Suolo e Salute

Category: Apicoltura

A Castel San Pietro Terme il Simposio Internazionale di Apicoltura biologica

E’ iniziato martedì 4 marzo e proseguirà fino a domani a Castel San Pietro Terme (BO) il Simposio Internazionale di Apicoltura biologica , promosso e realizzato da UNAAPI e CONAPI. All’evento partecipano oltre 170 iscritti provenienti da 80 Paesi che si interrogano su alcuni quesiti fondamentali per il settore. In particolare il simposio, oltre a ragionare sulle prospettive di mercato per i prodotti apistici biologici (con particolare attenzione verso le opportunità offerte dai Paesi in via di sviluppo) cercherà di capire quali siano gli elementi che distinguono maggiormente le produzioni biologiche, se le modalità di allevamento e le tecniche di difesa sanitaria o la qualità botanica ambientale. Verranno discusse inoltre le peculiarità della gestione biologica delle api nella lotta sanitaria a varroa e nelle malattie della covata e, last but not least, le caratteristiche della normativa e della certificazione di settore, per comprenderne i punti di forza e gli eventuali aspetti migliorabili. Nella prima giornata di lavori i partecipanti hanno avuto la possibilità di visitare le aziende apistiche del territorio e visitare la sede del consorzio CONAPI, mentre le giornate di ieri e di oggi saranno interamente dedicate ai lavori che comprenderanno 5 sessioni aperte da key-speaker seguiti da relatori selezionati tra coloro che hanno inviato abstract sui diversi temi sul tappeto.
Ulteriori informazioni su sito dell’evento www.apibio.org
Fonte: FederBio

Il PE si esprime sul polline GM nel miele

Con 430 voti favorevoli, 224 contrari e 19 astensioni il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo il 15 gennaio scorso, ha deciso che, essendo il miele un prodotto monoingrediente, il polline anche se geneticamente modificato non va obbligatoriamente indicato in etichetta. Il voto segue l’atto del Comitato economico e sociale europeo che, chiamato ad esprimersi sulla questione, ha ritenuto soddisfacente nei contenuti la proposta di modifica effettuata dal Consiglio e dallo stesso Parlamento nell’ottobre 2013. In questo modo di fatto si torna alla situazione precedente la sentenza della Corte di giustizia europea del 6 settembre 2011: in quell’occasione la Corte si era pronunciata in merito ad una controversia che vedeva contrapposti da un lato un’azienda produttrice di mais geneticamente modificato e dall’altra un gruppo di apicoltori tedeschi che sostenevano che il proprio miele fosse contaminato da tale varietà. In quell’occasione la Corte aveva giudicato il polline un ingrediente aggiunto del miele e come tale da indicare in etichetta. Stante il pronunciamento del PE quindi, d’ora in avanti non sarà necessario indicare in etichetta la presenza di polline, anche nel caso in cui si tratti di polline GM. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che il contenuto in polline nel miele è sempre inferiore alla soglia dello 0,9% prevista dalla legislazione europea sugli OGM.
Fonte: CRA-API, AIOL

Il polline Ogm non sarà indicato in etichetta nel miele

Con voto del Parlamento europeo in sessione plenaria (430 voti a favore, 224 contrari e 19 astensioni) è stato deciso che il polline è da considerarsi una componente naturale del miele e non un ingrediente, con la conseguenza che non sarà necessario evidenziare in etichetta l’eventuale natura OGM del polline. Una decisione in contrasto con quanto votato in precedenza dall’Envil, la Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (Envi). L’attuale regolamento sugli Ogm prevede infatti che questi vengano etichettati solo se contenuti in quantità superiori allo 0,9%, ma dato che il polline è presente mediamente solo per lo 0,5% in ogni partita di miele, ne deriva che non raggiungerà mai la soglia dell’obbligo. Un voto criticato da molti, a cominciare dal parlamentare europeo Andrea Zanoni, membro Envi: “Non indicare la presenza di polline transgenico all’interno del miele è una scelta sbagliata che va contro il diritto del consumatore di scegliere se nutrirsi di Ogm oppure no”. “Ho votato contro questo testo  – prosegue Zanoni – perché sono convinto che i prodotti contenenti ingredienti Ogm devono essere facilmente identificabili dai consumatori che devono essere messi nelle condizioni di poter scegliere se mangiare transgenico o mangiare biologico. Non prevedere questo obbligo va anche contro gli interessi dei tanti piccoli apicoltori che lavorano all’insegna del biologico. Infatti, visto che i Paesi europei importano anche miele da Paesi che producono organismi geneticamente modificati, il miele contaminato con polline Ogm potrebbe essere sempre più presente sugli scaffali dei nostri negozi, contrariamente a quello prodotto in Paesi, come l’Italia, dove le colture Ogm sono proibite”.

