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Carbonio organico nel suolo per salvare il clima: il ruolo dell’Agricoltura bio

Il Simposio scientifico Globale sul carbonio organico (GSOC17) si è svolto poche settimane fa, a Roma, dal 21 al 23 marzo 2017.

L’appuntamento, organizzato dalla FAO, puntava a sensibilizzare policy maker e stakeholder sul ruolo chiave della sostanza organica nel suolo. Un elemento imprescindibile sia per mantenere la buona fertilità dei suoli, sia per contrastare l’aumento di gas a effetto serra in atmosfera.

Al Simposio è intervenuta anche IFOAM – Organic International, organizzazione di livello mondiale che raccoglie attori e appassionati del mondo biologico. Di recente, IFOAM ha reso disponibile il report che il presidente André Leu ha presentato durante l’evento FAO. In esso, interessanti spunti e risultati scientifici sull’iniziativa 4 per mille, che punta all’incremento del carbonio organico nel suolo. Vediamo le principali risultanze emerse.

Carbonio organico: obiettivo 4‰

Leu ha innanzitutto presentato un excursus storico dell’iniziativa. Tutto è partito da una scelta del governo francese, che nel dicembre 2015 ha lanciato un programma di sequestro di CO2 nel suolo denominato per l’appunto “4 per 1.000 Initiative”. L’obiettivo era di promuovere una serie di pratiche agricole sostenibili per immagazzinare il carbonio nel suolo, a un livello del 4‰ ogni anno. Una cifra simbolica, che si riferisce ad alcune stime tecniche realizzate e rese pubbliche durante la LPAA, Lima-Paris Action Agenda: «Un tasso annuale di crescita del 4‰ negli stock di carbonio nel suolo, sarebbe sufficiente a fermare l’attuale incremento di CO2 in atmosfera».

Alla decisione della Francia, è seguita l’adesione all’Initiative di 30 Paesi in tutto il mondo, insieme a 26 istituti di ricerca e università, organizzazioni sovranazionali (Banca Mondiale, la FAO, etc.) e centinaia di ong. La quota del 4 è puramente indicativa, spiega Leu. La cifra è stata scelta per il suo potere soprattutto simbolico. Il messaggio di fondo è: “Non occorrono sforzi giganteschi per ridurre sensibilmente la quantità di gas serra nell’atmosfera”.

Carbonio organico nel suolo: il fattore bio

Da diverso tempo, IFOAM si batte affinché vengano estesi e replicati modelli di coltivazione sostenibili, come quelli agroecologici e in particolare la coltivazione biologica. Sarebbe questa la strada maestra per incrementare la quota di carbonio organico nel suolo.

Nel paper presentato al Simposio romano, l’organizzazione ha dimostrato come l’agricoltura tradizionale non sia un rimedio efficace contro la perdita di carbonio nel suolo.

Il SOC (SoilOrganic Carbon) è infatti andato perduto soprattutto nei suoli destinati alla coltivazione ‘tradizionale’ a un range pari al 50-70% del totale. Un processo che sarebbe ulteriormente esacerbato da desertificazione e degradazione del suolo. I sistemi invece che si fondano sul riutilizzo della materia organica e la rotazione delle colture, possono incrementare i livelli di SOC.

Il report riporta inoltre numerosi studi scientifici a riprova delle affermazioni di IFOAM. Un’indagine pubblicata nel 2013, per esempio, confrontava i risultati di 24 test nel bacino del Mediterraneo, tra sistemi biologici e non. I primi riuscivano a sequestrare nel suolo 3559,9 chilogrammi di CO2 per ettaro, ogni anno. Se il sistema fosse implementato in tutto il mondo, rileva lo studio, il SOC sequestrato arriverebbe a 17,4 Gt ogni anno.

Leu arriva quindi a una conclusione ben precisa:

«L’introduzione su vasta scala di sistemi di coltivazione e allevamento rigenerativi e biologici può contribuire sensibilmente alla stabilizzazione della CO2 in atmosfera. Non occorre investire in tecnologie costose, potenzialmente pericolose e non sufficientemente testate, come la cattura e l’immagazzinamento di carbonio o tecniche di geo-ingegneria. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è scalare le soluzioni agricole esistenti e lavorare sulla ricerca per incrementare i livelli di sequestro».

