Suolo e Salute

Anno: 2017

Fiorella Mannoia in prima linea per la sicurezza alimentare in Africa

Fiorella Mannoia in prima linea per la sicurezza alimentare in Africa

Palazzo del Pegaso: progetto toscano per la sicurezza alimentare in Benin

Fiorella Mannoia è oggi a Firenze come testimonial di un progetto per la sicurezza alimentare in Africa. Si tiene nella Sala del Gonfalone del Palazzo del Pegaso il convegno “Autosufficienza e sicurezza alimentare in Africa: prospettive e progetto pilota in Benin”.

L’evento arriva in seguito alla redazione della Carta della Toscana, che fissa i punti per un programma di riorganizzazione del settore agricolo beninese. La riflessione parte dal presupposto che l’agricoltura è fondamentale per lo sviluppo dell’Africa. Anche in Benin, dove scelte politiche non adeguate hanno causato insufficienza e insicurezza alimentare, rendendo vulnerabile il mercato interno totalmente inondato da prodotti d’importazione di origine dubbia e incontrollata.

Per questo la Diaspora beninese d’Italia, insieme alla FAT (Federazione Africana Toscana), membro fondatore di CoMoPa (Consiglio Mondiale del Panafricanismo), l’associazione In_polis con il suo presidente Marco Capaccioli e i soci Eleonora Mappa e Roger Kuassi Sessou, il consigliere regionale Paolo Bambagioni hanno deciso di accendere i riflettori su questa problematica attraverso un’azione politica di sostegno.

Obbiettivo principale è dimostrare che l’agricoltura è lo strumento più efficace di cui dispongono i popoli dell’Africa e contestualmente ridurre lo spopolamento dei villaggi del Benin, frenando così l’emigrazione beninese che ha raggiunto una cifra record, con i suoi 4 milioni di cittadini all’estero e una popolazione stanziale stimata intorno ai 10 milioni.

Gli obiettivi

Tra gli obbiettivi specifici quello di formulare una risoluzione insieme alla Diaspora africana e beninese rivolta alle autorità del Benin che permetterà loro di evitare di intraprendere iniziative legislative per l’introduzione degli OGM nel sistema agricolo. Si punta anche a coinvolgere esperti del mondo agricolo africano e occidentale per arricchire la proposta e avviare un progetto pilota in Benin che risponda ai criteri di sostenibilità e ai valori socio culturali e ambientali.

Tra i punti anche la ricerca di risorse finanziarie per l’avvio di una campagna per la sicurezza agro alimentare e il lancio di un progetto per la produzione e lo stoccaggio di latte, con la promozione dell’azione a livello internazionale tramite i beninesi all’estero, prevedendo anche un loro impegno economico secondo un nuovo modello di reperimento delle risorse umane e finanziarie che Marco Capaccioli con In_polis hanno progettato. E poi incentivare il ruolo della Regione Toscana nel processo di salvaguardia della qualità dei prodotti agro alimentari che veda l’esperienza beninese come “esperienza pilota” nella cooperazione con i Paesi africani. Infine sensibilizzare la popolazione toscana sul tema della sicurezza agro alimentare.

Le organizzazioni proponenti

L’Alto Consiglio dei Beninesi all’Estero “HCBE”, la comunità dei beninesi in Toscana CoBeTos-HCBE/SI, CoMoPa (Consiglio Mondiale del PanafricanismoI, Federazione Africana in Toscana “FAT”, Consiglio della Regione Toscana, Associazione In_polis, Università di Firenze (Dipartimento di Agraria), Missione Diplomatica del Benin in Italia, Manitese Firenze, la ong “Gnonou”, Fiorella Mannoia che è testimonial del progetto. Oltre al documento generale, sarà firmato un protocollo per portare avanti il progetto della produzione di latte in Benin.

