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Ue, nuovo rinvio per il glifosato: ora si lavora a un rinnovo quinquennale

Ue, nuovo rinvio per il glifosato: ora si lavora a un rinnovo quinquennale

Il glifosato ancora al centro del dibattito europeo. Dopo il rinvio della votazione sulla ri-autorizzazione della sostanza, prevista per il 25 ottobre scorso, proseguono le trattative tra i Paesi membri per arrivare a una soluzione definitiva.

Due le principali proposte sul tavolo.Ad oggi, la strada più probabile sembra essere quella di una nuova approvazione dell’autorizzazione, ma per un periodo di tempo piuttosto limitato.

Ecco le ultime novità.

Il glifosato sarà bandito dai campi europei?

Sull’acceso dibattito europeo intorno al glifosato c’è un’unica certezza: un rinnovo decennale all’autorizzazione dell’erbicida non arriverà. È questo il risultato delle trattative degli ultimi mesi, che hanno portato a un rinvio del provvedimento nelle ultime 5 riunioni del Paff, il comitato tecnico permanente veterinario e fitosanitario dell’Ue, che deve decidere sulla questione.

Già nell’ultima riunione, la Commissione europea aveva provato a mediare per giungere a un’approvazione limitata nel tempo: 7 anni la proposta di Bruxelles. Una proposta respinta al mittente.

Per giungere a una conclusione della vicenda, ora le ipotesi in campo sono due.

Alcune fonti parlano di un possibile compromesso sui 3 anni di proroga dell’autorizzazione. Un’ipotesi a cui potrebbero aderire persino alcuni dei Paesi che si sono finora detti contrari. La Commissione, invece, propone una prosecuzione dell’autorizzazione per il glifosato fino al 2022, con un periodo di transizione di 5 anni.

La prossima data utile per trovare un accordo è stata ora fissata al 9 novembre. Data in cui i tecnici degli Stati membri si ritroveranno per individuare una maggioranza qualificata, che in Ue significa il 55% dei Paesi membri, per un totale del 65% della popolazione comunitaria.

Confagricoltura ribadisce il proprio sì all’erbicida

Diverse le posizioni in campo, anche in Italia. Confagricoltura ribadisce il proprio sì al glifosato e propone un rinnovo dell’autorizzazione di lungo termine. A esprimere la posizione dell’associazione, il presidente Massimiliano Giansanti:

«La nostra posizione è sempre stata a favore di un’agricoltura competitiva in un mercato sempre più globale. Detto questo, in Italia il glifosato è sempre stato utilizzato in maniera diversa. Noi lo usiamo soprattutto nei periodi autunnali, e con la massima precauzione, per preparare i letti di semina. Altrove impiegano il prodotto al momento del raccolto, come in Canada. Questo ci consente di abbattere i costi di produzione e di preparare terreni altamente rispettosi dell’ambiente. Insomma, quell’agricoltura conservativa che, tra l’altro, impedisce lo smottamento dei terreni nelle zone collinari. In ultima analisi, per gli agricoltori italiani il glifosato è uno strumento eccezionale in quanto consente di evitare il ricorso ad altri diserbanti davvero pericolosi. Ma noi ci battiamo da sempre sulla base di evidenze scientifiche certe».

In occasione dell’inchiesta di Report sull’argomento, andata in onda il 30 ottobre, la Coalizione #StopGlifosato ha ribadito la propria posizione contraria, attraverso un post sulla pagina Facebook ufficiale:

«La Coalizione italiana #StopGlifosato ribadisce il suo NO ad ogni ipotesi di rinnovo che consenta l’utilizzo nei campi coltivati europei del glifosato oltre il 2020 e chiede al Governo italiano di farsi parte attiva verso gli altri Stati membri della UE per bocciare questa ennesima proposta insostenibile rilanciata anche dalla Commissione Europea dopo la bocciatura della sua proposta di rinnovo a 10 anni.

Con il voto sul glifosato l’Unione Europea mette in gioco la sua credibilità e fiducia per milioni di cittadini europei che chiedono una rapida uscita dall’uso del diserbante che inquina le nostre acque, uccide la biodiversità dei fiumi e mette a rischio la salute umana».

