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Regione Lombardia: giovani linfa vitale dell’agricoltura, tra apicoltura e biologico

Tremila imprese giovani e oltre 600 realtà condotte da stranieri: è questo il bilancio della Regione Lombardia all’interno dello scenario tracciato dalla Camera di Commercio di Milano con Coldiretti Lombardia sui dati dell’ultimo anno del registro delle imprese.

In totale, un patrimonio di quasi 47mila aziende con 61mila addetti. Numeri che aprono la strada a una crescita di settore basata su qualità, lavoro e diversificazione.

La spinta che viene da giovani e stranieri

I numeri dipingono uno scenario chiaro dell’agricoltura lombarda all’inizio del 2017 e sono stati ricavati sui dati dell’ultimo anno del registro delle imprese.

Le iscrizioni di nuove realtà sono state più di 1.500 contro le 1.238 registrate a fine 2015. Le chiusure, invece, hanno toccato quota duemila, con un decremento dello 0,9% rispetto allo scorso anno.

Un trend storico di aggregazione e riduzione, come lo definisce Giovanni Benedetti, membro di giunta della Camera di Commercio e Direttore della Coldiretti Lombardia. Benedetti spiega anche come un contesto economico non sempre brillante, unito a un processo di consolidamento e fusione, abbia portato a una diminuzione del numero delle aziende. Fattori non per forza negativi, visto che al tempo stesso «si sono liberate energie e idee nuove, con l’ingresso di giovani e anche di qualche straniero».

Il Report stilato dalla Camera di Commercio e da Coldiretti, infatti, mostra un aumento del 2,9% delle imprese giovani che sono arrivate a quota tremila. Quelle guidate dagli stranieri, invece, hanno registrato un aumento del 5%, attestandosi a 645 realtà diffuse in tutta la Regione Lombardia.

I numeri della Regione Lombardia

Tra le provincie con più imprese, troviamo al primo posto Brescia, a quota 10mila. Seguono Mantova, con 8mila realtà attive, Pavia con 6mila, Bergamo con 5mila, seguita da Cremona e Milano a quota 4mila. In coda, Varese e Sondrio con circa 2mila realtà e Lecco con più di mille.

Per quanto riguarda gli addetti del settore agricolo, si registra un calo dell’1,3%, con 61 mila unità. Raggiungono tuttavia quota 4 mila, quelli appartenenti ad aziende con a capo un giovane. Le realtà condotte da stranieri danno lavoro a mille persone.

Ma quali sono i settori in crescita per quanto riguarda il numero delle imprese?

Al primo posto il riso, con +22%, gli ortaggi coltivati all’aria aperta registrano un più 5,5%. Vanno meglio gli ortaggi e le colture in serra con +10%, i fiori in serra, +10%, le pomacee e la frutta a nocciolo +14%, altra frutta (+18%), gli allevamenti di bovini non da latte e bufalini (+13%), gli allevamenti di ovini e caprini (+3%) e l’apicoltura (+7%). Registrano un calo, invece, le imprese appartenenti al settore dei cereali e a quello delle fibre tessili.

Come tiene a precisare Benedetti, l’agroalimentare è un settore che nella Regione Lombardia produce quasi 14 miliardi di euro ogni anno. Un settore fatto di eccellenze che vanno dal vino ai formaggi, ma che abbracciano ormai tutti i settori. Come il biologico che negli ultimi 6 anni ha fatto registrare un incremento del 38% passando da 16mila ettari del 2010 a oltre 22mila del 2016.

Fonti:

http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/agricoltura-viva-grazie-a-giovani-e-stranieriboom-di-apicoltura-e-biologico_1224556_11/

http://www.ilvelino.it/it/article/2017/02/15/lombardia-lagricoltura-tiene-grazie-a-giovani-e-stranieri/65129de7-c203-40cd-bf18-3e5ab5258b29/

Apicoltura biologica: una necessità per il futuro e un’opportunità per il presente

Le api, si sa, sono di vitale importanza per la sopravvivenza dell’agricoltura e degli esseri umani. Eppure, l’ape risulta essere una specie in pericolo di estinzione, a causa di uno sperpero dissennato da parte dell’uomo delle risorse della terra.

Per incoraggiare l’apicoltura biologica e fermare il declino di questa situazione, l’Organizzazione Internazionale per l’Agricoltura Biologica (IFOAM) ha istituito un Forum per l’apicoltura.

La sua creazione è il frutto di un’iniziativa congiunta di IFOAM, FiBL (Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica), Coopsol (una cooperativa di apicoltori argentini), ECOSUR (un istituto di ricerca messicano per lo sviluppo di energia sostenibile), Demeter (Associazione per l’agricoltura biodinamica) e APICON (una società di consulenza di apicoltura).

 

 

 

 

 

 

 

 

I membri fondatori hanno eletto Manfred Fürst, team leader del dipartimento internazionale dell’associazione per il biologico Naturland, come coordinatore del gruppo.

Il primo appuntamento importante per il forum sarà l’organizzazione della Conferenza mondiale sull’apicoltura biologica che si terrà tra il 6 e il 10 settembre 2016, in Argentina.

L’evento sarà gestito in collaborazione con Apimondia, la Federazione Internazionale delle associazioni di apicoltori, e Coopsol, cooperativa argentina di apicoltura.

Ecco le parole del coordinatore Manfred Fürst:  “L’Argentina è uno dei principali produttori al mondo di colture OGM, quindi dovremo ovviamente trattare i problemi causati dalla contaminazione genetica. Dovremo però anche concentrarci sul contributo che l’apicoltura biologica può dare alle zone rurali e sono fiducioso che questo inciterà il movimento biologico in Argentina“.

