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FederBio: il Piano strategico per il bio sia frutto di una strategia unitaria di settore

In questi giorni, FederBio, la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, punto di riferimento per l’intero settore italiano, ha indirizzato una lettera a tutti gli Assessorati all’agricoltura delle Regioni e delle Province autonome, nonché al Viceministro Olivero.

L’oggetto della missiva riguarda il Piano strategico nazionale per il bio, annunciato un anno fa e inerente la predisposizione di un piano nazionale per la ricerca e l’innovazione in agricoltura biologica e la costituzione di un comitato permanente di coordinamento per la ricerca nel settore.

L’intendo della Federazione è attirare l’attenzione delle parti in causa sulla necessità di attivare una strategia unitaria per un settore in continua crescita, nonostante la crisi dei diversi comparti dell’agricoltura nazionale.

Come precisa Paolo Carnemolla, presidente FederBio: “La Federazione è stata sin dall’inizio convinta sostenitrice dell’iniziativa del Piano strategico nazionale per il settore, sviluppata anche durante EXPO attraverso la discussione nel tavolo di settore presso il Ministero. Non conosciamo ancora il testo definitivo che verrà sottoposto alla valutazione delle Regioni e nemmeno la quantificazione delle risorse disponibili a livello nazionale, che ci aspettiamo saranno adeguate e proporzionali rispetto all’importanza  del settore, come già avviene in molti piani regionali, ma siamo tuttavia fermamente convinti della necessità di una strategia nazionale per il settore che consenta, anche se in ritardo, ma con il traguardo della revisione di medio termine, di poter finalmente convergere sia a livello istituzionale che di rappresentanze di settore verso obiettivi e strumenti condivisi e utili“.

piano bio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La richiesta della Federazione, che arriva proprio nel momento in cui l’iter di concertazione e adozione del piano stesso sta giungendo a conclusione, è in sintesi di aprire, e mantenere aperta nel tempo, una discussione proficua e stringente che porti ad approvare nel più breve tempo possibile il Piano e avviarne quanto prima le “operazioni” che lo compongono.

In questo momento storico, il “piano di conversione” all’agricoltura biologica per filiere e distretti territoriali è una grande opportunità per dare risposte concrete anzitutto agli agricoltori, oltre che ai cittadini.

Senza interventi di riforma, semplificazione e razionalizzazione anche drastici e senza un sistema integrato di servizi per il settore – scrive nella lettera Carnemolla – si rischia tuttavia di trasformare questa opportunità in un ennesimo fallimento, se non nell’innesco di nuovi e devastanti fenomeni di frode. A tale riguardo assume particolare rilievo fare scelte condivise e coordinate a livello regionale e nazionale soprattutto relativamente ai Gruppi Operativi per l’Innovazione, un’opportunità straordinaria che non può essere mancata rispetto ai fabbisogni anche di governance dell’innovazione per il settore”.

Infine, la Federazione auspica che il piano sia esteso anche all’agricoltura biodinamica che, nonostante faccia riferimento al medesimo quadro normativo europeo e nazionale di quella biologica, ha comunque una propria e autonoma storia e realtà anche di mercato.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=992

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7801

Consumo di suolo agricolo: 25mila ettari persi ogni anno. Legge bloccata in Parlamento

Il consumo di suolo è una delle malattie del nostro mondo. Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia.

Il rapporto 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo parla di 55 ettari di Penisola, ingoiati dal cemento ogni giorno. Un consumo dovuto principalmente alla costruzione di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali e all’espansione di aree urbane a bassa densità.

La perdita di territorio riguarda prevalentemente le aree agricole, seguite dalle aree urbane e dalle terre naturali.

Di questo ha parlato Mario Catania, ministro delle Politiche agricole durante il Governo Monti, in una sua intervista ad Agronotizie.

Catania, che segue da tempo la questione, parla di una perdita annuale di 25mila ettari di terreno che potrebbe essere destinato diversamente, ad esempio alla produzione di cibo.

Se la sfida per il 2050 è quella di sfamare 9 miliardi di persone, attraverso l’aumento di una produttività agricola sostenibile, il nostro Paese si sta muovendo nella direzione sbagliata.

cementificazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come spiega Catania, il terreno perso è un “suolo particolarmente pregiato, pianeggiante, fertile, fondamentale per la produzione di cibo e per le funzioni ecosistemiche come l’assorbimento delle acque piovane. Terreni persi irreversibilmente, perché, una volta cementificato, il suolo non potrà mai più tornare come prima. Questo comporta, ovviamente, non solo una perdita di terreni coltivabili,essenziali per l’auto approvvigionamento alimentare di un Paese, ma anche il venir meno di una protezione naturale in caso di eventi climatici avversi“.

