Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2015

Istat: in calo l’uso dei fertilizzanti

Scende significativamente la percentuale di fertilizzanti in agricoltura. A confermarlo gli ultimi dati Istat, secondo i quali nel 2013 sono stati utilizzati 41,1 milioni di quintali di fertilizzanti, con un calo del 13,4% rispetto al 2012. Particolarmente sensibile la diminuzione dell’uso dei concimi sia minerali che organici ed organo-minerali, crollati del 23,9%, mentre risultano in aumento gli ammendanti (+3,3%), i substrati (+6%) e soprattutto i correttivi (+12,2%). Più in dettaglio, nel 2013 sono stati utilizzati 19,4 milioni di quintali di concimi minerali, dei quali il 62,5% è costituito dai minerali semplici e il restante 36,5% dai minerali composti, mentre i concimi organici si attestano a 2,4 milioni di quintali e gli organo-minerali a 2,1 milioni. Sono invece 12,6 milioni i quintali degli ammendanti, 3,4 i correttini e quasi 1 milione di quintali (952 mila) i substrati di coltivazione. Netta la differenza geografica nell’uso dei fertilizanti, dato che i due terzi (il 66%) viene utilizzato nelle regioni del Nord Italia e solo il 16% ed il 18% nelle regioni centrali e meridional. Complessivamente sono stati distribuite 118 mila tonnellate di prodotti fitosanitari in agricoltura, con una flessione dell’11,9% rispetto all’anno precedente. Confrontato con il 2002, in dieci anni il calo è stato di quasi un terzo (29,2%).

Fonte: Istat, ilvelino.it

A Roma seminario sulla sicurezza alimentare nel Mediterraneo

E’ in programma lunedì prossimo 26 gennaio a Roma presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Italiana a partire dalle 9,30 un seminario tecnico dedicato al ruolo della conoscenza per la sicurezza alimentare nel Mediterraneo. L’iniziativa rientra all’interno del programma “Feeding Knowledge”, promosso da Expo Milano 2015 e attuato dal CIHEAM / Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (IAMB), in collaborazione con il Politecnico di Milano (METID).

Nel corso della giornata saranno presentati i risultati conseguiti dal programma negli ultimi tre anni di attività, nitamente ad un documento programmatico che intende gettare le basi per la realizzazione di un sistema di conoscenze comune dedicato al tema della sicurezza alimentare nel Mediterraneo. Il documento sarà inoltre parte integrante di Expo Milano 2015 legacy.

A questo link è possibile scaricare il programma provvisorio dell’incontro

Fonte: Sinab

UE, semestre Lettone: obiettivo accordo sul bio a maggio

In un’intervista concessa all’Informatore Agrario il capo Unità per l’agricoltura della Rappresentanza permanente delle Lettonia presso l’UE, Aivar Lapins, illustra le priorità in politica agricola del semestre di presidenza lettone. Lapins sottolinea l’importante ruolo svolto dall’Italia nel semestre precedente.Devo riconoscere alla presidenza italiana che ci ha preceduto sforzi enormi su un dossier che non è per niente facile” ha continuato Lapins. “Raggiungere un accordo tra gli Stati già in dicembre non è stato possibile per diversi motivi, ma noi continueremo dal punto cui siamo arrivati grazie all’Italia, non vogliamo ripartire da zero. Riteniamo possibile un accordo tra i paesi nel Consiglio di maggio, dopo che a marzo avremo avuto un dibattito orientativo su questo tema. Credo sia impossibile, per motivi procedurali, terminare il lavoro con il Parlamento entro giugno, ma il nostro obiettivo resta definire una posizione comune del Consiglio”. Per quanto riguarda gli altri punti dell’agenda “in termini generali le nostre priorità sono la crescita sostenibile per la creazione di occupazione in Europa, l’agenda digitale e il miglioramento delle relazioni con i paesi del Partenariato orientale. Per quanto concerne l’agricoltura, esamineremo la proposta di riforma per il settore biologico. Su questo file il programma di lavoro 2015 della Commissione raccomanda progressi significativi entro sei mesi. Questa era anche la nostra idea come Stato membro e con la presidenza questo diventa il file agricolo più importante del nostro semestre. (…) Ci interesseremo anche di semplificazione della Pac, su cui abbiamo l’obiettivo di raggiungere un accordo in Consiglio a maggio”.

Fonte: L’informatore agrario

E’ controllata da Suolo e Salute la produzione del miglior extravergine del Crotonese

Nei mesi scorsi l’Assessorato Foreste e Forestazione “Settore 2” (Valorizzazione e promozione produzioni agricole e filiere produttive) della Regione Calabria ha avviato un progetto per la realizzazione di un “Carrello degli Oli Extravergini di Calabria” che ha portato tra l’altro alla pubblicazione di una guida ufficiale, denominata “Olivum Nostrum”, in cui vengono presentate le 27 aziende selezionate per la qualità dei loro prodotti. Tra queste, segnaliamo in particolare l’azienda agricola Pino Maida di Scandale, controllata da Suolo e Salute e unica scelta per rappresentare la provincia di Crotone.
Come si legge nel testo della guida, l’azienda, che produce tra l’altro anche arance, legna e miele, “si trova immersa nel verde delle colline di Scandale, occupandone una superfice di circa 30 ettari ed a Santa Severina per altri 50 ettari, tutti territori ricadenti nella provincia di Crotone. L’azienda,si occupa principalmente di olivicoltura coltivando la varietà Carolea, esclusivamente col metodo dell’agricoltura biologica. (…). L’extravergine Maida, per le caratteristiche sensoriali olfatto/gustative è consigliato per l’abbinamento con verdure cotte dal gusto deciso, bolliti di manzo e preparazione di brasati”.

