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VINITALY, L’IMPRONTA BIOLOGICA DELLA 56° EDIZIONE

VINITALY, L’IMPRONTA BIOLOGICA DELLA 56° EDIZIONE

Vigneto Italia prossimo all’obiettivo del 25% di bio mentre in cantina la percentuale con il logo della fogliolina verde cala. Un gap che impone un maggiore sforzo in comunicazione e Veronafiere raccoglie la sfida con la 9° edizione di Vinitaly bio

Cresce il vigneto biologico, flette quello convenzionale. Il risultato è che tra i filari italiani il biologico è già praticamente in linea con gli obiettivi del green deal. Le superfici di viti da vino coltivate con metodo bio in Italia sono infatti pari a 133.140 ettari, il 22,6% del totale di 589.570 ettari (dati: Sinab 2023).

Una quota che sale notevolmente in Regioni come Marche, Calabria e Sicilia (dove arriva a toccare il 50%) mentre altrove, dove è il richiamo della denominazione d’origine a dominare le scelte dei consumatori come in Piemonte, Friuli e Veneto, i vigneti bio si attestano a circa il 10%.

Musica diversa in cantina

La musica cambia però totalmente in cantina. Solo il 7% del vino prodotto (circa 3,4 milioni di ettolitri) è infatti etichettato con il logo della fogliolina verde. Anche qui il traino è rappresentato dalla Sicilia (23%), davanti a Veneto, Toscana e Puglia (15%), mentre in Piemonte ed Emilia Romagna la quota dell’imbottigliato bio supera a malapena il 3%.

Una discrepanza tra campo e bottiglia che Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, attribuisce, sulle pagine de La Repubblica, alla seduzione dei contributi pubblici per il bio in vigneto che non si traduce in una pari valorizzazione del bio sugli scaffali. E questo anche per la competizione dei claim di altri metodi di produzione, certificati o meno, che si collegano alla sostenibilità rendendo meno distintivo il logo del bio.

Spiegare le differenze

Spiegare queste differenze diventa la sfida più importante per il mondo della comunicazione enoica e la 56° edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile, cade a fagiolo. Anche nel 2024 è prevista infatti in fiera la rassegna specializzata di Vinitaly Bio. La kermesse dedicata al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero arriva così alla 9° edizione, curata anche quest’anno da Federbio.

L’obiettivo è quello di superare in numeri i record dell’edizione 2023, quando hanno partecipato 118 produttori certificati Bio provenienti da tutte le regioni italiane.

Il calendario delle degustazioni bio

Tutte le produzioni delle aziende partecipanti saranno inserite dell’enoteca bio e molte di loro troveranno spazio nelle masterclass, dove i produttori avranno la possibilità di presentare e fare degustare i propri vini ai buyer nazionali ed esteri. Questo il calendario delle degustazioni:

  • domenica 14 aprile 2024: i vini biologici del Nord (Cantina Le Carezze, Veneto; Mister Bio Wine, Friuli; Castello di Tessarolo, Piemonte; Tenuta Bardali e Giubertoni, Veneto; L’Ulif, Lombardia; Buganza Radici e Filari, Piemonte);
  • lunedì 15 aprile: isole e sud (Baglio Diar, Sicilia; Salvatore Tamburello, Sicilia; Tenute mokarta, Sicilia, Baglio Bonsignore, Sicilia; Cantine Tulone, Sicilia; Tenute Lu Spada, Puglia)1,
  • martedì 16 apri,e: Centro (azienda Bruscia, Marche; Vini Valori; Abruzzo; Tenuta Querciamatta, Toscana; Fattoria Ambra, Toscana; Montechiaro Organic Winery, Toscana);
  • mercoledì 17 aprile, chiusura con CasaCatelli (Abruzzo e Veneto); La Piana winery (Emilia Romagna); azienda Alessandra srl (Campania).
VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

I dati evidenziano che il tasso di conversione dei vigneti alla produzione biologica è aumentato, dal 2005 al 2019, con una media del 13% all’anno. A guidare il processo di conversione: Spagna, Francia, Italia e Austria, con la più alta incidenza di superfici nazionali votate a vigneto biologico.

 

A offrire il quadro generale sul vino biologico, all’interno del rapporto intitolato: “World Organic Vineyard, è l’OIV – Organisation internationale de la vigne et du vin, organismo intergovernativo a carattere scientifico e tecnico, guidato dal professor Luigi Moio.

Lo studio si concentra sul focus della viticoltura biologica, mettendo in luce la forte evoluzione registrata nel settore negli ultimi 15 anni.