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3554

https://www.agi.it/cronaca/glifosato_erbicida_monsanto_europa_slitta_accordo-2299902/news/2017-10-29/

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ue-sul-glifosato-scontro-commissione-parlamento-1457816.html

https://www.facebook.com/StopGlifosato/posts/734175326782552

I pesticidi in agricoltura: dossier di Legambiente sull’Emilia Romagna

I pesticidi in agricoltura: dossier di Legambiente sull’Emilia Romagna

Infuria il dibattito in Europa sul rinnovo all’autorizzazione per l’impiego del glifosato. E nel frattempo sempre più cittadini scelgono il bio per la propria alimentazione. Malgrado ciò, i pesticidi in agricoltura sono ancora oggi considerati imprescindibili per un sistema produttivo efficiente.

Ma quali sono i loro effetti, sulla salute umana e sui suoli agricoli? Esistono delle alternative e quali sono?

A queste domande risponde un seminario di Legambiente.

I pesticidi in agricoltura: il dossier Legambiente

Si è svolto ieri mattina nella Sala Silentium di vicolo Bolognetti a Bologna il seminario di Legambiente intitolato “Pesticidi nell’ambiente, quali effetti, quali sistemi di monitoraggio, quali pratiche agricole”. Durante l’evento sono intervenuti esperti in materia, azienda agricole che mettono in atto best practice sostenibili e senza pesticidi, rappresentanti istituzionali che hanno deciso di mettere al bando sostanze come il glifosato, tra cui Guido Spinelli e Michelle Mazzetti dell’ARPA Toscana, regione dove l’erbicida è stato di recente messo al bando.

Tra gli interventi più interessanti, anche se poco confortanti, la presentazione da parte di Legambiente Emilia Romagna del dossier che mette in luce la presenza e gli effetti dei pesticidi nella regione.

L’indagine ha raccolto i dati ufficiali 2015-2016 sulla qualità delle acque superficialie sul consumo di pesticidi in agricoltura. Legambiente conclude che “la presenza dei pesticidi nelle acque è ubiquitaria, con mix di decine di sostanze contemporaneamente che permangono molto a lungo nell’ambiente”.

In particolare, nel dossier vengono individuate criticità in specifiche località: Bologna, Parma, Piacenza, Ravenna e Ferrara le aree più colpite. Legambiente passa quindi a elencare i corsi d’acqua dove sono stati registrati superamenti dei limiti di legge della media annua di concentrazione dei pesticidi totali: Torrente Sillaro (BO), il Cavo Sissa Abate (PR) e Po di Primaro (FE). Anomalie sono state riscontrate anche al Torrente Arda (PC), al Canale Destra Reno (RA) e in altri corsi d’acqua a Ferrara e Ravenna. Questo se prendiamo in esame il 2016.

Per il 2015, invece, i punti di attenzione sono:

  • Canale Emissario (MO)
  • Cavo Parmigiana-Moglia (MO)
  • Torrente Samoggia (BO)
  • Canale circondariale gramigne Fosse a Comacchio (FE)
  • Canale Lorganaad Argenta (FE).

I pesticidi in agricoltura impiegati in Emilia Romagna

L’analisi di Legambiente si sofferma poi sulla quantità di pesticidi impiegati in agricoltura, nella Regione. Se la media nazionale delle vendite di sostanze per ettaro di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è pari a 4,6 kg/ettaro, in Emilia Romagna si registrano dati nettamente al di sopra: 7,6 kg/ettaro (annualità 2014).

La buona notizia è che l’utilizzo della chimica in agricoltura è comunque in calo. La sostanza attiva, a livello regionale, è diminuita di circa il 20% dai primi anni 2000, in concomitanza con una riduzione nazionale. Crescono al contempo le superfici bio, in aumento del 44% tra il 2013 e il 2017, per un totale di 11,3% sulla SAU.

Il report è stato inoltre incentrato sulla quantità di sostanze rilevate. Nel biennio considerato, sono stati più di 60 i principi chimici individuati nelle analisi. Almeno una di tali sostanze è stata rilevata, almeno una volta, nel 90% delle centraline di monitoraggio. Sui due anni analizzati, i campioni in cui si riscontrano prodotti fitosanitari sono stati tra il 53 e il 56% del totale.

Malgrado il dato sia preoccupante di per sé, fa riflettere che non tutti gli erbicidi e i pesticidi usati in agricoltura siano monitorati. Manca, per esempio, “un’indagine sistematica sul Glifosato”, scrive Legambiente.