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/03/29/report-global-symposium-soil-organic-carbon

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/leu_andre.pdf

http://www.fao.org/about/meetings/soil-organic-carbon-symposium/en/

La Germania punta tutto sul bio: presto SAU dedicata al 20%

Il ministro dell’Agricoltura nel governo di tedesco, ritiene che la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) in regime biologico debba arrivare nei prossimi anni almeno al 20%.

Christian Schimdt ha le idee molto chiare sulla direzione da imprimere al mondo agricolo tedesco. Per rispondere alle esigenze di un mercato in crescita e alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla qualità e alla salubrità di ciò che mangiano.

Biologico agroalimentare: cresce la richiesta dei consumatori

Il 24 settembre si terranno in Germania le elezioni per il rinnovo dei 630 seggi del Parlamento federale. Durante la campagna elettorale in corso, si discuterà delle politiche da attuare da qui ai prossimi 5 anni di legislatura. Anche la direzione da imprimere al comparto agricolo sarà oggetto di dibattito.

L’attuale ministro dell’Agricoltura, Christian Scmidt della CSU (Unione Cristiano Sociale in Baviera), ha le idee molto chiare sul futuro del settore: la direzione giusta è il biologico.

«Èda diverso tempo ormai che i prodotti biologici stanno avendo successo anche al di fuori della propria nicchia di consumatori di riferimento», spiega in un’intervista Schmidt. «Lo scorso anno, le vendite di prodotti bio in Germania sono arrivate a 10 miliardi di euro. Un aumento di quasi il 10% rispetto all’anno precedente».

Da qui la necessità di dare un’ulteriore spinta al settore, attraverso investimenti ad hoc. Secondo un recente sondaggio, il 25% dei consumatori tedeschi ha già scelto o è interessato a scegliere un prodotto biologico del settore agroalimentare.

SAU biologica al 20%: l’obiettivo

Un trend che, però, secondo il Ministro non sarebbe sufficientemente perseguito dai coltivatori locali.

«Al momentola SAU in regime biologico è intorno al 6-7%, ma sono convinto che l’obiettivo del 20% sia utile e a portata di mano. Un obiettivo che introdurrò nella mia futura strategia per l’agricoltura bio».

Attualmente, spiega Schimdt, il mercato è alimentato dalle importazioni. «Una necessità per soddisfare la domanda interna». L’idea però è di arrivare, se non a coprire interamente, quantomeno a incrementare la quota di prodotti destinati al mercato interno: «Non succederà nel giro di poco tempo, ovviamente. Anche perché altrimenti sarebbe difficile mantenere la qualità dei prodotti. Realisticamente, credo si possa ipotizzare un periodo di transizione di circa 10/15 anni».

La conversione al modello di produzione deve avere impulso innanzitutto nelle scelte degli operatori di settore:

«L’obiettivo del 20% di SAU agricola coltivata a biologico è raggiungibilese gli agricoltori decidono di convertire i propri terreni. Su questo non si può legiferare, ma si possono applicare azioni di incoraggiamento», conclude Schmidt.

FONTE:

http://www.rp-online.de/politik/deutschland/landwirtschaftsminister-christian-schmidt-20-prozent-oeko-landbau-sind-machbar-aid-1.6730083

http://www.freshplaza.it

Vinitaly celebra il successo del vino bio italiano nel mondo

Vinitaly: Dal 9 al 12 aprile, va in scena a Verona la 51esima edizione, il salone internazionale dei vini e dei distillati. Si tratta di una delle più importanti fiere del settore, al mondo, prima per superficie espositiva e per numero di operatori esteri presenti.

Durante la kermesse di quest’anno sarà dedicato ampio spazio anche al segmento del vino biologico, sempre più richiesto dai consumatori, sia europei che nel resto del mondo. L’appuntamento è per lunedì 10 aprile con un convegno ad hoc.

Il bio protagonista a Vinitaly

Il successo del comparto bio nel settore vinicolo è testimoniato dalla grande crescita in termini di produzione.

