Suolo e Salute

Mese: Maggio 2018

Il marchio “Mugello Biologico” sinonimo di qualità delle aziende biologiche toscane

Il marchio “Mugello Biologico” sinonimo di qualità delle aziende biologiche toscane

Il 14 maggio nel Palazzo dei Vicari a Scarperia l’associazione Produttori Biologici Mugello ha presentato il nuovo marchio collettivo territoriale, che raggruppa ben 22 aziende agricole locali.

Sono intervenuti il sindaco di Scarperia e San Piero, Federico Ignesti, i docenti dell’Università degli Studi di Firenze, Leonardo Casini direttore del Dipartimento Gesaff su strategie di valorizzazione economica delle produzioni agricole locali e Nicola Lucifero professore di Diritto agrario sui profili giuridici del marchio “Mugello Biologico”. Un confronto fra alcuni attori dello sviluppo del biologico in Toscana, allo scopo di creare dibattitto e confrontarsi sulle dinamiche di sviluppo del settore; le conlcusioni sono state affidate a Marco Remaschi, assessore regionale all’Agricoltura.

“Dalle indagini che abbiamo fatto – ha detto il prof. Casini – in Mugello esistono le condizioni per sviluppare un progetto di sviluppo sostenibile basato sul biologico. L’Italia come superfici destinate a questo tipo di agricoltura è la seconda in Europa, ma occupa il 3% della fetta di mercato con i suoi prodotti.Se si fa un focus sul territorio mugellano, si vede come dal 1990 al 2010 il numero di aziende agricole è crollato di quasi il 50%, mentre quelle biologiche reggono. A livello europeo abbiamo una domanda importante di biologico, ma l’offerta non è in grado di recepire le richieste del mercato. Per quanto riguarda i prezzi, abbiamo rilevato che il consumatore ha una disponibilità maggiore a pagare un prodotto bio, se accompagnato da un’informazione efficace sui valori che lo accompagnano, legati al benessere animale, alla sostenibilità ambientale e alla qualità. Puntare quindi sul marchio Mugello secondo noi risulterà vincente, ma è fondamentale affiancare adeguate campagne informative di comunicazione che esaltino i punti di forza delle produzioni biologiche”.

“E’ necessario far capire agli acquirenti la qualità e che questa appaia chiara nel prodotto – ha detto nel suo intervento Riccardo Impallomeni assessore di Vaglia – lo possiamo fare solo se l’ambiente all’interno del quale si produce, si alleva e si coltiva viene percepito come qualitativamente elevato. In un momento in cui tutti i comuni del Mugello stanno realizzando i piani strutturali e si parla di distretto biologico, credo siano importante il ruolo della Regione, la condivisione dell’obiettivo dell’assessore regionale, le amministrazioni locali che diano supporto organizzando fiere che servano da vetrina per far crescere le realtà produttive”.

Luca Baldassini di Coldiretti ha fornito alcuni dati per fare alcune valutazioni: “Il 15% della superficie agricola utile italiana è coltivata a biologico. Ma abbiamo dei numeri che ci devono fare riflettere. Per la prima volta nel 2017 è calato il tasso di fiducia degli agricoltori bio. Il prezzo del grano duro biologico è diminuito del 34%, ma la produzione di pasta è aumentata. C’è un aumento dell’olio tunisino, il 71% dei legumi sono importati dalla Cina e vengono certificati magari bio da certi enti europei. Secondo me la politica deve stabilire delle regole precise, non può essere considerato tutto biologico alla stessa stregua di quello italiano, anche in termini di sostenibilità.Io preferisco un prodotto italiano certificato da un ente italiano”.

Conclude così l’assessore regionale Remaschi: “Come Regione dobbiamo salvaguardare tutta la produzione primaria, se non vogliamo che ci sia un progressivo abbandono della superficie agricola utilizzata. E’ importante fare qualità e farla in Toscana, ma dobbiamo collocare i prodotti sul mercato ad un prezzo che sia remunerativo, altrimenti quanto messo in campo non ha valore. Abbiamo nel marchio Mugello Biologico, 22 aziende che sono rappresentative di tutti i comuni del territorio. Stare insieme ed aggregarsi vuol dire essere nelle condizioni di chiudere la filiera e di capire come un prodotto, che ha determinati percorsi, possa andare sul mercato a determinati prezzi. Significa dare quindi delle risposte. Negli ultimi anni c’è stata una crescita di domanda di biologico e spesso non ci sono produzioni sufficienti per coprire le richieste del mercato e allora sì che vengono fuori prodotti ‘bio’ provenienti da un contesto mondiale in cui ci sono regole a maglie più larghe rispetto a quelle che abbiamo noi. Neanche in Europa rispettano le regole che noi imponiamo per la qualità. Per questo ci deve essere una percezione vera di cosa questa significhi e cosa comporti anche negli aspetti salutistici. Dobbiamo investire ancora di più nel settore”.

