Suolo e Salute

Mese: Giugno 2018

Sikkim: Oltre la rivoluzione del Bio anche la guerra alla plastica

Sikkim: Oltre la rivoluzione del Bio anche la guerra alla plastica

Avevamo già parlato del lungo iter legislativo iniziato nel 2003 per riconvertire il territorio indiano. Ora l’attenzione del primo ministro si rivolge anche agli sprechi e all’inquinamento da plastica.

Un percorso ecologico iniziato già quindici anni fa dall’attuale primo ministro, ancora in carica, Pawan Kumar Chamling. Il quale oltre ad aver vietato l’utilizzo dei fertilizzanti sintetici e dei pesticidi, di recente ha anche proibito l’utilizzo di oggetti monouso. Per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale della plastica, un problema, che in India e non solo, ha assunto dimensioni preoccupanti.

Lo stato del Sikkim, con il suo 25% di crescita annua, in termini di domanda di prodotti biologici è un modello tuttavia non privo di criticità. Di recente infatti il blocco delle importazioni di prodotti non biologici ha fatto triplicare il prezzo degli ortaggi. Un problema a cui il governo però sta già ponendo rimedio, introducendo dei tetti di prezzo alle verdure biologiche e favorendo la vendita diretta dai contadini, grazie al potenziamento dei trasporti pubblici.

Una rivoluzione graduale, quella del Sikkim, iniziata nel 2003 e che oggi prevede di riconvertire ben quattordicimila ettari ad agricoltura biologica, nei quattro distretti dello stato e coinvolgendo altrettanti agricoltori. Un percorso non privo di difficoltà, soprattutto nei rapporti con gli altri stati, ma che vuole trasformare il Sikkim in uno stato al 100% sostenibile e a ridotto impatto ambientale.

Fonte:
http://www.greenplanet.net/le-sfide-del-sikkim-dal-bio-al-divieto-della-plastica

Biofertilizzanti, resa e qualità anche sui pomodori da industria biologica

Biofertilizzanti, resa e qualità anche sui pomodori da industria biologica

Una sfida di economia circolare a base di concimi organici e organo-minerali, perseguita dall’Università di Modena e Reggio-Emilia: “risultati incoraggianti”.

“Il primo anno di sperimentazione dei nostri nuovi fertilizzanti, in fase di brevettazione, ha dato risultati incoraggianti. Sono due gli aspetti più significativi. Le rese per ettaro da una parte sono aumentate del 30-40% rispetto alla medie di produttività, arrivando a circa 120-130 tonnellate/ha, e, dall’altra, non abbiamo riscontrato una riduzione della concentrazione zuccherina dei frutti così come di altri parametri di qualità”.
Questo, il commento di Domenico Ronga, ricercatore dell’Università di Modena e Reggio-Emilia al lavoro sulla sperimentazione di fertilizzanti a base di digestato solido proveniente da impianti da biogas, sulle coltivazioni biologiche del Nord Italia.

Risultati eccezionali seconda Ronga, che sottolinea come i biofertilizzanti siano riusciti a sincronizzare la mineralizzazione degli elementi nutritivi con la richiesta di sostanze da parte delle piante e ha migliorare la ritenzione idrica dei suoli. Risultati che ora l’Unimore deve sperimentare ancora, in modo da valutare la risposta dei due prodotti in condizioni spaziali e climatiche differenti.

“Per poter disporre di risultati concreti è necessario fare almeno un altro anno di prove.” Conclude il ricercatore. Sarà quindi necessario attendere, ancora per una risposta definitiva. Ma ci sono già tutte le carte in regolare per ben sperare.

Fonte:
http://www.italiafruit.net/dettaglionews/44997/dal-biologico/pomodoro-da-industria-resa-e-qualita-con-i-biofertilizzanti

Vienna: a settembre il 12° Congresso del Biologico Europeo

Vienna: a settembre il 12° Congresso del Biologico Europeo

Il congresso dal titolo “Biologico su ogni tavolo: valore aggiunto per agricoltori, consumatori e società” è organizzato da IFOAM EU e Bio Austria e si svolgerà il 25-26 settembre a Vienna. Suolo e Salute sarà sponsor dell’evento.

