Suolo e Salute

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Erbicidi e glifosato mettono a rischio la salute del terreno. Lo studio

Lo scorso marzo, lo IARC (Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato, l’erbicida più utilizzato in Italia e venduto dalla Monsanto, tra le sostanze probabilmente cancerogene. La notizia ha avuto un’ampia risonanza sulla stampa nazionale ed estera. Ciò che meno si conosce, però, è l’effetto che il glifosato ha sul delicato ecosistema del suolo.

Un’idea la fornisce uno studio pubblicato sulla nota rivista Nature e riguardante gli effetti che l’erbicida ha sull’attività dei lombrichi.

Lo studio ha analizzato l’influenza del glifosato su due specie di lombrichi di terra, concludendo che erbicidi contenenti questa sostanza nei loro ingredienti colpiscono anche alcuni organismi no-target, determinando il quasi annullamento dell’attività del Lumbricus terrestris dopo circa tre settimane di applicazione del prodotto. L’altra specie analizzata, l’Aporrectodea caliginosa, ha invece mostrato una riduzione della propria attività riproduttiva del 56% entro tre mesi dall’utilizzo del glifosato.

erbicida

 

 

 

 

 

 

 

 

Non solo: l’uso dell’erbicida avrebbe portato anche a un aumento delle concentrazioni di nitrati nel suolo del 1.592% e di fosfato del 127%, indicando i rischi potenziali per la lisciviazione dei nutrienti nelle falde acquifere, in ruscelli, laghi o acque sotterranee.

L’impatto dell’erbicida sugli agrosistemi è particolarmente preoccupante, considerato che il prodotto è stato utilizzato a livello globale per decenni, non solo in ambito agronomico, ma anche nella sfera urbana.

I lombrichi sono degli insostituibili chimici e ingegneri del suolo: arricchiscono la terra di microorganismi che ne migliorano la fertilità, scavano gallerie che arieggiano il terreno ed aiutano lo sviluppo radicale della vegetazione.

Qualche tempo fa, in un suo rapporto, Greenpeace ricordava come alcune ricerche indipendenti avessero già dimostrato l’impatto del glifosato sui lombrichi e su funzioni chiave della rizosfera.

Tra gli effetti più importanti erano inclusi: il ridotto assorbimento di micronutrienti essenziali da parte delle colture; la riduzione della fissazione dell’azoto, che causa resa inferiore dei raccolti; la maggiore vulnerabilità nei confronti delle malattie. Effetti che hanno un impatto diretto sulla salute e le performance delle colture.

Alcuni patogeni delle piante, come il “mal del piede dei cereali” (Gaeumannomyces graminis), i funghi parassiti del “damping off” dei semenziali o del marciume radicale, e la sindrome della morte improvvisa nella soia, sono inoltre agevolate dalle modifiche indotte dal glifosato nella biologia e nella chimica del suolo. Senza contare, appunto, i possibili effetti di questa sostanza sulla salute dell’uomo.

Fonte:

http://www.nature.com/articles/srep12886

http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2011/ogm/Report_glifosato.pdf

Agricoltura biologica e concimi naturali: se la soluzione è nei lombrichi

Combattere l’impoverimento del suolo con i lombrichi. È quello che sta succedendo in Zimbabwe, dove è stato avviato un progetto volto ad aiutare i piccoli agricoltori del Paese a migliorare la fertilità del suolo e aumentare la resa delle colture, attraverso l’uso dei lombrichi.

I lombrichi sono un punto cardine dell’agricoltura biodinamica, grazie alla loro capacità di trasformare la sostanza organica in humus. Questi invertebrati ricoprono un ruolo essenziale nel biorisanamento del terreno, sia da un punto di vista agronomico che ecologico.

La loro elevata mobilità nel suolo, infatti, li porta a esplorare grandi volumi di terreno, condizionandone le caratteristiche. La loro azione incrementa l’areazione del substrato, facilita la circolazione di aria, aumenta la permeabilità del suolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma i lombrichi, soprattutto, mangiano rifiuti organici, trasformandoli in un compost potente, l’humus, capace di migliorare il suolo e la sua fertilità.

Il progetto è stato avviato dalla Zim Earthworm Farms (ZEF), una delle più grandi aziende produttrici di biofertilizzanti presenti nello Zimbabwe. Lo scorso anno, la campagna avviata dalla ZEF nella capitale Harare ha portato alla formazione di 100 agricoltori che hanno iniziato a utilizzare i lombrichi nelle loro tecniche colturali.

Secondo gli esperti, il degrado e la sterilità del suolo hanno determinato un massiccio calo nella produzione alimentare del Paese. L’utilizzo dei lombrichi non è solo una soluzione sostenibile, ma anche economica e un’ottima opportunità di reddito per quei piccoli agricoltori che decidono di dedicarsi non solo alla produzione di fertilizzante organico ma anche all’allevamento di lombrichi.

Dopo la formazione, l’azienda fornisce agli agricoltori 60 grammi di lombrichi, aiutandoli nella rigenerazione degli anellidi terrestri, che andranno poi venduti, e del concime, che arricchirà il terreno migliorando il raccolto.

Efraim Whingiri, amministratore delegato della Zim Earthworm Farms, afferma: “L’uso dei lombrichi è economicamente redditizio, sostenibile e socialmente accettabile. Ogni famiglia ha rifiuti che provengono da animali, rifiuti alimentari e rifiuti vegetali che, se compostati e inoculato con i lombrichi, possono essere convertiti in ricco bio-fertilizzante“.

Secondo Emmanuel Chikwari, capo ad interim dell’Istituto di Ricerca di Chimica e suolo presso il Ministero dell’Agricoltura dello Zimbawe,  i lombrichi degradano i rifiuti più velocemente rispetto ai sistemi tradizionali. L’agricoltura biologica, inoltre, può contribuire a migliorare la struttura del suolo, che in questo modo non è soggetto a perdite di nutrienti. “Vi è la necessità di fornire una formazione adeguata agli agricoltori in modo che possano sapere come far crescere e gestire lombrichi” afferma Chikwari, aggiungendo che il governo deve aumentare il sostegno all’agricoltura biologica in modo che i ricercatori possano ottenere informazioni utili per gli agricoltori.

Fonti:

http://www.scidev.net/sub-saharan-africa/farming/news/earthworms-smallholders-increase-crop-yields.html

http://phys.org/news/2015-09-earthworms-smallholders-crop-yields.html