Fonte: https://www.ilfilo.net/nasce-marchio-mugello-biologico-interventi-produttori-politici/

L’Orto di Nonno Nino: caffè biologico, siciliano, buono

L’Orto di Nonno Nino: caffè biologico, siciliano, buono

Dalla pianta alla tazzina: è il risultato strabiliante di una coltivazione sperimentale in serra di caffè arabica.  Il primo caffè totalmente siciliano e biologico è nato a Terrasini nell’Azienda Bio “L’orto di nonno Nino”, dalla collaborazione dei fratelli Rosolino, Benedetto Palazzolo e del Chocolate maker Isidoro Stellino.

Nel 1912 qualcuno aveva già fatto da apripista, il botanico Vincenzo Riccobono, in un articolo sul “Bullettino della Regia Società Toscana di Agricoltura” evidenziava possibilità e criticità della coltura della preziosa pianta in Sicilia.

Un primo tentativo di coltura, sotto la  supervisione di Vincenzo Riccobono – fu posto in essere nel 1905 con venticinque piante di Coffea Arabica, che in inverno venivano collocate in serra temperata. Il tentativo di coltivazione all’esterno, seppur con le precauzioni consistenti in coltura a ridosso di un muro e di una tettoia, non risultò fruttuoso perchè dopo tre anni, in cui l’inverno a Palermo era stato eccezionalmente mite e le piante riuscirono a crescere rigogliose, nel 1909, l’anno della fioritura, la temperatura a Palermo nel mese di Febbraio sfiorò i meno 6 gradi e quasi tutte le piante di caffè morirono mentre alcune sopravvissero con le estremità bruciate dal freddo intenso.

L’Orto di Nonno Nino è un’Azienda specializzata in coltura biologica, sorta negli anni settanta del secolo scorso, nei terreni di Paterna a Terrasini, polmone agricolo del Golfo di Castellammare. L’azienda è stata premiata nel Best Sicily, ottenendo numerosi riconoscimenti. Serre e piantagioni sconfinate di Papaya giganteschi, bananeti, carambole, frutto della passione, barbabietole, verdure di ogni specie, tutto oro verde totalmente biologico e certificato.La sfida del caffè 100% made in Sicily è stata raccolta dopo un secolo. Abbiamo assistito a tutte le fasi della macerazione dei preziosi chicchi, della sfogliatura, della tostatura e della degustazione finale in cui si sono sprigionati i sentori della pregiata arabica, sotto la supervisione del maestro cioccolatiere Isidoro Stellino, che, nella sua azienda di Alcamo, sperimenta preparazioni con semi di cacao pregiati, caffè sapientemente tostati e pregevoli distillati. Incoraggiante il risultato, i sentori del caffè biologico appena raccolto, gli aromi della tostatura hanno confermato che si è nella strada giusta. La coltivazione del caffè, che necessita di quattro anni prima di entrare a regime, sarà impiantata in serra accanto ai bananeti.

Coraggio e sperimentazione e totale rispetto della natura e dell’ambiente, sono questi i segreti del futuro dell’economia agricola siciliana che a Terrasini è già il presente.

Fonte: http://www.ilvespro.it/2018/05/12/terrasini-allorto-nonno-nino-primo-caffe-made-sicily/

Il Prosecco diventa una produzione più sostenibile per l’ambiente

Il Prosecco diventa una produzione più sostenibile per l’ambiente

Dal 1 gennaio 2019 saranno vietati il glifosate e tutti i diserbanti, eccetto quelli di origine naturale e biologica, nei vigneti del prosecco Docg di Conegliano e Valdobbiadene.

Decisione unanime dei 15 Comuni fulcro della produzione di prosecco, il nettare con le bollicine più amato al mondo: 500 milioni di bottiglie prodotte nel 2017 (90 milioni nella Docg).

Un passo importante per una delle colture più redditizie del Veneto e del Paese.

In realtà, la scelta degli amministratori locali parte da lontano, dal 2009 per la precisione, da quando viene pubblicato l’annuale Protocollo viticolo , un documento redatto dal Consorzio di tutela del prosecco superioree destinato ai viticoltori, che ha l’ambizione di minimizzare l’impatto e il rischio dell’uso dei prodotti fitosanitari nei confronti dell’uomo e dell’ambiente.

Vogliamo che il nostro territorio, i nostri 8.000 ettari di vigne, diventino un laboratorio di sostenibilità, un esempio per tutto il mondo della viticoltura. Il Protocollo è innanzitutto uno strumento culturale”, sostiene Innocente Nardi, presidente del Consorzio.

Anno dopo anno tutti i Comuni hanno aderito alle indicazioni agronomiche del documento, inserendole nei propri regolamenti di polizia rurale. Le indicazioni sono diventate norme, dunque chi non le rispetta può essere sanzionato.

