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Category: Agroalimentare

Agricoltura 4.0 è compatibile con il bio?

L’Agricoltura 4.0 è compatibile con l’agricoltura biologica e biodinamica? Sarà questo, in sintesi, il tema centrale del convegno che si terrà a Bologna Fiere – Sana 2017, il prossimo 9 settembre.

L’evento, che prende il nome di “Agricoltura 4.0: compatibilità e adattamento all’agricoltura biologica e biodinamica”, è organizzato da CIA e ANABIO.

Agricoltura 4.0 e bio: si può

L’obiettivo del convegno, fanno sapere gli organizzatori, è verificare la compatibilità e l’adattamento di nuove soluzioni tecnologiche all’agricoltura di precisione.

Esperti scientifici e tecnici di primo livello del settore discuteranno della fattibilità di un connubio tra i due sistemi, presentando un caso aziendale che ha concretamente iniziato a utilizzare queste soluzioni.

Secondo le Linee Guida del Ministero delle Politiche Agricole, entro il 2021, il 10% della superficie agricola dovrà essere occupata da agricoltura di precisione. Ad oggi, solo l’1% delle superfici lo è. Per riuscire ad avere una spinta significativa in questa direzione, secondo gli organizzatori dell’evento, le filiere agroalimentari italiane hanno l’esigenza di investire in soluzioni digitali (agricoltura 4.0 per l’appunto) e di gestire le numerose informazioni metriche che ne derivano. Gli scenari che possono aprirsi grazie al connubio Agricoltura 4.0 e agricoltura di precisione sono molteplici e votate a garantire un approccio più solido ai mercati.

Il programma dell’evento

I lavori inizieranno sabato mattina alle ore 10:00 con la registrazione dei partecipanti. Seguirà il saluto di Federico Marchini, Presidente Anabio.

Dopo questa prima parte, avranno inizio i vari interventi programmati. Alle 10:30, sarà la volta di Andrea Berton (CNR – IFC Firenze) e di Alessandro Matese (CNR – Istituto di Biometereologia di Firenze, che parleranno di “Nuove tecnologie di monitoraggio in agricoltura di precisione”.

A seguire, Filippo Renga, Responsabile Smart Agrifood, che tratterà di “Innovazione digitale nella Filiera del Latte”. Chiuderà questa parte, Raffaella Mellano, Presidente Cooperativa Natura e Alimenta, che presenterà il caso aziendale “Cooperativa Natura e Alimenta”.

Alle 11:30, si aprirà il dibattito durante la Tavola rotonda coordinata da  Lorenzo Tosi, Seguirà poi un dibattito conclusivo (ore 12:30) e le conclusioni del Vicepresidente Cia, Antonio Dosi.

Fonti:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1211

http://www.feder.bio/files/2019.pdf

Riso italiano: decreto del Mipaaf per la salvaguardia del comparto

È crisi profonda per il riso italiano. Il nostro Paese è tuttora il principale produttore europeo: 1,8 milioni di tonnellate/anno, 4mila aziende, 234mila ettari coltivati. Risulta quindi essere un comparto essenziale per l’agroalimentare nostrano.

Non solo: è fondamentale per tutta l’economia della penisola.

Da qualche anno però, la forte importazione a dazio zero dai Paesi meno avanzati (Pma), ha messo in ginocchio i produttori, provocando un continuo calo dei prezzi. Il Mipaaf, il Ministero per le politiche agricole, prova a correre ai ripari. E ha appena approvato in via definitiva un decreto per tutelare il settore risicolo. Tutti i dettagli.

Riso italiano: i numeri della crisi

Nelle ultime 5 campagne di riso italiano, i prezzi si sono dimezzati. E il calo è costante: da dicembre, il risone italiano –il prodotto greggio, appena raccolto e non lavorato – ha visto un calo del 33,4%.

Da cosa dipende un crollo di tali proporzioni? Dalle importazioni, soprattutto. Solo nel 2016, nei Paesi dell’Unione Europea sono entrati, a dazio zero, 244 milioni di chili di riso, importati dall’Asia. Principalmente dal Vietnam: +346% in 12 mesi e dalla Tailandia (+34%). Oggi il 25% circa del riso venduto sugli scaffali italiani è di provenienza straniera. Ma non è possibile distinguerlo da quello Made in Italy perché ancora non esiste l’obbligo di provenienza in etichetta.