I partecipanti all’evento

Insieme a Fiorella Mannoia, da anni impegnata in progetti di sviluppo per l’Africa  e per la difesa dei diritti umani, saranno presenti Eugenio Giani presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Giovanni Goglia dirigente interregionale Toscana e Umbria dell’ICQRf, Ministero Politiche Agricole, Marco Remaschi assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Paolo Bambagioni consigliere regionale, Evelyne Togbe Olory Ambasciatore della Repubblica del Benin, Sessou Kuassi Roger Presidente CoMoPa Italia, Membro del Direttivo Mondiale dei Beninesi all‘Estero “HCBE”, Aldo Camorani promotore del progetto “Benin Lait”, Franco Pedrini consulente esperto in biodinamica, Elena Bresci docente dell’Università di Firenze, Dahouda Mhaamadou dell’Università del Benin e Sabalì Meschi agronoma Cobetos. L’incontro sarà moderato da Marco Capaccioli presidente dell’associazione In_polis. A seguire la performance “Torneremo” a cura di Eleonora Mappa con Enrica Batisti e Monica Amadori e Music di Popoli con Gabin Dabiré (CoMoPa)

FONTE

Biogasfattobene, come far diventare una azienda agricola carbon negative

Biogasfattobene, come far diventare una azienda agricola carbon negative

“Stiamo vivendo una sfida epocale: nutrire un pianeta sempre più sovrappopolato, fornendo l’energia che serve per le infrastrutture, le abitazioni, i trasporti. Il tutto contribuendo a invertire la tendenza al surriscaldamento globale e migliorando la salute umana, sempre più a rischio a causa delle sostanze chimiche che, dal campo, arrivano sulla tavola di ciascuno”. Lo ha dichiarato, Piero Gattoni presidente di Cib Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, a margine del X Forum QualEnergia, tenutosi oggi nella Sala del Tempio di Adriano nella Camera di Commercio di Roma, dove interveniva ai tavoli di discussione dedicati a ‘Efficienza Energetica per l’Agricoltura Biologica’ e ‘Economia circolare ed energia’.

“Noi del Cib – ha aggiunto Gattoni – crediamo che l’agricoltura sia il fattore essenziale di quest’equazione così complessa e pensiamo che la strada giusta sia quella del Biogasfattobene, una piattaforma tecnologica esportabile su larga scala, per prima cosa nel Sud d’Italia dove potrebbe contribuire a un rilancio economico. Per imboccare con decisione questa strada c’è però bisogno di un quadro normativo chiaro: innanzitutto, va sbloccato il decreto interministeriale sul biometano“.

“A livello parlamentare – ha segnalato Gattoni – accogliamo con favore la risoluzione a risposta in commissione presentata dall’On. Oliverio e dal Gruppo Pd che impegna il governo ad assumere iniziative per valorizzare la produzione di biogas in vista del raggiungimento degli obiettivi della Sen, ad adottare un nuovo regime di incentivazione o a prorogare l’attuale regime, a ridefinire le soglie d’accesso per gli incentivi e a favorire la creazione di collettività di energia locale in relazione alla localizzazione rurale degli impianti a biogas”.

Grazie alla pratica elaborata dal Cib del Biogasfattobene, che unisce tecniche agricole avanzate e di minimo intervento, doppi raccolti, fertirrigazione e metodi di arricchimento naturale del terreno, l’azienda agricola ritorna al centro dello sviluppo economico, perché produce più cibo senza aumentare la superficie coltivabile (doppi raccolti) e riduce sensibilmente le spese: non deve, infatti, smaltire gli effluenti zootecnici (che diventano prezioso digestato), non deve comprare fertilizzanti chimici (utilizza solo biofertilizzanti autoprodotti), non deve più acquistare carburante per i propri mezzi (usa il biometano che raffina da sé).

L’azienda agricola diventa, in questo modo, un’attività carbon negative, perché opera un sequestro attivo del carbonio (sottoforma di biomassa aggiuntiva coltivata) e uno stoccaggio dello stesso nel terreno grazie all’utilizzo del digestato come biofertilizzante. Il digestato si rivela, dunque, una risorsa preziosa perché contribuisce ad arricchire il suolo di elementi nutritivi, rendendolo più resiliente e più produttivo.

“A trarne giovamento è anche la salute di tutti noi, l’abbandono dei fertilizzanti di sintesi significa ovviamente avere prodotti più sani e naturali. A questo proposito – ha concluso Gattoni – Cib e Federbio hanno avviato nelle ultime settimane un tavolo di discussione per ragionare sull’uso del digestato anche nel contesto dell’agricoltura biologica”.