Si stima che la superficie a vigneto coltivata con metodo biologico raggiunga 335mila ettari nel mondo, la stragrande maggioranza in Europa, che conta 293mila ha. In percentuale, la SAU con vigneti bio corrisponde al 4,7% di quella mondiale, con una crescita del 6,7% tra il 2014 e il 2015. Dal 2006, la superficie è triplicata. In Italia, i vigneti biologici sono arrivati a coprire, nel 2015, quasi 84mila ettari, con un buon incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati di Wine Monitor, sono in aumento anche i consumatori. Sempre nel 2015, il mercato ha raggiunto i 205 milioni di euro solo in Italia. Gran parte del business è orientato all’export (137 milioni di euro le revenue), con una predilezione particolare verso Germania, USA e Svizzera.

Per fare il punto sul settore, a partire dalle ore 15, presso la Sala Puccini – Centrocongressi Arena a Verona, si terrà un convegno dal titolo: “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo”. L’appuntamento rientra nelle attività della 51esima edizione di Vinitaly.

Il successo del vino bio? Una questione di qualità

La riflessione del convegno parte da un presupposto fondamentale: il vino bio vince perché ha una qualità migliore. Lo attesta uno studio della University of California. I ricercatori hanno analizzato 74mila rating di vini provenienti da diverse vendemmie, varietà e regioni. Lo studio che ha raccolto i dati è stato poi ripreso da tre pubblicazioni di settore: The Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.

La ricerca rivela che i vini biologici hanno ricevuto, in media, una valutazione di 4,1 punti in più (su 100), rispetto alle etichette non bio.

I nostri risultati indicano che la certificazione biologica è associata a un incremento della valutazione di qualità statisticamente significativa”, spiegano i ricercatori.

L’ipotesi è che la messa al bando dei prodotti chimici di sintesi, favorisca la vitalità dei microrganismi nel suolo, esaltando quindi il sapore dell’uva. In questo modo, al vino viene conferita una rappresentazione più autentica del terroir, nonché dell’ambiente naturale dove è cresciuta la vite. Non solo. Alle pratiche bio sono assegnate anche migliori performance dal punto di vista organolettico.

Per approfondire tali evidenze, e sottolineare l’importanza assunta dalla qualità e della certificazione biologica, Vinitaly ha organizzato il focus incentrato specificamente sul comparto biologico.

Vinitaly e il vino bio: il programma

Durante l’evento veronese, a partire dalle ore 15, si alterneranno esperti nel settore della viticoltura bio. Ad aprire il convegno, con un’introduzione dei lavori, Maria Ines Aronadio, Dirigente Ufficio Agroalimentare e Vini – ICE, e Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio.

Con una relazione intitolata “Aspetti tecnici della vinificazione biologica e ricadute sul profilo organolettico. Gestione biologica del vigneto e ricadute su qualità e sanità delle uve”, interverrà poi Enzo Mescalchin della Fondazione Mach. Seguirà “La fase di Cantina e l’esperienza di Barone Pizzini in Franciacorta”, di Leonardo Valenti dell’Università degli Studi di Milano.

Alle 16, appuntamento con Silvia Zucconi di Nomisma con un intervento dal titolo: “Gran Bretagna, Germania, Italia: numeri e tendenze del vino biologico sul mercato Europa”. Il mercato al centro anche nella relazione di Salvo Bonanno, Vice Segretario Generale dell’Italian-American Chamber of Commerce of Midwest, che interverrà sul “Mercato del vino biologico in USA”. Sarà poi la volta del mercato giapponese, con intervento di Marco Colosi, Junior Analyst per l’ItalianChamber of Commerce in Japan.

Spazio infine alla discussione con i partecipanti. Modererà il convegno, Lorenzo Tosi, giornalista.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1146

http://www.suoloesalute.it/vino-biologico-nel-2015-raddoppiati-consumatori/

La Fiera del biologico approda in Turchia

Turchia: la fiera del biologico va in scena a Smirne dal 26 al 29 aprile. L’importanza dell’evento e il focus sul cotone sostenibile.

Dal 26 al 29 aprile la Fiera del biologico approda in Turchia. In quelle date, infatti, a Smirne (Izmir) si terrà l’unica fiera che rappresenta il Paese, sia a livello nazionale che internazionale, nel settore dei prodotti biologici certificati.

EKOLOJİ IZMİR, questo il nome dell’evento, ha raggiunto ormai la sua ottava edizione.

La fiera raccoglie ogni anno una vasta gamma di categorie di prodotti rigorosamente dotati di certificazione biologica. L’assortimento è dei più vari. Qui è possibile trovare: abiti prodotti con tessuti biologici, prodotti per l’infanzia, cosmetici, alimentari e prodotti per la pulizia.