Tutto questo si ripercuote fortemente sui produttori italiani. Per pagarsi un caffè, informa Coldiretti, gli agricoltori italiani devono vendere ben 3 chili di risone. Nell’ultimo anno, l’associazione stima una perdita per i produttori di 115 milioni di euro nell’ultimo anno.

Riso italiano in crisi: il decreto del Mipaaf

Vista la profonda crisi del comparto, il governo prova a correre ai ripari. Dopo il parere positivo delle Camere e della Conferenza Stato-Regioni, il Ministero delle politiche agricole ha dato il via libero definitivo al decreto legislativo sul mercato interno del riso.

Ecco le principali novità:

  • La normativa sulla commercializzazione del riso, risalente al 1958, viene riorganizzata, semplificata e adeguata alla normativa europea;
  • Previste azioni per la salvaguardia delle varietà di riso italiane;
  • Istituzione del registro nazionale delle denominazioni dei risi, tenuto dall’Ente risi, attraverso la dotazione di strumenti giuridici fondati su criteri oggettivi e trasparenti per classificare e qualificare il patrimonio varietale italiano. Ad oggi, sono 200 le varietà di riso italiano iscritte;
  • Istituzione della denominazione “classico” in etichetta per dare valore aggiunto alle varietà di prodotto da risotto più note e maggiormente utilizzate;
  • Maggiore trasparenza delle denominazioni in etichetta, a tutela del consumatore;
  • Rafforzamento dei controlli.

Riso italiano, Martina: “Occorre un segnale forte da Bruxelles”

A commentare il provvedimento, il ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina:

«Diamo il via a una riforma attesa da tanti anni che permetterà di tutelare e promuovere con ancora più forza un settore fondamentale come quello del riso. Con il decreto puntiamo alla semplificazione delle norme, alla maggiore valorizzazione delle varietà tradizionali italiane e alla sempre maggiore trasparenza in etichetta per il consumatore. Tre orizzonti di assoluta strategicità per tutto il Made in Italy».

Martina annuncia poi le altre misure in campo per tutelare il comparto. Spiegando che il decreto “si inserisce in una strategia più ampia a sostegno dei produttori risicoli in questa fase complessa”. Tra gli altri provvedimenti, Martina ricorda “il decreto per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine della materia prima sulle confezioni di riso” e il ricorso in Europa “perché venga attivata la clausola di salvaguardia prevista dai trattati Eba in merito all’importazione di riso a dazio zero”. Occorre, sull’argomento “un segnale chiaro da Bruxelles”, conclude il Ministro.

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11531

http://www.lastampa.it/2017/07/05/multimedia/economia/tre-kg-di-riso-valgono-un-caff-al-bar-cos-il-riso-italiano-ha-perso-valore-askBpK6ZyOBVGhHBG5ozbO/pagina.html

http://www.suoloesalute.it/import-selvaggio-riso-asiatico-pressing-italiano-ue-bloccarlo/

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2017/04/13/riso-coldiretti-agricoltori-e-mondine-davanti-al-mipaaf_b39f609d-95a7-4143-afbb-06d5511d8ce3.html

Chi guida la qualità nell’agroalimentare? Italia al top in UE per Dop e Igp

Chi guida la qualità nel settore agroalimentare Ue? Si intitola così un’interessante infografica realizzata daAymone Lamborelle, Samuel White e Sarantis MichalopoulosEuractiv, che fotografa l’eccellenza nel settore agroalimentare Ue. I Paesi europei del sud, con l’Italia in testa, dominano per numero di prodotti certificati da denominazioni come Dop, Igp e Stg.

Ecco i dati più interessanti.

Dop, Igp e Stg: Italia numero 1 per certificazioni

Sono gli Stati del sud Europa a dominare la speciale ‘classifica’ del numero di prodotti agroalimentari identificati con una denominazione geografica. Italia, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo detengono infatti il 70% del totale delle GIs.

Secondo Euractiv, che ha elaborato i dati della Commissione Europea, sono oggi 1.402 i prodotti alimentari che hanno una denominazione di origine geografica, tra Dop, Igp e Stg.

