Suolo e Salute

Category: Consumo del suolo

Mipaaf: istituito il Registro unico dei controlli ispettivi a carico delle aziende agricole

Lo scorso 7 maggio, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha reso nota l’approvazione, da parte della Conferenza Unificata, del decreto ministeriale che istituisce il Registro unico dei controlli ispettivi a carico delle aziende agricole, previsto da Campolibero, nella Legge Competitività.

Come ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina: “Evitare la duplicazione dei controlli nelle aziende e rendere più efficiente il lavoro degli organismi che svolgono le verifiche. Sono questi i principali obiettivi che il Registro unico dei controlli ci consentirà di ottenere, raggiungendo un risultato atteso dalla imprese da troppi anni. Semplificare è un imperativo per consentire al settore agricolo di essere più competitivo, senza abbassare la guardia sulla necessità di tutela, che anzi con questo strumento rafforziamo. Ringrazio le Regioni per il contribuito determinante che hanno dato nell’approvazione di questo strumento che rappresenta una delle azioni strategiche del provvedimento Campolibero”.

aziendaagricola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Registro unico dei controlli ispettivi a carico delle aziende agricole (RUCI) è uno strumento di supporto alle amministrazioni pubbliche per effettuare i controlli ispettivi a carico delle aziende agricole di propria competenza e per una più razionale programmazione degli stessi. Ferma restando, ovviamente, l’attuazione dei controlli straordinari ed urgenti.

Questo archivio informatico contiene per ogni controllo:

  • data;
  • anno di riferimento;
  • ente competente;
  • ente esecutore;
  • nominativo del controllore;
  • impresa agricola controllata;
  • settore;
  • tipologia;
  • documentazione controllata o riproduzione elettronica dei verbali;
  • esiti;
  • estremi dei verbali o riproduzione elettronica dei verbali.

Nel Registro unico dei controlli ispettivi, affluiscono i dati concernenti i controlli effettuati da parte di organi di polizia, organi di vigilanza, organismi pagatori, nonché da organismi privati autorizzati allo svolgimento di controlli a carico delle imprese agricole.

Le informazioni presenti nei Registri unici di controllo istituiti dalle regioni e quelle presenti all’interno del RUCI nazionale sono condivise in maniera costante e con stretto coordinamento.

Il pubblico funzionario, prima di effettuare una nuova ispezione, verifica attraverso il RUCI gli esiti dei controlli precedenti al fine di evitare sovrapposizioni e di intralciare l’esercizio dell’attività d’impresa.

Fonti:

http://www.ilvelino.it/it/article/2015/05/07/semplificazione-mipaaf-conferenza-unificata-approva-registro-unico-con/7685eed8-6c8c-4977-89b4-0fcec4dafe5d/

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8631

Farmageddon la vera faccia degli allevamenti intensivi

Ben più di una riflessione ne nasce dopo aver letto il libro Farmageddon  –  il vero prezzo della carne economica di Philip Lymbery, dove ne evince un’indagine globale sul resoconto delle devastanti modalità di produzione di carne e pesce, e dell’impatto anche a livello ambientale. Viene spontaneo a chiedersi qual è l’impatto che la produzione massiccia di carne ha sull’ambiente? Quale il reale costo? E proprio a queste domande ha cercato di rispondere  nel suo libro Philip Lymbery, direttore generale della ong CIWF-Compassion in World Farming, scritto in collaborazione con la giornalista Isabel Oakeshott.

Gli allevamenti intensivi risultano essere devastanti per gli animali, per l’uomo, per il Pianeta, la loro espansione nel suolo terrestre e nei mari genera effetti devastanti. All’interno di questo raccapricciante scenario finiscono la metà degli antibiotici fabbricati al mondo e buona parte delle monocolture di cereali e soia.  Nello specifico secondo quanto rivelato dal Ciwf oltre il 50% dei cereali prodotti in Italia è utilizzato per nutrire gli animali (stime basate su dati Faostat); il 71% degli antibiotici venduti in Italia è destinato agli animali (fonte: Ecdc/Efsa/Ema). E ancora, il nostro Paese è il terzo maggiore utilizzatore di questi medicinali negli animali da allevamento in Europa, dopo Spagna e Germania (European Medicines Agency).

E le emissioni? Il 79% delle emissioni di ammoniaca prodotte in Italia proviene dall’allevamento come il 72% delle emissioni di gas serra generate dall’agricoltura (Ispra).

Operazioni decisamente insostenibili, soprattutto se si pensa che questi numeri sono di gran lunga superiori, rapportati alla produzione mondiale di carne.

allevamenti intensivi

Con la sua indagine, Lymbery ha solo dato conferma di quanto gli allevamenti intensivi rechino sofferenza agli animali e danno alle comunità locali. Animali rimpinzati di cibo eppur costretti a vivere in spazi angusti, in cui è difficile muoversi. Malattie causate dallo stress e dal sovraffollamento degli allevamenti, curate con antibiotici e farmaci vari che causano la proliferazione di superbatteri antibiotico resistenti. Come afferma lo stesso Lymbery: “Ciò nonostante il sistema intensivo continua a prevalere. Sono in gioco enormi interessi che permettono introiti straordinari grazie a una formula pensata proprio per i grandi profitti, anziché per  nutrire le persone in modo dignitoso. I governi perseguono apparenti successi sul breve periodo, senza prendere atto del danno a lungo termine: l’allevamento intensivo non è sostenibile per nessuno“.