Un evento che, ogni anno, cattura l’interesse dei protagonisti del settore e dei consumatori, attraverso spunti e attività parallele, riunendo i maggiori rappresentanti del settore biologico provenienti da Turchia, Paesi da Est Europa, Asia centrale, Medio Oriente e Africa.

Fiera del biologico: focus sul settore tessile

Degna di nota all’interno della fiera del biologico, l’area dedicata al tessile bio. Qui, tutti i produttori internazionali che hanno ottenuto la certificazione Global OrganicTextile Standard (GOTS), essenziale per partecipare all’evento, hanno l’opportunità di esporre i loro tessuti speciali, ottenuti da materie prime coltivate esclusivamente con metodi sostenibili.

Workshop per una produzione più sostenibile

I visitatori avranno inoltre l’opportunità di partecipare a una tavola rotonda intitolata: “Sostenibilità Tessile: ‘Tavola rotonda regionale sul cotone biologico”.

Textile Exchange, in collaborazione con IZFAŞ e gli esperti del settore locali, hanno invitato tutte le parti interessate, provenienti da ogni fase della filiera tessile (compresi marchi, rivenditori, produttori e organizzazioni di settore) a partecipare insieme alla serie di workshop previsti per la giornata del 28 aprile 2017.

Textile Exchange è un’Organizzazione non profit che si impegna attivamente nel rendere l’industria tessile più sostenibile. Da anni, lavora con tutti i soggetti coinvolti nel settore per ridurre gli effetti nocivi della produzione di tessuti sull’ambiente, favorendo il cambiamento dettato dall’agricoltura biologica.

Durante l’evento sarà possibile mangiare i migliori prodotti biologici della Turchia serviti presso le aree di ristorazione all’interno della fiera.

È possibile avere maggiori informazioni sulla Fiera del biologico turca, visitando il sito ufficiale a questo link: http://ekolojiizmir.izfas.com.tr/home1

 

Fonti:

http://ekolojiizmir.izfas.com.tr/home1

https://www.ifoam.bio/en/events/izmir-organic-products-fair-ekoloji-izmir

Riso biologico: unica speranza per salvare il mercato italiano?

La produzione di riso biologico è l’ultima spiaggia per salvare il settore italiano dalle massicce importazioni del Sudest asiatico. Il parere del presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella.

La produzione di riso biologico non solo conviene agli operatori di settore e fa bene all’ambiente, ma potrebbe anche essere la soluzione per rilanciare e proteggere il comparto.

Etichettatura obbligatoria

Nei giorni scorsi, Confagricoltura Piemonte ha chiesto al Ministero delle Politiche agricole l’attivazione dello “stato di crisi” del comparto risicolo.

Il settore è stato messo a dura prova dalle massicce importazioni a dazio zero dei Paesi meno avanzati (Pma).

E parte della responsabilità sarebbe anche dell’Ue, incapace di tutelare il mercato europeo.  «L’importazione selvaggia dai Pma è un problema che da anni mette a repentaglio il sistema produttivo ed economico italiano. Tuttavia, a fronte di una situazione preoccupante, l’Europa non è stata finora in grado di mettere un limite a questo fenomeno. Abbiamo toccato il fondo e la politica non è stata capace di difendere la produzione nazionale». Queste le parole di Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella.

Una delle soluzioni a questo problema, secondo Confagricoltura Piemonte, è promuovere l’etichettatura obbligatoria sull’origine del prodotto. Oggi, infatti, l’indicazione “Made in Italy” può essere apposta anche su prodotti confezionati in Italia, ma provenienti da altri Paesi.

La seconda è chiedere, con l’aiuto del ministro Calenda, che Bruxelles attivi la clausola di salvaguardia contro l’import selvaggio a dazio zero dai Paesi Meno Avanzati.

La speranza dal riso biologico

La parte del comparto che sembra non risentire di questa problematica è quella relativa alla produzione biologica. Il riso biologico, infatti, è sempre più amato dai consumatori italiani.

Sono 12 mila gli ettari coltivati con metodo sostenibile, tra Piemonte e Lombardia, per una produzione stimata intorno alle 80mila tonnellate.

E se da una parte la resa a ettaro è leggermente inferiore rispetto alle coltivazioni tradizionali, i prezzi possono raggiungere anche gli 80 euro a quintale, quasi tre volte tanto quelli del riso convenzionale.