Le centraline hanno individuato anche sostanze proibite da diversi anni: nel 2016, per esempio, sono state rinvenute tracce di Atrazina (bandita dal 2004) e di Diuron (proibito nel 2007). Dato che “richiederebbe una forte attenzione rispetto agli effetti che l’uso di queste sostanze possono avere nel lungo termine: segnala che le sostanze in uso oggi potrebbero avere effetti anche a lungo termine sulla salute”.

Le conseguenze dei pesticidi su terreni e api

Ultimi dati rivelati, non per importanza: gli effetti a lungo termine che i pesticidi in agricoltura hanno sui terreni e sulla popolazione degli insetti impollinatori. Nel dossier, infatti, apprendiamo che il 50% dei terreni pianeggianti regionali “ha un contenuto di sostanza organica inferiore al 2%” e sono quindi a rischio desertificazione. Conseguenza, spiegano da Legambiente, di “un modello agricolo fortemente legato alla chimica di sintesi e poco attento alla conservazione delle caratteristiche biofisiche del terreno”.

Per quanto riguarda le api, i dati rivelati sinora sono ancora parziali. Le analisi condotte da CONAPI e riportati nel dossier riguardano un primo stralcio, che sarà ampliato successivamente.

In ogni caso, le notizie non sono ottimiste:

«Le analisi – leggiamo –evidenzianoconcentrazioni di pesticidi elevati sui campioni di api, con valori Imidacloprid fino a 0,77 mg/kg riscontrate a Carpi».

Imidacloprid, uno degli insetticidi nicotinoidi, considerati tra i più pericolosi per gli insetti impollinatori.

I pesticidi in agricoltura: quali alternative

Alla luce dei dati raccolti, Legambiente propone anche una serie di misure per fronteggiare la crisi ambientale in corso. “È necessario – scrivono dall’associazione – puntare sempre più su pratiche agricole meno impattanti”.

Durante l’evento sono state indicate due linee d’azione:

  • Diffusione di pratiche agricole e di gestione del verde alternative e sostenibili;
  • Applicazione di un sistema di monitoraggio sempre più puntuale di tali sostanze nell’ambiente e approfondimentodei loro effetti reali.

In particolare, Legambiente propone l’aumento della quota di superficie coltivata con metodo biologico. “O comunque promuovendo forme locali di agricoltura che non impoveriscono il suolo e fanno a meno della chimica”, spiegano gli attivisti.

Per l’Emilia Romagna, tale strategia deve tradursi nel “100% di agricoltura biologica nel medio periodo, con un passaggio intermedio al 20% entro il 2020”. Uno sforzo che, oltre a essere agito dalle istituzioni regionali, dovrebbe partire “anche dal mondo dell’agroalimentare e in particolare dalle filiere di qualità”.

Un ruolo centrale, in questo senso, è affidato al Psr, che per l’Emilia Romagna può contare su 1,2 miliardi di euro. Fondi che serviranno per contribuire direttamente agli agricoltori bio, ma anche per offrire loro assistenza tecnica e formazione sui metodi di agricoltura biologica.

Legambiente chiede infine una stretta sull’erbicida glifosato:

«Per quanto riguarda il Glifosato è necessario arrivare ad una sospensione del pesticida a tutti i livelli come misura cautelativa per la salute pubblica, ed evitare di incentivarne l’uso attraverso i PSR.Chiediamo inoltre un’analisi specifica sul Glifosato».

FONTI:

https://www.legambiente.emiliaromagna.it/2017/11/02/dossier-pesticidi-emilia-romagna/

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1244

http://www.feder.bio/files/2055.pdf

http://www.suoloesalute.it/anche-la-toscana-verso-lo-stop-al-glifosato/

Horizon 2020: pronto un miliardo di euro per l’agricoltura

Horizon 2020: pronto un miliardo di euro per l’agricoltura

Uno sforzo senza precedenti per mettere gli agricoltori alla guida dell’innovazione”. Con queste parole, il commissario all’agricoltura Phil Hogan ha descritto le nuove call di Horizon 2020 che prevedono uno stanziamento complessivo di circa un miliardo di euro.

L’obiettivo della misura è di promuovere l’innovazione del comparto agricolo, in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale, coinvolgendo in particolar modo gli imprenditori più giovani. Ecco in cosa consistono le nuove call.