 

Le possibili cause

Lo studio osserva, come l’impennata della crescita delle superfici, sia stata direttamente proporzionale alla propensione alla certificazione del prodotto e quindi alla sua vendita. «Un forte ritmo di crescita, – commenta l’OIV -, è in buona parte giustificato dal fatto che la viticoltura biologica è da considerarsi un fenomeno in crescita e ricco di prospettive

I numeri della crescita

I vigneti biologici diffusi attualmente nel mondo, ammontano a quasi mezzo milione di ettari. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2019, la superficie vitata a bio è aumentata in media del 13% all’anno; con una corrispondenza della diminuzione della superficie vitata non biologica, decresciuta con una media dello 0,4% all’anno.

A parere degli studiosi dell’OIV, il movimento della crescita è variegato. Sono state registrate infatti, oscillazioni sia in ingresso che in uscita: «la conversione di un vigneto alla coltivazione biologica è spesso complessa e richiede un cambio di paradigma produttivo» commenta l’Organizzazione. «Andamenti climatici avversi predisponenti le malattie della vite, problemi strutturali o organizzativi possono scoraggiare il processo, portando i produttori ad abbandonare la certificazione della produzione biologica

La distribuzione geografica

Su un totale di 63 paesi coinvolti nel bilancio del rapporto, la superficie totale vitata bio e certificata, è stata stimata nell’anno 2019: in 454mila ettari, ovvero il 6,2% della superficie totale vitata nel mondo. Francia Italia, Austria e Spagna, le nazioni alla guida del processo di cambiamento.
Si stima che solo Spagna, Italia e Francia insieme, rappresentino il 75% dei vigneti biologici mondiali.

L’Italia afferma la sua operosità con il 15% dei vigneti bio sul totale complessivo – la maggiore incidenza registrata a livello nazionale – superiore anche a quella di Francia e Austria che raggiungono il 14% del totale.

Sul fronte extraeuropeo, si distingue il Messico con l’8% della superficie vitata certificata bio.

Fonte: Il Sole 24 ore

Vino biologico sempre più apprezzato dai consumatori italiani

Il vino biologico sarebbe più buono di quello realizzato con tecniche di coltivazione tradizionali.

È questo quanto emerso dal corso del convegno “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo” tenuto da Federbio in occasione di Vinitalybio.

La certificazione biologica, quindi, sarebbe collegata a un incremento significativo della qualità.

Vino biologico interprete autentico del terroir

La superiorità qualitativa del vino biologico sarebbe emersa grazie all’analisi di oltre 74 mila rating di vini di diverse vendemmie, varietà e regioni di produzione, pubblicati da the Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.

Il perché è stato spiegato durante il convegno negli interventi tecnici di Enzo Mescalchin della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e di Leonardo Valenti dell’università di Milano. Dati a conferma delle ricerche effettuate dall’Università della California e di Bordeaux.

All’interno di un vigneto coltivato senza l’ausilio di pesticidi chimici, i microrganismi aumentano di vigore. Il mancato uso di fertilizzanti comporta anche un contenimento della resa e un conseguente profilo organolettico migliore. Le uve che crescono in contesti del genere rappresentano così le interpreti più autentiche del terroir.

Trend in crescita

Sono sempre di più i produttori vitivinicoli che scelgono di abbracciare il biologico. Un trend che ha portato a una crescita a tre cifre del settore: +295% in Europa e +280% nel mondo, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2015 (analisi Wine Monitor Nomisma su dati FIBL).

A detenere il primato come maggiore superficie (293mila ettari) vitata bio nel mondo è l’Europa, con l’88% della superficie globale. Primato europeo anche per l’incidenza delle coltivazioni bio sul totale: nel 2015 hanno superato il 7% (mentre la quota mondiale si fermava al 5%).

Primo tra tutti i Paesi per incidenza sul totale della vite coltivata con tecniche bio è l’Italia, con l’11,9%. Seguono l’Austria, con l’11,7%, e la Spagna, con il 10,2%.

«Nel nostro Paese da 52mila ettari nel 2010, si è raggiunta quota 83mila ettari nel 2015 sui 332.000 totali a livello mondiale, e si prevede di superare la soglia dei 90 mila per il 2016. In Sicilia gli ettari sono oltre 32.000, in Toscana sono 11.500, quasi 11mila in Puglia, più di 4mila nelle Marche e nel Veneto e più di 3.500 in Abruzzo: non c’è una denominazione d’origine per la quale non ci sia un’offerta di vino biologico da parte di qualcuna delle 1.500 cantine». Spiega Paolo Carnemolla, presidente Federbio.