L’obiettivo è eliminare progressivamente pratiche e molecole considerate troppo impattanti per l’ambiente e promuovere invece forme di agricoltura meno invasive. La diffusione del Protocollo tra le 178 aziende che aderiscono al Consorzio di tutela ha contribuito a diffondere negli anni i temi della sostenibilitàagronomica e della lotta integrata tra gli agricoltori del territorio.

Il Protocollo suggerisce anche tabelle alternative, linee biologiche, che contengono sostanze efficaci e testate tanto quanto le sostanze di sintesi, ma innocue per le acque, il suolo e per la salute dell’uomo.

Vasco Boatto, professore ordinario dell’Università di Padova e responsabile del Centro studi del Consorzio: “negli ultimi tre anni l’85% delle aziende segue il Protocollo, quasi il 70%, pratica l’inerbimento sotto le viti e il 25-26% diserba con le molecole consigliate dal Protocollo”.

La tutela del paesaggio agricolo è un altro dei traguardi da perseguire, anche in funzione della candidatura delle colline del prosecco a patrimonio dell’umanità Unesco: “Nei 15 Comuni del Consorzio agli 8.000 ettari di vigneti si affiancano 12.000 ettari tra boschi e prati, che ricoprono prevalentemente i versanti nord dei colli. Sono da tutelare e valorizzare perché natura e agricoltura costruiscono insieme un territorio unico, il nostro”, chiosa Nardi.

Altre zone a vocazione vitivinicola stanno già guardando con interesse all’esperienza del Consorzio Conegliano Valdobbiadenee cercano di imitarne l’azione sinergica tra singoli agricoltori e associazioni di categoria, amministratori, esperti e ricercatori. In Veneto, la Docg di Asolo e la Valpolicella; in Campania e Basilicata, alcuni comuni del Sannio, regno della falanghina.Sui sentieri che conducono alla sostenibilità ambientale ed economica anche per colture intensive come la vite la strategia in atto tra Conegliano e Valdobbiadene sembra quella giusta: poco più a ovest, nella Docg Franciacorta, però, già il 70% delle aziende sono biologiche. La speranza è che la cultura del rispetto dell’ambiente cresca ulteriormente tra i piccoli e i grandi imprenditori agricoli, perché nessuna norma può, da sola, garantire un utilizzo consapevole e moderato dei prodotti fitosanitari.

 

Fonte: http://www.lastampa.it/2018/05/16/scienza/il-prosecco-che-rispetta-lambiente-TGcpP3ukeIlQYFbt1JTLdN/pagina.html

Grano biologico in continua crescita ma bisogna organizzarsi

Grano biologico in continua crescita ma bisogna organizzarsi

Le produzioni biologiche crescono più che mai. Nel 2016 le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1.796.363 ettari pari a una crescita del 20,4% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari.

Malgrado questo trend positivo, la produzione nazionale di cereali biologici non è stata fino ad oggi sufficiente a soddisfare tutte le richieste del mercato da parte degli operatori, sia food che feed. 

Nella produzione di grano, in particolare, si registra ancora un deficit quantitativo. Per il grano biologico nazionale ad uso alimentazione umana si è vicini alla quasi totale copertura del fabbisogno dell’industria di prima trasformazione (all’incirca il 95%), mentre per il grano biologico nazionale ad uso alimentazione animale si riscontra a tutt’oggi una carenza in quantità.

Per questo è stata organizzata da Confagricoltura ed Italmopa aCibus 2018 una tavola rotonda “Grano duro bio: prospettive e opportunità della filiera” allo scopo di affrontare difficoltà e criticità emerse nel settore.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha sottolineato come l’elevata frammentazione della superficie colturale si sia dimostrata inadeguata alle esigenze dell’industria, per qualità e costanza degli approvvigionamenti in volume e nel tempo. “E’ tempo di organizzarsi – ha detto – e di considerare che l’agricoltura biologica non è più un settore di nicchia, dato che rappresenta il 14,5% della SAU nazionale, ed impegnarsi a svilupparne i principi etici e produttivi, come il rispetto della biodiversità. In questo senso, ad esempio, si potrebbero valorizzare su scala più ampia le produzioni di grani antichi, tipici del metodo biologico, garantendo anche la libertà di commercializzazione del grano ‘Senatore Cappelli’, oggi monopolizzato da un’unica azienda sementiera.