Horizon 2020 e agricoltura: gli obiettivi

Gli obiettivi del programma Horizon si rifanno all’approccio strategico di lungo periodo, approvato dall’Ue nel 2016, nell’ambito della ricerca e dell’innovazione in agricoltura. Tra le priorità qui indicate, troviamo:

  • Protezione dell’ecosistema
  • Nutrimento del suolo
  • Valorizzazione delle risorse genetiche
  • Adattamento al climate change

I progetti finanziati avranno inoltre il fine di lanciare la prossima generazione di attori rurali, affinché siano meglio connessi, più green e più predisposti alla circolarità dell’economia.Attraverso i finanziamenti, l’Ue intende rendereil settore agricolo più smart, più resiliente e maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale.

Horizon 2020: sostenibilità e trasformazione digitale

Come accennato, il programma europeo Horizon 2020 mette sul tavolo circa un miliardo di euro per agricoltura e aree rurali nel triennio 2018-2020. I fondi sono ripartiti in due macro-aree.

La maggior parte, circa 753 milioni, arriveranno nell’ambito della call su Food security e sostenibilità ambientale. Le principali linee di intervento in tal senso saranno costituite da:

  • 112 milioni per interventi dedicati alla cooperazione internazionale con Cina e Africa, sempre nell’ambito agricolo;
  • 75 milioni per progetti di ricerca per la gestione dei suoli;
  • 45 milioni per progetti riguardanti la mitigazione dei cambiamenti climatici.

La seconda macro-area d’interesse riguarderà invece gli investimenti per rendere le aree rurali più giovani, più smart, più green e maggiormente inclini alla circolarità. Per tale ambito, che prende il nome di RUR (ruralrenaissance, rinascimento rurale), il programma Horizon 2020 prevede uno stanziamento di 263 milioni di euro, di cui 100 da dirottare sulla sperimentazione nelle filiere innovative basate sull’economia circolare.

Un evento per saperne di più sulle call di Horizon 2020

A Bruxelles, dal 14 al 17 novembre 2017, si terrà una Infoweek sul Societal Challenge 2 del programma Horizon. In tale sede, sarà possibile ottenere maggiori informazioni sulle opportunità di ricerca e innovazione messe a disposizione per agricoltura e sviluppo rurale.

Sul sito della comunità europea, è inoltre disponibile il Programma di lavoro 2018-2020 di Horizon. In particolare, il Capitolo 9 – dedicato agli ambiti food, agricoltura, silvicoltura, bioeconomia – è disponibile a questo link: http://ec.europa.eu/research/participants/data/ref/h2020/wp/2018-2020/main/h2020-wp1820-food_en.pdf

Per partecipare al programma, infine, è possibile visitare il Portale dedicato: http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/home.html

FONTI:

http://www.freshplaza.it/article/94710/UE-dal-programma-Horizon-2020-un-miliardo-di-euro-per-la-ricerca-in-agricoltura

https://ec.europa.eu/info/news/european-commission-announces-eu1-billion-funding-more-sustainable-agriculture-food-and-rural-development_en

 

Fertilizzanti organici: il Parlamento Ue favorevole alla diffusione

Fertilizzanti organici: il Parlamento Ue favorevole alla diffusione

343 voti favorevoli, 252 contrari e 59 astensioni. Con questi numeri il Parlamento europeo ha approvato un progetto per una nuova regolamentazione dell’utilizzo dei fertilizzanti organici.

Non solo. Rivisti anche i limiti all’utilizzo del cadmio e l’impiego di materiali riciclati per produrre fertilizzanti.

Ora il Parlamento dovrà trovare un’intesa con i Paesi membri per l’approvazione definitiva.

Fertilizzanti organici: alternativa green ma poco utilizzata

Ad oggi, appena il 5% dei rifiuti organici è riciclato come fertilizzante. Una percentuale che, secondo l’Ue, potrebbe arrivare almeno al 30%, in modo da sostituire i concimi materiali esistenti. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma che nasce dalla volontà di offrire un’alternativa più sostenibile e pulita agli agricoltori.

Secondo le stime della Commissione, in Europa i produttori sono oggi costretti a importare più di 6 milioni di tonnellate di fosfati naturali. Almeno un terzo di tale quota – 2 milioni di tonnellate – potrebbero invece essere recuperati da fanghi di depurazione, rifiuti biodegradabili, farine animali o letame. La strada verso il riciclo di tali sostanze è in questo caso ostacolata dalla disomogeneità delle norme tra i diversi Paesi dell’Unione: per i produttori è infatti complicato vendere e utilizzare i fertilizzanti organici nel mercato unico, perché per farlo dovrebbero adeguarsi di volta in volta alle norme previste nei singoli paesi.