Tra le regioni italiane con una conversione maggiore troviamo la Lombardia. Qui, le superfici destinate a vino biologico sono salite a 2.570 ettari, quasi tre volte in più il numero di 10 anni fa.

Vendite del settore e preferenze dei consumatori

Rispetto al 2015, le vendite di vino biologico hanno registrato una crescita del 53%. Decisamente meglio rispetto a un contenuto +1% delle vendite di vino in generale. I mercati più forti ed esigenti si confermano quelli esteri.

Secondo l’indagine Nomisma –ICE, il 25% della popolazione compresa tra i 18 e i 65 anni (circa 12 milioni di persone) ha avuto almeno un’occasione di consumare vino biologico nell’ultimo anno.

Ma cosa scelgono i consumatori?

Le preferenze vanno per il 69% al vino bio venduto in GDO. Il comparto ha fatto registrare una crescita del 42% rispetto al 2015. A registrare il margine di crescita maggiore sono i vini bianchi (+93%) e i vini spumanti e frizzanti (+162%).

I vini più apprezzati sono il Montepulciano d’Abruzzo, seguito dal Nero d’Avola e dalle diverse tipologie di Chianti.

Naturalità (24%), salubrità (20%) e qualità (17%) sono le tre proprietà distintive che i consumatori associano al vino biologico e per le quali sono disposti a pagare di più.

I mercati che offrono maggiori prospettive di crescita per il nostro Paese sono Germania e Regno Unito. Il 42% dei consumatori inglesi e il 40% di quelli tedeschi considerano il vino biologico italiano mediamente superiore rispetto a quello di altri Paesi.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1148

http://www.ilvelino.it/it/article/2017/04/10/vino-1-su-4-consuma-vino-bio–1-mln-user-rispetto-al-2015/582c572a-e236-407d-9f71-cea29179bfc7/

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11188

http://www.meteoweb.eu/2017/04/vino-il-biologico-allunga-il-passo-la-lombardia-triplica-i-vigneti/884535/

 

Vinitaly celebra il successo del vino bio italiano nel mondo

Vinitaly: Dal 9 al 12 aprile, va in scena a Verona la 51esima edizione, il salone internazionale dei vini e dei distillati. Si tratta di una delle più importanti fiere del settore, al mondo, prima per superficie espositiva e per numero di operatori esteri presenti.

Durante la kermesse di quest’anno sarà dedicato ampio spazio anche al segmento del vino biologico, sempre più richiesto dai consumatori, sia europei che nel resto del mondo. L’appuntamento è per lunedì 10 aprile con un convegno ad hoc.

Il bio protagonista a Vinitaly

Il successo del comparto bio nel settore vinicolo è testimoniato dalla grande crescita in termini di produzione.

Si stima che la superficie a vigneto coltivata con metodo biologico raggiunga 335mila ettari nel mondo, la stragrande maggioranza in Europa, che conta 293mila ha. In percentuale, la SAU con vigneti bio corrisponde al 4,7% di quella mondiale, con una crescita del 6,7% tra il 2014 e il 2015. Dal 2006, la superficie è triplicata. In Italia, i vigneti biologici sono arrivati a coprire, nel 2015, quasi 84mila ettari, con un buon incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati di Wine Monitor, sono in aumento anche i consumatori. Sempre nel 2015, il mercato ha raggiunto i 205 milioni di euro solo in Italia. Gran parte del business è orientato all’export (137 milioni di euro le revenue), con una predilezione particolare verso Germania, USA e Svizzera.

Per fare il punto sul settore, a partire dalle ore 15, presso la Sala Puccini – Centrocongressi Arena a Verona, si terrà un convegno dal titolo: “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo”. L’appuntamento rientra nelle attività della 51esima edizione di Vinitaly.

Il successo del vino bio? Una questione di qualità

La riflessione del convegno parte da un presupposto fondamentale: il vino bio vince perché ha una qualità migliore. Lo attesta uno studio della University of California. I ricercatori hanno analizzato 74mila rating di vini provenienti da diverse vendemmie, varietà e regioni. Lo studio che ha raccolto i dati è stato poi ripreso da tre pubblicazioni di settore: The Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.

La ricerca rivela che i vini biologici hanno ricevuto, in media, una valutazione di 4,1 punti in più (su 100), rispetto alle etichette non bio.