FONTE

Il voto tedesco spinge l’Ue al rinnovo dell’autorizzazione sul glifosato

Il voto tedesco spinge l’Ue al rinnovo dell’autorizzazione sul glifosato

 

Rinnovata autorizzazione al Glifosato: decisiva la Germania

Arriva il verdetto definitivo sul glifosato, sostanza presente in diversi erbicidi in commercio, come il famoso RoundUp di Monsanto. Una scelta che delude le speranze degli ambientalisti: autorizzazione rinnovata per cinque anni.

Dopo una battaglia durata mesi, arriva una decisione da parte dei Paesi Ue sull’autorizzazione al glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo. E non è una buona notizia per chi ha a cuore salute e ambiente. La sostanza, infatti, potrà ancora essere utilizzata per 5 anni. E questo malgrado i no di peso di nazioni come Francia e Italia.

Decisivo il voto della Germania, che ha cambiato la propria posizione nel corso dell’ultima riunione del comitato di controllo Ue. Ecco tutte le novità.

Una trattativa lunga un anno, che ha portato la Commissione Europea a ridurre prima a 7 anni e poi a 5 la proposta di proroga per l’impiego dell’erbicida, dai 10 anni iniziali.

Il voto decisivo è stato quello della Germania. Fino a ieri, infatti, il Paese si era astenuto sulla proposta, ritenendo più giusta una proroga di tre anni. Il cambio nella decisione è arrivato a pochi giorni dal collasso delle trattative per la cosiddetta coalizione “Giamaica”, che avrebbe dovuto sostenere un nuovo governo Merkel. Il partito dei Verdi tedeschi sarebbe stato infatti contrario al rinnovo dell’autorizzazione. Per formare un’alleanza con il partito ambientalista, dunque, la CDU di Angela Merkel era pronta a dire no al glifosato in Europa. Venuta meno la possibilità di una coalizione, non c’è stato più motivo per la Germania di scegliere l’astensione sul diserbante.

Quello tedesco è certamente il voto più pesante. Ma anche altri 3 Paesi hanno cambiato posizione dall’astensione al sì: Romania, Bulgaria e Polonia (ma solo perché chiedevano una proroga più lunga, non perché contrari all’impiego del glifosato).

I 9 voti contrari sono stati espressi invece da Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lettonia, Cipro, Malta. E, non ultima, dall’Italia: il governo, sulla spinta delle associazioni ambientaliste, ha sempre votato no al rinnovo.

«Il voto di oggi – esulta il commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis –dimostra che quando tutti vogliamo, siamo in grado di condividere e accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale»

Glifosato, gli ambientalisti: “Cittadini traditi”

La Coalizione italiana StopGlifosato, per bocca della portavoce Maria Grazia Mammuccini, parla di tradimento del mandato dei cittadini. E ricorda che più di un milione di europei hanno firmato contro il rinnovo dell’autorizzazione.

«La proroga di cinque anni – spiega Mammuccini – per un erbicida sospetto di cancerogenicità è la negazione totale del principio di precauzione su cui sono nate le politiche di tutela ambientale e della salute dell’Unione Europea. Il comitato che ha esaminato la richiesta ha concesso la proroga soprattutto grazie al fatto che la Germania si è schierata a favore dei 5 anni. Una brutta pagina anche per il governo tedesco, che lascia pensare al fatto che dopo l’acquisizione di Monsanto da parte della Bayer, il governo di Berlino pensi alla protezione dell’ambiente e della salute in maniera nettamente più tiepida che in passato».

La portavoce parla di “un’autentica truffa ai danni dei cittadini europei e dell’ambiente”. E ricorda “i cosiddetti Monsanto papers”, che hanno “svelato le pressioni e le interferenze della multinazionale produttrice sulle istituzioni di controllo europee”. Mammuccini prosegue sottolineando come la proroga non contenga una clausola di cessazione per l’uso dell’erbicida (come aveva proposto il governo italiano, che suggeriva il bando definitivo entro il 2020). Né il provvedimento prevede “limitazioni specifiche in relazione alla tutela degli ambienti acquatici”.

La battaglia della Coalizione, in ogni caso, non finisce qui:

«Noi terremo alta la pressione, sia a livello nazionale che internazionale».