Fonte: europarlamento24.eu

Toscana: fondi per l’apicoltura

C’è tempo fino al 31 gennaio prossimo per acquistare arnie, macchinari e attrezzature per il nomadismo in Toscana, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione: il contributo varia dal 60% elargito nel caso delle arnie al 20% per l’acquisto di automezzi. In ogni caso, il limite massimo del contributo previsto dalla Regione è di 12.000 euro. Le domande vanno presentate tramite il sistema informatico Artea, e l’accesso è consentito a tutti gli apicoltori in regola con la denuncia annuale degli alveari, in possesso di partita Iva con codice attività apicoltura – 01.49.30 e che abbiano costituito il Fasciolo aziendale presso un Caa o ad Artea.
Fonte: Agronotizie

Europa, nuovo allarme per le api

La notizia è davvero allarmante: secondo una ricerca pubblicata recentemente su Plos One, circa il 50% delle nazioni europee non hanno un numero sufficiente di api per impollinare le colture. La situazione sembra particolarmente critica in Gran Bretagna, dove secondo le stime le api che mancano all’appello sono ben il 75%. Anche se, a parziale consolazione per il dato altrimenti sconfortante, vi è la considerazione dei ricercatori secondo i quali numerosi insetti impollinatori selvatici come bombi, altri imenotteri e sirfidi stanno compensando almeno in parte alla carenza di api. Negli ultimi anni le popolazioni di api hanno subito un declino costante, a causa sia dell’uno (e abuso) di fitofarmaci che per il proliferare di fitopatie che hanno messo localmente in ginocchio numerose comunità. Anche se, in controtendenza con questo dato, sembrano in aumento le colonie di api, aumentate del 7% nel periodo 2005-2010. Malgrado questo dato parzialmente positivo, i ricercatori non nascondono la loro grande preoccupazione: “Se non agiamo subito, ci aspetta un futuro catastrofico,” ha dichiarato il prof. Simon Potts, dell’Università di Reading, coautore della ricerca. La situazione è lungi dall’essere compresa fino in fondo o tantomeno risolta e se da un lato il bando dei neonicotinoidi è senz’altro un atto positivo per le api, a livello comunitario, secondo i ricercatori, altre norme stanno al contrario peggiorando la situazione degli impollinatori. “Esiste un divario crescente tra le politiche agricole e ambientali in tutta Europa,” ha dichiarato ancora Potts. “Abbiamo bisogno di una strategia adeguata a livello europeo per preservare le api  gli impollinatori selvatici tramite una protezione dell’habitat, una politica agricola e dei metodi agricoli , oppure rischiamo delle grandi perdite finanziarie per il settore agricolo e una potenziale crisi di sicurezza alimentare.”

Fonte: BBC News, Freshplaza

Uno studio italiano sull’interazione api-neonicotinoidi

Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica internazionale PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) dell’ Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti aggiunge nuove informazioni riguardo i danni arrecati alle api a seguito dell’esposizione ai neonicotinoidi. La ricerca è stata effettuata da ricercatori delle università di Udine, Bologna e Napoli e ha portato alla luce il meccanismo di interazione tra i neonicotinoidi e l’organismo degli insetti impollinatori. Uno specifico gene delle api infatti è deputato alla regolazione del sistema immunitario e in particolare alla codifica della proteina LRR, che inibisce una specifica attività del sistema immunitario stesso. L’esposizione a dosi sub letali del neonicotinoide clothianidin nel corso della ricerca ha consentito ai ricercatori di registrare un aumento significativo nell’espressione del gene che codifica tale proteina. In pratica, i neonicotinoidi provocano una significativa inibizione del sistema immunitario in quanto intervengono sulla codifica della proteina LRR, che ne inibisce l’efficienza. La controprova si è avuta quando i ricercatori hanno infettato le api con il DWV (deformed wing virus), un agente patogeno abitualmente comune nelle api che solitamente viene tenuto sotto controllo da un sistema immunitario efficiente. Le api esposte al neonicotinoide presentavano un aumento significativo del virus rispetto ad api esposte ad altri insetticidi non neonicotinoidi. “I risultati di questo studio – hanno dichiarato Francesco Nazzi e Desiderato Annoscia del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’ Ateneo di Udine, tra gli autori della ricerca – saranno utilizzati per definire nuovi criteri di valutazione del rischio che considerino anche l’ impatto degli insetticidi sul sistema immunitario delle api. Inoltre, la scoperta offre ulteriori opportunità di studiare come le sostanze neurotossiche possa influenzare la risposta immunitaria degli insetti animali”. Questo ed altri studi potranno gettare nuova luce sul preoccupante e noto fenomeno della moria delle api, che dal 2006 in avanti ha portato ad un calo molto significativo nel numero di questi insetti e ai fenomeni di abbandono dell’alveare conosciuti come collasso della colonia. Svelando più approfonditamente i meccanismi alla base dell’interazione tra pesticidi e insetti impollinatori.” I risultati che abbiamo riportato indicano la necessità di un test di tossicità a lungo termine, volto a valutare in che modo la progressione di patogeno nelle api è influenzato da residui di insetticidi e dai loro effetti cumulativi, sia sugli insetti adulti che sulle larve. Una valutazione completa e approfondita sull’impatto dell’insetticida sulle api contribuirà in modo significativo alla loro conservazione e allo sviluppo di protocolli più sostenibili di agricoltura intensiva”, hanno concluso i due ricercatori.

Fonte: beyondpesticides.org, traduzione AIOL