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Category: Certificazione Produzioni biologiche

La certificazione agroalimentare aiuta le imprese del settore

certificazione agroalimentare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Certificazione agroalimentare : finalmente possiamo parlare di notizie positive che possono farci guardare con ottimismo al futuro. Le imprese certificate della filiera agroalimentare italiana durante gli anni della crisi hanno incrementato la quota di fatturato per l’export del +9%, passando dal 27% nel 2007 al 36% nel 2014 e quella imputabile direttamente ai prodotti certificati al 70%, superando l’80% per circa metà delle imprese in possesso di certificazione Bio, o DOP e IGP. E’ quanto emerge da una serie di studi realizzati dall’Osservatorio “Certificazione e qualità nella filiera dell’agroalimentare“, realizzato da Accredia in collaborazione con il Censis. Il 41,6% delle imprese certificate prevede un fatturato in crescita nel prossimo triennio, mentre per l’84% la certificazione posseduta ha permesso di migliorare la reputazione aziendale e valorizzare il prodotto, per l’80% ha consentito di aumentare la sicurezza e i controlli, per il 62% di relazionarsi meglio con i clienti e per il 58% di incrementare il fatturato.

Il concetto di “certificazione accreditata” è ormai radicato, con l’adozione da parte di un numero crescente di organizzazioni pubbliche e private degli strumenti di valutazione della conformità: certificazioni, ispezioni, prove e tarature, che vengono assicurate al mercato da organismi e laboratori “accreditati”. Il controllo sull’attività di tali operatori è garantito in ogni Paese europeo dalla competenza degli enti di accreditamento, cui organismi e laboratori accedono sulla base della scelta volontaria di conformarsi alle norme tecniche (es. ISO), ovvero della determinazione obbligatoria di leggi nazionali e sovranazionali, come nel caso di regolamenti e direttive europee.

Inoltre l’altro studio Accredia-Censis “La certificazione come strumento di semplificazione amministrativa“, le imprese ispezionate sono passate da oltre 30mila nel 2009 a poco più di 220mila nel 2014 e i controlli sulla sicurezza sul lavoro da parte del ministero del Welfare, dell’INSP, dell’INAIL e dei nuclei speciali dei Carabinieri, nel periodo 2009-2014 si sono ridotti del 27% e il numero degli ispettori preposti è diminuito dell’11%: la spending review e l’indebolimento delle competenze tecniche hanno reso sempre più difficile per le pubbliche amministrazioni svolgere un’efficiente azione preventiva di controllo. In questo senso, la certificazione volontaria sopperisce almeno in parte a questo deficit.

Continua a crescere l’export dei prodotti europei

Diffusi i dati dell’ultimo rapporto mensile sul commercio agroalimentare dell’Ue. Secondo il documento, l’export di prodotti agroalimentari da parte dell’Ue, verso Paesi terzi, ha raggiunto nel marzo 2016 un valore pari a 11,3 miliardi di euro, circa un miliardo in più rispetto a febbraio 2016.

Il settore che ha fatto registrare la percentuale di crescita più alta dei valori mensili riguarda le spedizioni effettuate verso la Cina (+11,8% rispetto all’anno precedente).

Nel corso degli ultimi 12 mesi, le esportazioni verso questo Paese hanno toccato un valore pari a 10,7 miliardi di euro. Bene anche quelle dirette verso l’Ucraina, la Giordania e la Cambogia.

Infine, anche il valore delle esportazioni verso La Russia ha subito un incremento a marzo 2016, registrando una crescita del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

prodotti biologici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma quali sono i prodotti più richiesti?

Per valori mensili di esportazione, è la carne di maiale ad aggiudicarsi il primato, seguita da semi oleosi, preparati alimentari e vino. Quest’ultimo, si è aggiudicato un più 8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di mercato di ben 783 milioni di euro.

In calo invece, rispetto al 2015, l’andamento del grano e di altri cereali.