Poi c’è anche il problema dello smaltimento degli escrementi, che in Paesi come il Perù, a esempio, vengono semplicemente buttati in mare o nel terreno dove, ovviamente, inquinano. Altro discorso grave collegato agli allevamenti intensivi sono le coltivazioni di mangime che rubano spazi e risorse alla Terra. Si disbosca, si distrugge, come se non dovesse esserci un domani, come se ciò che dobbiamo avere oggi sia più importante di ciò che i nostri figli non avranno in un futuro neanche troppo lontano.

Ecco un passaggio raccapricciante : “La corsa cinese alla produzione suina è carica di orrore fantascientifico. Stipulato nel 2011 un accordo d’oro con la Gran Bretagna, interi Boeing 742 affittati al costo di 420mila euro a viaggio hanno portato migliaia di maiali vivi e fertili  “di prima qualità” negli stabulari orientali, dove tutto è così automatizzato che un uomo solo può gestire tremila animali spingendo qualche bottone. Seguendo la politica della più sregolata quantità si sono selezionati esemplari così grassi da non potersi reggere sulle fragili zampe, imbottiti di sostanze pericolose, e  interi laghi sono tanto contaminati dai loro liquami che l’acqua non è più potabile“.

Sono tante ormai le persone che hanno preso consapevolezza dell’insostenibilità degli allevamenti intensivi e dello sfruttamento animale. Per scelte etiche e di amore, sempre più persone hanno abbracciato la dieta vegana o vegetariana. Lymbery propone un compromesso: “Sostenere una produzione di cibo che sia in grado di rimettere gli animali all’aria aperta, al pascolo, anziché dentro capannoni; un allevamento estensivo connesso alla terra, in grado di fornire cibo più nutriente con metodi che risultano migliori sia per il territorio che per il benessere animale. I governi di tutto il mondo possono contribuire a migliorare la salute delle loro nazioni e salvaguardare le future scorte alimentari basandosi su risorse naturali come i pascoli. Cibo che insomma provenga da fattorie, e non da fabbriche“.

 

La continua perdita di suolo agricolo in Italia

11 ettari all’ora, ovvero circa 2.000 alla settimana, 8.000 al mese: questo il ritmo al quale l’Italia continua a perdere suolo agricolo. In poco meno di 20 anni abbiamo perduto qualcosa come due milioni di ettari coltivati, ovvero l’incredibile percentuale del 16% di tutte le campagne agricole. Questi i dati estremamente preoccupanti emersi nel corso del convegno “Suolo, paesaggio, cambiamenti climatici e agricoltura”, organizzato a Firenze, a Palazzo Vecchio, dalla CIA, alla presenza dei ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, e inserito nel ciclo di iniziative pre Expo “Il territorio come destino”. La CIA sottolinea la stretta correlazione tra estensione della superficie agricola e sicurezza alimentare. E il crescente consumo di suolo coltivato rischia di incidere pesantemente sul costo dell’approvvigionamento alimentare in Italia, dove, è bene ricordarlo, attualmente ècoperto solo il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro, e si rendono pertanto necessarie le importazioni per coprire il restante deficit produttivo. Se da una parte cresce la domanda di cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va fermata e affrontata – ha ribadito il presidente nazionale della CIA Dino Scanavino – Altrimenti si rischia di aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel capitolo agroalimentare, in un contesto globale in cui le stime di Fao e Ocse parlano per i prossimi anni di un rallentamento della crescita produttiva mondiale, a cui si affianca però la costante crescita demografica che ci porterà nel 2050 a superare la soglia dei 9 miliardi di abitanti nel Pianeta”. Trascurando peraltro il fatto che la perdita di terreno agricolo incide in maniera importante anche sulla tutela del paesaggio italiano, un mercato di tutto rispetto per l’Italia che, mettendo insieme turismo rurale e indotto legato all’enogastronomia tipica, può contare su un mercato che vale 10 miliardi di euro l’anno.