L’Italia è al numero 1 con 293 prodotti a cui è stata assegnata una denominazione di origine. È soprattutto il comparto ortofrutticolo a esprimere merci di qualità Mad in Italy: sono ben 110 le specialità nel settore. Seguono 52 tipi di formaggio e 46 tra olii e grassi.

Al secondo posto europeo, c’è la Francia, con un totale di 242, specializzata soprattutto nella carne. Poi la Spagna, che si aggiudica il gradino più basso del podio con 194 prodotti. Seguono Portogallo (138) e Grecia (104) nella top 5 europea.

Si tratta di numeri estremamente importanti per il comparto agroalimentare. Come spiegano infatti gli stessi autori, “in Europa (e nel mondo) le persone esigono sempre più spesso di conoscere la provenienza del loro cibo”. Determinate aree – pensiamo al ‘potere’ che ha ancora il Made in Italy sui mercati internazionali – sono diventate sinonimo di “autenticità e tradizione”.

I marchi di denominazione non sono quindi esclusivamente un fattore di accresciuto prestigio. Aumentano, anzi, il valore di mercato dei prodotti. Anche perché richiedono livelli qualitativi che beni simili non possiedono:

«Per far fronte alla crescente concorrenza globale, i produttori alimentari dell’Ue si concentrano sulla qualità delle loro merci, così da esser sicuri che queste possano rimanere attraenti per i consumatori».

Dop e Igp: valore di mercato e il problema contraffazione

I dati presenti nell’infografica Euractiv si riferiscono al 2014. 3 anni fa, i consumatori europei hanno speso complessivamente 48 miliardi europei per prodotti GI, con un’indicazione di origine. Le quote di mercato principali sono state raccolte dalle bevande. Vince, su tutti, il vino. Ecco la classifica dei prodotti più acquistati con relative quote di mercato:

  • Vino –54,3%
  • Liquori – 13,3%
  • Formaggi – 12,7%
  • Carne fresca (e prodotti a base di carne) – 7,6%
  • Birra – 4,6%
  • Frutta, verdura e cereali – 1,7%
  • Altro – 5,8%

A fronte di un mercato vitale e redditizio, si fa largo purtroppo la piaga della contraffazione. Sempre nel 2014, il 9% dei prodotti GI è stato contraffatto, per un danno complessivo di 4,3 miliardi ai produttori e di 2,3 miliardi ai consumatori Ue.

A farne maggiormente le spese la Francia, che ha perso 1,6 miliardi di euro a causa delle merci falsificate. Segue l’Italia con 682 milioni. Poi Germania (598 mln), Spagna (266 mln) e Grecia (235 mln).

Dop, Igp e Stg: una guida alle denominazioni

Presente nell’infografica anche una guida agile per chi non conoscesse le 3 denominazioni di origine presenti nell’Ue.

Dop: denominazione di origine protetta

A questa categoria appartengono 626 prodotti alimentari che sono “indissolubilmente legati ad una specifica area geografica. Sono prodotti trasformati e preparati nella regione interessata, utilizzando ingredienti e competenze locali”.

Igp: Indicazione geografica protetta

Sono 720 i prodotti alimentari a marchio Igp. In questo caso i prodotti sono “identificati con la regione specifica in cui vengono trasformati e preparati”, ma gli ingredienti di base utilizzati “non provengono necessariamente dalla regione di riferimento”.

Stg: Specialità tradizionali garantite

Meno conosciuta, alla sigla Stg appartengono 56 prodotti alimentari. In questo caso, i beni vengono “lavorati utilizzando ingredienti o tecniche tradizionali”, ma non c’è “una specifica area geografica” a cui ricondurli.

FONTI:

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/40565/in-evidenza/dop-e-igp-la-classifica-ue

http://classeuractiv.it/news/chi-guida-la-qualita-nel-settore-agroalimentare-ue-201707260853088719

Alimenti biologici in Italia, Firab: “Un giro d’affari da 5 miliardi di euro”

Nuova conferma sull’ottimo stato di salute dei prodotti a marchio bio in Italia.

Secondo le ultime stime Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Bidoinamica), il mercato degli alimenti biologici vale oggi quasi 5 miliardi di euro in Italia.

A ‘vincere’ è soprattutto il canale della grande distribuzione, che cresce a doppia cifra. Molto bene anche l’export. Ecco tutti i dati.