Per quanto riguarda le importazioni agroalimentari provenienti da Paesi terzi, nel periodo che va da aprile 2015 a marzo 2016, il loro valore ha raggiunto i 113 miliardi di euro,  pari a un aumento del 6,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. La crescita maggiore ha riguardato in questo caso i prodotti provenienti da Usa e Argentina.

Fonti:

http://ec.europa.eu/agriculture/newsroom/278_en.htm

http://ec.europa.eu/agriculture/trade-analysis/monitoring-agri-food-trade/2016-03_en.pdf

 

Approvato il Piano olivicolo nazionale: 32 milioni per incentivare la qualità

È stato approvato in Conferenza Stato Regioni il primo Piano olivicolo nazionale (Pon).

Il Piano, previsto dall’articolo 4 del DL 51/2015, prevede una serie di misure operative orientate all’incremento della produzione nazionale di olive e olio extravergine di oliva, alla promozione e valorizzazione dei prodotti e ad una più forte organizzazione della filiera nazionale.

Sono 32 i milioni di euro investiti per aiutare la riorganizzazione del settore, che sarà supportata dalle risorse regionali dello sviluppo rurale.

Con l’approvazione per la prima volta del piano olivicolo nazionale – afferma il ministro Maurizio Martina – iniziamo a definire una strategia produttiva che mancava da troppi anni in Italia. L’obiettivo condiviso con tutta la filiera è migliorare sotto il profilo della qualità e della quantità“.

Con l’accordo di filiera siglato poche settimane fa – prosegue il ministro – ci sono tutte le premesse per dare futuro al comparto, guardando anche alle opportunità e al lavoro da fare a livello internazionale“.

Champ d'oliviers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Piano, come sottolinea l’assessore della Regione Puglia Leonardo Di Gioia, coordinatore della Commissione Agricoltura alla Conferenza delle Regioni “era atteso da tutto il comparto anche alla luce di tante difficoltà e di quelle che sono state le valutazioni sui provvedimenti sull’olio tunisino e per la vicenda della Xylella, che coinvolge comunque gli alberi. È un provvedimento importante, che arriva tempestivamente e sarà utile per portare avanti una serie di azioni che consolideranno l’olio di qualità, ci consentiranno di avere un migliore posizionamento dei nostri prodotti e metteranno al centro dell’attenzione un comparto così importante anche per il futuro della nostra agricoltura“.

Le azioni previste dal Piano olivicolo nazionale sono:

  • l’incremento della produzione nazionale di olive e di olio extravergine di oliva, ottenuto attraverso la razionalizzazione della coltivazione degli oliveti tradizionali e l’introduzione di nuovi sistemi colturali sostenibili e vantaggiosi, in modo da non accrescere la pressione sulle risorse naturali, specialmente quelle idriche;
  • la promozione dell’attività di ricerca per accrescere e migliorare l’efficienza dell’olivicoltura italiana;
  • azioni che puntino a valorizzare il Made in Italy e le classi merceologiche di qualità superiore certificate dell’olio extravergine di oliva italiano;
  • il recupero varietale delle cultivar nazionali di olive da mensa in nuovi impianti olivicoli integralmente meccanizzabili;
  • incentivi e sostegni all’aggregazione e organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola, in conformità alla disciplina delle trattative contrattuali nel settore dell’olio di oliva prevista dal regolamento (UE) n. 1308 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013.

Le aziende olivicole italiane, secondo dati Mipaaf, sono circa 900mila. In media la produzione di olio prodotto in Italia da olive italiane è di 475.000 tonnellate. Il volume di affari è 3 miliardi di euro, pari al 3% del fatturato totale dell’industria agroalimentare. Tra i prodotti certificati si contano 42 Dop e 1 Igp.