 

Fonte: http://www.askanews.it/cronaca/2018/05/10/confagri-e-italmopa-produzione-grano-bio-in-continuo-aumento-pn_20180510_00103/

 

Suolo e Salute, in qualità di sponsor di IFOAM UE, ha partecipato alla conferenza di chiusura del progetto SOLMACC

Suolo e Salute, in qualità di sponsor di IFOAM UE, ha partecipato alla conferenza di chiusura del progetto SOLMACC

L’agricoltura è un settore che da un lato contribuisce al cambiamento climatico, ma dall’altro ne è profondamente influenzato.A causa di questa dualità, è fondamentale per gli agricoltori e gli altri attori agricoli collaborare e trovare soluzioni sistemiche di lunga durata che porteranno a una maggiore mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Durante questa conferenza, è stata messa in evidenza la volontà degli agricoltori biologici di essere parte della soluzione nella lotta ai cambiamenti climatici, è stato presentato il potenziale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici delle 4 pratiche agricole chiave e sono state discusse le raccomandazioni politiche . A tal fine, sono stati presentati i risultati finali del progetto SOLMACC, che ha promosso negli ultimi 4 anni, pratiche agricole rispettose del clima e ne ha monitorato scientificamente l’impatto sull’ambiente in 12 aziende agricole dimostrative europee.

I partner di SOLMACC (IFOAM EU, FiBL, Bioland, AIAB ed Ekologiska Lantbrukarna) e gli agricoltori hanno condiviso le loro esperienze e offerto una panoramica delle implicazioni socio-economiche, le implementazione delle pratiche e la riduzione delle emissioni di gas serra. Nella seconda parte dell’evento, un gruppo di esperti ha discusso le misure necessarie a livello politico per garantire una più ampia diffusione di tecniche rispettose del clima e per spingere il settore agricolo dell’UE a contribuire agli obiettivi in materia di cambiamenti climatici. È stato evidenziato come la politica agricola comune (PAC) abbia un ruolo chiave nel raggiungimento di questi obiettivi.

 

Maggiori informazioni sul progetto: http://solmacc.eu/

Fonte: http://www.ifoam-eu.org/en/events/final-solmacc-conference

NUOVO CONSIGLIO IFOAM UE: PER IL NEO PRESIDENTE LA PAC DEL FUTURO DOVREBBE RICOMPENSARE ANCORA DI PIU’ GLI AGRICOLTORI BIOLOGICI

NUOVO CONSIGLIO IFOAM UE: PER IL NEO PRESIDENTE LA PAC DEL FUTURO DOVREBBE RICOMPENSARE ANCORA DI PIU’ GLI AGRICOLTORI BIOLOGICI

BRUXELLES, 16 MAGGIO 2018 – Alla 9ª Assemblea Generale di ieri, i membri di IFOAM EU hanno eletto un nuovo Consiglio e un nuovo Presidente. Suolo e Salute,  sponsor IFOAM UE, già presente alla celebrazione dei 15 anni, non è mancata neanche in questa occasione.

BRUXELLES, 16 MAGGIO 2018 – Alla 9ª Assemblea Generale di ieri, i membri di IFOAM EU hanno eletto un nuovo Consiglio e un nuovo Presidente. Angelo Costa e Alessandro D’Elia, presenti all’evento in rappresentanza di Suolo e Salute, sponsor di IFOAM UE, hanno accolto favorevolmente il cambio di vertice dell’organizzazione europea e si sono congratulati personalmente con i nuovi rappresentanti e con il presidente Jan Plagge.
Jan Plagge, il nuovo presidente IFOAM UE, è anche presidente di Bioland e.V. con molti anni di esperienza nello sviluppo del settore biologico. Ha una formazione come agricoltore biologico e consulente.

Dopo la sua elezione ha dichiarato: “Sono felice della fiducia che l’IFOAM UE mi ha dato eleggendomi come nuovo presidente. Con la sua rapida crescita, l’agricoltura biologica è già una storia di successo e ha il potenziale per trasformare l’agricoltura europea. L’agricoltura biologica è uno degli approcci di maggior successo nell’UE per affrontare molte sfide come la perdita di biodiversità, la protezione delle acque o il benessere degli animali. Ciò dovrebbe riflettersi in una giusta ricompensa per gli agricoltori biologici. Con il giusto modello di politica agricola comune (PAC) e finanziamenti sufficienti, il settore dell’agricoltura biologica potrebbe costituire almeno un quarto dell’area agricola dell’UE entro il 2030. ” “La nuova PAC deve passare dal compensare gli agricoltori biologici per il ruolo multifunzionale che hanno nella salvaguardia dell’agroecosistema e dell’ambiente in generale a vantaggio di tutti gli europei”, ha aggiunto Marian Blom, neo-eletto vicepresidente. “L’intera architettura della PAC deve premiare le prestazioni ecologiche e non solo singole pratiche, ciò incoraggerebbe tutti gli agricoltori a passare a pratiche più sostenibili come l’agricoltura biologica “.

 

Fonte: http://www.ifoam-eu.org/en/news/2018/05/16/new-ifoam-eu-president-new-cap-should-reward-public-goods