E parla anche di un ddl sul consumo di suolo, licenziato dalle Commissioni competenti dopo un anno impiegato per il voto degli emendamenti, che giace arenato in attesa di approdare alla Camera.

Nella legge, afferma l’ex ministro, è previsto un meccanismo che pone dei paletti al nuovo consumo di suolo. In particolare, si fa riferimento al “divieto quinquennale di mutamento di destinazione d’uso previsto per tutte le aree coltivate in favore delle quali sono stati erogati gli aiuti dell’Unione europea“.

Un ulteriore presidio, in attesa che entri in funzione la procedura di riduzione progressiva del consumo di suolo, – continua Catania – è fornito dalle disposizioni transitorie che vietano per tre anni il consumo di nuovo suolo, ad eccezione di quello necessario per i lavori già previsti dai piani regolatori“.

Il testo attuale, precisa l’ex ministro, è frutto di un compromesso, quindi molto lontano da come era stato pensato in origine. Può comunque essere migliorato, quando e se riuscirà ad arrivare in aula.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/02/29/consumo-di-suolo-parla-catania-quotaccelerare-sul-ddlquot/47715

http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-consumo-di-suolo-in-italia-edizione-2015

http://www.lastampa.it/2015/05/07/scienza/ambiente/focus/rapporto-ispra-sul-consumo-di-suolo-italia-asfaltata-dal-cemento-tjfFP2BV6617DNo8aabfhN/pagina.html

Molentargius: saline e agricoltura biologica per rilanciare il parco della Sardegna

molentargiusRiqualificare Molentargius,  il suggestivo parco regionale della Sardegna, per valorizzare la sua biodiversità, anche con l’agricoltura biologica. È questo l’obiettivo di un progetto preliminare di riqualificazione da 20 milioni di euro che ha l’obiettivo di rilanciare e tutelare l’oasi ambientale.

L’idea è stata rilanciata in occasione di un convegno, tenuto pochi giorni fa e promosso dall’associazione per il Parco del Molentargius, durante il quale si è parlato dei ritardi per la spesa di venti milioni di euro finanziati dalla Regione nel 2010. Soldi che potrebbero sostenere il rilancio di un’area ricca di biodiversità.

Nel futuro del parco di Molentargius si potrebbe dunque puntare presto sulle produzioni, facendo ripartire alcuni dei comparti che questo territorio ospitava in passato.

In testa, le saline, ma anche agricoltura biologica e sperimentazione di tecniche di lavorazione ecocompatibili da valorizzare con i marchi Dop, Igp.

L’interesse sembra essere alto: “Il ministero e l’allora Icram – ricorda Giulio Calvisi, consigliere del ministro Gianluca Galletti – avevano già seguito con attenzione i grandi lavori degli anni scorsi, quando per Molentargius si investirono ben centoventi miliardi di lire. Adesso che con questi ulteriori e importanti fondi regionali si avvieranno altre opere, l’Ispra si è già dichiarata assolutamente disponibile ad accogliere ogni richiesta di collaborazione avanzata dalla Regione e dai Comuni che fanno parte del parco”.

Il progetto prevede interventi finalizzati a ristabilire un’adeguata circolazione idraulica all’interno delle vasche per evitare i fenomeni di ristagno. Si procederà a ripristinare il sistema di evaporazione e garantire una protezione al sistema di ingresso delle acque dolci.

Interventi che potranno garantire l’alimentazione naturale delle numerosissime specie di volatili.

Come accennato, si insisterà anche sul rilancio del comparto agricolo, sperimentando tecniche di lavorazione ecocompatibili da valorizzare con i marchi Dop, Igp e l’agricoltura biologica.

Il progetto di valorizzazione e tutela del parco di Molentargius, saline e litorali è in una fase preliminare. Ora, dovrà passare al vaglio dei due Comuni principali, Cagliari e Quartu. Dopo, potranno essere spesi i venti milioni di euro assegnati dalla Regione nel 2010.

Fonti:

http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2016/02/20/molentargius_saline_e_agricoltura_biologica_un_progetto_da_20_mil-68-470577.html

http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=49771

#Stop #Glifosato: l’appello al Governo di 32 Associazioni Ambientaliste e dell’Agricoltura Biologica

glifosatoNei prossimi giorni, la Commissione Europea potrebbe rinnovare l’autorizzazione per l’utilizzo del glifosato, un pesticida molto diffuso e definito potenzialmente cancerogeno dallo IARC, l’Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Proprio per questo, 32 Associazioni Ambientaliste e dell’Agricoltura Biologica del nostro Paese hanno lanciato un appello al Governo italiano per la messa al bando della produzione, commercializzazione ed uso di questa sostanza in Europa.

Secondo le associazioni: “Quello del glifosato è un autentico scandalo: senza pareri univoci sul piano scientifico in merito alla sua pericolosità per la salute umana, la Commissione Europea sta per procedere ad una nuova autorizzazione del prodotto chimico per altri 15 anni”.