Alimenti biologici: li consuma l’83% delle famiglie

Firab si è avvalsa dei dati Nielsen, Nomisma e delle elaborazioni Assobio per scattare la fotografia del settore. Secondo la Fondazione, il valore complessivo delle vendite dei prodotti bio su tutti i canali è oggi di 4,9 miliardi di euro.

Vince soprattutto la Gdo. Le vendite qui hanno superato gli 1,27 miliardi di euro nel marzo 2017, con una crescita esponenziale: +19,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Di conseguenza, aumenta anche l’offerta: è al +30% il numero di referenze medie nei supermercati, nell’ultimo anno.

Nei negozi specializzati, le vendite sono arrivate a quasi 900 milioni. Le vendite dirette e online sono state pari a 402 milioni. Nella ristorazione sono a circa 377 milioni. Ma il vero boom è con l’export: 1,8 miliardi di euro è il valore dei prodotti esportati. Nell’intero comparto agroalimentare, la presenza di maggiori vendite per 419 milioni di euro è dovuta per il 40% ai prodotti biologici, che portano in dote 166 milioni.

Sono oltre 20 milioni le famiglie italiane che hanno portato in tavola alimenti biologici almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Erano il 74% un anno fa. Sono 5,2 milioni, invece, le famiglie che consumano regolarmente (almeno una volta alla settimana) alimenti biologici. Perché si scelgono i prodotti a marchio bio? Perché sono più sicuri per la salute, secondo il 27% dei consumatori. Perché più rispettosi per l’ambiente: lo pensa il 20%. O perché sono ritenuti più controllati (14%) o più buoni (13%).

Si tratta di segnali molto forti, vista anche la crisi che ancora attanaglia il settore agroalimentare ‘tradizionale’ in Italia:

«La crescita del bio è in assoluta controtendenza rispetto allo scenario generale in cui versa il settore food & beverage, le cui vendite nel 2016 in Italia sono state ferme a un +0,1% rispetto al 2015», scrivono da Firab.

Vizioli (AIAB): “Basta parlare di mercato di nicchia”

A commentare i risultati del report Firab, Vincenzo Vizioli presidente AIAB. Che sottolinea come ormai il settore degli alimenti biologici sia diventato mainstream:

«Semmai ci fosse ancora qualche dubbio questi dati lo dissolvono definitivamente. Certo è che non si può più parlare di mercato di nicchia.Sono i consumatori che sono stati capaci di determinare lo sviluppo del biologico andando dove la politica non vuole saperne di andare. Qualcuno continua ancora a pensarli come l’ultimo anello della catena ma non si accorge che sono parte integrante del sistema come peraltro ha intuito AIAB da sempre associandoli a produttori e tecnici come parte di un intero progetto e di una visione nuova sulla produzione agroalimentare. Per questo è sempre più urgente rivedere tutto il sistema e intervenire sulla Politica agricola comunitaria».

Vizioli sostiene inoltre che le famiglie dovrebbero essere accompagnate nella scelta di prodotti bio, organizzando “menù equilibrati per ammortizzare prezzi che, anche se ultimamente si sono di molto abbassati considerato l’aumento della domanda, ancora sono troppo alti per una larga fascia di consumatori”.

FONTI:

http://www.firab.it/site/biologico-un-giro-daffari-complessivo-di-quasi-5-miliardi-l83-delle-famiglie-italiane-lo-ha-portato-in-tavola/

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/tendenze/2017/07/13/biologico-giro-affari-complessivo-quasi-miliardi_mlxc1yTGfKzrBc1zr6VVJO.html?refresh_ce

 

Ortofrutta, ritiri di mercato per surplus produttivi: il Mipaaf diffonde i nuovi massimali

Il Ministero delle Politiche agricole ha emanato la circolare numero 3.800 relativa ai ritiri di prodotti ortofrutticoli dal mercato.

Nella comunicazione, sono stati elencati i nuovi importi dei massimali per i prodotti ortofrutticoli ritirati dal mercato, non raccolti o raccolti anticipatamente. La circolare è stata emessa in seguito all’approvazionedel regolamento delegato 2017/891, che ha aggiornato gli importi di tali massimali.