Fonte: arealocale.com, Suolo e Salute

OGM, le reazioni del mondo del bio italiano

Pur riconoscendo l’importanza del voto del Parlamento Europeo riguardo allle limitazioni alla coltivazione di OGM nei territori dell’Unione, il mondo del bio italiano ribadisce le proprie preoccupazioni, sostenendo che l’esito del voto di Bruxelles “ rischia di essere un regalo alle multinazionali del biotech che mirano a tenere in ostaggio la sovranità alimentare. Allo stesso tempo, ponendo limiti all’obbligo di etichettatura, si ignora la volontà di gran parte dei cittadini che, a più riprese, hanno detto ‘no’ agli OGM”.Per alcuni Paesi europei questo voto può rappresentare senz’altro un passo avanti. Gli Stati sono un po’ più liberi di decidere ed esiste un nuovo modello per il resto del mondo. Per un paese come l’Italia, però, che ha nell’agricoltura biologica e di qualità un fiore all’occhiello della produzione, si tratta di un pericoloso arretramento. Ulteriore elemento di debolezza, come sottolinea anche IFOAM UE, è che i paesi che non opteranno per il divieto, non sono obbligati a prendere misure di tutela verso l’agricoltura non transgenica”. A detta di AIAB, FederBio e Associazione Agricoltura Biodinamica, permangono troppi punti vaghi soprattutto per quanto riguarda le motivazioni che uno Stato membro può ora addurre a sostegno del divieto. Lo Stato non potrà appellarsi a ragioni ambientali per vietare gli Ogm ma solo a ragioni socio-economiche. Un modo per rendere giuridicamente deboli i singoli paesi e per lasciare un pericoloso spazio di contestazione alle multinazionali che acquisiscono, così, un grande potere. Inoltre, la possibilità che l’etichettatura obbligatoria sia considerata un ostacolo alla libera circolazione delle merci diventa, con il testo approvato, un pericolo reale che mette a rischio il diritto dei consumatori a essere correttamente informati“.
Per il presidente AIAB Vizioli il voto del Parlamento “indica chiaramente una volontà da parte dei governi europei di spianare la strada al TTIP, la cui trattativa sta andando avanti in segreto tra Usa e UE”.Un notevole danno anche economico – secondo Carlo Triarico, presidente dell’ Associazione Agricoltura Biodinamica – se si pensa al boom di domanda interna ed esportazioni che ha avuto negli ultimi anni l’agricoltura biologica e biodinamica. Così si tagliano le gambe a uno dei pochi settori in crescita, che fa dell’Italia un gioiello nella produzione dell’agroalimentare di qualità”.
FederBio parla per bocca del presidente Carnemolla, che auspica “che il Governo italiano utilizzi al meglio il nuovo quadro normativo e anche in relazione al voto odierno confermi il divieto di coltivazioni OGM in Italia anche dopo la scadenza del decreto interministeriale attualmente vigente, sulla cui legittimità già a suo tempo si è pronunciato il TAR Lazio”. “Non resta che ribadire che il biologico rimane l’unico sistema agricolo e di filiera alimentare che vieta gli OGM” ha concluso Carnemolla.

Fonte: Agrapress, FederBio, AIAB

Martina: l’accordo sugli OGM successo della Presidenza Italiana

La modifica alla direttiva comunitaria sugli OGM approvata dal Parlamento Europeo è un successo della presidenza italiana, del ministro Galletti, con cui abbiamo lavorato a stretto contatto e che ha presieduto in questi mesi il consiglio dei ministri dell’ambiente competente sulla materia OGM”. A sostenerlo il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, secondo il quale si tratta di un risultato per nulla scontato su cui si lavorava da più di 4 anni. n accordo che, secondo Martina, “risponde alle attese degli agricoltori, dei territori e di tutti gli italiani che hanno a cuore la qualità, la tipicità dei nostri prodotti alimentari e la distintività del nostro modello agricolo”. In italia rinnoveremo il divieto di coltivazione del mais Mon810 e proprio nei prossimi giorni ci confronteremo con i ministri Lorenzin e Galletti per procedere”.

In una nota, il Mipaaf sottolinea come l’accordo raggiunto con il Parlamento Europeo abbia “migliorato il testo approvato in prima lettura dal Consiglio Europeo nel giugno scorso sotto tre aspetti rilevanti: le valutazioni sui rischi ambientali e sanitari, di competenza dell’agenzia europea per la sicurezza alimentare, dovranno essere aggiornate ogni due anni per tener conto del progresso scientifico e del principio di precauzione che è un pilastro del diritto ambientale internazionale; gli stati membri possono chiedere, tramite la commissione europea, alle imprese produttrici di OGM, di escludere i loro territori dal novero dei paesi nei quali intendono chiedere l’autorizzazione europea alla coltivazione; ma questa fase di “negoziato” con le imprese non è più obbligatoria, e gli stati membri potranno decidere di passare direttamente al divieto di coltivazione per le motivazioni indicate nella direttiva; gli stati membri, prima di introdurre il divieto di coltivazione, dovranno comunicare il relativo provvedimento alla commissione europea ed attendere 75 giorni per il parere, ma durante questo periodo di attesa gli agricoltori non potranno comunque procedere alla semina dei prodotti interessati dall’ipotesi di divieto”, conclude la nota.

Fonte: Agrapress