Il glifosato è il pesticida più utilizzato nel mondo. Presente in 750 formulati tra i quali il Glinet® e il Roundup®, è stato definito nel 2015 dallo IARC un probabile cancerogeno.

Il Roundup® in particolare è un prodotto commercializzato dalla Monsanto in abbinamento a sementi Ogm.

L’autorizzazione all’uso del Glifosato a livello europeo, scaduta il 31 dicembre scorso e prorogata a giugno 2016, sarà votata nella prossima commissione permanente del PAFF(comitato per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi).

Dopo il parere dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), che ha decretato la non cancerogenicità per l’uomo del Glifosato in contrasto con quello dello Iarc – sottolinea nella lettera inviata ai tre ministri italiani competenti in materia di pesticidi (Agricoltura, Ambiente e Salute) la portavoce del tavolo delle 32 Associazioni, Maria Grazia Mammuccini – in assenza di un consenso scientifico sul tema della pericolosità del prodotto chimico per la salute umana, la Commissione e gli Stati membri hanno prima di tutto la responsabilità di proteggere la salute dei cittadini adottando il principio di precauzione“.

La 32 Associazioni chiedono innanzitutto che il Governo assuma una posizione chiara in sede europea contro la produzione, commercializzazione e uso di glifosato e, in secondo luogo, che le Regioni si impegnino a rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere le aziende che ne fanno uso da qualsiasi premio nell’ambito dei PSR 2014-2020.

L’Italia è uno dei Paesi che utilizza maggiormente questo pesticida ed è incluso nel Piano d’Azione Nazionale  per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN). Il che significa che tutti i Programmi regionali per lo sviluppo rurale(PSR 2014-2020), nei prossimi anni, promuoveranno come sostenibile e incentiveranno l’uso di un prodotto che in realtà è considerato certamente cancerogeno per gli animali e potenzialmente cancerogeno per l’uomo. Oltre a essere stato correlato in passato con il linfoma di non-Hodgkin e agli aumenti di leucemie infantili e malattie neurodegenerative (come il Parkinson).

Le alternative al Glifosato ci sono, e vanno rese note e incentivate  – dichiara ancora la  portavoce del tavolo delle associazioni Maria Grazia Mammuccini – sia in agricoltura che per la manutenzione del verde pubblico. Si tratta di buone pratiche agronomiche ecologiche, a partire dai metodi di coltivazione biologici e biodinamici, che risultano sostenibili anche nel rapporto costi-benefici, sia a breve che a medio termine”.

Nel frattempo, il ministro francese dell’Ambiente, Ségolène Royal, ha chiesto all’Agenzia per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) di riesaminare  la sicurezza dei prodotti fitosanitari che contengono glifosato e ammina di sego. La decisione segue un parere pubblicato dall’Anses il 12 febbraio scorso che evidenzia la pericolosità di queste sostanze per la salute dei cittadini e degli agricoltori.

Il ministro ha anche chiesto di revocare entro la fine di marzo le autorizzazioni al commercio dei preparati fitosanitari contenenti questi coformulanti. Il provvedimento potrebbe riguardare anche il Roundup.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=989

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2016/02/22/stop-glifosato-pesticida-cancerogeno-appello-associazioni-governo_VZFl24cQuBgR8aMm1Lta2N.html?refresh_ce

http://www.lemonde.fr/planete/article/2016/02/12/royal-demande-l-interdiction-d-herbicides-contenant-du-glyphosate-melange-a-certains-adjuvants_4864688_3244.html

Federbio: vino biologico, opportunità e garanzia per salute e ambiente

vino biologicoDomenica 21 febbraio, con il titolo La Fabbrica del vino, è andata in onda una nuova puntata di Presadiretta, incentrata sull’industria del vino. Alla luce di quanto emerso, Federbio, la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, ha ribadito in un comunicato l’importanza e l’opportunità rappresentate dall’agricoltura biologica anche nella produzione di questa bevanda, eccellenza del Made in Italy.

Durante il programma, è stato evidenziato come siano circa 60 le sostanze consentite dalla legge nella preparazione del vino: lieviti, fermenti, tannini, stabilizzanti, correttori di acidità, chiarificanti. Ma non solo: nel bicchiere di vino finiscono anche pesticidi “in concentrazione a volte anche superiore ai limiti massimi consentiti per l’acqua potabile”.

Come afferma Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio: “I pesticidi che vengono impiegati nella coltivazione convenzionale e dunque anche per la viticoltura lasciano il loro segno sia sul prodotto finito, il vino, che nell’ambiente in cui si coltiva, rappresentando un danno per i consumatori, per gli agricoltori stessi e per tutte le persone che abitano e vivono vicine ai campi e che sono passivamente esposte alle sostanze chimiche utilizzate e spruzzate sulle viti“.

