Suolo e Salute

Mese: Ottobre 2014

Vandana Shiva: il biologico è la soluzione ad alcuni dei problemi più gravi del mondo

Immaginiamo di avere a disposizione uno strumento in grado di risolvere (o quantomeno ridurre enormemente) alcuni dei problemi più annosi che affliggono l’umanità del terzo millennio: cambiamenti climatici, fame nel mondo, tutela della biodiversità e delle risorse naturali, financo la disoccupazione e la povertà. Cosa penseremmo se scoprissimo che non lo utilizziamo al meglio delle sue possibilità?Quanto meno, concluderemmo che la miopia dell’uomo è davvero sconfinata. Ebbene questo rimedio miracoloso non solo esiste, ma è tranquillamente alla portata dell’umanità, in attesa di essere davvero utilizzato al meglio. Stiamo parlando dell’agricoltura biologica, della quale già abbiamo descritto le enormi potenzialità nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo l’autorevole scienziata ed economista Vandana Shiva, da anni in prima linea a tutela dei metodi di coltivazione biologici, l’agricoltura biologica per sua stessa natura (non utilizzando prodotti chimici di sintesi e non essendo “ontologicamente” intensiva) è l’arma vincente per combattere la fame nel mondo e per tutelare la biodiversità naturale, mai in pericolo come in questo momento storico.  Stanti queste premesse, il vero terreno di confronto (e di scontro) sul quale si sta giocando una partita decisiva non solo per il settore del biologico ma per il futuro prossimo è quello che contrappone il biologico da un lato e gli OGM dall’altro. Su questo punto Vandana Shiva è estremamente chiara e agguerrita. L’adozione di OGM in alcuni paesi ha avuto conseguenze catastrofiche sull’agricoltura, sull’economia, sulla popolazione stessa. Uno scenario che potrebbe ripetersi altrove.

Sono infatti oltre 300.000 i contadini in India che si sono indebitati per acquistare sementi e farmaci per l’agricoltura, plagiati dalla falsa promessa di raccolti più fruttuosi. E che, in conseguenza dell’insistenibilità della situazione, hanno scelto di togliersi la vita. Secondo Vandana Shiva la percentuale di contadini indiani indebitati sfiora l’incredibile cifra del 70%: una conseguenza, secondo la studiosa indiana, dell’introduzione dei brevetti in agricoltura. Per la celebre ecologista al contrario sarebbe fondamentale salvaguardare e recuperare le sementi rare e antiche, ovvero sementi non OGM né tanto meno sottoposte a brevetti, e forti incentivi normativi ed economici a sostegno del biologico. Una spirale virtuosa in grado di ridare fiducia e reddito agli agricoltori e di segnare un punto decisivo nella lotta alla povertà, alla fame e alle disuguaglianze. Qualcosa ,fortunatamente, si sta muovendo, e Nuova Delhi ha deciso recentemente di sostenere il biologico con una capillare iniziativa che coinvolgerà 5 milioni di agricoltori in 100 mila villaggi distribuiti in tutta l’India.

L’impiego di Ogm e pesticidi di sintesi in India ha portato al suicidio almeno 300 mila contadini, distrutti dai debiti per l’acquisto delle sementi e degli agrofarmaci, con la promessa del tutto falsa che avrebbero permesso loro di incrementare raccolti e reddito. Ma non è stato così. Il 70% dei contadini indiani è indebitato, ha spiegato Vandana Shiva. A suo parere si tratta delle conseguenze dello sfruttamento dei brevetti e della pratica di monopolizzare le informazioni.

Una maggiore diffusione dell’agricoltura biologica porterebbe verso lo stop agli Ogm in India e in tutto il mondo. L’ecologista e scienziata indiana raccomanda l’impegno per la salvaguardia delle sementi rare, antiche, non Ogm e non brevettate, una modifica delle leggi per avvantaggiare l’agricoltura biologica e un maggior impegno per muoversi verso la libertà e la democrazia.

Perché il sistema di controllo assoluto dell’agricoltura, in particolar modo da parte di Monsanto, sta rendendo ai contadini la vita impossibile. In India qualcosa si sta già muovendo, dato che il Governo ha appena annunciato la volontà di diffondere l’agricoltura biologica su larga scala, coinvolgendo 5 milioni di contadini in 100 mila villaggi. Un modo incruento, efficace e duraturo per esportare davvero benessere, uguaglianza e democrazia.

Fonte: Greenbiz

L’agricoltura biologica, risorsa contro i cambiamenti climatici

Le crescenti emissioni di CO2 da parte dell’uomo stanno avendo un impatto sempre più preoccupante sul clima, portando ad un innalzamento della temperatura planetaria che da tempo preoccupa molto gli scienziati. Spesso in passato l’agricoltura è salita sul banco degli imputati per le ingenti quantità di anidride carbonica e gas serra clima-alteranti emessi in atmosfera. Ma nuove acquisizioni ridefiniscono questo scenario, attribuendo un ruolo potenzialmente decisivo all’agricoltura biologica nella lotta ai cambiamenti climatici. E’ ciò che sostengono ad esempio i ricercatori del Rodale Institute, secondo le cui stime l’utilizzo su larga scala del metodo biologico potrebbe risultare importantissimo proprio per far fronte al problema. Se venisse adottato su scala mondiale un modello bio per il settore agricolo, saremmo in grado di ridurre addirittura del 40% il totale delle emissioni annue di CO2 che, proprio attraverso le coltivazioni biologiche, potrebbero essere sequestrate dall’atmosfera e immagazzinate nel terreno. In questo modo, sostengono le stime, sarebbe possibile diminuire di circa 21 miliardi di tonnellate la CO2 emessa in atmosfera: una cifra enorme che, per avere un’idea più precisa, corrisponde a quanto emesso da oltre 4 miliardi di autoveicoli. Con l’incredibile potenzialità di invertire il trend e addirittura ridurre, nel medio periodo, i livelli di CO2 presenti in atmosfera e responsabili in larga parte degli sconvolgimenti climatici sotto gli occhi di tutti noi.

Fonte: Greenbiz

Martina: OGM, l’Italia deve tutelare la propria biodiversità

Intervenuto alla vigilia del Consiglio Agricolo Informale, il Ministro delle Politiche Agricole Martina è tornato sul tema spinoso degli OGM. “Expo e’ una piattaforma di discussione aperta dove è giusto ospitare i propri incontri anche sul tema degli OGM”. Secondo il Ministro  “l’Italia deve tutelare la propria biodiversità, non sono convinto che possiamo omologarci ad altri sistemi produttivi. La nostra caratteristica principale – ha concluso – è quella di costruire linee di ricerca in campo agricolo che salvaguardino la biodiversità e non bisogna andare oltre questa soglia” pur confermando che a suo giudizio “questo non vuol dire rinunciare alla ricerca”.

Fonte: Agrapress