Suolo e Salute

Mese: Febbraio 2015

Urbino: convegno CIA su biodiversità filiere zootecniche

Sono oltre 2.000 nel nostro paese le varietà e razze animali e vegetali a rischio estinzione, e negli ultimi cinquant’anni sono sparite almeno ottanta razze tra bovini, caprini, ovini, suini ed equini. Frequentemente razze anche molto antiche e varietà locali spariscono perchè soppiantate da varietà più produttive e adatte all’allevamento o alla coltivazione intensiva, ma la perdita di questo patrimonio significa non solo la perdita di quella specifica razza o varietà, ma la scomparsa di tutto quel bagaglio di storia, cultura, memoria che si portava dietro e che la legava indissolubilmente al territorio d’origine. Ecco perchè, come recita una nota della Cia, “custodire e portare a produzione una pianta ‘rara’ , così come tornare ad allevare un animale in via d’estinzione, vuol dire quindi salvare un patrimonio economico (miliardi di euro) sociale e culturale straordinario, fatto di eredità contadine e artigiane non scritte, ma ricche e complesse “Proprio sul tema della salvaguardia della biodiversità zootecnica la CIA ha organizzato un convegno tenutodi a Urbino, incontro che si inserisce nel più ampio progetto nazionale “Verso il territorio come destino”.Si tratta di una serie di incontri pubblici, i cui contenuti alimenteranno il documento che l ‘organizzazione agricola consegnerà a Expo 2015 come contributo per la stesura della “Carta di Milano”.Durante i lavori di Urbino, moderati dal noto scrittore Paolo Rumiz, si è posta particolare enfasi sull’importanza della “tutela e valorizzazione della biodiversità”, vero e proprio “passaggio chiave nelle scelte che vuole darsi l agricoltura e l’agroalimentare italiano per vincere le sfide future”.

Oltre alle Dop e Igp, dove comunque l ‘ Italia detiene il primato con 268 certificazioni iscritte nel registro UE per un fatturato che supera i 13 miliardi al consumo, il nostro paese vanta anche ben 4.813 prodotti tradizionali che rappresentano la storia e la spina dorsale dell’agroalimentare italiano. Insieme raccontano quel patrimonio di biodiversità, fatto di sapori e tradizioni unici custoditi tra le pieghe del paesaggio rurale, che rende il “Made in Italy” così ricercato sui mercati stranieri, ma anche così necessario per la ripresa dell’economia interna”.Ed è proprio in ragione di questi dati, e dell’importanza culturale e storica del nostro patrimonio agricolo e zootecnico, che è fondamentale investire e sostenere le produzioni di qualità tipiche e locali, pena la perdita delle basi stesse su cui l’Italia ha costruito il proprio primato europeo. Tra i dati interessanti emersi durante l’incontro, la considerazione che ben l’85% del fatturato totale di Dop e Igp è legato solamente a 12 denominazioni (Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Prosciutto di Parma, Prosciutto San Daniele, Bresaola della Valtellina, mortadella di Bologna, Gorgonzola, Pecorino Romano, aceto balsamico di Modena, mela dell’Alto Adige e mela della Val di Non).

E’ evidente che molto si può ancora fare per spingere e sostenere le tante certificazioni meno note, a patto però che vengano rafforzate le politiche di promozione a livello nazionale ed internazionale, favorendo i consorzi e aggregando le filiere. Ancora più complesso il caso dei 5.000 prodotti tradizionali: addirittura il 25%, 1 su 4 è in via di estinzione, visto che attualmente è portato avanti da poche o pochissime aziende agricole: un tesoro di sapori spesso completamente trascurati dalla GDO ma che potrebbero racchiudere la chiave di un nuovo rilancio dell’agroalimentare nostrano. Si stima che, se valorizzate e riadattate a nuovi modelli di business (dalla vendita diretta alla creazione dei cosiddetti sistemi alimentari locali) queste produzioni potrebbero valere 11 miliardi di euro l ‘ anno con l ‘indotto, più del doppio del giro d’affari del turismo enogastronomico italiano (5 miliardi).Proprio a proposito di questo punto così importante e delicato, è intervenuto il presidente CIA Scanavino: “dobbiamo cogliere l’occasione di una mutata sensibilità per realizzare queste nuove forme di organizzazione sul territorio, come i consorzi e le reti d’impresa che incentivino e valorizzino le nostre produzioni di qualità”. (…) “I prodotti tipici e tradizionali non solo rafforzano il ‘valore relazionale’ del cibo tra produttori e consumatori e garantiscono la sostenibilità, mostrando la capacità di evolversi nel rispetto dei cicli naturali e riproducendo i fattori della fertilità , ma, soprattutto, favoriscono lo sviluppo territoriale, l’indotto, l’occupazione e il turismo locale, diventando un vero e proprio fattore di marketing del territorio”.