Fonti:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9894

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2016/03/24/olio-da-regioni-via-libera-a-piano-olivicolo-nazionale_eadd542a-f644-49ca-8711-a63e9c36ce5b.html

Accademia Bio: date e corsi della scuola di specializzazione in agricoltura biologica

Appassionati e operatori del settore biologico avranno diverse occasioni per ampliare le proprie conoscenze e specializzarsi nel campo.

Accademia Bio, la Scuola di Specializzazione in agricoltura biologica nata dalla collaborazione di Banca Etica e FederBio, mette a disposizione, a partire da aprile, diversi corsi destinati a quanti vogliono fare del biologico il loro obiettivo di vita.

Si tratta di un progetto di rete nato per formare e la divulgare le tecniche di coltivazione utilizzate in agricoltura biologica e biodinamica, in modo da garantire una crescita diffusa del sapere e la messa in rete di conoscenze e buone pratiche produttive.

I percorsi di formazione e di divulgazione sono realizzati in collaborazione con Bioqualità SG Srl e il network associativo e relazionale della Federazione.

accademia bio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il catalogo formativo è diviso in diverse categorie:

  • CORSI BASE: forniscono le conoscenze basilari del mondo della produzione agricola biologica. Sono rivolti sia agli imprenditori che intendono affrontare la certificazione biologica della loro azienda, sia a coloro che, per passione o interesse culturale, vogliono conoscere in modo approfondito l’agricoltura biologica certificata
  • CORSI DI APPROFONDIMENTO: forniscono competenze specifiche nell’applicazione del metodo biologico e biodinamico nelle diverse filiere produttive.
  • CORSI SPECIALISTICI: affrontano tematiche specifiche, volte a fornire risposte pratiche alle principali criticità che gli imprenditori, gli addetti alle operazioni produttive e i tecnici consulenti incontrano nella loro quotidianità.
  • CORSI DEDICATI AI TECNICI ISPETTORI PER LE PRODUZIONI BIOLOGICHE: esclusivi per una precisa tipologia di pubblico.
  • CORSI DEDICATI ALLE STRUTTURE RICETTIVE-RISTORATIVE: finalizzati a promuovere l’offerta di prodotti biologici ma, soprattutto, di formare il personale in grado di utilizzare, valorizzare e comunicare i prodotti e i servizi biologici offerti.

Ecco gli appuntamenti di quest’anno.

Il primo si terrà a Verona, il 18 e il 19 aprile prossimi. Il titolo è “Il vino biologico certificato: come tradurre una possibilità normativa in un’opportunità di mercato“. Il corso ha l’obiettivo di promuovere l’agricoltura biologica certificata e favorirne l’applicazione nella filiera vitivinicola. Il termine ultimo per iscriversi è fissato al 2 aprile 2016. Il corso prevede anche un’altra data, fissata al 13 e 14 maggio a Bologna.

Maggio vedrà come protagonista : “La gestione della certificazione biologica per le aziende agroalimentari“. Il corso si terrà a Bologna, il 5 e il 6 maggio 2016. La scadenza per le iscrizioni è fissata al 23 aprile. Scopo del corso è presentare gli elementi di conoscenza necessari all’implementazione di un sistema di gestione aziendale volto a ottenere alimenti biologici conformi.

Sempre a Bologna,  il 10 e l’11 giugno si terrà il corso “Principi di agricoltura biologica: la produzione vegetale“. Obiettivo del corso è in primo luogo fornire la conoscenza di base della storia e della filosofia che sottende al “metodo biologico” e presentare la normativa europea e nazionale che ne fornisce l’ossatura legale, affinché sia compreso il significato corretto del metodo e del termine “biologico” e dell’uso che se ne può fare. La scadenza per presentare le iscrizioni è fissata al 31 maggio. Lo stesso corso si terrà anche a Cesena (FC) il 27 e 28 maggio 20016.