Fonte: Greenplanet

De Girolamo sul ddl Consumo suolo

Commentando l’okay giunto dal Consiglio dei Ministri al disegno di legge relativo al contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato, approvato anche dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, il Ministro De Girolamo ne ha sottolineato l’importanza centrale per la tutela del territorio, dell’ambiente, dell’agricoltura: “Quello approvato oggi è un provvedimento fondamentale che segna la separazione netta tra il passato e la devastazione dei territori ed il futuro in cui il terreno sarà utilizzato per lo sviluppo. Non c’è produzione agricola se non c’è tutela del suolo e queste misure agevoleranno gli imprenditori del settore edilizio che si specializzeranno nel risanamento. L’Italia ha bisogno di una norma per il contenimento del consumo di suolo e per questo mi auguro che il disegno di legge possa essere presto discusso e approvato anche in Parlamento. I drammatici disastri idrogeologici degli ultimi mesi ci ricordano che non c’è più tempo da perdere. Con questa norma introduciamo un principio fondamentale: il consumo di suolo va ridotto”. “La terra  – ha proseguito il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – “deve essere preservata per l’attività agricola, anche perché negli ultimi decenni abbiamo cementificato una superficie grande come la Calabria. Allo stesso tempo il nostro Paese non è autosufficiente dal punto di vista alimentare e la combinazione dell’avanzata del cemento e l’abbandono dei campi può diventare devastante. Invertiamo la rotta, ho fiducia che anche nelle Camere ci sia la stessa sensibilità per il tema”. “È necessario avere un cambio di mentalità nel nostro Paese e capire che ogni ettaro di terra impermeabilizzata è persa per sempre. Puntiamo ad un’edilizia di riuso, di rigenerazione, che possa far muovere l’economia senza un ulteriore impatto sull’ambiente e sulle attività agricole. Siamo il Paese del Gusto e della Bellezza e i turisti stranieri non ci cercano davvero per il cemento” ha concluso De Girolamo .

Fonte: AIOL

De Girolamo: semplificazione e accise più basse per il gasolio da serra, due importanti disposizioni per il settore

Soddisfazione da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo in merito all’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del cosiddetto “decreto del fare”, il decreto legge cioè che reca misure urgenti per il rilancio economico del Paese, che contiene alcune interessanti novità per il comparto agricolo.

In particolare, una disposizione  che decorrerà dal 1° agosto 2013 e fino al 31 dicembre 2015, prevede agevolazioni sul gasolio per la serricoltura a condizione che le imprese beneficiarie si impegnino a ridurne il consumo, dando così al tempo stesso un fattivo contributo al raggiungimento di una maggiore tutela ambientale. La decisione è stata presa con l’intenzione di sostenere la ripresa del settore florovivaistico ed orticolo, pesantemente gravate dal crescente aumento del prezzo dei carburanti e penalizzate in passato dalla soppressione delle esenzioni dall’accisa per il gasolio utilizzato nelle serre.

Una seconda disposizione prevede l’estensione anche ad altri soggetti della competenza riguardo l’omologazione delle macchine agricole: i requisiti verranno definiti tramite decreto del Ministro delle infrastrutture di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, nel rispetto della normativa comunitaria. Obiettivo della scelta quello di  di sveltire le pratiche attualmente di competenza esclusiva del Dipartimento dei trasporti terrestri insieme con alcune strutture estere delegate dalle Autorità competenti nei rispettivi Paesi europei (in grado di rilasciare omologazioni valide ad ogni effetto, nazionale e comunitario), riducendo così i costi per i richiedenti da un lato e consentendo allo Stato il recupero di diritti e imposte che, in quest’ultimo caso, finivano direttamente ai Ministeri esteri di riferimento.

 “Nel decreto legge per il rilancio economico del Paese, che il 15 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato, ci sono importanti disposizioni per il settore agricolo, da tempo reclamate dalle imprese del comparto, ali fine di recuperare competitività con l’abbattimento di alcuni costi e oneri anche burocratici, particolarmente penalizzanti nell’attuale contesto economico”, ha commentato il Ministro De Girolamo.

“L’accisa sul gasolio per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra, cui attualmente si applica la stessa accisa prevista per tutti i prodotti petroliferi destinati agli usi agricoli, pari al 22 per cento dell’accisa ordinaria, viene ridotta a 25 euro per mille litri”, ha ribadito il Ministro.

Fonte: AIOL

 

De Girolamo: il Ddl consumo suolo a tutela dei terreni agricoli

 

“Ogni giorno impermeabilizziamo più o meno l’equivalente di 150 campi da calcio, con questo provvedimento colmiamo una lacuna legislativa che ha prodotto effetti drammatici come l’aumento del 166% del territorio edificato in Italia negli ultimi 50 anni. Il nostro Paese ha invece bisogno dei suoi terreni per sviluppare la sua agricoltura e con essa salvaguardare la bellezza, la salubrità e la sicurezza dei nostri territori e dei nostri paesaggi. Per questo abbiamo previsto un meccanismo per fissare l’estensione massima di superficie consumabile, attraverso il forte coinvolgimento anche delle Regioni e degli enti locali, in una battaglia che è di tutti per un bene fondamentale come la terra. La difesa dei nostri suoli non è poi la lotta all’edilizia, al contrario con questo disegno di legge introduciamo un principio fondamentale nella materia di governo del territorio che è la priorità del riuso e della rigenerazione, che consentirà il recupero di zone già edificate ma degradate. Mi auguro che l’iter di questa norma di civiltà sia il più rapido possibile, perché si tratta di un intervento che troppo a lungo è stato rinviato, ma che è indispensabile per consegnare un’Italia migliore alle nostre figlie e ai nostri figli”. Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha voluto commentare l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge in materia di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.

Fonte: AIOL