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Nuova PAC: la nuova Comunicazione di Bruxelles non piace al mondo bio

La Commissione Europea ha pubblicato una Comunicazione sulla nuova PAC 2020, sottolineando alcune delle priorità emerse durante la consultazione pubblica di 3 mesi. Una consultazione che ha visto la partecipazione di circa 320mila soggetti, singoli e associati, desiderosi di dire la propria sulla riforma.

Il dibattito entrerà nel vivo a partire dalla metà del 2018, quando gli obiettivi enunciati nella Comunicazione troveranno forma in proposte legislative. Ma la lettura del documento è importante per comprendere la direzione indicata da Bruxelles.

Una direzione che alcune associazioni di settore sembrano giudicare, per ora, troppo timida. Sul dibattito, inoltre, si abbatte la tegola Brexit che potrebbe vedere ridurre sensibilmente il budget impiegato per la nuova PAC, con ripercussioni importanti anche per l’Italia.

Facciamo il punto della situazione.

Nuova PAC, la Comunicazione della Commissione

Regole più semplici e un approccio più flessibile”, così la Commissione Europea in un comunicato diffuso due giorni fa descrive la nuova PAC, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020.

La Comunicazione prende il nome di “Il Futuro del Cibo e dell’Agricoltura: per una Politica Agricola Comune flessibile, giusta e sostenibile”. Nel documento vengono delineate le idee cardine intorno a cui ruota la nuova PAC comunitaria, tenendo conto delle risposte pervenute durante la consultazione pubblica lanciata a febbraio.

La struttura della PAC dovrebbe rimanere invariata, imperniata com’è sui due pilastri dei Pagamenti diretti e dello Sviluppo rurale. La novità introdotta riguarda invece l’approccio con cui saranno definite le azioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello UE.

Ciascuno stato membro dovrà, infatti, sviluppare il proprio piano strategico, specificando in che modo intende raggiungere gli obiettivi richiesti. Un Piano che sarà successivamente approvato dalla Commissione. Piuttosto che sul raggiungimento di determinati risultati, spiegano ancora da Bruxelles, “l’attenzione sarà maggiormente focalizzata sul monitoraggio dei progressi compiuti, assicurandosi che i finanziamenti siano focalizzati sui risultati concreti”.

Si dovrebbe passare quindi a un approccio tagliato sulle specifiche esigenze delle nazioni, abbandonando soluzioni generaliste, spesso lontane dalle implicazioni concrete per i diversi comparti nazionali.

Per Phil Hogan, Commissario all’Agricoltura, la Comunicazione assicura che la nuova PAC raggiungerà una serie di “obiettivi nuovi e contingenti”:

«Promuoverà la creazione di un settore agricolo smart e resiliente, rafforzerà la tutela ambientale, così come le azioni climatiche e il tessuto socio-economico delle aree rurali».

Nuova PAC: associazioni contrarie

Non sono ottimiste come Hogan le associazioni del settore agroalimentare. Su tutte si esprime IFOAM Ue, federazione che raccoglie produttori e associazioni del mondo bio. In una nota, IFOAM spiega che la nuova PAC è “un’enorme opportunità per promuovere la piena transizione verso un’agricoltura più sostenibile in Europa”. Ma, sebbene la Comunicazione della Commissione offra “possibilità di miglioramento”, manca di “un approccio chiaro e condiviso in tutta l’UE per adottare modelli di crescita più sostenibili”.

Non è prevista, spiegano dalla federazione, un’assegnazione di priorità a sistemi agricoli più sostenibili, come la coltivazione bio. I requisiti di sostenibilità per accedere al sostegno al reddito previsto dal primo Pilastro PAC sono inoltre basici. Lasciando agli agricoltori la possibilità (e quindi senza alcun obbligo) di aderire a standard più elevati su questo versante. Se questo schema dovesse rimanere tale, spiegano da Ifoam, “la prossima riforma rischia di mantenere intatto lo status quo, senza dare il necessario impulso alla sostenibilità”.

Critiche simili arrivano da Slow Food, che in una nota spiega come la Comunicazione citi “molte delle questioni sollevate dalla società civile, ma non proponga misure pratiche in grado di favorire una transizione verso sistemi alimentari realmente sostenibili”. La riforma della PAC sembra dunque parziale, dal momento che “la Commissione sostiene in tutto e per tutto l’attuale sistema di pagamenti diretti, basato su diritti e pagamenti basati sugli ettari”.

In sostanza, ci si aspettava una riforma più coraggiosa:

«Per farla breve – concludono da Slow Food – le proposte formulate nella comunicazione non appoggiano una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e non giustificano la spesa di quasi il 40% del bilancio UE sulla PAC».

Il nodo: l’Italia rischia di perdere 10 miliardi

Nel dibattito sulla nuova PAC entrano pesantemente anche gli scenari post Brexit. La Direzione generale agricoltura della Commissione Europea ha infatti realizzato un documento in cui vengono simulati i principali scenari sul futuro bilancio Ue, su cui inciderà l’uscita della Gran Bretagna.

Secondo le stime diffuse dall’ANSA, potrebbe verificarsi un taglio sul bilancio PAC tra il 15 e il 20%. In termini assoluti, per l’Italia significherebbe dai 3,4 ai 9,7 miliardi di euro in meno, in 7 anni, a partire dal 2020.

FONTI:

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4841_en.htm

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2017/11/29/press-release-cap-communication-eu-agriculture-needs-clearer-direction-long-term

https://www.slowfood.com/sloweurope/it/slow-food-commenta-la-proposta-europea-futuro-del-cibo-dellagricoltura-la-direzione-della-nuova-pac/

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/11/29/fondi-ue-rischio-tagli-pac-fino-97-miliardi-in-meno-a-italia_77970056-0c6c-4ae3-85ab-8724111d6ad4.html

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