Tutte le iscrizioni possono essere effettuate compilando il form presente sul sito di FederBio a questo indirizzo: http://www.feder.bio/Form-iscrizione-Accademia-Bio.php

È possibile avere maggiori informazioni e consultare il calendario dei corsi a questo link: http://www.feder.bio/Calendario_Corsi_Accademia_Bio.php

Fonti:

http://www.feder.bio/Accademia-Bio.php

http://e2f2f.s79.it/f/rnl.aspx/?jeh=vwyo1-&x=pv&hf=tych8=sxs/6c2&x=pv&a=el0bjbfa&x=pp&v_ekabd6i2bjf01&x=pv&iNCLM

http://www.feder.bio/Calendario_Corsi_Accademia_Bio.php

http://www.feder.bio/Catalogo_corsi.php

 

Biologico a rischio col nuovo regolamento europeo?

Nei giorni scorsi, la ong belga LF ha illustrato alcuni dei punti cardine dell’agricoltura biologica che potrebbero essere messi a rischio se il testo del nuovo regolamento sul biologico venisse approvato così come uscito dall’Europarlamento.

Secondo la ong, la nuova bozza di regolamento, la cui fase negoziale si è aperta martedì 22 marzo, prevede delle modifiche che potrebbero mettere a rischio la qualità del settore.

Tra i punti più discussi quello relativo alle nuove norme sugli animali da allevamento, che renderebbero i metodi biologici più simili a quelli utilizzati in agricoltura convenzionale. Pascolo all’aria aperta riservato solo a erbivori (ad oggi concesso invece a tutti gli animali allevati con metodo biologico) e pratiche simili a quelle previste negli allevamenti industriali (come taglio della coda, delle corna e castrazione) per mucche e buoi.

Tasto dolente anche per quel che riguarda la tolleranza di ingredienti non bio all’interno degli alimenti trasformati. Dal limite massimo fissato al 5%, si potrebbe arrivare a consentire uno o più ingredienti convenzionali “se quello biologico non è disponibile in quel momento. In questo caso – si legge sulla bozza di regolamento – ingredienti non biologici possono essere eccezionalmente autorizzati” dalle competenti autorità dei paesi membri.

Non va meglio per le norme sull’importazione da Paesi Extraeuropei. Con le modifiche apportate, i prodotti alimentari che non possono rispettare le norme del bio europeo a causa di non ben definite “condizioni climatiche e locali specifiche” hanno comunque diritto di avvalersi del marchio.

Landscape with straw bales against sunset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infine, secondo la ong belga LF, il punto più scottante riguarderebbe la de-certificazione. La proposta afferma, genericamente, che gli Stati membri debbano farsi carico di attuare i sistemi necessari per evitare la contaminazione degli alimenti. Sarà poi compito degli operatori stessi prendere le “necessarie misure precauzionali per evitare la presenza di processi, prodotti e sostanze non autorizzate” nell’agricoltura bio. “Un passo che di fatto cancella decenni di leggi basate sul principio del ‘chi inquina paga’, visto che a farsi carico della contaminazione provocata da altri dovrebbero essere proprio gli stessi agricoltori biologici”, fanno notare gli esperti di LF.

Una deregulation che potrebbe minare la fiducia dei cittadini sull’agricoltura biologica.

Ma un primo segnale positivo è comunque arrivato, almeno in campo pesticidi. Martedì, il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di risoluzione del socialdemocratico Pavel Poc che invita la plenaria a premere sull’esecutivo europeo affinché neghi il rinnovo per altri 15 anni all’utilizzo del glifosato.

La proposta sarà messa ai voti durante la sessione dell’11-14 aprile. Se entro maggio il Comitato fitosanitario non raggiungerà una maggioranza, toccherà alla Commissione europea decidere.

L’eurodeputato Pavel Poc ha spiegato: “Il fatto che dobbiamo ricorrere ad un’obiezione parlamentare dimostra che qualcosa è andato storto nel processo decisionale. Il glifosato è stato classificato come probabilmente cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità: anche se l’industria ha sostenuto che la sostanza può essere completamente metabolizzata, è ormai chiaro che i residui sono ovunque: nell’ambiente, in molti prodotti che consumiamo ogni giorno, nei nostri corpi“.