Fonte: Agrapress, CIA

Carnemolla su crescita del bio: “segnale che la politica deve cogliere”

Dopo i dati di Organic Monitor di cui abbiamo dato notizia nel numero precedente, continuano le conferme circa la crescita del biologico. In un comunicato stampa infatti FederBio riprende le ultime analisi Ifoam, divulgate proprio in occasione dell’ultimo Biofach, in cui si sottolinea il trand di crescita positivo del settore bio mondiale. “I dati di crescita significativa e costante del mercato e delle superfici biologiche a livello mondiale sono in linea con quello che accade in Italia ormai da diversi anni, frutto di un cambiamento di stili di vita che rimette l ‘alimentazione e l ‘ambiente coltivato al centro delle scelte per il benessere la salute delle persone”: il commento del presidente di FederBio Carnemolla confermano il cambio di paradigma in atto: per Carnemolla quello che giunge dal mondo del biologico è un segnale “che deve cogliere anche la politica, che parla ancora troppo genericamente di sostenibilità e territorio senza però fare scelte chiare quando si tratta di indirizzare le risorse europee e nazionali per l ‘agricoltura e quelle per la salute dei cittadini. Grazie al ministro Martina di biologico si parlerà in una delle aree tematiche di Expo, non a caso quella dedicata alla biodiversità, e abbiamo particolarmente apprezzato le parole del presidente del consiglio Matteo Renzi a conclusione dell’evento di “Expo delle idee” all ‘ hangar Bicocca, quando ha voluto ricordare la sua scelta di privilegiare i prodotti locali e biologici nelle mense del comune di Firenze come esempio di una politica che sa decidere e non so lo amministrare”.

Fonte: FederBio, Agrapress

Biofach, presentata “Data bio”, la banca dati sulla tracciabilità del biologico

In occasione del Biofach, il Salone Mondiale degli Alimenti Biologici appena conclusosi a Norimberga, FederBio e Accredia hanno presentato la “prima banca dati europea a disposizione di cittadini e imprese, in grado di raccogliere e mappare le informazioni sulla tracciabilita’ delle produzioni e delle transazioni biologiche “. “Data bio”, che debutterà proprio nell’anno di Expo, scaturisce dall’unione della banca dati di Accredia, riferita ai documenti di certificazione e sanzione degli operatori del biologico italiano, con quella di FederBio e coinvolge i principali OdC del settore e alcune delle imprese di filiera più importanti: come si apprende da una nota della Federazione, “la piattaforma prevede di registrare i volumi di prodotto e i flussi commerciali partendo dalle superfici agricole certificate in Italia e nei paesi da cui gli operatori italiani acquistano, seguendoli lungo tutta la filiera per verificarne la congruenza rispetto alle rese produttive certificate e garantire la tracciabilità delle transazioni”, garantendo in questa maniera che venga ridotta al minimo la possibilità di frodi e di immissione in filiera di falsi bio. Si tratta di un grande passo in avanti per tutto il mercato biologico italiano – ha dichiarato il presidente di Accredia Grazioli – “Da oggi tutti gli operatori del settore, ma anche i cittadini, potranno avere a disposizione la piu’ grande banca dati europea, frutto di un lavoro durato quasi due anni”.

