Suolo e Salute

Mese: Maggio 2016

Olanda ospita simposio sui brevetti. Plauso di IFOAM

Lo scorso 18 maggio, l’Olanda ha ospitato un simposio sui brevetti e i diritti dei coltivatori.

L’iniziativa, organizzata dalla Presidenza Olandese col fine di sollecitare una concreta e precisa azione legale da parte della Commissione europea in merito ai brevetti sulle sementi, è stata accolta con favore anche da IFOAM UE, la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica.

L’incontro si è verificato a pochi giorni da alcuni eventi molto importanti: un’azione di protesta contro un brevetto sui pomodori richiesto da Syngenta e la revoca di un brevetto per la coltivazione di una particolare specie di melone, rilasciato dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) alla Monsanto.

Thomas Fertl, Consigliere e rappresentante degli agricoltori per IFOAM UE, ha dichiarato in merito: “La Commissione europea dovrebbe urgentemente chiarire che i semi e tratti genetici che possono essere trovati in natura e ottenuti attraverso la coltivazione convenzionale non possono essere brevettati“.

Secondo Fertl, infatti, questo tipo di concessioni sui brevetti è un forte ostacolo alla concorrenza e all’innovazione. Oggi, il 75% dei semi venduti nel mondo è in mano 5 compagnie che possiedono la maggior parte dei brevetti. Una sorta di monopolio molto pericoloso, conclude Fertl.

I brevetti sui semi ostacolano lo sviluppo di nuove varietà, riducono la scelta e aumentano i prezzi per gli agricoltori ed i consumatori. Questo minaccia la nostra sicurezza alimentare nel lungo periodo” ha spiegato successivamente Maaike Raaijmakers, dell’ associazione biologica olandese Bionext.

brevetti semi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una cosa confermata anche da Eric Gall, Policy Manager presso IFOAM EU che afferma: “I brevetti sui semi ostacolano l’innovazione e bloccano la circolazione delle risorse genetiche. L’accesso alla biodiversità genetica è essenziale per la creazione di nuove varietà e non deve essere bloccata da brevetti. Gli agricoltori biologici e i piccoli proprietari in particolare rischiano di perdere le varietà di cui hanno bisogno per coltivare“.

Secondo Gall, la Commissione dovrebbe esprimersi in modo da impedire la concessione di questo tipo di brevetti e la rivendicazione dei diritti di proprietà intellettuale per quanto riguarda le piante e gli animali.

Secondo la coalizione internazione No Patents on Seeds,  sarebbero oltre 1.000 i brevetti in attesa di concessione presso l’EPO e sono tutti appartenenti ad aziende come Bayer, Dupont / Pioneer, Monsanto e Syngenta.

Con questi brevetti, le multinazionali ottengono diritti di monopolio su tutti i semi, le piante e i frutti che posseggono lo stesso tratto genetico. Anche se si tratta di caratteristiche ottenute dall’incrocio e dalla selezione da varietà comuni.

Fonte:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/05/17/press-release-organic-farmers-urge-commission-ban-patents-seeds

65mila manifestanti contro il brevetto sui pomodori concesso a Syngenta

Lo scorso 12 maggio, 65.000 persone provenienti da 59 paesi e 32 organizzazioni hanno espresso il loro disappunto nei confronti di un brevetto su una particolare varietà di pomodori concesso alla società svizzera Syngenta dall’European Patent Office (EPO).

Si tratta della più grande mobilitazione di sempre nei confronti dell’Ufficio Europeo dei Brevetti.

Il motivo che ha mosso questa grossa coalizione europea a prendere posizione contro l’EPO è il brevetto concesso a Syngenta nel 2015 su una tipologia di pomodori ad alto contenuto di flavonoidi. Secondo le organizzazioni, la pianta proverrebbe in realtà da vari incroci di pomodori scoperti in Perù e Cile, con varietà attualmente coltivate nei paesi industrializzati.

Iga Niznik, portavoce di Arche Noah, spera che l’enorme partecipazione alla mobilitazione “invierà un segnale molto forte ai politici europei affinché agiscano più severamente contro i brevetti su piante e animali“.

La nostra opposizione dimostra che i cittadini europei non vogliono più lasciare che le grandi società prendano il controllo della nostra produzione alimentare attraverso le acquisizioni dei brevetti“, afferma Jörg Rohwedder dalla European campaign network WeMove.

pomodoro brevetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I brevetti possono essere un’arma nelle mani delle multinazionali, che possono avanzare pretese, impedendo la coltivazione delle piante convenzionali. Come spiega Ulrike Behrendt, un coltivatore di pomodori “il brevetto non soddisfa i requisiti per rivendicare un’invenzione, ma semplicemente descrive le caratteristiche esistenti delle pianteI rischi finanziari e le incertezze giuridiche – prosegue – possono avere un impatto negativo sulla futura innovazione nella coltivazione delle piante, in particolare per i piccoli e medi agricoltori“.