Per ritiri dal mercato, mancata raccolta e raccolta in verde, leggiamo nella comunicazione, sono state stilate due tabelle distinte:

  1. Tabella a) con i “Prodotti elencati nell’allegato IV del regolamento” delegato citato
  2. Tabella b) per i “Prodotti non elencati nell’allegato IV del regolamento”

Ritiri di prodotti ortofrutticoli: 22 tipologie

Complessivamente, le due tabelle elencano 22 tipologie di prodotti ortofrutticoli che possono essere ritirati dal mercato, non raccolti o raccolti anticipatamente, in seguito a crisi di mercato conclamate. Crisi provocate da surplus produttivi.

Sono due i criteri, definiti dall’articolo 45 del regolamento delegato, secondo cui sono stati stabiliti i massimali per i ritiri:

  • Per i prodotti per cui sono disponibili gli storici dei prezzi secondo quanto rilevato giornalmente da ISMEA, sono state adottate le percentuali del 40 e del 30% della media nazionale dei prezzi per gli anni dal 2012 al 2016;
  • Per i prodotti per cui non sono disponibili le rilevazioni quotidiane ISMEA sono state invece adottate le percentuali di 40 e 30%, secondo le analisi settimanali dell’Istituto per gli anni dal 2012 al 2016, “aumentate del 35% (del 25% per il solo Kaki), al fine di compensare parzialmente il divario dei valori dovuti al diverso stadio di rilevazione”. Rientrano in questa seconda categoria i ritiri di broccoli, carciofi, fagiolini, finocchi, indivie ricce e scarole, spinaci e kaki.

Nel caso di prodotti ortofrutticoli non riportati nella tabella b) della circolare, l’importo dei massimali potrà essere stabilito dalle Regioni, seguendo gli stessi criteri adottati dalla circolare Mipaaf.

Tabella a) – Prodotti elencati nell’allegato IV del regolamento sui massimali per i ritiri di prodotti ortofrutticoli

PRODOTTO A

Massimale di sostegno per i ritiri dal mercato (€/100 Kg)

B

Sostegno per la mancata raccolta e la raccolta verde (€/ha)

Distribuzione gratuita Altre destinazioni Rese qli/ha

(media 2012/16)

Importo/ha (resa media per sostegno “altre destinazioni”) Massimale dell’aiuto (90% – art. 48 par. 4)
Cavolfiori 21,05 15,79 253,16 3.997,33 3.597,60
Pomodori in pieno campo

01/06 – 31/10

7,25 7,25 305,50 2.214,88 1.993,39
Pomodori in serra

01/06 – 31/10

7,25 7,25 725,31 5.258,52 4.732,66
Pomodori in serra

01/11 – 31/06

33,96 25,48 725,31 18.480,96 16.632,87
Mele 24,16 18,11
Uva da Tavola 53,52 40,14
Albicocche 64,18 48,14
Nettarine 37,82 28,37
Pesche 37,32 27,99
Pere 33,96 25,47
Melanzane in pieno campo 31,20 23,41 275,80 6.456,42 5.810,78
Melanzane in serra 31,20 23,41 521,21 12.201,53 10.981,38
Meloni in pieno campo 48,10 36,07 237,57 8.569,11 7.712,20
Meloni in serra 48,10 36,07 335,18 12.089,81 10.880,83
Angurie 9,76 7,31 434,69 3.177,61 2.859,85
Arance 21,00 21,00
Mandarini 25,82 19,50
Clementine 32,38 24,28
Mandarini Satsuma 25,56 19,50
Limoni 29,98 22,48

 

Tabella b) – Prodotti non elencati nell’allegato IV del regolamento sui massimali per i ritiri di prodotti ortofrutticoli

PRODOTTO A

Massimale di sostegno per i ritiri dal mercato (€/100 Kg)

B

Sostegno per la mancata raccolta e la raccolta verde (€/ha)

Distribuzione gratuita Altre destinazioni Rese qli/ha

(media 2012/16)