I nostri risultati indicano che la certificazione biologica è associata a un incremento della valutazione di qualità statisticamente significativa”, spiegano i ricercatori.

L’ipotesi è che la messa al bando dei prodotti chimici di sintesi, favorisca la vitalità dei microrganismi nel suolo, esaltando quindi il sapore dell’uva. In questo modo, al vino viene conferita una rappresentazione più autentica del terroir, nonché dell’ambiente naturale dove è cresciuta la vite. Non solo. Alle pratiche bio sono assegnate anche migliori performance dal punto di vista organolettico.

Per approfondire tali evidenze, e sottolineare l’importanza assunta dalla qualità e della certificazione biologica, Vinitaly ha organizzato il focus incentrato specificamente sul comparto biologico.

Vinitaly e il vino bio: il programma

Durante l’evento veronese, a partire dalle ore 15, si alterneranno esperti nel settore della viticoltura bio. Ad aprire il convegno, con un’introduzione dei lavori, Maria Ines Aronadio, Dirigente Ufficio Agroalimentare e Vini – ICE, e Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio.

Con una relazione intitolata “Aspetti tecnici della vinificazione biologica e ricadute sul profilo organolettico. Gestione biologica del vigneto e ricadute su qualità e sanità delle uve”, interverrà poi Enzo Mescalchin della Fondazione Mach. Seguirà “La fase di Cantina e l’esperienza di Barone Pizzini in Franciacorta”, di Leonardo Valenti dell’Università degli Studi di Milano.

Alle 16, appuntamento con Silvia Zucconi di Nomisma con un intervento dal titolo: “Gran Bretagna, Germania, Italia: numeri e tendenze del vino biologico sul mercato Europa”. Il mercato al centro anche nella relazione di Salvo Bonanno, Vice Segretario Generale dell’Italian-American Chamber of Commerce of Midwest, che interverrà sul “Mercato del vino biologico in USA”. Sarà poi la volta del mercato giapponese, con intervento di Marco Colosi, Junior Analyst per l’ItalianChamber of Commerce in Japan.

Spazio infine alla discussione con i partecipanti. Modererà il convegno, Lorenzo Tosi, giornalista.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1146

http://www.suoloesalute.it/vino-biologico-nel-2015-raddoppiati-consumatori/

Vini biologici: aperte le iscrizioni all’ottava edizione del concorso internazionale

Aperte le iscrizioni a una delle manifestazioni più in vista e prestigiose riservata ai vini biologici.

Sono aperte le iscrizioni al Premio internazionale riservato ai vini biologici. L’evento, arrivato alla sua ottava edizione, è ormai considerato una delle più importanti degustazioni del settore.

Al concorso possono partecipare solo i vini di qualità ottenuti dalla lavorazione di uve coltivate con metodo biologico, approvato dall’UE con metodo di valutazione PAR. Il sistema tiene conto dell’effetto complessivo sensoriale e differenzia i vini biodinamici dai vini provenienti da varietà resistenti ai funghi (PIWI).

La valutazione dei prodotti avverrà sotto la guida dell’enologo sensoriale e creatore del sistema di valutazione PAR, Martin Darting.

I punteggi più alti, compresi tra i 96 e i 100 punti, definiscono l’eccellenza assoluta. I vini biologici “oro” sono quelli con un punteggio attribuito da 90 a 95, da 83 a 89 quelli “argento” e tra i 75 e gli 82 i vini che comunque meritano una raccomandazione.

Una manifestazione che garantisce ampia visibilità

Prendere parte alla manifestazione significa garantire al proprio vino biologico grandissima visibilità.

Nell’edizione del 2016, hanno partecipato al Concorso Interazione dei Vini Biologici, Produttori e Commercianti provenienti da 23 Paesi diversi, per un totale di 1063 Vini.

La giuria, formata da professionisti del settore, fornisce una valutazione oggettiva dei vini selezionati, generalmente riconosciuta. I risultati raccolti durante la manifestazione saranno utili a produttori e consumatori come guida di orientamento alla scelta e al perfezionamento del vino biologico.

I viticoltori avranno infatti l’opportunità di confrontarsi, a livello internazionale, con altri professionisti del settore, potenziando i prodotti e il processo di creazione.

Il termine per l’iscrizione al Premio è fissato al 9 giugno e le degustazioni avverranno dal 30 giugno al 3 luglio. Maggiori informazioni sul sito ufficiale dell’evento: https://www.bioweinpreis.de/it/

Vini biologici: un trend che non smette di crescere

Negli ultimi anni, il settore del vino biologico è cresciuto molto, arrivando a occupare quote di mercato sempre più rilevanti. Un trend che sembra avere ancora molti margini di miglioramento.