Come spiegano le organizzazioni che hanno preso parte alla mobilitazione, i pomodori sono stati inizialmente scoperti in Perù e Cile. Poi alcuni campioni di semi sono stati conservati negli Stati Uniti.  Lì, Syngenta avrebbe avuto accesso ai semi e si sarebbe poi appropriata della coltivazione. Una cosa che, afferma la coalizione contro il brevetto, ha derubato i paesi di provenienza delle piante dei loro tesori biologici.

Sembra che i membri dell’Organizzazione europea dei brevetti abbiano rifiutato un incontro con gli oppositori. A giugno, però, si dovrà discutere sull’attuazione dei divieti vigenti nel diritto dei brevetti, che escludono concessioni su varietà vegetali e animali e che riguardano la coltivazione e l’allevamento convenzionale. Attualmente, tali divieti sono applicati dall’EPO in maniera inefficace.

La richiesta delle organizzazioni che stanno dietro l’opposizione di massa è che gli Stati Membri dell’Organizzazione europea dei brevetti assumano posizioni decisive per fermare ulteriori brevetti di questo genere che accentrino il monopolio delle piante nelle mani di pochi potenti.

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/05/12/media-release-65000-x-opposition-against-syngenta-patent-tomatoes

http://aseed.net/en/mobilisation-for-opposition-against-patent-on-tomatoes/

http://www.eubusiness.com/focus/16-04-13/

 

 

Oms e Fao: glifosato non è cancerogeno. La risposta delle associazioni

A pochissimi giorni dalla decisione della Commissione Europea sul glifosato, uno tra gli erbicidi maggiormente utilizzati al mondo, Oms e Fao esprimono il proprio parere sulla pericolosità della sostanza, suscitando i malumori di parecchie associazioni ambientaliste.

Al termine di un meeting del Panel of Experts on Pesticide Residues in Food and the Environment, Oms e Fao hanno infatti comunicato i risultati di uno studio congiunto che afferma la non cancerogenicità della sostanza.

Si legge nel documento finale: “È improbabile che l’assunzione di glifosato attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo. La grande maggioranza delle prove scientifiche indica che la somministrazione di glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l’esposizione con la dieta, non è associata ad effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi“.

oms fao glifosato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un parere nettamente in contrasto con quello espresso dallo IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) a marzo dello scorso anno, che inseriva invece il glifosato nel gruppo 2A, quello delle sostanze ‘probabilmente cancerogene’.

Non si è fatta attendere la risposta della Coalizione Stop Glifosato, che si sta battendo contro il rinnovo dell’utilizzo della sostanza in Europa.

Questo il commento a caldo di Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione: “Dallo studio reso noto oggi, stando alla lettura di quanto viene pubblicato dagli organi di informazione, si evince che un essere umano del peso di 70 chili potrebbe bere 140 grammi di glifosato senza riportarne alcun danno. Al di là delle ironie su qualche possibile fretta dell’OMS e della Fao nel rilasciare lo studio, stupisce che l’organizzazione mondiale della Sanità sia così pronta a smentire la ricerca durata alcuni anni dello IARC di Lione, agenzia specializzata sulla ricerca sul cancro che appartiene proprio al circuito OMS. Ed è almeno sospetta la tempestività con cui vengono pubblicate oggi notizie uscite da una revisione di vari studi sull’effetto cancerogenico del glifosato. La decisione in sede tecnica dell’Unione Europea  sulla concessione della continuazione dell’uso del pesticida è infatti prevista fra due giorni”.

La richiesta della Coalizione Stop Glifosato, continua Mammuccini, è che si evitino facili assoluzioni e che il Comitato fitosanitario permanente decida di bandire l’utilizzo di questo pesticida in Europa. La priorità, infatti, è tutelare la salute della popolazione dagli effetti dell’abuso della chimica di sintesi.

Chiediamo quindi  al Governo italiano di farsi portavoce di un’esigenza ampia e di buon senso: il ministro Martina continui sulla strada della difesa della salute dei campi, delle persone che ci lavorano e dei consumatori”, conclude la portavoce della coalizione.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1021

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2016/05/16/oms-improbabile-che-glifosato-sia-cancerogeno_54944174-3137-497b-bb54-4a08652ba7ac.html

Glifosato e pesticidi nelle acque italiane: l’Ispra diffonde dati allarmanti

Si torna a parlare di glifosato e di inquinamento da pesticidi nelle acque del nostro Paese. L’edizione  2016 del  “Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque” dell’Ispra fornisce infatti una visione chiara e preoccupante dello stato di salute delle acque superficiali e sotterranee italiane.