Attualmente, infatti, le regole comunitarie sui fertilizzanti riguardano quasi esclusivamente quelli convenzionali, che hanno un’origine minerale o chimica. Basti pensare che solo la metà dei concimi attualmente commercializzati in Ue rientrano nelle previsioni del regolamento in vigore.

Fertilizzanti organici: il nuovo regolamento Ue

In attesa dell’entrata in vigore definitiva, proviamo a capire cosa prevede il nuovo regolamento Ue in materia. Una volta stabilito il consenso tra i Paesi membri, le istituzioni comunitarie si impegneranno a:

  • Promuovere l’impiego di materiali riciclati per produrre nuovi fertilizzanti. Si ridurrà così la quota importata dai Paesi terzi, stimolando inoltre la cosiddetta economia circolare;
  • Si faciliterà l’accesso al mercato dei fertilizzanti organici, dando ad agricoltori e consumatori una più vasta possibilità di scelta, in modo da promuovere l’innovazione green;
  • Saranno stabiliti nuovi criteri per i concimi a marchio CE, per garantire qualità, sicurezza e rispetto dell’ambiente;
  • Nuovi obblighi di etichettatura saranno previsti per informare gli utilizzatori sul tipo di sostanze impiegate;
  • Ai produttori che non intendono conformarsi alle nuove direttive europee, sarà comunque garantito l’accesso ai propri mercati nazionali di appartenenza.

Nella discussione presso il parlamento di Bruxelles sono infine emerse nuove possibili restrizioni per l’utilizzo del cadmio, metallo pesante contenuto nei concimi a base di fosfati minerali. Dal momento che la sostanza può rappresentare un pericolo per l’ambiente e la salute, potrebbero essere presto introdotti dei limiti più stringenti.

Da qui a 6 anni, il contenuto del metallo nei fertilizzanti potrebbe essere ridotto dai 60 a 40mg/kg.Nel giro di 16 anni, invece, la limitazione dovrebbe arrivare a 20 mg/kg. La Commissione aveva in realtà proposto rispettivamente 3 e 12 anni per l’introduzione dei nuovi limiti, ma il Parlamento ha deciso di prevedere un periodo di adeguamento più lungo.

Le reazioni

Soddisfatto il principale relatore del nuovo regolamento,Mihai Ţurcanu, membro rumeno del PPE:

«Questa proposta fa parte del pacchetto sull’economia circolare e amplia la gamma di fertilizzanti che possono essere ottenuti da prodotti secondari. Contribuirà inoltre a migliorare l’etichettatura e a ridurre gli oneri amministrativi per i produttori e gli agricoltori. Vogliamo avere prodotti più sicuri e ridurre la quantità di metalli pesanti nei nostri fertilizzanti. Il nostro dovere è fornire ai cittadini prodotti sicuri ad un prezzo accessibile».

Dall’Italia si levano invece voci critiche. In particolare, Assofertilizzanti ritiene “eccessivamente restrittivi” i nuovi limiti per il cadmio, al punto che potrebbero “fortemente ledere gli equilibri all’interno del settore”. Francesco Caterini, presidente dell’associazione, ha commentato:

«Fin dall’inizio dell’iter legislativo del nuovo regolamento, Assofertilizzanti ha sempre invitato le istituzioni europee ad adottare nelle proprie scelte un approccio basato sulle evidenze scientifiche».

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/fertilizzanti/2017/10/30/fertilizzanti-le-novita-del-regolamento-ue/56179

http://www.europarl.europa.eu/news/it/agenda/briefing/2017-10-23/8/aumentare-l-uso-di-fertilizzanti-organici-nell-ue

http://www.cna.it/cna/unioni/agroalimentare/notizie/parlamento-europeo-vota-promuovere-luso-di-fertilizzanti-organici#.Wfhl8GjWy1s

Ecomondo 2017, torna a Rimini la fiera della Green Economy

Ecomondo 2017, torna a Rimini la fiera della Green Economy

385mila aziende italiane operano nella Green Economy. 190,5 miliardi il valore del comparto solo in Italia (pari al 13% dell’economia nazionale). Quasi 200mila i nuovi posti di lavoro creati in Italia dall’economia circolare. Sono questi i numeri nel nostro Paese dell’economia ‘verde’. Numeri che posizionano l’Italia tra i primi posti in Europa per green e circular economy. Per fare il punto del settore e riunire operatori, aziende, cittadini, da 21 anni si svolge in Italia la Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia dello Sviluppo Sostenibile. In due parole: Ecomondo 2017.