Per valorizzare il Made in Italy, ma soprattutto per garantire la salute dell’ambiente e il benessere dell’uomo, la scelta del biologico è una vera e propria opportunità.

Il vino biologico certificato, per la cui produzione non vengono impiegati fertilizzanti e diserbanti chimici di sintesi e nemmeno insetticidi e anticrittogamici, – precisa Carnemolla – rappresenta l’unica garanzia per chi intende acquistare un vino ottenuto secondo i principi e le rigorose normative dell’UE in materia di biologico, certificato a partire dalla coltivazione delle uve e fino all’imbottigliamento“.

La certificazione biologica diventa quindi un’opportunità concreta, valida non solo per la valorizzazione del prodotto, ma anche per esaltare le diversità delle denominazioni d’origine, per dare valore aggiunto alla biodiversità e alle specificità dei territori vocati alla viticoltura.

All’interno di un contesto simile, la creazione di “biodistretti” del vino può rappresentare la vera svolta per garantire un ambiente sano, la tutela del paesaggio nonché la partecipazione dei piccoli produttori a un sistema di valorizzazione delle eccellenze italiane. Anche a livello internazionale, visto che la certificazione bio è riconosciuta in tutto il mondo come garanzia di qualità.

Per conoscere da vicino il vino bio, le  modalità di produzione e di trasformazione, ma anche le aziende eccellenti del settore l’appuntamento è con VinitalyBio, il Salone dedicato ai vini biologici certificati all’interno di Vinitaly, nato dall’accordo siglato tra Veronafiere e FederBio, che si terrà dal 10 al 13 aprile.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=990

http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-f4eed04b-d687-41a9-a12c-43d8ee7f5667.html

Agricoltura biodinamica: antidoto alla siccità e risorsa per l’economia

agricoltura biodinamicaAgricoltura biodinamica come antidoto alla siccità e all’intensificarsi di eventi climatici estremi. È questo quanto emerso durante il Convegno “Per l’Economia della terra, la nostra casa comune”, che si è tenuto a Milano, dal 18 al 20 febbraio.

L’evento è stato organizzato dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica con il patrocinio, fra gli altri, del Ministero delle Politiche Agricole e del Fai.

Il Convegno ha dato la parola a 13 agricoltori biologici e biodinamici messi a confronto con figure di primissimo piano, decisori politici, scienziati e rappresentanti di importanti istituzioni culturali e di settore.

Durante gli incontri, sono emersi dati importanti che attestano l’agricoltura biologica come la soluzione alla siccità e all’intensificarsi di eventi climatici estremi.

Uno studio dell’Università di Sydney e dell’Istituto Elvetico Fibli ha evidenziato come i terreni coltivati con l’agricoltura biodinamica, rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali, siano in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua. Questa proprietà dipende essenzialmente dalla ricchezza nel terreno (fino al +70%) di humus, un componente organico del suolo capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso.

I dati confermano che coltivare i terreni con il metodo biodinamico non solo consente di produrre cibo in maniera sostenibile, ma contribuisce alla creazione di un’infrastruttura verde capace di resistere agli effetti dei cambiamenti climatici.

Come afferma Carlo Tricarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica: “L’agricoltura ecologica è uno dei più potenti strumenti per sanare gli squilibri ecologici ed è allo stesso tempo lo strumento per produrre innovazione, tenuta sociale e salute per l’uomo. La biodinamica è un pezzo importante di questo processo, anche grazie alle piccole e grandi aziende che hanno intrapreso un nuovo modello agricolo capace di aprire nuovi orizzonti anche sul piano dell’economia“.

La biodinamica è una scelta abbracciata da sempre più coltivatori che operano in zone colpite da terribile siccità. Il suo vantaggio però non risiede solo nel fatto che trattiene più acqua nel terreno: i campi coltivati diventano più fertili e resistenti.

Nel mondo sono più di 2 milioni gli ettari coltivati in modo biodinamico e certificati, ma sono molto più numerose le aree agricole dove si produce secondo le pratiche agronomiche biodinamiche. L’Italia è al terzo posto (dopo Germania e Francia) tra i Paesi europei per superficie destinata all’agricoltura biodinamica e raggruppa le aziende più significative del settore biologico.

I vantaggi, però, vanno ben oltre. Secondo Giulia Maria Mozzoni Crespi, una delle pioniere del settore, “mantenere la salute della terra significa ottenere alimenti più sani, e quindi abbassare le spese sanitarie“.

Fonti:

http://www.askanews.it/regioni/lombardia/agricoltura-biodinamica-antidoto-a-siccita-e-squilibri-ecologici_711739965.htm

http://www.repubblica.it/ambiente/2016/02/22/news/biodinamica_fuga_da_campi-133987160/