Una situazione così allarmante che ha portato la coalizione italiana #StopGlifosato e Avaaz a scrivere al ministro Martina e a rilanciare una petizione che ha già raccolto 1.400.000 firme.

Secondo le analisi effettuate dall’Ispra, le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) contengono pesticidi nel 64% dei 1.284 punti monitorati (nel 2012 erano il 57%), quelle sotterranee nel 32% dei 2.463 punti studiati (erano il 31% nel 2012).

Fra le sostanze maggiormente rilevate c’è lui, il glifosato, insieme al suo prodotto di decadimento, l’Ampa, presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e, nella maggior parte dei casi, in percentuali superiori ai limiti di qualità ambientale previsti dalle norme.

Sono dati superiori a qualsiasi aspettativa che mostrano come la salute dei cittadini e dell’ambiente sia a forte rischio. È inammissibile un livello di contaminazione di questa portata per una sostanza dichiarata  probabile cancerogeno per l’uomo. Tutto ciò rafforza ulteriormente la nostra battaglia contro il rinnovo dell’autorizzazione a livello europeo” dichiara Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione.

Per questo – prosegue –  in vista  del prossimo appuntamento europeo previsto per il 18 e 19 maggio, la coalizione italiana #StopGlifosato ha stretto una collaborazione con Avaaz  e rilancia la petizione contro il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del Glifosato in vista della decisione finale in Europa che riguarderà il futuro della salute di tutti” .

La collaborazione è stata formalizzata con l’invio di una lettera al ministro Martina per chiedere un incontro in rappresentanza delle 38 organizzazioni del settore dell’agricoltura biologica, dell’ambiente, della tutela del territorio, dei consumatori e di quella parte della popolazione italiana che ha già firmato la petizione per chiedere la messa al bando del pesticida.

Récolte du blé :  moissoneuse et tracteur

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella lettera la coalizione sottolinea anche il sostegno al “piano annunciato dal Ministro Martina per la riduzione dell’uso del Glifosato in Italia, con l’obiettivo della sua completa eliminazione entro il 2020. e la cancellazione dei sussidi nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale  2014 – 2020 per le aziende che utilizzano ancora questo diserbante, sotto accusa per la sua potenziale pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente”.

L’Italia può avere un ruolo fondamentale nel dibattito europeo sul futuro dell’agricoltura, fanno sapere le organizzazioni, ma è necessario che, assieme agli altri Paesi contrari al pesticida, si opponga con forza anche all’ultima proposta della Commissione Europea che ne suggerisce il rinnovo per “soli” sette anni.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1018

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2016/05/09/isprapesticidi-nel-64-delle-acque-di-fiumi-e-laghi_6bd48f77-e147-486f-91c3-f27ef7d32faf.html

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto-244/Rapporto_244_2016.pdf

Combattere Xylella con un mix di cure tradizionali e bio: l’esperienza di un agricoltore pugliese

Si torna a parlare di Xylella Fastidiosa, il batterio killer che ha causato l’abbattimento di un numero consistente di ulivi malati (ma non solo), soprattutto nelle aree colpite della Puglia.

Il 12 maggio scorso, infatti, la Corte di Giustizia europea si è pronunciata in merito a una richiesta presentata al Tar del Lazio da diversi proprietari di fondi agricoli pugliesi.

In particolare, il ricorso riguardava l’eradicazione delle piante sane, senza la possibilità di tentare un diverso trattamento fitosanitario. Secondo i proprietari degli uliveti pugliesi, il provvedimento era contrario ai principi di proporzionalità e ragionevolezza nonché alla direttiva 2000/29/CE. Ulteriore problema segnalato al Tar era l’assenza di un indennizzo sufficiente alle opere di eradicazione delle piante.

Olives over Old Wood Background

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’avvocato generale della Corte Ue Yves Bot ha esaminato con una procedura accelerata la richiesta, arrivando alla conclusione che non esiste nessuna “contraddizione tra le misure che impongono l’abbattimento e ulteriori ricerche scientifiche e trattamenti fitosanitari preventivi“.

Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia, ma di norma vengono seguite in occasione della sentenza, che verrà annunciata prossimamente in data ancora da comunicare.