L’evento, che riunirà i responsabili decisionali nazionali ed europei di alto livello, il mondo accademico e i soggetti economici del settore, si ripropone di esaminare come gli stakeholders e i responsabili delle politiche possano lavorare per migliorare la condizione degli agricoltori e delle comunità rurali, tutelando sia l’ambiente che la salute umana.

L’attenzione sarà focalizzata sulle future riforme politiche in agricoltura, compresa la revisione della politica agricola comune e la gestione delle politiche commerciali scorrette, al fine di rendere il settore alimentare e agricolo più resiliente alle crescenti pressioni ambientali e socioeconomiche del prossimo decennio.

Il ruolo dell’agricoltura Biologica sarà discusso nell’ambito di queste riforme e dei nuovi modelli economici. Tra i partecipanti anche Suolo e Salute, stakeholder del Biologico Italiano e sponsor di IFOAM UE.

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/vienna-settembre-il-12°-congresso-del-biologico-europeo

L’agro-ecologia come risposta al problema della produzione alimentare mondiale

L’agro-ecologia come risposta al problema della produzione alimentare mondiale

Roma: Si è tenuto Il 2° Simposio internazionale di agro-ecologia. La FAO lancia un appello per i cambiamenti fondamentali.

È critica la posizione di José Graziano Da Silva, Direttore Generale della FAO, sui limiti della rivoluzione “verde” agrochimica. “Occorre promuovere un cambiamento trasformativo nel modo in cui produciamo e consumiamo cibo. Dobbiamo proporre sistemi alimentari sostenibili che offrano cibo sano e nutriente, e servizi eco-sistemici resistenti al cambiamento climatico. L’agro-ecologia può offrire diversi contributi a questo processo di trasformazione dei nostri sistemi alimentari”, ha affermato Da Silva nell’intervento di apertura al 2° Simposio Internazionale di Agro-ecologia, tenutosi a Roma il 3 aprile presso la FAO.

Sfamare il pianeta, dare dignità all’essere umano e preservare l’ambiente, questi gli obiettivi emersi dal dibattito pubblico, in uno scenario ecologico, che sempre più preoccupa gli scienziati per lo stato di salute della terra, e che si sta rivelando come una vera e propria catastrofe umanitaria, a danno innanzitutto dei più deboli e delle periferie del pianeta.

La così detta rivoluzione “verde” degli anni settanta, oggi aspramente criticata, aveva puntato a nutrire il pianeta con l’introduzione di una tecnocrazia agraria produttivista, destinata al fallimento, perché segnata almeno da tre magagne ineludibili: l’illusione che il potere della tecnica sia in sé risolutivo, un’economia della competizione e dello scarto, la mancanza di un movimento popolare agricolo a guida dei cambiamenti.

Nonostante i numerosi segnali di una crisi umanitaria, la politica agroalimentare ha continuato a seguire la stessa ricetta, in direzione di un’agricoltura insostenibile, con tecniche sempre più sofisticate ed energeticamente costose, fino a trasformare la soluzione in un problema.

La “rivoluzione verde” non ha risolto la fame che piega oggi centinaia di milioni di esseri umani. Anzi, la popolazione a rischio è aumentata di trentotto milioni dal 2016. La Fao lancia dunque il suo alto monito. Con le attuali conoscenze agricole, declinate in un nuovo modello, sarebbe possibile sfamare le moltitudini di esseri umani a rischio d’inedia. La sfida non è solamente tecnica, occorre anche riconoscere la natura sociale e non meramente economico-produttiva dell’agricoltura e conquistare la resilienza necessaria per i futuri cambiamenti ambientali e sociali.

Bene quindi puntare all’agroecologia, ma bisogna riconoscerne anche la natura contadina, solidale con tutti gli agricoltori. Diversamente rischieremmo di trasformare anch’essa in mero esercizio accademico, o peggio in orpello di un sistema invariato.

Bisogna quindi mettersi al lavoro per conoscere e riunire i movimenti popolari che dalle periferie del globo stanno operando per un’agricoltura rispettosa e sostenibile.

Proprio l’umile periferia terrestre, il suolo fertile con gli esseri microscopici che lo abitano, è la reale ricchezza del pianeta.