Eppure, il regolamento europeo di settore è entrato in vigore solo di recente, nel 2012. La normativa di riferimento ha gettato le basi per la produzione di un prodotto di qualità, sempre più apprezzato tra i consumatori.

Le regole di produzione che determinano se un vino più essere definito effettivamente biologico sono state approvate dallo Standing Committee on OrganicFarming (SCOF), il Comitato permanente per l’agricoltura biologica. Le aziende certificate possono infatti riportare in etichetta il logo europeo.

Fonti:

http://quifinanza.it/soldi/premio-internazionale-dei-vini-biologici-al-via-ottava-edizione/111877/

https://www.bioweinpreis.de/it/

Vino: l’Italia alla riscoperta della sua biodiversità

Il 24 e 25 ottobre prossimi, presso i padiglioni della Fiera di Bolzano, si terrà Autochtona 2016, Forum nazionale dei vini autoctoni, appuntamento giunto alla sua 13esima edizione.

L’evento si svolgerà nel contesto della 40esima edizione di Hotel, fiera internazionale e punto di riferimento per hotellerie e ristorazione. Per Autochtona, sono attesi oltre 100 produttori vinicoli, provenienti da 16 diverse regioni italiane. L’obiettivo è di portare all’attenzione del pubblico lo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni italiani, Paese primo al mondo per biodiversità.

“Le uve autoctone italiane sono centinaia, forse migliaia”, scrivono gli organizzatori. “Si tratta di un patrimonio non solo naturale, ma anche socio-culturale straordinario, perché per ciascuna di queste varietà uniche esiste una comunità di vignaioli che si è battuta per la sua sopravvivenza”.

Secondo il registro nazionale, il patrimonio delle uve autoctone italiane ha raggiunto circa 500 varietà coltivate. Un numero che potrebbe raddoppiare se si riscoprissero e valorizzassero tutti gli esemplari unici che l’Italia tiene ancora ‘chiusi in un cassetto’.

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Per dare impulso al settore, Autochtona negli ultimi anni ha realizzato una sorta di ‘censimento informale’ della biodiversità vitivinicola italiana. Nelle edizioni precedenti dell’evento, sono stati ospitati “oltre un migliaio di vini unici portati dai loro produttori tenaci, uomini che hanno scelto la strada più difficile con produzioni per lo più di piccole dimensioni”.

L’edizione 2016 sarà arricchita da una novità interessante per le aziende che puntano all’internazionalizzazione.

Si chiama “Best Wine Buy” l’opportunità di partecipare a incontri one to one con buyer internazionali per promuovere, valorizzare e affermare commercialmente le eccellenze del nostro territorio nei paesi target. Le aziende espositrici potranno infatti prenotare incontri individuali con gli importatori grazie ad un’agenda studiata ad hoc sulla base delle loro esigenze”.

Saranno inoltre presentate moltissime varietà di uva, sconosciute al grande pubblico. Come il Semidano, di origine sarda, quasi completamente devastato dalla filloserra all’inizio del secolo scorso. O come l’Invernenga, uva a bacca bianca del bresciano, che deriva il suo nome dalla conservazione degli acini, che avviene d’inverno. Dall’Emilia Romagna, arriveranno due varietà di recente scoperta: il Centesimino e l’Uva del Tundé.

“La biodiversità vinicola italiana per qualche tempo è rimasta nell’ombra dei modelli più ‘global’, anche a causa delle sue produzioni più ridotte e sparute”, spiega il giornalista Pierluigi Gorgoni, Coordinatore del concorso ‘Autoctoni che passione!’ che chiuderà la manifestazione. “In questi ultimi anni, invece, assistiamo ad un ribaltamento dell’interesse dei consumatori, sempre più orientati e curiosi verso i vini da vitigni ‘rari’. In questa direzione, nessuna altra manifestazione quanto Autoctona sa offrire all’appassionato uno spaccato tanto vario e puntuale”.

FONTI:

http://www.fierabolzano.it/autochtona/programma-eventi.htm

http://www.fierabolzano.it/autochtona/detailcomu-1-3753-ad-autochtona-2016-le-aziende-incontrano-i-buyer.html

http://www.fierabolzano.it/autochtona/detailcomu-1-3778-ad-autochtona-un-pezzo-della-biodiversita-vitivinicola-italiana.html