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Il “Modello Italia” al centro del dibattito a Cremonafiere

Nella cornice delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona si è tenuto un convegno dedicato al “Modello Italia”, promosso da Assalzoo e Cremonafiere. Al centro del dibattito internazionalizzazione, aggregazione di filiera, organizzazione del Mipaaf e molti altri temi di stretta attualità. Ospite illustre il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, insieme a molti altri rappresentanti dei settori agricolo ed agroalimentare italiani: insieme ai presidenti di Assalzoo Allodi e Cremonafiere Piva, il presidente Cia Scanavino, quello di Confagricoltura Mario Guidi e del Consorzio Grana Padano Cesare Baldrighi insieme al vicepresidente Fedagri Perini e a Flavio Fornari della direzione commerciale food di Coop Italia. Secondo Piva l’intero settore agricolo è in sofferenza, sostenendo che l’industria tende a schiacciare il settore primario e che manca la necessaria fiducia delle banche nei confronti del mondo agricolo. Il presidente dell’Enpaia  su questo punto ha proposto un percorso di investimenti nel settore agroalimentare da parte dell’ente da lui rappresentato che Martina ha accolto con grande interesse, ribadendo che il Mipaaf svolgerà un ruolo attivo su questo punto Il direttore del Crefis, Canali, ha posto invece l’accento sulla necessità di una filiera efficiente ed equilibrata, senza la quale “non c’è strategia”, ponendo poi la spinosa questione dell’italian sounding. Canali ha ricordato che è il Nord America il territorio in cui prodotti di questo tipo sono maggiormente diffusi, e che questo elemento rappresenta anche un’interessante potenzialità per l’export del settore. Allodi per parte sua ha dichiarato che il “modello Italia” è ancora incompiuto, e che proprio il fenomeno dell’italian sounding rappresenta una delle prove più significative in questo senso. Sula stessa lunghezza d’onda l’intervento di Baldighi, secondo il quale”quello che ci attende e’ un percorso lento e tutt’altro che semplice, ma la missione che dobbiamo portare a compimento e’ una sola: fare un’intensa promozione e divulgare correttamente il valore e le caratteristiche di quei prodotti unici che chiunque ci invidia”. Baldighi ha ricordato che i prodotti che imitano il made in Italy sono spesso di bassa qualità e prezzo molto basso, e che anche qui si può giocare una parte del futuro del settore, ammonendo però che “in parte possiamo recuperare questa domanda, ma non possiamo pensare di sommarla automaticamente all’export attuale”. Secondo il presidente del Consorzio è possibile aumentare le esportazioni ma si tratta di un “processo lento perché richiede di ‘educare’ i consumatori stranieri ai nostri gusti”. Il vicepresidente Fedagri Perini ha indicato nella cooperazione un modello vincente, portando a sostegno della sua posizione il fatto che malgrado la crisi l’export “ha tenuto bene” e sottolineando che la programmazione produttiva costituisce lo “strumento principe per la difesa delle nostre produzioni agricole”. Sul tema dell’italian sounding Perini ha citato come esempi positivi la tutela delle Dop ex officio (introdotta di recente nel mercato europeo) e l’accordo col Canada che tutela 11 Dop del settore caseario, esprimendo invece alcune perplessità in merito al cosiddetto TTIP, ovvero il negoziato USA-Unione Europea. Per il presidente CIA Scanavino il vero problema resta quello dell’assenza di una vera “organizzazione della filiera, un sistema agroalimentare italiano che valorizzi tutte le sue componenti”, citando il tema delle quote latte (sul quale ha espresso molti dubbi, soprattutto in vista della fine del regime previsto per il 2015) come situazione tipica in cui una filiera meglio strutturata dovrebbe incidere. Toni polemici invece quelli usati dal presidente Confagricoltura Guidi, che non ha usato certamente giri di parole: “penso che per poter ricostruire lo stato agricolo italiano ci vorrebbe prima una opera di distruzione”, annunciando grandi novità per la prossima conferenza econimica di Agrinsieme (di cui lo stesso Guidi è coordinatore). “Abbiamo perso tempo a difenderci dalla globalizzazione” e ad “approvare norme nazionali che non entreranno mai in vigore”, anzichè “stare ai tavoli internazionali che contano”, che non ha nascosto le proprie preoccupazioni circa il finanziamento del piano Mipaaf-Mise per l’internazionalizzazione delle imprese. Sul tema, è arrivata la rassicurazione di Martina, che ha confermato la disponibilità dei fondi necessari per il piano di internazionalizzazione nella legge di stabilità: “ormai il mondo e’ piccolo per cui la scala con cui ti devi rapportare e’ il mercato globale”, ha detto Martina,  sostenendo che il governo è pronto a fornire alle imprese gli strumenti per affrontare questi nuovi scenari, ma senza snaturare “la radice della piccola e media impresa italiana, anche agricola”.

IL Ministro ha anche parlato della ridefinizione del Mipaaf, un’azione che si rende necessaria per un ministero “costruito secondo una logica che non e’ più quella attuale”. Per Martina il Mipaaf va ripensato, ma al tempo stesso è necessario “aprire una discussione  su rappresentanza e associazionismo”. Per il Ministro servono maggiore unità e coesione del mondo agricolo, per il bene del Paese.

Fonte: Agrapress

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