Come ogni anno, l’evento sarà ospitato a Rimini, presso il Quartiere Fieristico. Appuntamento dal 7 al 10 novembre. In contemporanea con l’evento, anche Key Energy, la fiera delle “Energies for climate” e quindi soluzioni per l’efficienza energetica e nuovi modelli per le energie rinnovabili. Al centro della riflessione, come sempre dal 2009 a oggi, anche il modello ideale di Città Sostenibile: durante la fiera è presente uno spazio espositivo con i più innovativi modelli di urbanizzazione, mobilità e tecnologie per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Ecomondo 2017: gli highlight di questa edizione

Gli organizzatori di Ecomondo 2017 elencano anche gli highlight, i punti focali di questa edizione. Oltre ai temi ‘classici’ già citati, a cui si affianca il discorso sui raw materials e la circular industry, quest’anno l’attenzione sarà focalizzata su:

  • Crescita e opportunità del nuovo mercato del biometano: insieme alla Piattaforma Nazionale del Biometano, già presente all’edizione 2016, si definiranno i prossimi step e le iniziative dell’industria del gas naturale;
  • Rischio idrogeologico, management e prevenzione dei disastri: rischio climatico, inondazioni, erosione delle coste saranno al centro della riflessione sul tema;
  • In partnership con Anfia, a Ecomondo quest’anno c’è anche il Sal.Ve, Salone biennale del Veicolo per l’Ecologia, con un’esposizione di 6mila metri quadri con veicoli industriali e speciali per la raccolta dei rifiuti.

Green Economy: gli Stati Generali

Particolare interesse c’è intorno agli Stati Generali della Green Economy, che si terranno a Ecomondo 2017, per la VI edizione, il 7 e l’8 novembre. Il titolo dell’appuntamento è “Green Economy: una sfida per la nuova legislatura”.

L’appuntamento sarà l’occasione per fare il punto sul settore in Italia: sarà infatti illustrata la terza Relazione sullo stato della Green Economy, così come il Programma per la transazione alla GE. Sul secondo punto, in particolare, saranno invitate a confrontarsi le forze politiche di diverso schieramento, in vista delle prossime elezioni politiche previste per il 2018.

Saranno in particolare 5 le aree tematiche affrontate:

  • Rete delle Green Cities in Italia
  • Il futuro dell’Accordo di Parigi e le politiche energetiche nazionale
  • Economia circolare: recepimento e attuazione delle Direttive Europee sui rifiuti
  • La mobilità futura: less, electric, green and shared
  • La Green economy e le politiche industriali

Spazio anche allo scenario internazionale, con una sessione plenaria dal titolo “Europa, Cina e Usa: il futuro della Green Economy nei nuovi equilibri mondiali”.

Per partecipare all’evento è necessario registrarsi online, entro il 30 ottobre: http://www.statigenerali.org/partecipa/

Ecomondo 2017: focus sul biogas agricolo

Tra gli appuntamenti di Ecomondo 2017 da segnare in agenda, due focus interessanti sul biogas. Entrambi si terranno il 9 novembre (Area Forum CIB, padiglione D5).

Il primo appuntamento è con “La valorizzazione del potere fertilizzante del digestato agricolo”. A cura del CIB (Consorzio Italiano Biogas), l’incontro si terrà a partire dalle 10 e fino alle 12. I relatori si soffermeranno in particolare sui vantaggi della gestione ottimale del digestato in favore dell’ambiente: riduzione della CO2 in atmosfera, miglioramento della qualità dell’aria, incremento della fertilità del suolo agrario e così via.

Il secondo evento, invece, verterà su “L’utilizzo agronomico del digestato in agricoltura biologico”. Organizzato dal CIB in collaborazione con FederBio, partirà alle 12:15 e riguarderà gli utilizzi attuali e le potenzialità future del digestato in agricoltura biologica in Italia.