Alle rimostranze della Coalizione fa eco anche Greenpeace, che sottolinea però almeno un aspetto positivo nella vicenda:

«Il voto odierno è un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente. Bene comunque il voto contrario dell’Italia che ha dimostrato nuovamente di dare priorità alla tutela delle persone, e non al fatturato di chi produce e commercia il glifosato».

Coldiretti: “Ma il divieto italiano resta”

Come ricorda Coldiretti, l’Italia ha introdotto un divieto parziale sull’uso del glifosato. Il diserbante non può infatti essere utilizzato in aree frequentate dalla popolazione o da gruppi considerati vulnerabili. Stop quindi all’impiego nelle aree verdi pubbliche come parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, scuole, strutture sanitarie e così via. Divieto che si estende anche in campagna, ma solo in fase di pre-raccolta. Alcune regioni, come la Calabria, hanno inoltre vietato di fatto l’impiego della sostanza, escludendo dai finanziamenti del PSR (Piano di Sviluppo Regionale) le aziende agricole che vi fanno ricorso.

Coldiretti invita le istituzioni a fare un ulteriore passo in avanti in questo senso:

«L’Italia deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea. Deve fare in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe. Come, ad esempio,il grano proveniente dal Canada, dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di pre-raccolta».

Etichetta della pasta: il Tar dice no ai pastai

Etichetta della pasta: il Tar dice no ai pastai

Il Tar del Lazio, con l’ordinanza n. 6194/2017, ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano nella pasta, avanzata da Aidepi.

Il Tribunale ha ritenuto «prevalente l’interesse pubblico volto a tutelare l’informazione dei consumatori, considerato anche l’esito delle recenti consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese d’origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario».
Il provvedimento firmato dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entrerà in vigore come previsto il 17 febbraio 2018.
«La decisione del Tar del Lazio – ha commentato il ministro Martina – conferma il diritto dei consumatori alla massima trasparenza delle informazioni in etichetta. Crediamo che questo provvedimento debba essere esteso a tutta l’Unione Europea, perché si tratta di una scelta di equità, competitività e giustizia».

Seconda la Coldiretti, è un’ottima notizia perchè l’Indicazione di origine salva centinaia di aziende

Così il Presidente Miotto: “Una buona notizia per i produttori di grano ma anche per i consumatori. La scelta del Tar del Lazio di respingere l’istanza di sospensione del decreto per l’etichettatura d’origine del grano utilizzato nella pasta accoglie infatti le richieste dell’81% degli italiani”

Etichetta della pasta Coldiretti: “Indicazione di origine salva centinaia di aziende”

Una buona notizia per i produttori di grano ma anche per i consumatori. La scelta del Tar del Lazio di respingere l’istanza di sospensione del decreto per l’etichettatura d’origine del grano utilizzato nella pasta accoglie infatti le richieste dell’81% degli italiani che chiedono maggiore trasparenza su quel che portano in tavola. E’ stato riconosciuto il diritto dei cittadini di conoscere l’origine dei grano utilizzato per fare la pasta». Esprime soddisfazione il presidente di Coldiretti Padova Federico Miotto a nome di centinaia di agricoltori padovani che coltivano frumento duro e frumento tenero nella nostra provincia. Si tratta nel complesso di 22.500 ettari, in larga maggioranza di frumento tenero, presenti un po’ in tutta la provincia, e in particolare nella Bassa Padovana, per una produzione di oltre 140 mila tonnellate e un fatturato di oltre 25 milioni di euro. Per il frumento duro continua la progressiva crescita e lo scorso anno nella nostra provincia gli investimenti sono raddoppiati.

La facoltà di scelta resta al cliente

«La sentenza del Tar è coerente con la richiesta di trasparenza dei consumatori – aggiunge Miotto perché attualmente un pacco di pasta su 3 prodotto in Italia è fatto con grano coltivato all’estero ed è per questo che il Decreto sull’etichettatura obbligatoria dell’origine del grano è fondamentale per creare la linea del discrimine tra chi fa pasta con grano italiano e chi con grano canadese, russo o francese. I consumatori devono essere messi nella condizione di scegliere. Con la decisione di accelerare sull’etichettatura di origine obbligatoria anche per la pasta di fronte alle incertezze comunitarie si realizza un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui, però, 1/3 della spesa degli italiani resta anonima».