Poc avrebbe anche chiesto la pubblicazione degli studi sui quali l’EFSA ha fatto affidamento per valutare la cancerogenicità dell’erbicida lo scorso novembre.

Fonti:

http://www.lastampa.it/2016/03/21/scienza/ambiente/focus/biologico-rischio-far-west-nelle-nuove-norme-europee-2x2vdFsByg2Icd9U7oHJzM/pagina.html

http://www.rinnovabili.it/ambiente/commissione-ambiente-bocciatura-glifosato-333/

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=IM-PRESS&reference=20160321IPR20296&language=IT&format=XML

FederBio: il Piano strategico per il bio sia frutto di una strategia unitaria di settore

In questi giorni, FederBio, la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, punto di riferimento per l’intero settore italiano, ha indirizzato una lettera a tutti gli Assessorati all’agricoltura delle Regioni e delle Province autonome, nonché al Viceministro Olivero.

L’oggetto della missiva riguarda il Piano strategico nazionale per il bio, annunciato un anno fa e inerente la predisposizione di un piano nazionale per la ricerca e l’innovazione in agricoltura biologica e la costituzione di un comitato permanente di coordinamento per la ricerca nel settore.

L’intendo della Federazione è attirare l’attenzione delle parti in causa sulla necessità di attivare una strategia unitaria per un settore in continua crescita, nonostante la crisi dei diversi comparti dell’agricoltura nazionale.

Come precisa Paolo Carnemolla, presidente FederBio: “La Federazione è stata sin dall’inizio convinta sostenitrice dell’iniziativa del Piano strategico nazionale per il settore, sviluppata anche durante EXPO attraverso la discussione nel tavolo di settore presso il Ministero. Non conosciamo ancora il testo definitivo che verrà sottoposto alla valutazione delle Regioni e nemmeno la quantificazione delle risorse disponibili a livello nazionale, che ci aspettiamo saranno adeguate e proporzionali rispetto all’importanza  del settore, come già avviene in molti piani regionali, ma siamo tuttavia fermamente convinti della necessità di una strategia nazionale per il settore che consenta, anche se in ritardo, ma con il traguardo della revisione di medio termine, di poter finalmente convergere sia a livello istituzionale che di rappresentanze di settore verso obiettivi e strumenti condivisi e utili“.

piano bio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La richiesta della Federazione, che arriva proprio nel momento in cui l’iter di concertazione e adozione del piano stesso sta giungendo a conclusione, è in sintesi di aprire, e mantenere aperta nel tempo, una discussione proficua e stringente che porti ad approvare nel più breve tempo possibile il Piano e avviarne quanto prima le “operazioni” che lo compongono.

In questo momento storico, il “piano di conversione” all’agricoltura biologica per filiere e distretti territoriali è una grande opportunità per dare risposte concrete anzitutto agli agricoltori, oltre che ai cittadini.

Senza interventi di riforma, semplificazione e razionalizzazione anche drastici e senza un sistema integrato di servizi per il settore – scrive nella lettera Carnemolla – si rischia tuttavia di trasformare questa opportunità in un ennesimo fallimento, se non nell’innesco di nuovi e devastanti fenomeni di frode. A tale riguardo assume particolare rilievo fare scelte condivise e coordinate a livello regionale e nazionale soprattutto relativamente ai Gruppi Operativi per l’Innovazione, un’opportunità straordinaria che non può essere mancata rispetto ai fabbisogni anche di governance dell’innovazione per il settore”.

Infine, la Federazione auspica che il piano sia esteso anche all’agricoltura biodinamica che, nonostante faccia riferimento al medesimo quadro normativo europeo e nazionale di quella biologica, ha comunque una propria e autonoma storia e realtà anche di mercato.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=992

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7801