Importo/ha (resa media per sostegno “altre destinazioni”) Massimale dell’aiuto (90% – art. 48 par. 4)
Broccoli 11,64 8,73 253,16 2.210,05 1.989,05
Carciofi 56,60 42,45
Carote 23,16 17,37 466,64 8.105,50 7.294,95
Cetrioli in pieno campo 21,28 15,96 172,57 2.754,24 2.478,82
Cetrioli in serra 21,28 15,96 619,42 9.885,89 8.897,30
Cipolla 15,20 11,40 333,39 3.800,63 3.420,56
Ciliegie 168,57 126,43
Fagiolini 65,17 48,87
Finocchi 17,29 12,97 268,21 3.478,74 3.130,87
Fragole in pieno campo 99,14 74,36 179,12 13.319,09 11.987,18
Fragole in serra 99,14 74,36 338,76 25.190,04 22.671,04
Indivie ricce e scarole in pieno campo 15,63 11,72 233,33 2.734,67 2.461,21
Lattuga in pieno campo 26,17 19,63 222,32 4.364,16 3.927,74
Lattuga in serra 26,17 19,63 349,93 6.869,03 6.182,13
Kaki 24,92 18,69
Kiwi 42,34 31,76
Peperoni in pieno campo 31,63 23,72 218,52 5.188,31 4.664,98
Peperoni in serra 31,63 23,72 417,71 9.908,20 8.917,38
Spinaci 35,93 26,95 140,08 3.775,05 3.397,54
Susine 36,24 27,18
Zucchine in pieno campo 35,62 26,71 247,47 6.610,04 5.949,03
Zucchine in serra 35,62 26,71 470,16 12.558,07 11.302,26

 

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11473

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/40302/in-primo-piano/ecco-i-nuovi-sostegni-per-i-ritiri-di-mercato

PSR Molise: prorogati i termini per aderire al “Pacchetto Giovani”

Slitta ancora la scadenza del bando “Pacchetto Giovani” inserito all’interno del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della regione Molise.

Per partecipare al programma, destinato al ricambio generazionale delle aziende agricole, ci sarà tempo fino al prossimo 15 luglio. Vediamo tutte le novità e altri due bandi nell’ambito del PSR Molise.

PSR Molise: il “Pacchetto Giovani”

Con la determinazione direttoriale n.96 del 30 maggio scorso, la regione Molise ha nuovamente prorogato i termini del bando “Pacchetto Giovani”, che rientra nel PSR 2014-2020. Per accedere al I step del programma è ora possibile presentare le domande fino al 15 luglio 2017. Il II step si chiuderà invece il 15 novembre prossimo.

L’obiettivo principale del Pacchetto è di “favorire il ricambio generazionale nel settore agricolo”, leggiamo in un comunicato diffuso dalla regione. Il bando è strutturato “secondo una logica di progettazione integrata che consente ai beneficiari di ottenere un incentivo per l’insediamento in aziende agricole e un contributo per la realizzazione di un piano di investimenti”.

Gli investimenti previsti sono collegati all’attivazione contestuale di due misure del PSR Molise 2014-2020: la misura 4.1 e la misura 6.1.

PSR Molise: le sottomisure 4.1 e 6

Ulteriori novità arrivano dal Programma di Sviluppo Rurale molisano, con riferimento alle sottomisure 4.1, 6.2, 6.4 e agli interventi 6.4.1. e 6.4.2.

La determinazione direttoriale 104 del 13 giugno 2017 ha visto la pubblicazione della seconda edizione del bando relativo alla Sottomisura 4.1. L’avviso riguarda il “Sostegno a investimenti nelle aziende agricole”. Il provvedimento ha fissato al 14 luglio prossimo la scadenza per la presentazione delle domande relative.

Sempre il 13 giugno scorso, con determinazione direttoriale numero 105, venivano approvati nuovi bandi relativi alla Sottomisura 6 del PSR regionale.

Nel dettaglio, le nuove call riguardano:

  • La Sottomisura 6.2: “Aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per attività extra-agricole nelle zone rurali”;
  • La sottomisura 6.4: “Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole”;
  • L’intervento 6.4.1: “Investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole nelle imprese agricole”;
  • L’intervento 6.4.2: “Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole”.

Per quanto riguarda questi ultimi 4 bandi, il termine per la presentazione delle domande è fissato al 15 settembre 2017.

Per maggior informazioni relative al PSR Molise 2014-2020 e ai bandi di gara aperti, è possibile visitare il sito web ufficiale http://psr.regione.molise.it

FONTI:

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17015

http://psr.regione.molise.it/node/160

http://psr.regione.molise.it/node/167

http://psr.regione.molise.it/node/168