L’impulso per la creazione di questo nuovo forum è venuto dalla Conferenza mondiale che si è tenuta in Messico nel 2012. Il successo che ha riscontrato questo evento ha motivato ECOSUR, Naturland e FiBL a creare un’istituzione informale che unisca le forze per promuovere l’apicoltura biologica in tutto il mondo, obiettivo principale alla base del Forum IFOAM, che ben si accompagna al desiderio di incoraggiare le pratiche tradizionali impiegate dall’apicoltura sostenibile.

I compiti da affrontare sono molti e vari. Uno di loro è espandere le attuali norme del settore, che finora si sono concentrate soprattutto sugli aspetti qualitativi del miele e degli altri prodotti collegati a questa attività, per dare maggior peso alle esigenze specifiche delle api.

In un contesto mondiale in cui gli apicoltori assistono impotenti al grave depauperamento delle loro colonie di api, l’istituzione di questo forum è una speranza affinché la consapevolezza dell’estrema necessità di eliminare le pratiche che danneggiano l’ambiente e le api si estenda quanto più possibile. L’incontro è anche un’occasione per garantire agli apicoltori una fonte di reddito sostenibile.

Fonte:

http://www.ifoam.bio/en/news/2015/10/15/press-release-ifoam-organics-international-establishes-apiculture-forum

Diminuiscono i rischi per le api europee, perdita delle colonie meno grave del previsto

apicoltura europaLa salute e la diffusione delle api in Europa restano critiche, ma gli ultimi dati scientifici svelano un cauto ottimismo: la situazione è meno drammatica di quanto possiamo sospettare. A confermarlo una lunga ricerca, finanziata dall’Unione Europea, che per due anni ha indagato il grado e le ragioni della mortalità delle colonie di api da miele in tutto il continente.

Lo studio, che prende il nome di EPILOBEE, ha analizzato 32mila colonie in 17 diversi Paesi tra l’inverno 2012/2013 e quello 2013/2014, impiegando 1.350 ispettori per una serie di almeno 96mila analisi. E i risultati hanno sorpreso i ricercatori. La differenza nel grado di mortalità tra le due stagioni prese in considerazione è stata rilevante: mentre nel primo periodo il range era compreso tra il 5,5 e il 29,3%, nell’anno successivo è stato registrato un meno drammatico 2,4%-15,4%.

Ma i ricercatori invitano in ogni caso alla prudenza: “Il decremento del grado di mortalità invernale nelle colonie è notevole, nei due anni considerati. In ogni caso, questi dati vanno interpretati con cautela. Per questo, il decremento osservato durante il periodo 2013-2014 sarà attentamente analizzato, interpretato prudentemente e messo in prospettiva grazie alla collaborazione dell’EFSA, European Food Safety Authority”.

Nel dettaglio, l’Italia è stata la nazione ad aver visto il minor grado di mortalità nel primo periodo considerato, anche se i risultati successivi sono risultati meno ottimisti rispetto a quelli di altri Paesi: 5,5 nel 2013; 4,8% nel 2014. Il livello maggiore di distruzione delle colonie, nel primo anno di rilevamento, è stato sperimentato in Belgio: 32,4%. Nell’anno successivo è andata decisamente meglio, con un 14,8%. Il Paese meno colpito nel 2014 è stato invece la Lituania, con una percentuale del 2,4%.

I ricercatori hanno anche sottolineato il tipo e il grado di diffusione dei distruttori di colonie. La varroa, in particolare, acaro parassita che infesta le colonie di Apis Mellifera e Apis Cerana, risulta particolarmente infestante ed è presente in quasi tutti i Paesi europei. Notizie più confortanti per quanto riguarda l’American Foulbrood, anche detta peste americana, e il Bacilluslarvae: molto diffusi in Nord America e Australia, questi batteri sarebbero invece presenti solo in percentuali minime negli alveari europei.

L’intenzione dei ricercatori per il prossimo futuro è quella di proseguire con l’analisi dei diversi fattori di rischio per le colonie di api europee. In particolar modo, verranno indagati gli effetti dei neonicotinoidi, insetticidi a base aficida.Sono dati, quelli sul grado di mortalità, che in qualche modo confortano dopo il recente allarme lanciato dallo IUCN (International Union for Conservation of Nature), che nella scorsa primavera aveva mappato le specie di insetti impollinatori presenti in Europa, sottolineando i rischi di estinzione delle diverse specie. In quell’occasione, scoprivamo che quasi un’ape selvatica su dieci è a rischio estinzione (il 9,2%, per l’esattezza), mentre il 5,2% ha un’elevata probabilità di scomparire nel prossimo futuro. Allo stesso tempo, il 25,8% della popolazione dei bombi è minacciata. D’altronde, le percentuali potrebbero essere anche più elevate: l’istituto, infatti, non è riuscito a raccogliere dati sufficienti per comprendere la “salute” di circa il 57% delle specie presenti in Europa. Informazioni non di poco conto, visto che anche le specie selvatiche danno un grande contributo all’impollinazione

Agricoltura biologica e insetti vivono in un rapporto simbiotico: se la prima preserva api e bombi da sostanze nocive come i pesticidi chimici, i secondi contribuiscono fattivamente alla crescita e alla riproduzione di numerosi vegetali di cui ci alimentiamo ogni giorno.

Fonti:

http://www.ilfattoalimentare.it/api-peste-europa-varroa.html

http://www.iucn.org/?14612/Bad-news-for-Europes-bumblebees

http://ec.europa.eu/food/animals/live_animals/bees/study_on_mortality/index_en.htm

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/03/22/news/api_selvatiche_una_su_dieci_in_europa_rischia_l_estinzione-110198264/

http://www.agi.it/il-punto-su/notizie/letologo-celli-estinzione-api-sarebbe-carestia-mondiale