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IL BIO NEL DESERTO

IL BIO NEL DESERTO

Un filo diretto tra Italia ed Emirati Arabi grazie al biologico: all’Expo di Dubai l’esperienza di Emirates Bio Farm, una realtà agricola bio cresciuta nel deserto anche grazie alla collaborazione tecnica con il nostro Paese

Un filo diretto tra Roma e Dubai, tra Italia ed Emirati Arabi grazie al bio. Nel corso di Expo 2020 Dubai si è infatti tenuto l’evento “Agricoltura, allevamento e pesca sostenibili: le migliori pratiche innovative e digitali della cooperazione italiana ed europea – Agricoltori, Allevatori e Pescatori connessi con il futuro sostenibile” organizzato da Legacoop Agroalimentare e Legacoop Emilia Romagna con il supporto di Coopfond nello spazio della Regione Emilia Romagna presso il Padiglione Italia.

La doppia sfida dello Sceicco

Nel corso dell’evento Yazen Al Kodmani, Operations Manager di questa struttura, ha raccontato l’esperienza di Emirates Bio Farm, una realtà agricola biologica cresciuta nel deserto anche grazie alla collaborazione tecnica con il nostro Paese. L’agenzia Ansa ha raccolto il suo intervento, svelando la storia dell’uomo che ha reso green il deserto.

«Datemi l’agricoltura e io vi darò civiltà», ha ricordato El Kodmani, è tra le più celebri dichiarazioni dello sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti. E se già è una sfida trasformare il deserto in un terreno fertile, lo è anche di più realizzare coltivazioni e allevamenti biologici e a ridotto impatto ambientale. Ma quella della sostenibilità e dell’indipendenza alimentare è un obiettivo che gli Emirati Arabi Uniti vogliono raggiungere, anche attraverso l’impegno dei produttori privati come Emirates Bio Farm, che punta su riciclo degli scarti, produzione locale, educazione e agriturismo per promuovere lo sviluppo agricolo del Paese.

La collaborazione con l’Italia

L’azienda agricola bio emiratina ha preso spunto dall’esperienza italiana per poter migliorare la propria produzione in termini di innovazione tecnologica. Emirates Bio Farm la più grande fattoria biologica privata degli Emirati, distribuita su 25 ettari all’interno di 100 ettari di terreno aperto ad Al Shuwaib, tra Dubai e Al Ain.

Ortofrutta e uova

«Produciamo oltre 60 varietà di frutta e verdura – spiega Al Kodmani – e abbiamo anche un allevamento di ovaiole con cui produciamo uova tutte certificate bio». Secondo il responsabile dell’azienda, le sfide dell’agricoltura nel deserto non sono molto diverse da quelle di tante altre realtà del mondo. «Abbiamo solo climi diversi, ma la scarsità d’acqua non è una sfida solo per noi, ma per molti Paesi in tutto il mondo oggi».

Ridurre il consumo d’acqua

«Quello che stiamo cercando di fare per vincere questa sfida è utilizzare un’economia circolare». «Le ovaiole ad esempio, e speriamo nel futuro di avere anche le pecore – possono mangiare gli scarti. Usiamo il letame per fertilizzare i campi. Stiamo usando l’irrigazione a goccia e serre d’ombra per ridurre il consumo di acqua. Inoltre, speriamo in futuro di allevare pesci tilapia (una specie molto diffusa nelle acque dolci del continente africano) utilizzando poi la loro acqua per l’irrigazione». La sostenibilità è chiave all’Expo di Dubai, come lo è nel percorso di Emirates Bio Farm.

Sostenibilità uguale biologico

«Per noi sostenibilità significa biologico, e stiamo cercando di crescere proteggendo l’ambiente, riducendo l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici, semi trattati, e promuovendo la circolarità».

Inoltre, l’azienda è pioniera negli Emirati nell’agriturismo, accogliendo nelle sue strutture migliaia di visitatori ogni anno con tour educativi per promuovere sostenibilità, agricoltura biologica, lotta allo spreco alimentare. E la sostenibilità non fa bene solo all’ambiente, ma anche all’indipendenza alimentare degli Emirati, Paese che importa l’80% del suo cibo.

«Come abbiamo visto con il Covid, la sicurezza alimentare è molto importante quando si verificano interruzioni delle spedizioni commerciali. Crediamo di essere in grado di offrire prodotti di qualità per il nostro mercato locale».

Tecnologia e know-how made in Italy

«Non siamo come l’Unione Europea con misure di protezione del mercato, quindi abbiamo molte più difficoltà con la concorrenza di tutto il mondo, cerchiamo quindi di essere più competitivi».

Un percorso di crescita a cui l’Italia può dare un grosso contributo: «L’Italia è uno dei maggiori fornitori di tecnologia e know-how agricolo, e vogliamo cercare di espandere le nostre relazioni, imparare e migliorare grazie all’esperienza italiana».

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