Il problema della Xylella Fastidiosa, purtroppo, continua ad angosciare i proprietari degli ulivi presenti non solo in Puglia, accendendo un aspro dibattito sulla necessità o meno di procedere all’eradicazione delle piante.

Il mese scorso, ad esempio, un  comunicato dell’Efsa (European Food Safety Authority), avvertiva che i trattamenti proposti sinora per la cura di Xylella possono mitigare i sintomi, ma non eliminano l’infezione.

Eppure, da qualche parte, l’esperienza di alcuni agricoltori mostra una realtà diversa.

Giuseppe Coppola, proprietario di un oliveto in contrada Santo Stefano, tra Alezio e Gallipoli, ha raccontato la sua storia a Il Fatto Quotidiano.

L’imprenditore ha eseguito inizialmente arature superficiali del terreno; a queste sono seguiti 5 trattamenti (prima della potatura e dopo l’emissione della vegetazione) per nutrire la pianta e proteggerla da attacchi di patogeni e per controllare il vettore ‘sputacchina’.

Una potatura radicale – spiega Coppola – è stata eseguita a ottobre scorso nel tentativo di eradicare il patogeno che si era diffuso nell’intero oliveto e sulle branche principali delle piante”.

Tutti i tagli sono stati disinfettati con rame e mastice e il materiale di risulta bruciato sul posto. D’estate sono stati eliminati i polloni dai ceppi. A queste operazioni sono seguiti vari trattamenti, tradizionali e biologici, tra cui una soluzione innovativa: utilizzare lo zolfo in polvere sulla pianta, per creare un ambiente fisicamente ostile alla sputacchina, che le impedisse di avvicinarsi alle piante. Alla fine sembra che il procedimento utilizzato sia stato in grado di ridare vita alle piante infestate.

Oggi gli ulivi dell’azienda sono sani ma, secondo Coppola, “se le istituzioni avessero sostenuto gli agricoltori e se qualcuno avesse fatto il mio stesso esperimento, forse la Xylella non avrebbe avuto vita facile“.

Fonti:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/09/xylella-450-ulivi-germogliano-dopo-un-anno-di-cure-tradizionali-e-bio-scienziati-interessante-ma-serve-cautela/2108300/

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2016/05/12/-xylella-avvocato-corte-valide-misure-ue-per-combatterla_a37b2306-0660-41b4-84fe-8ea81c1f1bec.html

http://www.wired.it/scienza/ecologia/2016/04/21/xylella-trattamenti-infezione/

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/05/05/xylella-a-che-punto-siamo-in-europa/48666

http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/160420

 

Regolamento Ue sui fertilizzanti: il parere di Javier Goni del Cacho

Lo scorso marzo, la Commissione Europea ha presentato la bozza di regolamento contenente nuove norme in materia di concimi organici e ricavati dai rifiuti. Il testo stabilisce una serie di direttive comuni per la conversione dei rifiuti organici in materie prime che possano essere impiegate per fabbricare fertilizzanti.

L’obiettivo è delineare il confine tra prodotti fertilizzanti e fitosanitari e regolare l’etichettatura, la sicurezza e la qualità che i prodotti dovranno rispettare per poter essere commercializzati liberamente nel territorio europeo.

Javier Goni del Cacho, presidente dell’associazione di categoria dell’industria dei fertilizzanti europea, ha espresso il suo parere in merito alla bozza di nuovo regolamento sul settore, durante un’intervista realizzata a margine dell’evento “Opportunities in the EU fertilizer legislation: what to look for?”, tenutosi a Bruxelles il 3 maggio 2016.

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Secondo Javier Goni del Cacho, la bozza potrebbe portare a due conseguenze: “Da un lato rappresenta un’opportunità per l’industria, darebbe più libertà di scelta agli agricoltori e promuove un approccio più innovativo al riciclo dei nutrienti nell’ambito del pacchetto sull’economia circolare. Dall’altro lato, però, siamo molto preoccupati dai limiti imposti alla presenza di cadmio per il possibile impatto sulla disponibilità di forniture di fosfato e di concimi NPK per l’industria europea“.

Per il presidente dell’associazione di categoria, la posizione dell’agricoltore, confermata dal Copa-Cogeca, è sia quella di consumatore che di produttore di concimi. Anche se appare difficile che in futuro i fertilizzanti saranno costituiti interamente da nutrienti riciclati, visto che attualmente quelli derivati da minerali contribuiscono al 50% della produzione mondiale, il riciclo sarà un elemento importante del processo, che “anche l’industria sta tentando di valorizzare con più ricerca, sviluppo e innovazione“.

Fonti:

http://ec.europa.eu/italy/news/2016/20160317_economia_circolare_it.htm

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=2767