FONTI:

http://www.ecomondo.com/

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/41648/mercati-e-imprese/ecomondo-green-economy-in-200-convegni-a-rimini

http://www.statigenerali.org/cms/wp-content/uploads/2017/10/Programma_evento_stati_generali_green_economy_2017.pdf

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1238

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1237

Bandi Psr Puglia: in arrivo due bandi da 42 milioni per il reimpianto degli ulivi

Bandi Psr Puglia: in arrivo due bandi da 42 milioni per il reimpianto degli ulivi

Dopo l’ok di Bruxelles al reimpianto degli ulivi è il momento di mettere in campo strategie operative. Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il suo Assessore alle Risorse Agroalimentari, Leonardo Di Gioia, annunciano le prime misure. In particolare, a breve dovrebbero partire due bandi, nell’ambito del Psr Puglia, per ricostruire in parte il patrimonio olivicolo distrutto durante l’ emergenza Xylella.

Ecco tutte le ultime novità.

Psr Puglia: pronti due bandi per il reimpianto degli ulivi

I primi 12 milioni di euro dovrebbero arrivare a breve dal Dipartimento regionale all’Agricoltura. Si tratta di fondi messi a disposizione per le aziende agricole colpite da calamità naturale. Sono state circa 1.600 le domande presentate al settembre 2015.

A questi andranno ad affiancarsi i finanziamenti messi a disposizione tramite il Psr Puglia 2014-2020. Come spiegano Emiliano e Di Gioia, si tratta “dei bandi che riguardano la misura 5.2, che servirà al ripristino del potenziale produttivo, e il bando 4.1c, che servirà a finanziare le piantumazioni, ma che dovrà essere di nuovo sottoposto al controllo del comitato di sorveglianza del Psr”.

Complessivamente parliamo di circa 42 milioni di euro, da utilizzare per ricostruire il patrimonio olivicolo perduto. Nel dettaglio, per la misura 4.1c sono disponibili 32 milioni di euro, mentre i restanti 10 arriverebbero dalla dotazione finanziaria della 5.2.

I due rappresentanti istituzionali annunciano inoltre l’attivazione di “una misura per gli investimenti aziendali specifica per le aziende olivicole salentine colpite da Xylella fastidiosa”.

Xylella: ora si cercano cultivar resistenti per il reimpianto degli ulivi

La possibilità di reimpianto e la disponibilità di fondi nell’ambito del Psr Puglia sono due buone notizie per i coltivatori salentini dopo anni di disastri. Ma c’è ancora tanto da lavorare per il rientro definitivo dell’emergenza, come avverte Dario Stefàno, capogruppo in Commissione Agricoltura al Senato:

«Il reimpianto rappresenta una scommessa di cui non conosciamo con certezza i risultati di lungo periodo: prudenza vuole di non considerarlo un traguardo definitivo ma solo un avanzamento. È un successo iniziale che libera in parte anche il sistema vitivinicolo da vincoli insopportabili e che ci deve spronare ad accelerare nello sviluppo di soluzioni, supportate sul piano scientifico, per risolvere presto questa drammatica situazione».

Il primo nodo riguarda le cultivar resistenti al batterio. Il nuovo piano Ue, infatti, consente di impiantare tutte le specie sensibili alla Xylella fastidiosa, ma questo percorso è ovviamente impraticabile. Nessuno, in Salento e dintorni, vuole infatti ripercorrere l’incubo vissuto negli ultimi anni.

Nel recepire la modifica regolamentare comunitaria, il Governo nazionale e la Regione Puglia dovranno quindi sciogliere tale nodo, consentendo il reimpianto di quelle cultivar ritenute più tolleranti o resistenti. In questo senso, è possibile che il Psr Puglia preveda fondi stanziati solo per queste ultime. Essenziale in questa fase sarà il ruolo della ricerca scientifica, come sottolineano ancora Emiliano e Di Gioia:

«La ricerca ha in questo percorso di rilancio un ruolo imprescindibile: servono nuove cultivar resistenti in grado di convivere con la fitopatia senza intaccare l’economia del territorio».

FONTI:

http://psr.regione.puglia.it/-/xylella-da-bruxelles-il-via-libera-al-reimpianto

https://www.quotidianodipuglia.it/regione/xylella_pronti_i_bandi_per_il_reimpianto_in_arrivo_42_milioni-3318599.html

http://www.cno.it/news/notizie/item/2363-xylella-stefano-misto-ok-a-reimpianto-e-buona-notizia-ora-accelerare

http://www.suoloesalute.it/ulivi-del-salento-via-al-reimpianto-arriva-lok-bruxelles/