Fonte: FederBio, Agrapress

Crolla la produzione di miele Made in Italy: l’allarme Coldiretti

E’ crollata verticalmente la produzione di miele made in Italy. Per le varietà d’acacia, castagno, agrumi e millefiori la produzione è praticamente dimezzata, causando tra l’altro il moltiplicarsi di furti non solo del prodotto, ma di intere arnie. Ad affermarlo Colfiretti che punta il dito sui cambiamenti climatici e sul diffondersi dell’Aethina tumida, coleottero definito il “killer delle api” che nei casi di infestazioni particolarmente serie può causare il danneggiamento dei favi, la perdita di miele e polline, fino alla distruzione completa della colonia. “Al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l ‘aumento del 17% delle importazioni dall ‘estero di miele naturale “, si legge in una nota della Confederazione sulla base di dati Istat: “due barattoli di miele su tre venduti in negozi e supermercati contengono in realtà miele straniero”, conferma Coldiretti, ricordando che “più di un terzo del miele importato proviene dall ‘Ungheria e quasi il 15% dalla Cina , ma anche da Romania, argentina e Spagna , dove sono permesse coltivazioni OGM che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress

Pubblicato Tutto Bio 2015

Giunge quest’anno alla sua 21esima edizione “Tutto bio, l’annuario del biologico realizzato da Bio Bank ed edito da Egaf Edizioni. 352 pagine stampate su carta ecologica che quest’anno sono dedicate in particolare al tema “Io? Riparto dal bio”: quattordici storie di altrettante persone che, con una scelta radicale, hanno deciso di cambiare vita e di dedicarsi integralmente all’agricoltura biologica. Oltre alle storie di questi “protagonisti del biologico”, l’annuario riporta ben 10.900 indirizzi di altrettanti operatori bio presenti nel nostro Paese e organizzati in settori: 37 fiere, 130 associazioni, 29 gruppi d’offerta, 2.903 aziende, 221 mercatini, 891 gruppi d’acquisto, 1.348 negozi, 13 supermercati e 241 e-commerce, cui si aggiungono 1.553 agriturismi, 406 tra ristoranti, trattorie e realtà simili, 11 organismi di controllo, 74 aziende e 105 aziende equosolidali. L’annuario si completa con una sezione dedicata alla Cosmesi e alla detegenza bio (con 10 organismi di controllo, 250 aziende, 105 profumerie e 104 e-commerce) e una alle realtà specificamente legate al mondo dell’infanzia (13 aziende di ristorazione, 1.249 mense scolastiche, 643 fattorie didattiche).

Oltre al volume, ulteriori informazioni sono disponibili sul nuovo portale responsivo http://www.biobank.it/ e su tutti i social media collegati: da Facebook a Twitter, da Google+ a Youtube, fino a Pinterest, per mostrare i mille volti del biologico italiano. E’ in fase di ultimazione poi ed atteso a breve il nuovo rapporto Bio Bank 2015, che riporterà le informazioni più aggiornate e le novità e riguardanti l’andamento degli ultimi cinque anni del biologico riferito a otto distinte categorie di operatori.

Fonte: Bio Bank

Biofach torna a crescere e l’Italia resta protagonista

Numeri confortanti quelli emersi dall’ultima edizione di Biofach, conclusasi la settimana scorsa a Norimberga. Dopo la flessione del 2014, che aveva fatto registrare un calo di circa 150 espositori rispetto all’edizione record del 2013 (con 2.413), quest’anno le realtà presenti alla kermesse sono state 2.348, segnando una ripresa di buon auspicio per le prossime edizioni. Sugli scudi ovviamente i padroni di casa della Germania, con 699 espositori, ma l’Italia resta in assoluto il primo paese “straniero” per presenze, con 322 espositori, seguita a grande distanza dalla Francia (156), dalla Spagna (121) e dall’Olanda (101). Malgrado il primato tra gli “ospiti”, il dato italiano in realtà rivela una flessione rispetto agli anni precedenti: dopo i 367 espositori dell’esposizione dei record del 2013, l’anno scorso gli italiani si son fermati a quota 350 per poi arrivare come detto ai 322 di quest’anno. A parte questo ristretto numero di Paesi, gli altri partecipanti hanno limitato la loro presenza a numeri inferiori ai 100 espositori. Resta significativa la presenza di paesi asiatici, su tutti Cina e India, presenti entrambe con 43 espositori a testa, il numero più alto di presenze per i due colossi orientali a Norimberga. Per quanto riguarda Vivaness, anche qui si è assistito a un recupero rispetto all’edizione precedente (202 espositori contro i 192 del 2014), anche se leggermente inferiori al 2013 (in cui era stata toccata quota 206). A Vivaness il primo espositore resta ovviamente la Germania mentre la Francia occupa il secondo gradino del podio con 42 espositori, seguita dal nostro Paese con 25.

Fonte: Greenplanet