Ricordiamo che l’Italia è il maggiore produttore europeo di riso, con una superficie coltivata che nel 2016 ha raggiunto gli oltre 234mila ettari. Secondo i dati della Commissione europea del gennaio 2017, riportati da Confagricoltura, le importazioni nell’Ue dai Pma sono passate dalle 10.280 tonnellate di riso nella campagna 2008-2009 alle 511.648 tonnellate del periodo 2016/2017.

Fonti:

http://www.lastampa.it/2017/03/26/edizioni/verbania/riso-le-speranze-legate-alla-produzione-biologica-9CYgxSS3SmtXxIwWyjfMxL/premium.html

http://www.agi.it/regioni/piemonte/2017/03/22/news/riso_confagricoltura_piemonte_chiede_stato_di_crisi-1612168/

http://www.suoloesalute.it/coltivare-riso-biologico-riduce-drasticamente-consumo-energia/amp/

La cosmesi bio alla conquista del Cosmoprof

Cosmesi bio e prodotti naturali al Cosmoprof: il cambiamento raggiunge anche la fiera mondiale di Bologna.

Si è da poco conclusa la 50 edizione di Cosmoprof Worldwide Bologna, la fiera leader mondiale per il business della cosmetica e della bellezza.

L’edizione di quest’anno, che si è tenuta dal 17 al 20 marzo 2017, ha confermato la natura internazionale dell’evento, con le sue diramazioni in Asia e Nord America.

Cosmoprof in numeri

Rispetto all’edizione dello scorso anno, la fiera del 2017 ha registrato un più 16% di operatori stranieri.

Oltre 250 mila persone, provenienti da 150 Paesi, hanno visitato l’esposizione. 2.677 le aziende espositrici provenienti da 69 Paesi.29 collettive: Australia, Belgio, Brasile, Bulgaria, California, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Israele, Indonesia, Marocco, Olanda, Pakistan, Perù, Polonia, Spagna, Stati Uniti, Taiwan, Turchia, Ungheria e, per la prima volta, Argentina, Cile, Giappone, Lettonia ed Emirati Arabi Uniti/Dubai.

Un successo preannunciato, per un settore che nel 2016 ha confermato un trend di crescita, con un fatturato globale pari a 10,5 miliardi di euro (+3%).

Focus sul Bio

Tra i prodotti presenti nei padiglioni espositivi della fiera, una menzione particolare deve essere fatta per i cosmetici naturali e vegani (cruelty-free, gluten-free e preservative-free).

Le aziende operanti nel settore della bio-cosmesi erano riunite nel padiglione 21N della Fiera Cosmoprof.Un’area espositiva ricca di novità che ha attratto tantissimi visitatori.

Tra gli espositori, anche NATRUE, l’Associazione Internazionale per la Cosmesi Naturale e Biologica con sede a Bruxelles, che detta i principali standard per la certificazione di cosmetici bio. Con quasi 50 associate in 30 nazioni, NATRUE festeggia quest’anno il suo decimo anniversario. Anni di attività che hanno consentito all’azienda di arrivare ad assegnare il proprio marchio a 230 brand. Per un totale di 4.800 prodotti.

Un settore sempre più ricercato, quello della cosmesi bio certificata, in cui i prodotti devono rispettare elevati standard produttivi. Derivati di origine petrolifera, paraffine, siliconi, formaldeide e parabeni sono qui completamente banditi. Questi ingredienti, molto comuni nei cosmetici tradizionali presenti in commercio, vengono sostituiti con derivati vegetali, provenienti da agricoltura biologica.

Perché una certificazione biologica dei prodotti cosmetici

La certificazione aiuta il consumatore a riconoscere prodotti realizzati veramente con ingredienti naturali. Si tratta di uno standard chiaro, condiviso a livello internazionale che fornisce una garanzia sulla qualità del cosmetico che si sta acquistando.

In una fiera generalista qual è Cosmoprof, il comparto bio risulta essere ancora un mercato di nicchia. Eppure, il cambiamento inizia ad avvertirsi anche qui, con visitatori sempre più attenti e informati.

Fonti:

http://www.greenplanet.net/pi%C3%B9-spazio-alla-bio-cosmesi-al-cosmoprof-di-bologna

http://www.cosmoprof.it/