«Non si può impedire ai consumatori – aggiunge Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova – di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, accusato di essere cancerogeno e per questo proibito sul grano italiano. Fare pasta con grano 100% italiano si può come ampiamente testimoniato dalla rapida proliferazione, anche in Veneto, di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. Parliamo di un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di Filiera Agricola Italiana (FAI) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione e a noti pastifici italiani. Ma il decreto per l’etichettatura d’origine della pasta punta anche a contrastare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono delle coltivazioni situate spesso spesso in aree marginali. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy, mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%».

Fonti: http://www.padovaoggi.it/cronaca/etichetta-della-pasta-coldiretti-indicazione-di-origine.html

            http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3589

Incontro tecnico sulla coltivazione kiwi biologico

Incontro tecnico sulla coltivazione kiwi biologico

Il 1 Dicembre si terrà un incontro tecnico realizzato in collaborazione con Suolo e Salute sulla coltivazione del kiwi biologico, presso Hotel Europa – Via E. Filiberto, 14 Latina

Il Programma della giornata qui di seguito:

9:00                Registrazione dei partecipanti
9:30                Apertura dei lavori
9:45 – 10:15  Saluti e presentazione della società AGRANA Claudio Garbari – AGRIBAS
10:15 – 10:45 Kiwi bio: produzione 2017 e prospettive di mercato Mauro D’Arcangeli Direttore Confagricoltura Latina
10:45 – 11:15 Controllo e Certificazione: aspetti legati alla fertilizzazione ammessa in biologico e principali problematiche – Alessandro D’Elia Direttore Tecnico Suolo e Salute
11:15 – 11:45  La nutrizione del kiwi in agricoltura biologica: prodotti, sottoprodotti e tecniche di intervento. Cesare Ippolito – Tecnico esperto
11:45 – 12:30 Valutazione di efficacia del concime organico BioAgenasol su diverse piante modello Silvia Piasentin – LandLab

 

Dibattito e chiusura lavori

Pranzo a Buffet

Segreteria organizzativa: 0773 605236 oppure lazio@suoloesalute.it

Locandina scaricabile 

Biologico ecco il nuovo regolamento dalla UE

Biologico ecco il nuovo regolamento dalla UE

La Commissione agricoltura del Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento Ue sul biologico.  Le nuove regole, che prevedono controlli su tutta la filiera, certificazione di gruppo per le piccole aziende e banche dati per aumentare l’offerta di semi bio, saranno applicabili dal 2021. Il prossimo passo sarà l’approvazione della plenaria del Parlamento e del Consiglio dei ministri dell’agricoltura. Terminato questo iter si aprirà un percorso legislativo che si prevede si concluderà non prima del 2020.

Matteo Bartolini  Vice Presidente di Federbio con delega ai rapporti con l’UE dichiara: “Riconosciamo lo sforzo compiuto dalle Istituzioni per migliorare il testo iniziale della Commissione, anche prendendo in considerazione alcune  richieste dei produttori biologici come ad esempio la certificazione di gruppo e la protezione del valore produttivo europeo nei confronti di importazioni da Paesi extra UE con garanzie e quindi costi spesso inferiori.

Il settore biologico continua a crescere in Italia e nel resto dell’Unione europea e quindi siamo impegnati a tutelare con forza la fiducia che in esso ripone il cittadino. Chiediamo pertanto un forte impegno da parte delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri a lavorare insieme per affrontare immediatamente le rilevanti debolezze che ancora esistono nel testo attuale, in particolare per quanto riguarda le soglie di contaminazione accidentale da pesticidi non ammessi. Confidiamo che nei prossimi giorni il Senato della Repubblica approvi il testo di legge “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura effettuate con metodo biologico” e che il Governo approvi rapidamente la riforma del sistema di certificazione nazionale anche per dare un segnale forte in Europa dell’impegno dell’Italia per lo sviluppo dell’agricoltura biologica.”

fonte http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1253

fonte http://www.ansa.it/europa/notizie/agri_ue/biologico/2017/11/22/bio-ok-da-eurodeputati-a-nuovo-regolamento-ue_31625229-fb3c-4f83-b425-49428219070c.html