«Canù è un piccolo ma decisivo contributo – si legge nell’Index – per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza ambientale causata dall’impiego di plastiche monouso». L’Unione Europea si è già dichiarata contro la plastica monouso, ma l’industria fatica a trovare risposte convenienti.

Canù rappresenta la migliore soluzione alternativa: capace di rimanere integra per un uso prolungato a oltre 45 minuti nei test di laboratorio, non ha sapore e non produce alterazioni organolettiche nella bevanda, è caratterizzata da lunghezze e colori diversi. «Una vera opera di design: la pubblicazione sull’ADI Design Index 2020 ci ha permesso di partecipare alla XXVII edizione del Premio Compasso d’Oro, che ha avuto come tema “Sviluppo Sostenibile Responsabile”».

Una sequela di premi

Da lì è partita una catena ininterrotta di successi per Canù. Menzione speciale nel 2021 nella categoria ecodesign al premio “Innovazione Amica dell’Ambiente 2021”, promosso da Legambiente con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica. Finalista nell’estate 2022 ai Sustainable Food Awards, promossi da Ecovia Intelligence (società inglese di ricerca, consulenza e formazione per lo sviluppo sostenibile), nella categoria “nuovo prodotto sostenibile”.

Al Biofach 2022, l’unico che si è tenuto in estate, la Coop Campo ha presentato la nuova versione di Canù. Ovvero una lattina in banda stagnata contenente 30 cannucce, destinata alla vendita nei bar e nei negozi, per consentire di acquistare ed utilizzare Canù direttamente a casa. «Il prodotto è sostenibile a 360° – testimonia Erika -: oltre alle cannucce 100% biodegradabili, la lattina è perfettamente riutilizzabile». Un’innovazione premiata a Norimberga come “Miglior nuovo prodotto” nella sezione no food.

In ultimo, a settembre 2022, Canù ha partecipato ai World Beverage Innovation Awards, promossi da FoodBev Media (specializzata nell’analisi di cambiamenti, tendenze e innovazioni nell’industria alimentare e delle bevande a livello internazionale), che celebrano l’eccellenza e l’innovazione nel mondo del beverage. Tra le candidature provenienti da oltre 20 paesi europei, Canù è stata selezionata tra i 4 finalisti della categoria “Miglior nuovo brand/attività” e alla cerimonia di premiazione tenutasi al Drinktec di Monaco, è stata proclamata come vincitrice.

La sfida di salvare il Pianeta

«L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – ricorda Erika – prevede, al n. 14, di conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile». Tra gli obiettivi fissati vi è, nello specifico, quello di ridurre ogni forma di inquinamento marino. Ogni anno finiscono in mare dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica; sono 134 le specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che, solo nel mar Mediterraneo, sono vittime dell’ingestione di plastica: gli effetti di un tale accumulo di plastica nell’apparato digerente sono, purtroppo, quasi sempre mortali. È importante inoltre ricordare che gli agenti chimici con cui vengono trattate le plastiche possono essere rilasciati nell’acqua, alterando gli equilibri dell’ecosistema marino e creando dei pericoli sia per l’economia che per la salute collettiva.

«Spesso si ha l’impressione – osserva Erika – che il continuo mettere in evidenza la complessità delle sfide che ci attendono per salvare il Pianeta sia un modo per spingerci a non cominciare mai, a rimanere bloccati in attesa che altri ci salvino». «Alla Campo essere “spettatori non protagonisti” – conclude – è una dimensione che non ci appartiene: ai problemi anche più complessi rispondiamo partendo dalle cose più umili, cambiando le cose più semplici, ripensando le cose più vicine a noi».

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