Occorre dunque sostenere le realtà agricole individuali e libere, le comunità del cibo, che uniscono contadini e cittadini per cancellare, partendo anche dalle prossime politiche agroalimentari, la distanza sempre maggiore tra élite privilegiata e mondo della disperazione.

Fonte: http://www.biodinamica.org/carlo-triarico-rivoluzione-rossa-e-rivoluzione-verde-per-unumanizzazione-dellagricoltura-a-tre-anni-dalla-laudato-si/

Fonte: http://www.fao.org/news/story/it/item/1113664/icode/

Italia, Francia e Germania sulla TOP3 della  Food Sustainability Index

Italia, Francia e Germania sulla TOP3 della Food Sustainability Index

Food Sustainability Index in collaborazione con The Economist Intelligence Unit indica Italia, Germania e Francia come i paesi più virtuosi per l’agricoltura sostenibile.

Il successo dell’Italia è giustificato da ottime performance per quanto riguarda la ‘Water scarcity’ e il ‘Water management’, a riprova che ad essere apprezzata non è soltanto la disponibilità di acqua ma anche la capacità di gestione che ne viene fatta.

Gli investimenti per Ricerca e Sviluppo hanno invece premiato la Germania, che si è impegnata per realizzare sistemi il più all’avanguardia possibile ed istruire gli agricoltori alle più recenti tecniche di agricoltura biologica.

La Francia, invece spicca per l’agricoltura urbana che ha garantito un impatto minimo sull’ambiente grazie a un uso limitato di prodotti chimici come fertilizzanti e pesticidi.

Andando poi ad analizzare ulteriori parametri dell’Index in relazione all’agricoltura sostenibile, si nota come la Svezia  e la Spagna si siano accodati alle prime 3. La prima per l’enorme superficie coltivabile destinata al biologico, ben il 17% e la seconda per il numero di giovani inseriti in questo tipo di agricoltura.

Fonte: http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2018/06/06/agricoltura-sostenibile-bene-italia-germania-francia_CZ49iE2qz1DltAU2ZiawOI.html?refresh_ce

Sikkim: il piccolo stato che guida la rivoluzione biologica dell’India

Sikkim: il piccolo stato che guida la rivoluzione biologica dell’India

Quindici anni fa il governo di un piccolo stato dell’India, il Sikkim, decise di eliminare gradualmente l’uso di sostanze chimiche fertilizzanti in agricoltura.

Fu una decisione complicata e senza precedenti, e venne presa dal governo locale per salvaguardare la salute delle persone e dell’ambiente.

Partì dalla cosiddetta “rivoluzione verde” degli anni Sessanta e Settanta, dove l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi ha permesso si da una parte un incremento delle produzioni, allontanando le carestie, ma allo stesso tempo ha portato ad un picco nei tassi di malati di cancro nelle aree agricole industriali.

Nel 2003 viene avviata una transizione a un modello tradizionale di agricoltura grazie al primo ministro dello stato, Pawan Kumar Chamling che ha detto: «Quando abbiamo deciso di dedicarci all’agricoltura biologica nel Sikkim, abbiamo affrontato tante sfide. I coltivatori non avevano idea di cosa fosse l’agricoltura biologica, quindi l’istruzione è stata la nostra prima priorità. Lentamente, le persone hanno cominciato a capire e a sostenerci».

Sono stati fatti investimenti nella ricerca e per la formazione degli agricoltori.

Il governo statale ha anche deciso di introdurre dei limiti massimi al prezzo delle verdure biologiche in modo che per tutti i consumatori possano restare accessibili, ha aperto due mercati in cui gli agricoltori possono vendere i loro prodotti direttamente ai consumatori e ha incrementato i collegamenti pubblici per aiutarli a spostare più facilmente le loro merci.

I funzionari dello stato dicono che la transizione a un modello di agricoltura tradizionale ha avuto benefici sulla salute delle persone, ma anche sulla fauna e sulle api.

La preoccupazione per i pesticidi e il desiderio di cibo privo di sostanze chimiche stanno alimentando un mercato che cresce del 25 per cento all’anno.

Il Sikkim viene ora citato come un modello virtuoso per il resto del paese.

Fonte: https://www.ilpost.it/2018/06/10/india-sikkim-no-pesticidi-biologico/